E' stato ucciso da sconosciuti nella missione di Laybi, alla periferia di Gulu, nel nord Uganda, dove svolgeva il lavoro di cappellano del Laybi College, del centro vocazionale S. Daniele Comboni e dei giovani dell’arcidiocesi di Gulu.
Tutto è accaduto tra le 21 e le 21.45 del 30 marzo. Verso le 21, P. Luciano, dopo aver augurato la buona notte ai confratelli della comunità di Layibi si era recato nella sua stanza. Molto probabilmente lì si è trovato davanti i suoi uccisori che erano entrati con l’intento di rubare. O avevano altre intenzioni? Non sappiamo quello che è veramente accaduto in quei terribili 45 minuti.
Un confratello, passando davanti alla sua stanza verso le 22, trovò la porta semiaperta e la stanza al buio. Chiamò P. Luciano, ma senza ricevere risposta. Pensando che stesse dormendo, chiuse la porta. La mattina seguente, non vedendo apparire P. Luciano, mentre la sua bicicletta e la macchina erano allo stesso posto della sera precedente, i confratelli si sono impensieriti.
Sono entrati nella sua stanza e lo hanno trovato accanto al letto ancora vestito, ma senza vita e giacente in una pozza di sangue già rappreso.
P. Luciano era nato il 15 maggio 1928 a Uzzano, in Toscana. Dei suoi cinque fratelli, sopravvivono solo le due sorelle, una delle quali, Sr. Daniele, è missionaria comboniana e si trova in missione in Egitto.
P. Luciano, decise di entrare nei Missionari Comboniani nel 1946, mentre frequentava il seminario diocesano. Fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1953. Passò tre anni in Inghilterra (1953-1956). Nel 1956 fu mandato in Uganda dove rimase fino al 1964, con l’incarico di cappellano nella scuola di Nyapea. Poi, per 25 anni (1965-1990) lavorò in Inghilterra, soprattutto come promotore vocazionale.
P. Luciano ritornò in Uganda nel 1990 e fu mandato nella diocesi di Arua, come cappellano dell’Ombaci College e come promotore vocazionale. Nel 1996, nonostante una grave operazione al cuore con 5 bay-pass, accettò generosamente di ritornare in Uganda, a Kampala, per riprendere il suo lavoro di promotore vocazionale e con i giovani. Nel gennaio 2002, venne nominato superiore della comunità di Layibi e cappellano del Layibi College.
Ha celebrato il suo cinquantesimo di ordinazione sacerdotale nel giugno del 2003, nella sua parrocchia natale, in Italia, presenti anche le sue sorelle. “Mio fratello, ricorda Sr. Daniela, era per me la persona più cara che avevo dopo il Signore. Nel 2003, dopo undici anni durante i quali non ci eravamo mai visti, abbiamo potuto finalmente incontrarci a casa in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. In quei tre mesi di vacanza che ho passato con lui, sono stati i più belli della mia vita. P. Luciano era una persona meravigliosa. Era aperto, sorridente, gioviale e buono. Amava tutti… Ieri, prima di sapere della sua morte, mi sono alzata alle 4.30 del mattino e ho avuto l’impressione di sentire una voce, non so se dentro di me o da fuori, che diceva “l’amore e il sacrificio generano la vita”. Questo è quello che P Luciano ha fatto veramente nella sua vita: ha amato tutti e, per loro, ha dato se stesso”.
Sr. Daniela non riesce a capire “perché” P. Luciano sia stato brutalmente ucciso. Non lo capiamo neanche noi, come non lo capiscono le persone che sono state a contatto con lui.
In una lettera scritta ad un amico il 27 marzo, tre giorni prima di morire, P. Luciano aveva scritto: “Dio deve essere il Dio che permea tutta la mia vita, 24 ore al giorno… Quando lavoriamo con gli esseri umani e con i loro problemi ci occorre pazienza, che deve essere ‘divina’ e senza limiti di tempo… Una persona trova la pace solo in una relazione di amore personale con la persona di Cristo”.
Riferendosi alla situazione in Acholiland, ha scritto: “Qui le cose stanno peggiorando. Tutti sembrano aspettare qualche cosa … Non c’è limite alle atrocità e alle uccisioni; il futuro appare piuttosto cupo. Siamo nella mani di Dio”.
Per il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, P. Luciano aveva fatto stampare una preghiera: “Grazie, Gesù / perché mi hai amato / perché mi ami / e perché mi hai dato la possibilità di camminare con te nel mistero del tuo amore. / Con immensa gratitudine / ti ringrazio per coloro che con me hanno camminato”.
Con la morte di P. Luciano Fulvi, i Missionari Comboniani martiri in Uganda negli ultimi trent’anni sono arrivati a 15.
(P. Guido Oliana)
Testimonianza di Gianpaolo Romanato (Il Corriere del Veneto)
Con l’assassinio di P. Luciano Fulvi, avvenuto la settimana scorsa in Uganda, sono saliti a 25 i Missionari Comboniani uccisi nel mondo in quest’ultimo cinquantennio. Sono cifre che fanno pensare e che meritano qualche riflessione. Conoscevo bene P. Fulvi. Alcuni anni fa mi fece da guida per una settimana in un viaggio attraverso l’Uganda, da sud a nord, fino al confine con il Sudan. Ricordo benissimo la sua intelligenza, la sua straordinaria conoscenza del paese, delle lingue, delle popolazioni, il suo amore per gli africani e per l’Africa, dove ha voluto essere sepolto.
Nulla di men che evangelico inquinava il suo operato. Né nostalgie tardocolonialiste né indulgenze terzomondiste. Eppure l’hanno ammazzato. Come avevano ammazzato nel 1979 P. Adone Santi, sempre in Uganda. Come avevano assassinato in Brasile P. Marco Vedovato, trentottenne, e P. Ezechiele Ramin, a soli trentadue anni. La stessa sorte toccata a P. Dal Maso, colpito a morte, ancora in Uganda, nel 1979.
Che cosa fanno questi missionari? Evangelizzano, ma soprattutto svolgono attività sociale, educativa, sanitaria, assistono la popolazione vivendo loro stessi in condizioni che spesso sono allucinanti. Posso dirlo perché ho visto le missioni del Nord Uganda, dove operava P. Fulvi, come ho visto quelle dell’Amazzonia, dove è caduto in un’imboscata P. Ramin.
In questi anni poi la realtà dell’Uganda è ulteriormente degradata a causa della guerriglia scatenata dai ribelli della LRA. Tre quarti della popolazione ha dovuto lasciare le proprie case. Le missioni di sera si gonfiano di disperati che non sanno come e dove passare la notte, che non hanno chi li protegga. Imperversa la piaga infame dei bambini soldato, bollata recentemente con sdegno anche dal Papa. Non è escluso che P. Fulvi, che si occupava ultimamente della gioventù, possa essere caduto proprio per questo. E le missioni degli altri paesi africani, dal Congo al Sudan, non sono in condizioni migliori. Missionari e Suore in Uganda sanno di essere nel mirino della guerriglia, senza poter contare sull’aiuto delle forze governative. L’erigersi a presidio della popolazione li espone a vendette e ritorsioni. Cionondimeno hanno scelto di rimanere. Il Superiore Generale dei Comboniani mi confidava recentemente la sua angoscia. Ogni decisione può costare delle vite.
Il mondo è pieno di missioni umanitarie di pace condotte da militari, volontari, tecnici, organizzazioni non governative. Giustamente trepidiamo per la sorte di chi accetta di operare in situazioni rischiose. Ma non c’è una pari attenzione, mi sembra, per la missione di pace permanente condotta dai missionari, che operano, giova ricordarlo, senza stipendi e senza gratifiche, che assistono tutti, non facendo distinzioni di religione, razza, idee politiche. Vale la pena di segnalare la silenziosa dedizione di questa gente. È un esempio per tutti noi e meriterebbe, credo, un maggiore riconoscimento da parte delle pubbliche istituzioni.
LETTERA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI AL SUPERIORE GENERALE
Roma 1, aprile 2004-04-02
Al Rev.mo P. Teresino serra, MCCI. Superiore Generale dei missionari Comboniani
Appresa la notizia dell’uccisione del Rev.do P. LUCIANO FULVI, questa Congregazione partecipa al vostro dolore ed eleva ferventi suppliche al Signore per l’anima eletta di questo missionario che ha dato la vita per il vangelo e perché il suo sangue innocente riporti la pace nella martoriata terra ugandese.
Crescenzio Card. Sepe, Prefetto
Robert Sarah, Segretario.
IL MINISTRO PER GLI ITALIANI NEL MONDO, ON. MIRKO TREMAGLIA
ha inviato a Padre Serra, Superiore generale dei Missionari Comboniani, un telegramma di cordoglio per la morte di Padre Luciano Fulvi, assassinato in Uganda.
“Esprimo il mio profondo dolore per la drammatica scomparsa di Padre Luciano Fulvi. Una vita spesa al servizio degli altri, come quella di tanti missionari che nel mondo hanno portato la parola e l’amore di Dio. Padre Fulvi ha pagato con la vita la sua missione: donare amore e una speranza ai più bisognosi. Il suo sacrificio non sarà vano: quello che ha seminato verrà sempre ricordato, e sarà di conforto a quanti, in questo momento, piangono la sua scomparsa”. Il Ministro ha espresso il cordoglio, anche a nome degli italiani nel mondo, ai familiari di Padre Fulvi e a tutti i Padri Comboniani.
Ai missionari, alla loro encomiabile opera, Tremaglia dedicherà un Convegno “per ricordare e onorare – ha affermato il Ministro - una categoria di Italiani nel mondo che, spesso a costo della propria vita, porta ovunque un messaggio di solidarietà e speranza”.
LE CONDOGLIANZE DEL PAPA
Rev. P. Teresino Serra,
Superiore Generale Missionari Comboniani del cuore di Gesù
PROFONDAMENTE COLPITO DA TRAGICA SCOMPARSA PADRE LUCIANO FULVI UCCISO AT LAYBI IN UGANDA SOMMO PONTEFICE DESIDERA ASSICURARE SUA VIVA PARTECIPAZIONE AT DOLORE CODESTA CONGREGAZIONE PER GRAVE PERDITA ZELANTE RELIGIOSO ET MENTRE AUSPICA CHE SANGUE VERSATO DIVENTI SEME DI SPERANZA PER COSTRUIRE AUTENTICA FRATERNITA’ TRA POPOLI DI QUELLA REGIONE A LUI CARA ELEVA FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER CORAGGGIOSO TESTIMONE DEL VANGELO ET DI CUORE IMPARTE AT FAMILIARI ET QUANTI NE PIANGONO DIPARTITA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA.
CARDINALE ANGELO SODANO SEGRETARIO DI STATO.