Giovedì 30 settembre 2021
Una lunga storia di fede e di missione quella vissuta da migliaia di persone, innamorate del Vangelo e di san Daniele Comboni. È quanto raccontano i primi cento anni di presenza comboniana a Padova: prima per dieci anni in via Dante, nella chiesa di sant’Agnese. Poi, fino ad oggi, in via san Giovanni di Verdara. [Vedi allegati]
Siamo nel 1921. È da poco terminata la prima guerra mondiale. L’umanità sta uscendo dalla “Spagnola” che ha fatto milioni di vittime. Nonostante la situazione di grande fragilità, i superiori delle “Missioni africane” hanno il coraggio di rispondere sì alla chiamata del vescovo di Padova di venire in diocesi per dare un’apertura missionaria alla chiesa di Padova.
Cento anni di presenza: prima per dieci anni in via Dante, nella chiesa di sant’Agnese. Poi, fino ad oggi, in via san Giovanni di Verdara. Concedendo il permesso di costruire un seminario, il vescovo Elia Dalla Costa diceva che ‘avrebbe incrementato le Missioni Africane e attirato benedizioni dal cielo sulla diocesi di Padova’ (23 novembre 1928).
Il seminario delle Missioni africane, opera di una intelligente ingegneria, costruito dai fratelli missionari dell’Istituto sorge su un terreno paludoso in via san Giovanni di Verdara. Rende più fragile il momento della costruzione la situazione che si era creata in quel momento nel mondo: la grande crisi economica del 1929. In quello stesso anno una impressionante morsa di freddo polare aveva preso tutta l’Italia.
Il seminario è inaugurato il 10 ottobre 1931 (50° anniversario della morte di mons. Daniele Comboni). La vita nel seminario si svolge serena, nonostante la povertà che era di tutti. Ogni anno aumenta il gruppo di ragazzi candidati e sono già centinaia quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Padova e le Missioni africane vivono momenti di terrore soprattutto a causa dei violenti bombardamenti. Il seminario è sorto non lontano dalla stazione ferroviaria, obiettivo primario dei bombardamenti nemici e alleati. È così che i numerosi alunni e i missionari si rifugiano a Luvigliano, e lì continua la formazione umana, cristiana, intellettuale con risultati eccellenti. È grande il desiderio di partire come missionari in Africa.
Entusiasma i giovani seminaristi la continua testimonianza di padri e fratelli che partono gioiosi per la missione e che, rientrando, raccontano della meravigliosa avventura dell’annuncio del Vangelo e dell’incontro con popoli nuovi, diversi, unici per umanità, cultura e stile di vita.
Dal 1931 al 1945 sono stati 512 i ragazzi entrati nel seminario delle Missioni africane. Di questi, 79 saranno ordinati sacerdoti e cinque professeranno come Fratelli religiosi.
L’11 marzo 1944, durante il quarto bombardamento su Padova, la casa è colpita e la chiesa-santuario dedicata a san Giuseppe, scossa dalle bombe, resta in piedi in mezzo alle macerie del quartiere distrutto. Subito i Fratelli comboniani iniziano i lavori di restauro, scappando quando suonano le sirene che annunciano l’arrivo dei caccia bombardieri: non solo riparano la casa, ma la ampliano e la raddoppiano. È la casa che si vede oggi, senza alcuna crepa nella sua struttura. Onore ai fratelli comboniani costruttori! Negli anni del dopo guerra e in quelli del miracolo economico la vita del seminario e della presenza comboniana continua come una presenza familiare, positiva nella chiesa di Padova e in questo territorio che va oltre i confini della diocesi.
Arriva la “crisi delle vocazioni” che è legata alla crisi di fede e alla diminuzione continua delle nascite. Si riducono lentamente le presenze nel seminario e di conseguenza anche il numero dei sacerdoti missionari. Ma in quegli anni diventa sacerdote missionario comboniano padre Ezechiele Ramin, martire della carità di Cristo (come ebbe a dire san Giovanni Paolo II).
I frutti di questo seminario sono evidenti: sono entrati più di 2 500 ragazzi e di essi almeno 250 sono diventati sacerdoti comboniani. Inoltre della sola diocesi di Padova i missionari comboniani sono 146, 61 ancora viventi e 85 che hanno già raggiunto la casa del Padre. Tra loro, p. Marco Vedovato e p. Ezechiele Ramin, uccisi in Brasile. Alcuni hanno avuto ruoli importanti nella Chiesa e nell’Istituto, come vescovi e superiori maggiori. Quanti cittadini, onesti e capaci, ricordano con nostalgia e riconoscenza il loro passaggio nel seminario delle Missioni Africane!
Quante famiglie, parrocchie, gruppi e associazioni hanno conosciuto, amato e collaborato con almeno un missionario comboniano o una suora comboniana! Oltre 150 sono le suore comboniane originarie della diocesi di Padova.
Celebrare il centenario è, per i missionari comboniani, l’occasione per ringraziare il Signore e tante persone con le quali sono stati condivisi questi lunghi e intensi anni di vita missionaria.
P. Gaetano Montresor - Comboniani