Domenica 16 settembre 2018
Mercoledì 12 settembre, nell’aula capitolare dei Missionari Comboniani a Roma, è stato presentato il libro ‘Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo’. Il libro, nella versione italiana, inglese e spagnola [vedi allegati], riporta nel titolo una frase molto suggestiva di Gandhi e vuole celebrare l'XI anniversario della partecipazione della Famiglia Comboniana al Foro Sociale Mondiale (FSM) e al Foro Sociale Comboniano (FSC). Esso raccoglie diversi articoli di Comboniani e Comboniane, Laici Comboniani e amici.

Questo lavoro della Famiglia Comboniana ha l’obiettivo di valutare il nostro cammino dopo 10 anni di partecipazione al FSM e al FSC, fare il punto della situazione circa il nostro impegno sulla Giustizia e Pace e Integrità del Creato e offrire delle proposte per una proficua collaborazione della Famiglia Comboniana su temi di Giustizia e Pace.

P. Mariano Tibaldo, Sr. Ida Colombo, P. Fernando Zolli e P. Joseph Mumbere.

Hanno partecipato all’incontro e offerto il loro contributo p. Fernando Zolli, redattore del libro insieme a p. Daniele Moschetti, e sr. Ida Colombo, comboniana e consigliera generale. P. Fernando ha presentato il libro: genesi, contenuti e finalità, mentre sr. Ida ha condiviso la sua esperienza sulla collaborazione nella Famiglia Comboniana. Inoltre, hanno condiviso la loro esperienza al Foro Sociale Mondiale e al Foro Sociale Comboniano, p. Joseph Mumbere, p. Dario Bossi e p. John Converset.

La presentazione del libro è coincisa con l’Assemblea intercapitolare: la presenza dei provinciali e dei delegati delle varie circoscrizioni dell’Istituto, oltre alle comunità della Curia e dei padri/fratelli studenti, ha dato l’opportunità di scambiarci opinioni e pareri su come il Foro Sociale Mondiale e il Foro Comboniano sono stati recepiti nelle circoscrizioni dell’Istituto. Il libro stesso, infatti, è uno strumento per condividere alcuni temi di Giustizia e Pace e animare i confratelli delle Circoscrizioni perché, come scrive il comitato di redazione nelle note conclusive, “i valori di Giustizia, Pace e Integrità del Creato diventino sempre più l’asse portante, trasversale e integrato di ogni scelta, spiritualità, riflessione, governo e azione pastorale missionaria”.

Intervento di padre Fernando Zolli nella presentazione del libro
“Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”

P. Fernando Zolli, missionario comboniano.

Il titolo descrive già l’obiettivo di questo libro: è diretto ad ogni comboniana, comboniano, laico o consacrato, per assumere con umiltà e determinazione uno stile di vita che abbia i valori di Giustizia , Pace e l’integrità del Creato come anima e asse di ogni azione pastorale missionaria. Abbiamo capito sempre più che assumere GPIC non è fare delle cose particolari o straordinarie;  forse delegandole a qualche comboniana o comboniano che abbia un pallino particolare;  ma senza escluderle proponiamo che ognuno dia un senso alla  presenza missionaria nelle  attività specifiche nei vari ambiti del proprio servizio ministeriale,  perché tutti abbiano vita in abbondanza e i poveri diventano soggetti del cambiamento e della loro stessa promozione.

Il cambiamento che noi vogliamo assumere ci è stato richiesto da oltre 50 anni, soprattutto a partire dal Vaticano II, con le Costituzioni dogmatiche Lumen Gentium et soprattutto Gaudium et Spes per un approccio missionario ispirato ad un nuovo paradigma, che vedeva la Chiesa attenta a scrutare i segni dei tempi, essere attenta alle attese dei poveri, e mettersi nel mondo non per giudicarlo, ma per dialogare e far si che tutto contribuisse a realizzare il progetto di Dio, rivelato in Gesù Cristo. Il nuovo paradigma per la missione della Chiesa ha avuto una accelerazione a partire dal pontificato di papa Bergoglio attraverso la Evangelii Gaudium e la Laudato Si’.

La nostra famiglia comboniana, che ha sempre vissuto il suo impegno missionario impostato sul binomio di annuncio e promozione della dignità umana, ha colto questo invito, prima di tutto nella RdV (nn 60, 61), ma poi man mano nei vari capitoli, soprattutto a partire dal Capitolo  del 1985 e in seguito al Sinodo dei Vescovi , realizzato nel 1971, che metteva i valori di GPIC come elementi fondamentali per l’evangelizzazione nel mondo di Oggi.

Il libro è un mosaico, formato da tanti tasselli, l’insieme ci presenta un quadro interattivo: come la missione comboniana è stata concepita e vissuta in questi ultimi 30 anni. Gli approcci sono vari e questo sottolinea che il cambiamento passa necessariamente dalla valorizzazione dei ministeri, siano essi ecclesiali, laicali, sociali, culturali, politici; declinati al maschie e al femminile… Tanti hanno scritto: dai nostri generali, 23 confratelli e consorelle e laici, includendo anche i traduttori e revisori. L’occasione l’abbiamo colta nell’ultimo WSF e Forum Comboniano, dove abbiamo deciso di articolare meglio la nostra presenza missionaria e coinvolgere sempre più i nostri candidati in formazione.

Il libro è stato scritto in tre lingue, ma presto diventeranno 4, perché aggiungiamo il francese all’inglese, spagnolo e italiano.

Il libro si dirige ad ogni membro della famiglia comboniana e a quanti sta a cuore  la promozione della dignità umana e una casa comune, dove tutti possono vivere in pace e rispettandosi. Ma in modo particolare vogliamo dirigerci ai nostri giovani in formazione. Siamo disposti a collaborare con i formatori, coordinati dai Segretariati della Missione e della Formazione di base e permanente.

Il libro ha 4 capitoli e una conclusione, aperta, prima di tutto perché manca il contributo di ciascuno di voi che mi ascoltate e anche perché  abbiamo intenzione di metter insieme le esperienza che si vivono nei vari continenti, e che mettono in evidenza il novo paradigma del cambiamento , facendo emergere percorsi già  avviati, metodi, sussidi, mezzi adottati, vittorie e conquiste ma anche gli sbagli e gli insuccessi, perché si impara anche  e soprattutto da essi.

Oltre a questo libro, che sarà un sussidio di base per la nostra presenza missionaria, abbiamo proposto alle direzioni generali della Famiglia Comboniana la realizzazione di forum o laboratori a livello continentale  o anche generale, impostati sulla ministerialità da promuovere e da valorizzare, in prospettiva di un piano e obiettivi comuni.

Presentazione rapida dei 4 capitoli in breve. E le conclusioni che presentano gli aspetti acquisiti e le sfide per continuare il cammino. Mettendo in evidenza aspetti essenziali della presenza missionaria comboniana nell’impegno di GPIC:

  1. Mettersi alla scuola dei poveri.
  2. Collaborare e cooperare, condizione di efficacia nell’impegno di Gpic
  3. Scuotere l’immaginario missionario, nella linea della Ministerialità, dando attenzione alle differenze di approcci e ai carismi personali.
  4. Essere fermento di novità e presenza missionaria che aggrega e crea comunione. Il missionario è l’istanza di forza etica del progetto di Dio. Essere presenti come richiamo ai valori trascendentali ed escatologici.
  5. Essere uomini e donne di frontiera. Abitare i confini, perché sono occasione e ponti di pace che attraversano e si lasciano attraversare.
  6. Tendere alla conversione globale ed ecologica.

Intervento di suor Ida Colombo nella presentazione del libro
“Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”

La famiglia comboniana e GPIC. Che collaborazione?
Esperienze e prospettive

Suor Ida Colombo, missionaria comboniana e consigliera generale.

Premessa

Dall’inizio della mia vocazione al GIM io mi sono identificata con la famiglia comboniana: Comboniani e Comboniane ci presentavano la vocazione, la passione per la missione, per gli ultimi; l’impegno per la GPIC come promozione umana, denuncia… Mi affascinava vedere uomini e donne lavorare insieme per la missione, per la giustizia.

Quando poi sono andata in Perù, ecco che ancora mi accompagna l’esperienza di famiglia comboniana con incontri, ritiri, preparazione della festa della beatificazione di Comboni… ma anche, con alcuni, si voleva fare di più. Già si parlava di una pastorale nelle periferie assieme.

A Granada, quando abbiamo aperto come Comboniane il postulato, io ero lì come formatrice e una delle prime cose che abbiamo organizzato con il formatore dei Comboniani è stata la formazione dei postulanti/delle postulanti insieme ogni 15 giorni (incontri su Comboni, formazione biblica -non quella insegnata nelle facoltà, ma la lettura popolare della Bibbia, che partiva dalla storia, dalla realtà). Sempre a Granada ci si trovava anche (Comboniani, Comboniane e LMC) per programmare l’anno con alcune attività: la pastorale giovanile, l’animazione missionaria insieme, come famiglia dove ci si presenta come tale. Nei nostri giovani formandi e negli altri questo ha risvegliato sempre l’attenzione.

Come superiora provinciale dell’Europa, soprattutto con i superiori provinciali della Spagna e del Portogallo e i coordinatori dei LMC, e in Portogallo anche con le Secolari Comboniane, abbiamo fatto almeno un consiglio assieme ogni anno: ci si trovava per pregare, programmare e valutare. Nelle assemblee ci si invitava per far conoscere il cammino di ognuno, ma erano soprattutto l’occasione per parlare dell’importanza della famiglia comboniana, delle varie attività che si portavano avanti insieme, come la pastorale giovanile, l’animazione missionaria…

In Portogallo ci siamo anche chiesti cosa fare per gli immigrati. A Camarate, parrocchia dei Comboniani in periferia di Lisbona, ci siamo anche noi Comboniane, in una zona chiamata Fetais. È nata l’esperienza del piccolo progetto di integrazione come famiglia comboniana con i ragazzi a rischio, soprattutto immigrati. So che tutt’ora funziona, anche se a volte la barca la tira uno o l’altro istituto per il personale, ma assieme va avanti. C’è uno statuto, dagli inizi l’aspetto economico è stato suddiviso equamente. Se fossimo state sole o soli forse il progetto sarebbe già “morto” e forse non avrebbe avuto nessuna incidenza. Uno dei frutti?  Da lì è nato un gruppo giovanile missionario.

In Spagna, dopo un tempo di riflessione insieme come Consigli, è sorta l’esigenza di trovarsi come famiglia comboniana in una assemblea che potesse coinvolgere la base (Comboniani, Comboniane, Laici). L’esigenza era di avere soprattutto uno spazio per conoscerci e per riflettere su alcuni temi di collaborazione, sulla missione che potevamo svolgere assieme. Da lì ogni anno si realizza un’assemblea congiunta. Credo che questo spazio creato per conoscerci, riflettere, pregare assieme è stato molto importante, ci ha fatto sognare, rivivere il sogno di Comboni...

Perché sono partita da queste premesse?

Perché sono convinta oggi più che mai che siamo chiamate a collaborare in parole e fatti. Partiamo però assieme. Sviluppiamo assieme e condividiamo sia l’autorità che la responsabilità. Anche quando tocca il denaro. E naturalmente valutiamo assieme. Se si collabora veramente questo implica UGUAGLIANZA E INCLUSIONE. Tutto questo porterà a un reale lavoro insieme fondato sulla fiducia.

Come Consigli generali, con il coordinatore dei LMC abbiamo scritto una lettera il 10 ottobre del 2017 “Oltre la collaborazione: sotto lo sguardo di Comboni”, sottolineando l’importanza di vivere l’unità e la comunione in un mondo pieno di muri che separano ed uccidono, dove il diverso fa sempre più paura. Siamo coscienti che è un cammino già iniziato da molto tempo come famiglia comboniana, ma che è sempre necessario rinnovare ed approfondire. Un cammino fondato dallo Spirito di Gesù e lo Spirito di unità che Comboni ha desiderato fin dall’inizio per la sua famiglia, “piccolo cenacolo di apostoli.. che splendono insieme e riscaldano … rivelando la natura del Centro da cui emanano”, ossia il cuore del Buon Pastore (cfr S2648).

Abbiamo parlato, in questa lettera, del cammino positivo che si sta realizzando (ci sono tanti esempi di collaborazione come famiglia comboniana: il Dar Comboni in Egitto, il Social Ministry del Tangaza College, Solidarity…  Ma abbiamo anche parlato dei problemi che ci sono in questo camminare come famiglia, problemi che a volte possono scoraggiare: insufficiente maturità umana e affettiva, l’autoreferenzialità, il protagonismo, la condivisione dei soldi…

Forse una delle cose prioritarie che potremmo fare assieme è educarci a stare assieme.

A volte diamo per scontato che il nostro Daniele Comboni ci ha pensati assieme… ma sappiamo delle tante resistenze e pregiudizi che minacciano questo cammino di famiglia comboniana.

In quella lettera ci siamo impegnati a:

  • Conoscere di più la storia dei nostri istituti; conoscere le persone e la vita attuale dei nostri istituti attraverso i vari mezzi di comunicazione; lavorare insieme a livello di formazione nell’iniziazione dei nostri candidati/e al carisma e alla spiritualità comboniana… è importante dagli inizi formare alla famiglia comboniana: potremmo, dove ci sono case di formazione, fare qualcosa assieme?; approfondire la nostra spiritualità comboniana e favorire momenti di discernimento e preghiera (a Pesaro qualche mese fa come Consigli di famiglia comboniana abbiamo riflettuto brevemente sul carisma (non potreste proporlo anche voi come consigli in provincia, tra comunità vicine?) e poi a rispondere insieme a delle situazioni di emergenza o ad altre che implichino uno sforzo comune.
  • Un altro impegno che rilancio stasera: in quella lettera parlavamo dell’importanza di riflettere insieme sulla missione comboniana oggi nel mondo: nuovi paradigmi di missione, ministerialità (attraverso azioni pastorali specifiche) e interculturalità.

Forse questa è una delle prospettive che dovremmo prendere in considerazione: perché non trovare spazi e riflettere assieme sulla ministerialità comboniana? C’è la proposta di un forum sulla ministerialità sociale che viene da quest’ultimo forum del Brasile. Continentale, globale... perché non riflettere con i segretariati, commissioni, con voi e noi, la sua viabilità, le modalità?

Personalmente sogno una ministerialità comboniana vissuta nella complementarietà, tra il componente maschile e quello femminile, che dovrebbe caratterizzare il nostro modo di evangelizzare incidendo nella realtà ecclesiale e sociale dove operiamo. Noi come famiglia comboniana non ci giochiamo tanto nelle riflessioni, che sono importanti, ma sul campo della missione. Credo che la missione, se è portata avanti da donne e uomini, dia più frutti, perché arriva a tutte e tutti. Comboni ci ha voluto e ci vuole compagne e compagni nel portare avanti insieme il suo sogno... “che tutti e tutte abbiano vita in abbondanza”.

Un altro spazio importante che bisogna curare di più come famiglia è la piattaforma dei Forum sociali: personalmente sono entrata quest’anno, è uno spazio importante, ma forse si potrebbe fare di più. Come coinvolgere tutti quelli che non vanno?  Questa è una delle domande sorte nella commissione… dopo 10 anni di Forum cosa è cambiato?  Ecco qualcosa di concreto, il libro “Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo. La famiglia comboniana e Giustizia, Pace e Integrità del Creato”. Questo è uno strumento di formazione e “provocazione” che arriverà a tutti.

Nei nostri incontri di Consiglio di famiglia comboniana sentivamo anche che dovremmo rafforzare di più il lavoro come famiglia comboniana in Vivat. C’è P. Daniele, Sr. Olga, P. Gian Paolo. Ma ognuno va per conto suo e poi riceviamo un sacco di notizie uguali. Fare un bollettino su GPIC unico come famiglia? In AEFJN partecipiamo come segretariati assieme nel direttivo, ma non si potrebbe fare di più? Come coinvolgiamo tutti?

Inoltre, si diceva nell’ultimo incontro di quest’anno a Pesaro dei Consigli generali come famiglia comboniana, dell’importanza di avere dei criteri oggettivi per tutte le circoscrizioni da inserire nei direttori riguardo alla collaborazione. La collaborazione non deve dipendere dai provinciali o altri che si trovano in sintonia. Anche nei nostri impegni ministeriali, fare degli accordi scritti, chiari, codificare gli impegni e valutarli perché è importante dare continuità.

Per finire, riprendo uno degli aspetti fondamentali da recuperare: adesso è quello di educarci a vivere assieme, uomo e donna, comboniano e comboniana, laici in mezzo a un mondo pieno di muri, violenza, femminicidi, paura del diverso... nazionalismi… Come? Ogni provincia dovrebbe vedere, pensare a momenti di riflessione/studio, ma anche più spontanei, dove forse, conoscendoci, cadono tante barriere... L’essere famiglia è la testimonianza più grande di evangelizzazione che possiamo dare, ma dobbiamo educarci, forse anche chiederci perdono… ma continuare il cammino.

Sr. Ida Colombo
Suora missionaria comboniana