Congo (RDC): dietro le milizie gli interessi su coltan, oro e cobalto

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Domenica 2 febbraio 2025
Si estende il conflitto nella Repubblica democratica del Congo (RDC). I guerriglieri dell’M23, sostenuti dal vicino Ruanda, imperversano nel Paese. La testimonianza del missionario fidei donum don Davide Marcheselli. Le mani di un centinaio di compagnie illegali cinesi sulle ricchezze che vengono sottratte ai congolesi. [Ilaria De Bonis, Popoli e MissioneSIR]

Le notizie che giungono dall’est della Repubblica Democratica del Congo non sono rassicuranti. La guerra in corso nel Nord Kivu si trasforma sempre più in un conflitto regionale e non si ferma a Goma. Le milizie armate dell’M23, sostenute militarmente dal Ruanda, avanzano verso il Sud Kivu, una delle province orientali dell’immenso Paese africano.

Gli obiettivi dei guerriglieri. La prossima tappa dei guerriglieri potrebbe essere la zona limitrofa al lago Kivu, ossia la regione compresa tra Goma e Bukavu. A confermarlo sono sia i siti d’informazione e le agenzie, che soprattutto i testimoni dal campo. Al telefono con noi da Kinshasa c’è il fidei donum don Davide Marcheselli, associato ai Saveriani, che vive proprio nel Sud Kivu, a Kitoto, ma in questo momento si trova nella capitale della Rdc. Con un gruppo di attivisti locali, infatti, la scorsa settimana si era spostato a Kinshasa per una missione legata alla denuncia di abusi e violenze nelle miniere d’oro della sua regione. “L’occupazione di Goma è avvenuta mentre noi eravamo a Kinshasa per portare all’attenzione della autorità congolesi la questione dei furti di terra e di oro che da anni avvengono nella nostra zona – racconta al telefono don Davide –. Da qui dove siamo adesso è difficile però ritornare a casa”. Dal 26 gennaio tutto l’est del Congo è nel caos e l’esercito congolese sembra in grande difficoltà: moltissimi militari si sono arresi e hanno lasciato le armi nella sede della Monusco, la missione delle Nazioni Unite.

Il conflitto di inasprisce. Il fidei donum ci racconta dei suoi timori e anche della speranza di poter presto tornare a casa. “Dovrebbe esserci un volo interno domenica prossima – dice – che arriva direttamente a Bukavu, nel Sud Kivu, atterrando a Kavumu, sempre con la speranza che da qui a domenica Kavumu continui a restare libera…”. Il dubbio di don Davide è lo stesso di molti altri testimoni dal Kivu:le milizie armate dell’M23 stanno infatti scendendo nella zona meridionale e dunque nei prossimi giorni potrebbero arrivare ad occupare Bukavu.Se ciò avvenisse significherebbe per il governo congolese perdere una fetta significativa di territorio e soprattutto perdere moltissimi siti minerari.

Un sottosuolo ricchissimo. In effetti a Nyabibwe sono in corso in queste ore combattimenti tra ribelli ed esercito. Alcuni giorni fa don Davide Marcheselli è stato ospite di un incontro on-line dal Congo, organizzato dalla Fondazione Missio, e ha raccontato la sua battaglia per far luce sui furti di terra e di oro da parte di aziende illegali nel territorio del Sud Kivu. L’immensa ricchezza del sottosuolo congolese è all’origine di questa guerra senza via d’uscita che prosegue da almeno dieci anni e vede coinvolto anche il Ruanda di Paul Kagame. L’abbondanza di coltan, cobalto e oro nel sottosuolo del Nord e del Sud Kivu spinge le aziende a compiere moltissimi abusi, protette dai militari dell’esercito del Congo. Nello specifico in Sud Kivu sono attive un centinaio di compagnie illegali cinesi.

Violenze e interessi economici. “Sono stata costretta a nascondermi in diverse case per due mesi e mezzo perché ero ricercata dai militari del Sud Kivu. Avevo preso la difesa delle donne che lavorano nei campi di estrazione illegale dell’oro e avevo denunciato le violenze”, racconta a Popoli e Missione mama Resiki, una donna vittima dei predatori d’oro e attivista di Advem, l’associazione nata grazie a don Davide per difendere gli abitanti della zona. È dunque molto chiaro, in base a questi racconti, chel’interesse dei miliziani ad occupare tutto l’est del Congo abbia a che fare con la terra e con le miniere non solo di oro ma soprattutto di cobalto(il nuovo oro, prezioso per le batterie elettriche) e di siti artigianali di oro e terre rare. Anche solo scavando lungo i fiumi con mezzi artigianali, ci conferma il missionario, è possibile estrarre pepite d’oro che poi vengono ripulite, portate in Ruanda e da lì esportate altrove senza che ci sia la benché minima tracciabilità del minerale.

[Ilaria De Bonis, Popoli e MissioneSIR]