Sabato 26 marzo 2016
P. Arnaldo Baritussio [nella foto], postulatore generale dei Comboniani, è da qualche settimane in Brasile per portare avanti la causa di beatificazione o meglio la causa “sul martirio” del comboniano P. Ezechiele Ramin, assassinato nel 1985 a Cacoal per il suo impegno a favore della lotta dei piccoli agricoltori contro i latifondisti. “Vi scrivo – dice P. Arnaldo – nella mattinata di questo Venerdì Santo, nel caldo umido dell’Amazzonia, aspettando la Risurrezione e convinto di assaporare già ogni giorno la forza vincente della Pasqua. A tutti voi che mi avete accompagnato e sorretto il mio ricordo, la mia preghiera e i migliori auguri di Pasqua”.
P. Ezechiele Ramin, assassinato nel 1985
a Cacoal, nell’Amazzonia brasiliana,
per il suo impegno a favore
della lotta dei piccoli agricoltori
contro i latifondisti.
Carissimi: vi scrivo sul filo di lana perché non vorrei proprio dare l’impressione che Luigi Lilio si trovi dall’altra parte del mondo. Le cose qui vanno per le lunghe per cui non posso ancora prevedere il mio rientro in Italia e con questo anche la celebrazione assieme a Piergiorgio e a voi del 50° di sacerdozio e, per me, anche dei 65 anni di vita tra i comboniani, da quando ho lasciato il paese natale nell’ormai lontano 1951.
Devo dire che per un missionario la parola pensione non esiste proprio e me ne accorgo anche adesso che con 75 anni vado su è giù per il Brasile. Tre anni fa mi avventuravo nei viaggi in corriera, in onibus come dicono qui, ma ora le forze sono diminuite, ed anche i viaggi in aereo stancano per i molti scali, il cambio di fusi orari e anche le variazioni delle stagioni: dal freddo o almeno temperato San Paolo al caldo permanente della Rondônia. Mettere assieme testimoni, cercare esperti in storia e teologia, contattare vescovi, insediare tribunali ecclesiastici non è agevole quando di mezzo ci stanno migliaia di chilometri. Chi non è stato in Brasile non può immaginare le distanze, perché più che una nazione questo è un continente con una varietà straordinaria di razze e di culture e quindi anche di problematiche.
Sono sempre più stupito della calma e della gentilezza delle persone. Abbiamo veramente da imparare. E non è che la situazione socio politica sia calma, tutt’altro, con scandali, ingiustizie, proteste, e perfino adesso le delazioni anche tra gli stessi membri del partito dei lavoratori (PT). Non si sa quanto c’è di verità o quanto inventato per distruggere l’avversario di turno: ora in particolare l’impeachment per la Presidentessa Dilma Rousseff e la galera per l’ex Presidente Lula, che non hanno certamente fatto bella figura: una nel chiamare a far parte del Governo un indagato e l’altro nell’accettare per avvalersi dell’immunità!!! Certo che i favori elettorali si pagano cari e nulla è gratis. Eppure vedo le persone non tanto in braccio al fatalismo, ma a quella saggezza che sa aspettare, adattarsi a quel minimo vitale che è loro consentito e quell’andare avanti nonostante tutto. Non vi parlo poi del rispetto nei mezzi pubblici. Entra un anziano, come il sottoscritto, e vedo dei giovani che subito si alzano per offrire il posto. Anche nel fornire indicazioni sono molto gentili e pazienti e cercano in tutti i modi di agevolarti. Mi ha impressionato non poco l’organizzazione della modernissima metropolitana di San Paolo. Una fiumana di gente a tutte le ore che tuttavia seguono scrupolosamente le indicazioni e neppure si sognano di sporcare o di buttare carte per terra. Una pulizia che mi va vergognare se penso alle nostre metropolitane e ai nostri muri imbrattati di Roma. Forse sarà anche perché c’è parecchia polizia in giro e nessuno si sogna di schiamazzare, di spingere o di mancare di rispetto. Accanto a questo comportamento molto contenuto vedo una sorprendente libertà di espressione dei molti poveri che hanno trovato attorno alla cattedrale di San Paolo il luogo del loro ritrovo: una moltitudine che dorme nei giardini vicino alla cattedrale, negli androni dei palazzi, ai piedi della statua di Anchieta, il fondatore di San Paolo. Il Sabato pomeriggio è un’invasione di predicatori improvvisati che con la massima naturalezza spiegano la Bibbia, si esaltano anche se hanno un solo spettatore. Eppure nessuno si sogna di deridere o di farli sgomberare: ciascuno prende quello che può prendere, ascolta, se ne va, ritorna, magari anche lui con una Bibbia in mano… Qualcun altro più in là saltella gridando, interrogando gli ascoltatori e dando una sonora manata sulla copertina della Bibbia. C‘è veramente posto per tutti e mi sorprende.
Questi ultimi giorni, che ho dovuto trascorrere a San Paolo alla ricerca di Teologi e Storici, devo dire sono stati molto fruttuosi. Ho trovato fior di personalità che si sono messe a disposizione di questa Causa di P. Ezechiele Ramin e alcuni di loro con una conoscenza straordinaria della situazione pregressa in Amazzonia. Mi hanno fatto sgambettare parecchio per Archivi e devo dire che dalle ricerche risulta che negli anni, dal ’70 al ’90, la Chiesa del Brasile ha avuto dei vescovi e un laicato eccezionale per contatto con la durissima realtà dell’Amazzonia e per il coraggio e la lucidità della denuncia, in particolare con il movimento dei contadini senza terra (i “sem terra” come dicono qui) e degli indigeni («i destinati a sparire» secondo la vulgata ufficiale perché di intralcio al cosiddetto sviluppo). In tale contesto P. Ezechiele risulta tutt’altro che una testa calda. C’erano dietro opzioni di una Chiesa che non aveva paura di guardare in faccia la realtà e non esitava a portare le sue inchieste davanti alla Commissione Parlamentare. Ora tutto il materiale raccolto aiuterà a contestualizzare quel terreno in cui è sbocciato anche il gesto di un missionario che, assieme a molti altri, ha lasciato sul terreno la sua giovane vita.
Ora sono di nuovo ritornato su in Rondônia, o nell’Amazzonia legale come la designano i documenti, per aiutare il vescovo di Ji-Paranà, diocesi dove P. Ezechiele è stato ucciso, a impostare gli interrogatori dei testimoni. Più di una sessantina, che andranno a rimpolpare la trentina che saranno ascoltati nella Rogatoria che dopo Pasqua inizierà anche a Padova. Chiameremo questa Causa: il riscatto della memoria «Resgatar a memória» come efficacemente dicono qui. C’è sempre il pericolo che le memorie pericolose, che obbligano a pensare e a rivedere i propri comportamenti, siano addolcite fino a renderle innocue relegandole nel dimenticatoio. Anche la memoria di Gesù è una memoria pericolosa per il tasso di Risurrezione che si porta dentro e ci impedisce di vivere una vita cristiana soporifera e accomodante. Qui le autogiustificazioni e le autodifese finiscono perché il martire numero uno, e con lui tutti i martiri della storia, ci pongono una sola domanda: o ci mettiamo la vita o rimaniamo nelle parole. Sarà proprio per questo che la gente di qui è così favorevole e disponibile all’apertura di questa Causa.
Vi scrivo nella mattinata di questo Venerdì Santo, nel caldo umido dell’Amazzonia, aspettando la Risurrezione e convinto di assaporare già ogni giorno la forza vincente della Pasqua. A tutti voi che mi avete accompagnato e sorretto il mio ricordo, la mia preghiera e i migliori auguri di Pasqua.
P. Arnaldo Baritussio, mccj
Porto Velho-Rondônia, 25 marzo 2016