Giovedì 19 dicembre 2024
Il missionario comboniano italiano Gian Paolo Pezzi compie 82 anni il prossimo 7 dicembre. Dalla Repubblica democratica del Congo, dove è ancora molto attivo, ci scrive: “Questa lettera vi porta solo i miei auguri e qualche notizia per sentirci in sintonia e amicizia. (…). Buon Natale e anno 2025 di benedizioni”.

Carissimi,
quest’anno, nella Vigilia di Natale, il Papa, con la celebrazione della Santa Messa in Piazza S. Pietro e il rito di Apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, darà inizio all’Anno Giubilare.

Un Anno impegnativo per tutti con due coincidenze per me. Il 26 dicembre, anniversario del mio battesimo, ci sarà l’Apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia, e il 29, festa di San Giovanni evangelista e mio onomastico, quella di San Giovanni in Laterano. Le coincidenze o, come preferisco chiamarle, le convergenze sono sempre un messaggio.

Al mio rientro in Congo mi sono trovato a preparare e dirigere due corsi di esercizi spirituali e a definire con la mia comunità i miei impegni per i prossimi tre anni. Questa lettera vi porta solo i miei auguri e qualche notizia per sentirci in sintonia e amicizia.

In diocesi continuerò il lavoro di Animazione Missionaria e la partecipazione all’Iniziativa per la Pace e il Bene Comune nel Nord Kivu.

La comunità comboniana mi ha chiesto di iniziare un Osservatorio per i diritti umani, di rivitalizzare la Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato e di aiutare alla riorganizzazione dell’Ecole-Atelier Saint Joseph per il recupero dei ragazzi di strada e degli adolescenti che abbandonano le bande armate. Mi è stato chiesto anche di partecipare al Gruppo di Riflessione sulla Missione oggi delle nostre provincie francofone dell’Africa.

Continuerò la pubblicazione della Newsletter mensile in quattro lingue e c’è in programma la stampa in kinande, la lingua locale, del libretto che abbiamo già editato in swahili, Heshimu mwili wako, ni hekalu la Bwana – Abbi rispetto del tuo corpo, è il tempio del Signore –. In cantiere anche un manualetto di preghiera missionaria che ha avuto la priorità ed è già in stampa.

Toccherà poi a un opuscoletto per il nostro lavoro di animazione missionaria nella diocesi e, infine, seguirà un lavoro più impegnativo, un libro di racconti e fiabe per ragazzi e adolescenti in swahili sui temi di educazione civica e morale.

Queste attività, in particolare la preparazione e la direzione dei due corsi di esercizi spirituali, mi hanno fatto riflettere su quanto scriveva Sant'Agostino tre anni prima della sua morte, quando Cartagine, la sua città, era assediata dai Vandali e la sua diocesi minacciata dall’eresia ariana. “Chiunque crede, pensa; pensa credendo e crede pensando… la fede, se non è pensata, non è nulla”. La nostra attuale situazione di insicurezza somiglia molto a quella vissuta e descritta da Sant’Agostino.

In Europa deve far pensare quanto scrive il cardinale De Kesel: è ormai esaurita la posizione di monopolio del cristianesimo come “religione culturale”, in un tempo in cui la stessa cultura ha cessato di essere religiosa. Conseguenza: Molta morale, poca comunità, zero cultura (Pierangelo Sequeri).

Da noi, uno stimolo a ripensare la fede, è il recupero di pratiche tradizionali che a volte è un semplice risveglio culturale, altre volte si traduce in un vero e proprio ritorno a pratiche pagane, come la stregoneria, che alimentano paure e sospetti, tra cui quello di avvelenamenti.

Il cardinale Cantalamessa, in una meditazione alla Curia Romana, portava l’esempio degli Apostoli. Secondo il testo di Luca, la loro conversione fu un processo a più livelli. Il primo livello si manifestò quando Gesù chiamò i suoi discepoli: essi risposero con il cuore, abbandonando il loro impiego, gli affetti e gli impegni sociali per seguirlo. Una conversione di tipo etico-morale: la capacità di scegliere Dio, rinunciando a tutto ciò a cui si è attaccati personalmente.

Pietro e gli altri Apostoli, però, mostrarono subito chiaramente che la loro scelta di seguire Gesù non li aveva liberati dalle ambizioni culturali tra cui quella di essere al primo posto. La domanda di Pietro: “E noi che abbiamo lasciato tutto, che cosa avremo?”, mostrava come fossero ancora legati alla tentazione dell’Antico Testamento: seguire e obbedire a Dio è la garanzia di ricevere da Lui benedizioni materiali e protezione per le scelte importanti nella vita.

È evidente la necessità di una conversione non solo morale, ma anche di pensiero, di cultura, d’impostazione di vita. La sfida per la Chiesa in Congo, come in altri contesti sociali, è quella di guidare i fedeli ad una comprensione profonda della fede che tocchi, come diceva papa Giovanni Paolo II, la cultura e, nel nostro caso, che liberi dal ricorrere a pratiche superstiziose. La vera conversione è un cambiamento radicale che tocca tutti gli aspetti della vita: non si tratta solo di un abbandono temporaneo di vecchie abitudini contrarie a delle norme morali, ma di liberarsi anche da schiavitù culturali che limitano la vita umana e impediscono di accogliere il Vangelo nella sua pienezza. La lista potrebbe essere lunga e va dal tribalismo e fatalismo ai condizionamenti sociali davanti alla nascita e alla morte.

Insieme ad alcuni sacerdoti locali abbiamo quindi deciso di avviare un gruppo di riflessione e preparare opuscoli formativi su certe pratiche della cultura Nande, siano esse pagane o meno, con un’attenzione particolare alla magia e alla stregoneria. Uno stregone può essere omuloyi, un avvelenatore, o un omulámya, un guaritore tradizionale – nella linea della medicina naturale – o un omukumu, un medico professionista.

Portare uno sguardo di fede e illuminare queste pratiche è importante. Nel clima di insicurezza in cui viviamo, il rischio è di ridurre la religione a una fuga dalle paure del quotidiano, mentre la paura e il sospetto instillano odio, violenza e sete di vendetta. Invece, l’annuncio cristiano deve farci risplendere e crescere nell’esperienza di liberazione che nasce dalla risurrezione di Cristo il Signore, in tutto e dappertutto.

Infine, una parola sulla nostra situazione. Negli ultimi mesi in città si nota una certa calma sociale, meno nella campagna, ma l’insicurezza e i condizionamenti anche economici incombono su di noi come una spada di Damocle. L’orizzonte politico invece si rannuvola sempre più con i piani del partito del presidente di cambiare la costituzione per mantenersi a lungo al potere.

Un augurio di buon cammino a tutti, allora, accompagnato dalla reciproca preghiera.

Buon Natale e anno 2025 di benedizioni.

P. Gian Paolo Pezzi, mccj
Butembo 1° dicembre 2024