Domenica 11 ottobre 2015
P. Tesfaye Tadesse, nuovo superiore generale dal 30 settembre scorso, ha presieduto ieri sera l’Eucaristia della festa di san Daniele Comboni presso la Casa Generalizia dei Missionari Comboniani a Roma. Ha iniziato la sua omelia con questa citazione biblica: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati…”. Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da P. Tesfaye.


P. Tesfaye Tadesse,
nuovo superiore generale
dal 30 settembre 2015.

Oggi, nel giorno in cui celebriamo San Daniele Comboni, durante questo momento di ringraziamento al Signore con la preghiera eucaristica ecco vorrei che esprimiamo la nostra gratitudine per Comboni, che è un dono per noi perché nostro padre e fondatore: è un dono per la chiesa in Africa e per il popolo di Dio in Africa. Tutto questo grazie allo Spirito di Dio che ha fatto di Comboni un discepolo e apostolo del Signore tra gli africani in un contesto di difficoltà e in un momento di sofferenza.

La mia condivisione sulla parola di Dio è basata su quello che abbiamo ascoltato nella prima lettura e mi fermo sulla frase con cui inizia la lettura. “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati…”.

Quando Gesù ha letto queste parole dal libro del profeta Isaia, veniva dalla sua esperienza di deserto: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto”. Ritorna in Galilea e dice queste parole al popolo nella sinagoga (Lc 4,1-13).

Durante il suo battesimo “Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: ‘Questi è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento’” (Mt 3,16-17).

Grazie allo Spirito di Dio, Gesù, consapevole della sua missione di servire l’umanità e di salvarla, si dona totalmente nel suo ministero pubblico e afferma “Io sono il Buon pastore”, come abbiamo sentito nel Vangelo. Sì, Gesù è consapevole della sua consacrazione per il popolo di Dio e del suo essere mandato all’umanità che soffre. Sì, è lo Spirito di Dio che consacra, che manda, che fa di noi dei servi di Dio e del suo popolo. Sì, la vita, la persona, la vocazione e la testimonianza del nostro amato fondatore sono diventate un dono per gli africani, grazie al lavoro dello Spirito di Dio nella sua vita interiore che gli ha dato tutto lo zelo e la grazia per una missione di vita apostolica e pastorale. Noi siamo qui a dire al Signore: grazie Spirito di Dio, che sei rimasto su San Daniele Comboni e l’hai fatto generoso, coraggioso e discepolo purificato di Cristo; egli si è fatto dono ai suoi fratelli e alle sue sorelle del continente africano.

Lo Spirito di Dio, pensando a molti popoli dell’Africa, ha fatto di San Daniele Comboni un grande apostolo di questo continente. È Dio che dà missionari discepoli, è Lui che dà loro forza, è Lui che li perdona e li purifica ed è Lui che li rende dono ai loro fratelli e alle loro sorelle. A Lui appartiene la missione, a Lui appartiene il missionario. Grazie allo Spirito di Dio che era su di lui, in un momento deciso dice: Reverendo mio Don Pietro! Ho finito finalmente i santi esercizi; e dopo essermi consigliato e con Dio, e cogli uomini, n’ebbi che l’idea delle Missioni è la mia vera vocazione: anzi il successore del gran Servo di Dio Don Bertoni, il Padre Marani, mi rispose, che fattosi egli un quadro della mia vita, e delle circostanze passate, e presenti, m’assicura che la mia vocazione alle Missioni dell’Africa è delle più chiare, e patenti; e quindi, ad onta delle circostanze de’ miei genitori che in questa occasione candidamente le ho presentate, mi disse: ‘vada, ch’io gli do la mia benedizione, e confidi nella Provvidenza, che il Signore, che gli inspirò il magnanimo disegno, saprà consolare e custodire i suoi genitori’. Per la qual cosa ho deciso assolutamente di partire nel prossimo Settembre” (Scritti 13).

 

Sc. Justin Ndhlovu,
comboniano.

 

Ecco, oggi celebriamo il sì di Comboni alla missione e i bei risultati di questa decisione è il suo sì che lo ha portato a una vita di santità e capacità per la missione.

Lo Spirito del Signore, il quale ha fatto di Comboni un discepolo e apostolo che condivide e partecipa alla missione del dono di sé e della salvezza di Gesù, ha continuato a chiamare moltissimi comboniani che hanno seguito Gesù e servito i loro fratelli e le loro sorelle sulle orme di San Daniele Comboni. Siamo chiamati a ringraziare il Signore per la vocazione del mio fratello e della mia sorella, perché è lo Spirito di Dio che su di loro, che ha reso attraente Comboni. Quando lo Spirito di Dio rimane su di noi seguiamo Cristo, sulle orme di Paolo che diceva nella seconda lettura:“ quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6.14-15). Quando seguiamo Cristo sulle orme di San Paolo, di San Daniele Comboni, allora anche la gente attorno vede che siamo donati alla missione e al popolo. Parlando del nostro confratello, P. Giuseppe Ambrosoli, Suor Caterina Marchetti in Uganda diceva «ciò che mi ha colpito di P. Giuseppe è stato il vedere la stessa persona all’altare durante la Santa Messa con l’ostia tra le mani e poi in ospedale con il paziente tra le stesse mani, con la stessa attenzione e gentilezza”.

Durante il Capitolo Generale, abbiamo detto che dobbiamo prendere sul serio la vita spirituale, il nostro momento di preghiera, per far scendere su di noi lo Spirito del Signore, mettendo Gesù al centro, individualmente e come comunità, affinché con gioia possiamo testimoniare e annunciare Gesù il Buon Pastore. Il signore ci ha fatto capaci di rispondere quotidianamente alla sua chiamata, proprio perché il suo Spirito è su di noi per quanto ci concediamo di essere amati, rafforzati, guidati, perdonati e purificati dal Signore. Lo Spirito di Dio ci fa capaci di vivere il vangelo nel servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Quando lo Spirito del Signore non è su di noi, possiamo combinare pasticci e ostacolare così la forza dello Spirito.

Ci ricordava Papa Francesco, durante l’udienza, che nel nome del nostro Istituto c’è la nostra chiamata che lo Spirito di Dio vuole donarci come esperienza di vita. “Voi vi chiamate – e siete! – Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Queste parole sono il vostro nome e la vostra identità. Come missionari, siete servitori e messaggeri del Vangelo, specialmente per coloro che non lo conoscono o lo hanno dimenticato. Come Comboniani del Cuore di Gesù, contribuite con gioia alla missione della Chiesa, testimoniando il carisma di san Daniele Comboni, che trova un punto qualificante nell’amore misericordioso del Cuore di Cristo per gli uomini indifesi... Quel Cuore che ha tanto amato gli uomini vi spinge alle periferie della società per testimoniare la perseveranza dell’amore paziente e fedele. Dalla contemplazione del Cuore ferito di Gesù si possa sempre rinnovare in voi la passione per gli uomini del nostro tempo, che si esprime con amore gratuito nell’impegno di solidarietà, specialmente verso i più deboli e disagiati. Così potrete continuare a promuovere la giustizia e la pace, il rispetto e la dignità di ogni persona”.

Il Signore ci ha fatto discepoli e discepole che camminano con il suo popolo e si donano ai propri fratelli e le proprie sorelle; ma anche, noi abbiamo ricevuto il vangelo, la testimonianza e l’amore dei nostri fratelli e le nostre sorelle in comunità, dei nostri amici e benefattori laici, del popolo di Dio nella missione. Nella missione, il popolo spesso celebra la presenza di noi comboniani e delle comboniane, come una benedizione e come un’estensione della presenza di San Daniele Comboni, perché crede che Lo Spirito del Signore è su di noi. Noi celebriamo la presenza, l’accoglienza, l’amore e la protezione del popolo di Dio, come la benedizione che ci rende e conferma, missionari del vangelo di Gesù; così, nel nostro piccolo, possiamo cantare con Comboni, usando le parole di Gesù: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati…”.


La celebrazione nella Cappella principale è poi proseguita con una cena fraterna e un momento conviviale.