Roma, giovedì 16 maggio 2013
Nella giornata del 13 maggio scorso la comunità della Curia ha organizzato una gita a Civita di Bagnoregio, nel Lazio, conosciuta come “la città che muore”. Nel pomeriggio i missionari hanno fatto anche una rapida visita alla cittadina di Orvieto, famosa per il bel duomo. Le due località, belle testimonianze della civiltà medievale, si trovano a circa 150 chilometri da Roma.
La cittadella di Civita di Bagnoregio è situata sulla vetta di un alto colle e offre uno spettacolo incomparabile a chi la osserva dai punti panoramici di Bagnoregio. È un piccolissimo centro dove il tempo sembra essersi fermato. Si può raggiungere soltanto a piedi, percorrendo un ponte in cemento armato lungo circa 300 metri, in salita, realizzato a vantaggio dei pochi cittadini rimasti e dei visitatori che arrivano da tutto il mondo. Dal 1854 a oggi, infatti, il punto in cui passa la strada si è progressivamente abbassato di circa 25 metri. Uno studio condotto sulla velocità di arretramento dei bordi dei calanchi ha rilevato un’erosione media di circa 7 centimetri l’anno.
Lo scrittore Bonaventura Tecchi, nato a Bagnoregio, l’aveva denominata “la città che muore” e questo è in parte vero. Civita di Bagnoregio, infatti, sorge su un terreno molto precario – una platea tufacea – e rischia di crollare perché i vasti banchi d’argilla che la sorreggono sono soggetti a continua erosione. Ne sono testimonianza i maestosi calanchi, ricoperti in parte da una povera vegetazione, che si estendono per chilometri.
Bagnoregio – letteralmente “bagno del re” – è un toponimo di origine goto-longobarda che definisce una proprietà regia e compare per la prima volta nel 599 in una lettera di Papa Gregorio Magno indirizzata al Vescovo di Chiusi, Ecclesio. Non è improbabile una connessione con un complesso termale di cui esistono rare testimonianze, le cui acque salubri – secondo la leggenda – avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.
Subito dopo il pranzo, i missionari si sono spostati ad Orvieto, per ammirare la meravigliosa facciata del Duomo, finemente scolpita come una miniatura e risplendente di marmi policromi e mosaici, particolarmente suggestiva quando è illuminata dal sole del primo pomeriggio. All’interno del Duomo si possono ammirare i capolavori di Luca Signorelli, che ha dipinto Le Storie dell’Anticristo, Il Finimondo, La Resurrezione della Carne, Gli Eletti e I Reprobi, e uno spettacolare Giudizio Universale nella Cappella di San Brizio, mentre il Beato Angelico ha decorato con angeli le vele del soffitto.
La bellezza della città di Orvieto è arricchita anche da importanti testimonianze etrusche quali le due Necropoli e la parte sotterranea della città, che sono visitabili come pure il famoso “Pozzo di San Patrizio”, costruito nel Cinquecento da Antonio da Sangallo per il Papa Clemente VII.