Venerdì 1 settembre 2023
Abebayehu Tefera Atara e Tamirat Tegegn Tanga, due scolastici etiopici, hanno emesso i voti perpetui e sono stati ordinati diaconi, arricchendo così la provincia comboniana e l’intero Istituto di nuove forze missionarie.
Abebayehu Tefera Atara e Tamirat Tegegn Tanga hanno fatto la loro professione perpetua per la missione della Chiesa nell’Istituto comboniano il 25 agosto 2023, nella chiesa parrocchiale di Qillenso.
A nome del superiore generale, il superiore provinciale, padre Asfaha Yohannes, ha ricevuto i loro voti di povertà, castità e obbedienza, secondo la Regola di vita dei comboniani. Egli ha presieduto l’Eucaristia in lingua guji, mentre il rito della professione è stato fatto in inglese.
I voti hanno avuto luogo durante la messa settimanale delle donne, a Qillenso, la prima missione che i comboniani hanno aperto nel 1981 tra i Guji, nel sud dell’Etiopia. Vi ha partecipato un buon numero di fedeli.
Abebayehu è nato 36 anni fa nella parrocchia di Haro Wato, una missione creata nel 1995 riunendo alcune cappelle che appartenevano alla missione di Qillenso, nella zona di Uraga. È il primo di nove figli. Ha frequentato per qualche tempo il seminario maggiore di Hawassa, prima di rientrare nel postulato comboniano ad Addis Abeba. Ha fatto il noviziato a Namugongo, in Uganda, e ha completato la sua formazione teologica all’Istituto Tangaza di Nairobi, in Kenya. La sua parrocchia di origine lo ha accolto per il suo servizio diaconale.
Ha detto Abebayehu: «Essere chiamati dal Signore, consacrarsi ed essere missionari comboniani significa mettersi al servizio degli altri, al servizio del Regno di Dio. Gesù stesso ha detto: “Sono venuto per servire, non per essere servito” – parole che sono un chiaro invito a imitarlo. Perciò, sono qui per questo servizio in cui Gesù mi invita a diffondere il suo Regno».
Anche Tamirat ha 36 anni ed è il primo missionario comboniano del vicariato apostolico di Soddo. È originario della parrocchia di Hembecho. Primogenito di nove fratelli, è stato insegnante di matematica e fisica per cinque anni in una scuola media, prima di entrare nel postulato comboniano ad Addis Abeba. Anche lui ha fatto il noviziato in Uganda e ha completato la formazione di base a Lima, in Perù. È stato assegnato al Perù, dove tornerà dopo l’ordinazione sacerdotale. Ora sta svolgendo il suo servizio pastorale come diacono a Qillenso. Ha detto: «Sono molto felice della mia vocazione, nonostante le difficoltà incontrate nel mio percorso vocazione. Le sfide che ho dovuto affrontare mi hanno insegnato a essere forte».
I due neo-professi sono stati ordinati diaconi la domenica 27 agosto durante una celebrazione eucaristica molto partecipata e ricca di colori, nella chiesa di San Daniele Comboni ad Adola, il centro urbano della missione di Qillenso. Cori provenienti da Adola, Qillenso e Soddu Abeba hanno animato l’Eucaristia celebrata in amarico.
Alla cerimonia hanno partecipato padre Juan Núñez, comboniano, amministratore apostolico del Vicariato di Hawassa, sacerdoti locali e comboniani, FMM, numerose religiose, sia missionarie che locali, i genitori e i parenti di Abebayehu e Tamirat. assieme ad alcuni fedeli di Qillenso, Haro Wato e Soddu Abala, le tre parrocchie cattoliche tra i Guji.
A ordinare i due diaconi è stato mons. Roberto Bergamaschi, salesiano, vicario apostolico di Gambella. Nell’omelia, rivolgendosi due ordinandi, ha detto: «Dio vi ha scelto perché vi ama. Ora dovete testimoniare l’amore di Dio alle persone che servirete… Dovrete pregare costantemente per mantenere viva la vostra fede. Se non pregate, la vostra fede morirà lentamente. Ricordatevi che la Chiesa vi chiede anche di essere santi».
Mons. Bergamaschi, che per alcuni anni è stato vicario apostolico di Hawassa, ha chiesto ai presenti di sostenere i nuovi diaconi pregando per loro.
I neo-diaconi hanno ringraziato tutti i partecipanti e tutte le persone che hanno avuto un ruolo importante nel percorso vocazionale che li ha portati al diaconato. Hanno anche chiesto a tutti di pregare per loro, soprattutto sostenendoli nei mesi che li separa dall’ordinazione sacerdotale.
Alla fine, hanno rivolto una parola speciale di ringraziamento a Dio e alle loro famiglie: «Ringraziamo il Signore per tutto ciò che ha fatto nella nostra vita. Siamo arrivati fino ad oggi soltanto grazie a lui, che ci ha guidato in ogni momento e aiutato a rimanere concentrati su quello che stavamo facendo. Oggi siamo qui, alla presenza di Dio e vostra, e questo è stato possibile non grazie alle nostre forze e ai nostri sforzi, ma solo perché egli è diventato il tutto della nostra vita. Siamo grati a lui per ciò che siamo diventati oggi, e continuiamo a pregare affinché voglia sempre camminare con noi, in ogni momento della nostra futura missione, dovunque saremo».
L’ultimo loro grazie è stato per «coloro che sono il fondamento della nostra chiamata e vocazione, cioè i nostri amati genitori: ci hanno mostrato cos’è la fede e ci hanno accompagnato a crescere in essa, diventando anche la nostra vera scuola di vita. È grazie a loro che oggi siamo quello che siamo».
Dopo l’Eucaristia, che è durata quasi tre ore, i partecipanti hanno potuto gustare un ricco pranzo a base di piatti locali, preparati dai cattolici di Adola, nella Biblioteca Pubblica San Daniele Comboni, nel cortile della chiesa.