N. 1131; (1084) - A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 26/4 n. 27
Khartum, Settembre ? 1881
Breve biglietto.
N° 1132; (1085) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI
ACR, A, c. 15/133 n. 1
Khartum, settembre ? 1881
P. Sembianti,
Oggi ebbi notizie da Cordofan, ove stan tutti discretamente. D. Losi andava sangue, e fu sulle ultime; ora sta meglio, e va col bastone. Un uragano rovinò un po' la chiesa, e lastre di zinco. Ma ne mando una porzione da Khartum.
A Gebel Nuba tutti bene. Non potendo scrivere, le mando le due lettere delle due Suore Amalia Sup.ra, ed Eulalia.
Oh! sogno notte e giorno di possedere l'anello del Papa coll'autentica di Mgr. Ricci che m'ha destinato Brown. Oh! caro anello! che fu portato da un santo Pontefice, qual'era Pio IX! Ella usi tutta la prudenza e abilità per cavarlo fuori dalle mani rapaci del figlio, che credeva un santo, che Pio IX fece cavaliere perché ferito a Castel Fidardo. Oh! caro anello! Sogno cosa devo farne. Adoperarlo io no, perché son troppo profano; venderlo a principi che mangiano per mille, due mila marenghi; no: mi pare di profanare l'anello. Vedremo. Preghi e faccia pregare per ricuperarlo. Vale, et fave.
+ Daniele Vescovo
N° 1133; (1086) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI
ACR, A, c. 15/133 n. 2
Khartum, Settembre ? 1881
Breve biglietto.
N.1133; (1086) - A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 15/34
Khartum, 1 ottobre 1881
J.M.J.
Mio caro D. Francesco,
Sotto un aspetto ho perduto 200 talleri colla spedizione per mezzo del Console greco; ma sotto un altro aspetto non ho perduto nulla. Ma dopo riflesso fatto, non ho perduto nulla perché le vostre cambiali erano pagabili non in Cordofan, ma in Khartum; e così il Console greco avea ragione di volermi pagare a Khartum; in Cordofan il tallero Megid vale 16 piastre egiziane; in Khartum 16:35 cioè, la tariffa. Vedete bene che incassando il denaro a Cordofan avrei guadagnato; ma non potea pretendere che il Console greco mi pagasse in Cordofan a tariffa cordofanese. Dunque non perdei niente; del resto il Console greco è un galantuomo.
Siccome siamo in fabbrica, e il denaro va fuori a manate, così facciamo in questo modo. Voi conservate in cassa il denaro che Gesù vi manda. Quando io ne ho bisogno vi spedisco un telegramma breve, per es. ho bisogno di denaro, o mandate denaro. Allora voi andate dal solito banchiere, come avete fatto colle 300 ghinee egiziane, e fate telegrafare dal banchiere al Console greco se può dare la tal somma. Nello stesso tempo mi telegrafate voi breve che disponete della tal somma che tirerò dal Console greco. Il tutto come avete fatto la penultima volta.
Una settimana fa ricevetti dal governo Nº 3000 franchi in 150 Nap. d'oro, che ho incassati.
Non mandate più medicine, se non dietro speciale ordine mio, o di qualche Superiore, o Superiora, perché per 325 Megid (1445 franchi) ho comprata una magnifica e copiosa farmacia, ove c'è di tutto e per tutte le Stazioni, e per molto tempo.
Non fo venire né Suore da Cairo, né fratelli laici. Fate che si acclimatizzino in Cairo. Appena finita la chiesa, e appena si può usarne in perfetto ordine, che la cappella delle Suore ed annessi serva per loro abitazione, e stiano meno che sia possibile in basso, perché credo che ciò e una delle cause delle loro malattie.
D. Paolo si trova bene sotto D. Losi a Nuba (per accidens fin dopo il Kharif D. Losi è in Cordofan) Giuseppe Fortini fa benissimo, lavora sempre, è buono e pio ed è una vera benedizione per me come cameriere, e per la Casa, e tutti lo stimano. Ha già legato più di 40 volumi. E' una manna. Egli dice che è veramente felice, ed ha......
[manca il seguito].
+Daniele Comboni
N° 1135; (1088) - A DON GENNARO MARTINI
"Museo delle Missioni Cattoliche" XXIV (1881), pp. 710-711
Khartum, 1 ottobre 1881
Mio caro D. Gennaro,
Non so perché siate così renitente a scrivere. Aspettava risposta ad una mia lettera, in cui vi diceva che avremo fatta una esplorazione al Nianza, ma invece io non sono stato capace di avere una risposta o affermativa o negativa. Ho letto sul Museo che eravate a Beinasco ammalato; m'aspettava una lettera, ma nix. Qui le Suore e tutti i Missionari, specialmente D. Luigi, sempre mi domandarono di voi. Ma qual risposta dare?
A Nuba ho fatto una magnifica esplorazione su tutti i monti Nubani, Grande Golfan, Piccolo Golfan (ove si fonderà dopo il Kharif una stazione), Tarda, Carkendi, Cuggiala, Giukkor, Carco, Sobes, Condokor, Kondrkara, ecc. ecc., ed abbiamo fatta una nuova Carta esatta (quella fatta dal P. Carcereri era un errore), che ho spedita a quasi tutte le Società Geografiche d'Europa, e che ora farò stampare io stesso. Ho fatta l'esplorazione con D. Luigi, D. Vincenzo, D. Leone ed al Piccolo Golfan con D. Losi.....
A Nuba, ove D. Losi fece un dizionario di oltre a 3000 vocaboli, visto l'immensa difficoltà a cavar fuori una lingua, abbiamo fatto una seduta in cui si è deciso di stabilirsi nelle terre ove è parlato il Dinka e il Barico, di cui possediamo le grammatiche e dizionari da 16 anni, ed in cui io pure ho lavorato, perché è molto più facile imparare una lingua quando si ha dizionari e grammatiche, che cavarla fuori come si è fatto a Nuba. Siccome poi fiorisce molto la provincia del Bahar-el-Ghazal, che comprende i Guaw Gram, Makraka, ecc., così abbiamo deciso di fondare una Missione in quelle parti. Gessi ne ha tanto scritto e parlato; il nuovo governatore successore di Gessi, Lypton Bey di Londra, mi ha invitato ad andarvi. Egli che parte fra giorni (per la fiducia che ha in me) mi ha pregato ed io ho accettato di esigere ogni mese le sue paghe qui a Khartum e conservarle nella mia cassa, e quando io sono assente dal Superiore locale.
Di più, la traversata non si farà pel Fiume Bianco, ma da Obeid per Nuba Bahar-el-Ghazal, Makraka e Alberto Nianza.
Di più, è probabile che io (con voi se verrete) con D. Arturo, facciamo in tre mesi coll'Hokomdar, Rauf Pascià, un viaggio da Khartum a Sebath, Bahar-el-Ghazal, Giser, Guaw Gram, Makraka e Alberto Nianza, e dopo un giro sul vapore per tutto il lago verremo a Fatiko, ecc. Gondokoro, Ladi-Halfa e Khartum, ci pare, agli ultimi di novembre.
Non dite, né fate stampare nulla di tutto ciò. A me piace prima fare e poi dire. D. Antonio Dobale, moro, che vedemmo a Secakim, morì a Obeid. Morì Suor Maria, che partì da Cairo con me, a Malbes.
Dopo tre mesi di pioggia ad El-Obeid, non apparve nemmeno una goccia d'acqua nei pozzi, per cui ancora da dieci mesi si spendono da 8 a 10 talleri al giorno per acqua. Quindi sono seriamente preoccupato pel Cordofan, e devo venire a una determinazione. Qui abbiamo un bravissimo Console francese M.r Voision, già diplomatico in Birmania ed India; ha superbi cavas, ed è messo di tutto punto e ben stipendiato. Per cui Hansal è allegro, perché loro dice sono ora una vera potenza temuta dai francesi. Il Console francese viene sempre a consigliarsi con me, ma è uomo che può dare consigli. Il suo cancelliere e dragomanno, è nientemeno che il figlio primogenito di Faragialla Musalli; Giorgio Papa è stabilito qui a Khartum.
A Nuba vi sono già 300 soldati; ma io feci cambiare l'ispettore e commissario per la schiavitù, e proposi al governo Pascià Roversi di Bologna, nostro compagno di esplorazione a Nuba, che partirà di qui la settimana ventura. Il governo adottò tutte le mie proposte per debellare i Baggara. D. Vincenzo Marzano (che fece molto bene) è partito per Napoli, ove a quest'ora deve essere arrivato, e lascerà Napoli dopo Natale per tornare in Africa. Andrà ancora a Verona.
Salutatemi vostra madre, sorelle e fratello, Prevosto, Sindaco, il nostro caro D. Casalegno e il Parroco dei SS. Pietro e Paolo, e vi benedico.
+ Daniele Vescovo
N° 1136; (1089) - A DON VINCENZO MARZANO
ACR, A, c. 15/57
Khartum, 1 ottobre 1881
Breve biglietto.
N° 1137; (1090) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI
ACR, A, c. 15/137
Nº 41
Khartum, 2 ottobre 1881
Mio caro P. Sembianti,
Mi recò molta meraviglia nel sentire il turbamento della Superiora nell'aver ricevuto la mia lettera, in cui le chiedeva cose che riguardavano il suo dovere, e che io avea diritto di chiedere coscienziosamente. Se la cosa è così, siccome io non voglio essere causa di nessun incomodo, assicuro lei, e lei assicuri la Superiora che io non la disturberò mai più con nessuna mia lettera o scrittura. Che magnifici rapporti passano fra un Istituto, ove deve fiorire la carità, l'obbedienza, la fiducia, ed il rispetto all'autorità, che magnifici rapporti, dicea, passano fra l'Istituto delle Pie Madri della Nigrizia col suo Fondatore che suda, fatica, e non dorme per sostenerlo e far sì che non gli manchi niente! Che spirito del Signore!
Stamane ho battezzati solennemente sotto gli auspici della Madonna del SS.mo Rosario quattordici infedeli fra pagani e musulmani. Brillava la gioia soprattutto di una giovane musulmana di quattordici o quindici anni figlia della moglie dell'antico comandante generale delle truppe del Cordofan e del Darfur, che dopo cinque anni continui di preghiere e sospiri ottenne dalla madre musulmana il permesso di ricevere il battesimo; ed io volli prima che se ne facesse atto pubblico presso l'I. R. Console austro-ungarico con cui si dichiara che la figlia vuole esser cattolica, che la madre le dà il pieno consenso con molti testimoni sottoscritti. La madre illetterata benché nobile si sottoscrisse col segno di Croce benché musulmana.
Al Cairo ove andò il generale colla moglie, la figlia che sospirava di farsi cattolica e Suora sotto Suor Vittoria (e le diedi il nome di Vittoria) veniva consunta ogni giorno più, finché la madre per non vederla morire, la condusse a Khartum da Suor Vittoria. Ora è la più fortunata creatura del mondo. Su questa prodigiosa conversione scriverò un articolo speciale sugli Annali, perché Dio sarà glorificato nella conversione di questa musulmana.
Battezzai altresì un Denca di 60 anni circa convertito da un miracolo della grazia, e gli diedi il nome di Mitterrutzner, cioè, Giovanni Crisostomo.
Facemmo il calcolo oggi assistendo il ricaduto D. Francesco etc. dalla festa di S. Giuseppe 19 marzo sino ad oggi io solo battezzai 52, dico, cinquantadue infedeli fra pagani e musulmani, fra i quali 46 adulti. Molti altri e Suor Teresina e Suor Vittoria fecero la loro parte. Tutte queste anime sarebbero eternamente perdute se non vi fosse stata la nostra santa Opera.
In mezzo a questa consolazione sento nel cuore il peso della croce. Paolo Scandi di Roma si è aggravato. D. Francesco Pimazzoni (che ha offerto a Dio la sua vita perché metta fine il Signore alle perdite di vite di missionari e di Suore in Vicariato) è ricaduto. D. Gio. Batt.a Fraccaro si sente malissimo.
O mio dolce Gesù! Ah! ha fabbricata la croce non per complimento, ma perché la portiamo. Sì la porteremo, e volentieri. Discrete nuove dal Cordofan. Preghi e faccia pregare per noi.
Nella nota di amministrazione non vi è la somma che si è presa Giacomo, dietro il mio consenso coll'obbligo di restituire quando può, per trattare la causa contro suo fratello.
Quanto denaro ella riceve per conto mio o della missione lo ritenga per Verona dandomene conto.
Sia lodato Gesù.
Suo d.mo + Daniele Vescovo
N° 1138; (1091) - AL CARD. GIOVANNI SIMEONI
AP SC Afr. C., v. 9, ff. 242-245
Nº 21
Khartum, 3 ottobre 1881
E.mo e R.mo Principe,
Stamane alle sette moriva di morte edificante assai, e molto contento assistito da tutti, per tifo, Paolo Scandi di Roma. In sette giorni fece, chiesta da lui, la Comunione per Viatico. D. Francesco impressionato vivamente è quasi agli estremi e chiese i Sacramenti. D. Battista dopo confessato, etc. assistito il moribondo andò a letto con febbre fortissima. Faccia pregare specialmente alle Stimmate.
+ Daniele Vescovo
A ragione io ho ordinato di lasciare intatto il catafalco quando si son celebrati gli Uffici e Messa da Requiem dei tre defunti accennati nell'ultima mia. Stamane soccombeva per febbre tifoidea, con una morte edificantissima ed invidiabile, il fratello laico Paolo Scandi di Roma, fabbro ferraio e perito nei lavori di rame, il quale da un anno e più che stette qui e in Cordofan rese buoni servizi, per cui ne sento molto dolore. All'ora in cui scrivo mi ha chiesto gli ultimi Sacramenti D. Francesco Pimazzoni, che per pietà e santità vera è senza dubbio il primo soggetto della missione, e vi congiunge un criterio e talento ammirabili. Avendo dovuto interrompere gli studi per aver dovuto andare soldato, santificò la caserma, e mantenne nella sua Compagnia la fede, la religione, e indusse molti compagni a frequentare la chiesa e i sacramenti. Abbastanza perito nell'arabo cominciava già a produrre buoni frutti qui.
Perciò abbiamo messo in croce S. Giuseppe, e lo supplichiamo ardentemente che non muoia. Ah! non deve morire. Perciò appena compiuto il funerale di Paolo Scandi, ho fatto subito togliere il catafalco, perché il Pimazzoni per ora non vi deve andar sopra. Il mio ottimo D. Batta Fraccaro, mio futuro Vicario G.le, appena finite le esequie del defunto, che assistette per tutta la notte, essendo anche suo confessore, dovette coricarsi perché assalito dalla febbre.
Mio Dio! sempre Croci! Ma Gesù dandoci la croce, ci ama; e tutte queste croci pesano terribilmente sul mio cuore; ma ne accrescono la forza ed il coraggio nel combattere le battaglie del Signore, perché le Opere di Dio nacquero e crebbero sempre così; la Chiesa fu fondata nel sangue dell'Uomo-Dio, degli Apostoli, e dei Martiri; tutte le Missioni cattoliche dell'universo che han dato frutti crebbero così ad immagine della Chiesa, così prosperarono, così si consolidarono, e proseguirono in mezzo alle morti, al sacrificio, ed all'ombra del salutifero albero della Croce.
Ieri, Festa del SS.mo Rosario, ho conferito solennemente il S. Battesimo a quattordici adulti infedeli, fra i quali si distinse una giovane musulmana di circa 14 anni, che le accennai nell'ultima mia. E' un vero prodigio della grazia di Dio, che per vie ammirabili e portentose guidò nel seno della Chiesa quest'anima vigorosa e fortunata, che non solo è cattolica, ma vuole assolutamente farsi religiosa delle Pie Madri della Nigrizia. E' cosa degna da accennarsi a V. Em.za, ed eccola in due parole.
Nel 1877 stava in Cordofan Mohhammed Bey comandante in capo delle truppe del Cordofan e del Darfur. Per ragione di medicamenti frequentavano il suo harem due Suore arabe di S. Giuseppe, che battezzarono anche un infante in articulo mortis. Fra queste due Suore una era Suor Anna, cioè quella petulante e turbolenta di Virginia, che il P. Sembianti volle allontanata dalla comunità prima ancora di entrare come Rettore de' miei Istituti di Verona. Nell'harem vi era questa giovinetta per nome Sekina, e che Virginia poi cambiò in Nina.
Questa vedute più volte le Suore, chiese caldamente alla madre di andar dalle Suore per imparare a cucire, etc. Breve. Avendo il comandante generale dovuto partire da El-Obeid per il Darfur, la sua moglie collocò la figlia Sekina dalle nostre Suore, e manifestando essa desiderio di farsi cattolica, assisteva sempre all'istruzione catechistica che Virginia dava alle morette della Missione, e spesse volte domandava spiegazione di qualche punto della nostra Fede.
Nel 1879 essendo sottentrate le mie Suore a quelle di S. Giuseppe, Nina si attaccò specialmente alla Superiora Suor Vittoria Paganini, che ora è Superiora della casa di Khartum. Ma tornato il comandante generale dal Darfur fu da S. A. il Khedive richiamato in Cairo; perciò condusse seco tutta la sua famiglia; e Nina pianse molto a lasciare le Suore. A Cairo Nina supplicava continuamente la madre di andare in Sudan dalle Suore sotto Suor Vittoria; ma tanto la madre che il marito comandante g.le risposero un no assoluto. Nina sempre piangeva e chiedeva di tornare in Sudan; e morto in Cairo (dicono che sia stato avvelenato) la madre veggendo venir meno la figlia, dimagrire e consumarsi sensibilmente, si risolse di condurre in Khartum la figlia da Suor Vittoria; ed essa si occupò a reclamare dal governo del Sudan le somme della ingente paga del marito che non aveva ancora riscosse; e che ancora non ha toccate. Quando io giunsi in Khartum, questa signora si presentò a me scongiurandomi di non permettere che sua figlia riceva il Battesimo. Io le risposi che questo è un affare che dipende tutto dalla volontà della figlia. Essa soggiunse che tutta la parentela è contraria.
Ma la figlia sempre insistette a voler esser cristiana e poi farsi Suora delle Pie Madri della Nigrizia, finché al mio ritorno da Cordofan e Gebel Nuba, la madre non potendo più resistere alle preghiere ed alle lagrime della figlia, diede il suo consenso al battesimo della figlia. Ma io per maggior cautela, sapendo che questo affare era noto a molti turchi altolocati ed al gran Pascià, volli prima che l'I. R. Consolato austro-ungarico intervenisse per ricevere in iscritto legale il consenso e della madre e della figlia, e la firma di molti testimoni, come ho accennato di sopra.
Non è a dire la gioia della figlia, che manifestò soprattutto ieri nell'atto di ricevere il battesimo; ne restarono sorpresi tutti. Io so che S. Ecc. il governatore g.le del Sudan, benché mio amico, ha storto il naso per questo fatto, essendo musulmano molto fanatico; ma poi dovrà raddrizzarlo. Ieri compiuta la cerimonia dei battezzati venne da me l'Ispettore G.le Sanitario di tutto il Sudan Giorgi Bey, e mi disse: "Sua Eccellenza il governatore g.le voleva assistere alla funzione di tanti negri fatti da voi cristiani questa mattina; ma poi avendo sentito che la cerimonia doveva farsi troppo di buon'ora, ha desistito".
Fra i battezzati vi era pure un vecchio di 60 anni della tribù dei Dinka, che ci avea sentito parlare di Cristianesimo ventitre anni fa, quando io andai nel paese dei Ghog al 6º gr. L. N., nell'autunno del 1858. Ignoro se questo vecchio sia venuto in Khartum, perché in quell'interno paese più non vide un missionario, o perché fu fatto schiavo e rubato colà, e poi condotto in Khartum. Egli nello scorso febbraio scappò dal suo padrone, e si rifugiò nella missione, e noi ci accomodammo col padrone sborsando pochi scudi.
Il certo è che vi è ogni motivo di adorare l'amorosa Provvidenza divina, che per tante vie guida le anime al porto della Chiesa, in cui unicamente si trova la salute eterna. Parimenti quando le Suore visitano gli harem, sia per esercizio di carità, sia per battezzarvi bambini infedeli in articulo mortis, sia anche per motivo di urbanità e per conservarsi in buona relazione colle donne dei grandi, la fede cattolica vi guadagna sempre, anche perché il buon esempio e la condotta delle Suore è un'eloquentissima lezione pei musulmani, che ne restano sempre ammirati. Ciò io ho constatato con una lunga esperienza; ed il fatto della solidissima conversione della giovane musulmana, che nel S. Battesimo prese il nome di Vittoria, n'è una bella prova.
Questa notte mentre assistevamo il laico Paolo Scandi, facemmo il calcolo che dal 19 marzo, festa di S. Giuseppe fino a ieri festa del SS.mo Rosario, io ho battezzato Nº. 52 (cinquantadue) infedeli fra pagani e musulmani, che senza la nostra santa Opera sarebbero periti eternamente, fra i quali 46 adulti. Ciò io solo. Ma gli altri Missionari e le Suore fecero pure la loro parte in tutte le Stazioni del Vicariato.
Bisogna notare che questo Vicariato è il più difficile e laborioso di tutte le Missioni del mondo, e che noi dobbiamo quasi sempre lottare con un clima micidiale, con fieri morbi, e colla morte istessa assai più che in tutte le altre Missioni dell'Africa. Io poi, così disponendo il Signore, ho dovuto lottare con immense e non men perigliose difficoltà interne, che qui è inutile accennare, perché note in parte alla S. Cong.ne, percui ho dovuto rinnovare di pianta il personale della Missione, perdendo molto tempo e salute e energia.
Non mi sono mai trovato così bene come adesso, perché, benché ancora in piccol numero, posso disporre di soggetti di una grande virtù ed abnegazione, che affrontano le più grandi privazioni e la morte stessa, come bere un bicchier d'acqua. Ciò si dee seriamente calcolare. Per cui se l'E. V. aspetterà, verbi gratia, fino al 1890 a dare un giudizio definitivo su tutte le Missioni interne dell'Africa ultimamente fondate, cioè, l'Africa Centrale, il Sahara, il Nyanza, Tanganica, l'Alto Zambese, il Basso ed Alto Congo, e l'interno delle Guinee, e ne esaminerà attentamente le differenti fasi, ed i progressivi risultati di ciascuna di queste Missioni, calcolandone le difficoltà naturali e straordinarie, e le forze di ciascuna, l'Em.za Vostra, spero, dovrà conchiudere che l'Africa Centrale non si troverà all'ultimo posto, benché sia la più scabrosa e pericolosa di tutte.
Sono oppresso da una forte febbre reumatica. Il calore di questi giorni col vento del [Khamsin ?] sorpassa ogni limite. Bacio la S. Porpora
U.mo, d.mo figlio
+ Daniele Comboni
Vescovo e Vic. Ap
N° 1139; (1092) - A DON GIOVANNI BERTANZA
AGFCR
J.M.J.
Khartum, 4 ottobre 1881
Mio caro D. Giovanni,
Desiderando che Virginia si ristori dalla sua salute per un po' di tempo, e pigli un po' di sollievo per i sofferti incomodi, prima che ritorni in Oriente per la via di Roma, ove desidero che abbia la consolazione di baciare i piedi e ricevere la benedizione del Santo Padre, vi prego di andare voi stesso a Verona, o di mandare una persona ecclesiastica di vostra fiducia a prenderla e condurla in casa vostra sotto la pia Teresina vostra degna sorella.
Se l'ottimo P. Sembianti avesse qualche difficoltà a concedere a Virginia tal grazia, supplicatelo colla vostra carità e premura, e certo ve la accorderà.
Certo che mi farete questo piacere, vi prego di salutarmi Teresina, Monsignore, il D.r Manfroni, D. Pietro e tutti i miei amici con D. Tilino, e sarò sempre
Vostro aff.mo amico
+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.lico
N° 1140; (1093) - A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 15/35
Khartum, 4 ott.e 1881
Mio caro D. Francesco,
Ieri mattina alle 7 morì con morte edificantissima Paolo Scandi di Roma, colpito da febbre tifoidea. Si vede proprio che Roma è la metropoli della fede. Sette giorni prima appena caduto ammalato egli stesso chiese i Sacramenti, e si comunicò per viatico con gran divozione, dicendomi che sarebbe fortunato se Dio lo chiamasse a sé. Negli altri giorni benché stesse meglio pure si confessò ogni giorno. L'altra notte montò improvvisamente la febbre, volle comunicarsi ancora per viatico, e ricevuto l'Olio Santo e la Benedizione Papale, disse: "sono proprio contento di morire". Consegnò a D. Battista suo confessore il suo orologio per mandarlo a suo padre, e da vero cristiano spirò. Ne rimanemmo tutti edificati.
D. Francesco e D. Battista pure sono ammalati. D. Francesco cadde in debilitazione straordinaria. Pregate per noi che siamo felici e rassegnati a portare la Croce, su cui morì il nostro dolce Gesù.
Dal vostro telegramma non capii nulla. Sospetto che l'E.mo Consolini mosso dal Rettore del Seminario Mastai vi chiamino in Roma. Protesto altamente contro tal decisione, e voi, per volontà di Dio e della S. C. siete missionario dell'Africa Centrale, in servizio della quale avete un ufficio importantissimo e della massima gloria di Dio, e che voi magnificamente adempite.
Scrivete al P. Sembianti che non accetti nell'Ist.o Domenico piccolo, ma che lo mandi a casa sua; perché tale misura giova pegli altri.
Pregate per me in peculiar modo perché sono pieno di croci da capo a fondo. Ma caro Gesù! dovremo noi rifiutarle, mentre ci fanno acquistare il cielo?
L'altro ieri battezzammo solennemente, io, 14 infedeli, fra cui una musulmana.
Benedico tutti/e.
+ Daniele Vescovo