L’appello degli studenti congolesi: «Vogliamo pace e sicurezza senza condizioni»

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Giovedì 13 marzo 2025
Un appello per costruire insieme la pace nel mondo e nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) è stato lanciato dal Consiglio studentesco dell’Università cattolica del Graben, Butembo-Beni, nel Nord Kivu. Gli studenti, consapevoli delle sfide e dei problemi legati alla pace e alla sicurezza nel mondo, hanno espresso «la grande stanchezza nostra e del popolo congolese. [Crédit photo: sito web dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM)]

Gli studenti, consapevoli delle sfide e dei problemi legati alla pace e alla sicurezza nel mondo, hanno espresso «la grande stanchezza nostra e del popolo congolese. Da troppo tempo — si legge in un comunicato — siamo aggrediti, massacrati, uccisi, privati delle libertà fondamentali, spogliati della dignità umana. Abbiamo bisogno di pace».

Studenti congolesi. L’Osservatore Romano.

I giovani congolesi ricordano che il Paese è in guerra da più di 30 anni. «La guerra è nata prima della nostra generazione. Ha prodotto miseria, milioni di sfollati interni, milioni di morti. La comunità internazionale ha avuto un atteggiamento passivo. Il conflitto — sottolineano — mette in pericolo la sovranità della Rdc e il nostro diritto alla vita. Bambini, donne e uomini sono esposti ad atrocità e ogni genere di violenze e violazioni dei diritti umani. Gli interessi materiali fanno di noi delle prede: le nostre risorse minerarie, necessarie per la transizione tecnologica ed energetica, sono fra le più ambite dalle potenze mondiali. Ma per accedervi, è proprio necessario ucciderci, condannarci alla miseria, distruggere le nostre città, le nostre case, il nostro ambiente?».

Nel comunicato, gli studenti scrivono che le ricchezze del Paese devono andare «a vantaggio delle figlie e dei figli della Rdc. Vogliamo che le potenze negozino direttamente con la Repubblica Democratica del Congo partenariati condotti in equo e pacifico, nell’interesse di tutti i popoli. Le nostre risorse non devono essere estorte con lo sfruttamento illecito, al prezzo delle nostre vite. Insieme dobbiamo trovare il modo di condividerle nel rispetto di tutti i diritti umani e del principio della sovranità degli Stati». Di qui, l’appello alla comunità internazionale affinché «svolgano correttamente il proprio ruolo. Devono operare per far sì che il mondo ritrovi pace e sicurezza, per far sì che tutti i popoli del mondo abbiano finalmente una vita serena». Infine, ricordano che nel Paese non vi sono «né industrie di produzione di armi, né laboratori di armi nucleari. Perché imporci la guerra? Vogliamo pace e sicurezza, senza condizioni».
L’Osservatore Romano