Mercoledì 22 novembre 2023
Dopo una settimana di esercizi spirituali predicati da p. Fermo Bernasconi, incaricato del servizio di accompagnamento dei confratelli, il 17 novembre lo scolastico Dario Ruben Ebed Melek Tabasse Taramboui, della Repubblica Centrafricana, ha pronunciato la consacrazione missionaria perpetua, a Donia. Gli esercizi hanno avuto come tema centrale: “ti esorto a ravvivare il carisma di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani” (2 Tim 1,6).
Il superiore di delegazione, padre Marco Vailati, assieme a tutti i confratelli che lavorano in Ciad, ha presieduto la celebrazione eucaristica, animata dalle suore francescane di Donia. Nella sua omelia, padre Marco ha esortato lo scolastico Ruben Taramboui a rimanere fedele a Cristo perché ora fa parte dell’Istituto comboniano per tutta la vita. “Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome” (Lc 1,49).
Ordinazione diaconale: desiderio di identificarsi con Cristo
Il 19 novembre Ruben è stato ordinato diacono a Moïssala, per imposizione delle mani di Mons. Miguel Angel Sebastián, vescovo di Sarh. La celebrazione è stata molto festosa, animata dalla comunità dove Dario Ruben negli ultimi mesi ha prestato il suo servizio missionario e con la presenza di molti confratelli della delegazione del Ciad.
Il vescovo ha incoraggiato il neo-diacono ad essere fedele a Cristo prendendosi cura dei più poveri. Mons. Miguel ha poi rivolto al superiore della delegazione, p. Marco Vailati la seguente domanda: “Sei certo che ne sia degno?”. Si può essere mai pienamente degni di ricevere un così alto e grande ministero? Noi poveri uomini, chiamati a partecipare al Sacerdozio di Cristo? Prendendo spunto dal canto del Magnificat, Mons. Miguel ha ricordato a Ruben che il diacono è al servizio della Parola di Dio e dei sacramenti: “caro Ruben tra poco sarai ordinato diacono, devi innamorarti della Santissima umanità di Cristo e quando stai dinnanzi al nostro Redentore, digli: ti adoro, Signore; ti chiedo perdono; lavami, purificami, infiammami, insegnami ad amare”.
Papa Francesco, durante la celebrazione del Giubileo dei Diaconi nell'Anno Santo della Misericordia, disse: «Il diacono è insieme apostolo e servitore. Chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù. Lo stesso Gesù "si è fatto nostro servo" (Fil 2,7), “non è venuto per farsi servire, ma per servire" (Mc 10,45). "Si è fatto diacono di tutti", come scriveva il Padre della Chiesa, San Policarpo. Il servitore ogni giorno impara a "distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come vuole". Si allena ogni mattina a "donare la vita", a pensare che "ogni giorno non sarà suo, ma sarà da vivere come una consegna di sé". Chi serve, infatti, non è un "custode geloso del proprio tempo", anzi "rinuncia ad essere il padrone della propria giornata". Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto. Chi serve non è schiavo dell'agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all'imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio».