Martedì 27 marzo 2018
“Ho cominciato la Quaresima – scrive padre Christian Carlassare, comboniano italiano – celebrando le ceneri con le famiglie di una piccola comunità cristiana appena formata nella zona di Jondoro, nella periferia di Juba, capitale del Sud Sudan. La situazione nel paese non è delle più facili. I salari non rispecchiano più il costo della vita che è salito molto a causa della grande svalutazione della moneta locale. A rendere la situazione ancora più difficile il fatto che i dipendenti pubblici non ricevono il salario da mesi. In questo contesto trovo che il loro desiderio di radunarsi per pregare sia di grande speranza. E penso che queste famiglie saranno il principio di cambiamento che il Signore vuole portare in situazioni come questa. La vita non è fatta di cenere ma di spirito”.
Trasfigurare il mondo
(Mc 9,2-10)
Ho cominciato la Quaresima celebrando le ceneri con le famiglie di una piccola comunità cristiana appena formata nella zona di Jondoro, nella periferia di Juba, capitale del Sud Sudan. La situazione nel paese non è delle più facili. I salari non rispecchiano più il costo della vita che è salito molto a causa della grande svalutazione della moneta locale. A rendere la situazione ancora più difficile il fatto che i dipendenti pubblici non ricevono il salario da mesi. In questo contesto trovo che il loro desiderio di radunarsi per pregare sia di grande speranza. E penso che queste famiglie saranno il principio di cambiamento che il Signore vuole portare in situazioni come questa. La vita non è fatta di cenere ma di spirito.
Durante le settimane successive ho potuto seguire la riapertura del nuovo anno accademico nella piccola scuola di Moroyok. È una iniziativa di alcuni giovani della zona che vogliono offrire ai bambini del posto l’opportunità di frequentare le prime classi ed è anche un modo per loro di lavorare e guadagnarsi qualcosa. La scuola si chiama Exodus (Esodo) forse proprio per ricordarci della terra promessa. L’educazione è molto importante per i ragazzi/e per mantenere vivi i loro sogni, proteggere il senso della loro dignità e spronarli a camminare sempre, passo dopo passo, senza lasciarsi andare alla stanchezza o alla disperazione. Abbiamo sostenuto questa scuola con materiale scolastico, le divise per ogni studente e garantendo la quota di iscrizione a una quindicina di bambini le cui famiglie non potevano permettersi di registrarli. Oltre a questo stiamo anche accompagnando il percorso scolastico di altri 20 studenti in altre scuole della città per quanto riguarda le classi più alte. Abbiamo potuto vedere quanto le famiglie facciano fatica a sostenere i propri figli sia per la situazione economica ma anche per tante difficoltà concrete e povertà della famiglia stessa.
Nell’ultimo periodo ho avuto anche l’opportunità di visitare la nostra missione di Nyal in occasione dei voti solenni di un nostro giovane missionario, Pellegrino Mario Vincenzo, che, alla fine del suo percorso formativo, si prepara per essere ordinato prima diacono e poi prete. Il Vangelo di quella domenica era quello della trasfigurazione di Gesù mentre era sul monte Tabor in compagnia di Pietro, Giovanni e Giacomo. È stato bellissimo testimoniare la partecipazione della comunità cristiana che si è raccolta intorno a Mario mentre lui era prostrato su una stuoia di papiro e cantavamo le litanie. E sono rimasto impressionato quando imposte le mani per la benedizione, tutti i cristiani – bambini compresi – hanno alzato le loro mani pregando per il loro missionario. Davvero mi è parso di celebrare la trasfigurazione di Mario e della comunità cristiana riunita intorno a Gesù.
Ho potuto quindi notare quanto ci sia un collegamento tra il fare i voti di povertà, castità e obbedienza e il dire sì alla trasfigurazione di Gesù nella propria vita. Rappresentano entrambi uno sguardo di fede, uno sguardo “altro” sulla realtà dell’umano, del mondo e della storia.
Entrambi sono l’esperienza evangelica in cui l’umano – persino quando è colto dentro i suoi limiti e le sue debolezze – diventa consapevole e capace delle sue migliori e più belle possibilità. E in questa prospettiva, i voti religiosi per la missione e la trasfigurazione consistono nell’attitudine a umanizzare il più possibile l’umano e tutto ciò che esiste secondo la misura, la statura e la figura di Gesù crocifisso e risorto. In questo giorno Mario ha infatti professato che “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. E questa vita io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). La gioia della festa sembrava però destinata ad essere marcata anche dalla sofferenza.
Una bambina di nome Sara – che da mesi Mario seguiva visitandola quotidianamente nella clinica – è stata trasportata a Juba dalla Croce Rossa Internazionale per fare degli ulteriori accertamenti. La bambina infatti aveva perso la vista, l’uso della parola e degli arti e presentava uno strano ingrossamento del cranio. Nella clinica da mesi la curavano per tubercolosi. Ma gli accertamenti hanno rivelato che invece ha un tumore al cervello per cui non ci sono possibilità di intervento. La mamma Elizabeth se ne sta prendendo cura amorevolmente pur nello strazio del momento. Ed è per lei che chiedo le vostre preghiere e per tutti coloro che soffrono nel corpo attendendo con speranza quella trasfigurazione che riveli la bellezza della vita e la dignità di ogni persona.
Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo ma trasfigurarlo attingendo la forza da Gesù Cristo. Buona Pasqua di Risurrezione/Trasfigurazione.
Padre Christian Carlassare
Moroyok – Sud Sudan