Lunedì 14 ottobre 2024
L’animazione missionaria (AM) in Europa è in crisi. Tuttavia, molti stanno cercando di fare qualcosa. Questa sfida è presente in tutte le diocesi, anche in Africa. Ciò che è stato avviato nella diocesi di Butembo-Beni (Repubblica Democratica del Congo) può essere fonte di ispirazione. [Nella foto, P. Marcelo Fonseca Oliveira, missionario comboniano portoghese, nella Repubblica Democratica del Congo]
Sikuli Melquisedec, vescovo della diocesi di Butembo-Beni, circa vent’anni fa’ chiese ai Missionari Comboniani di occuparsi dell’Animazione Missionaria (AM) nella sua diocesi. L'idea gli è venuta da “Afriquespoir - Speranza in Africa”, la rivista pubblicata dai Missionari Comboniani in Congo e destinata ai lettori francofoni del continente (Repubblica Centrafricana, Togo, Benin e Ciad).
È stato il missionario comboniano padre Gaspar (p. Di Vincenzo Trasparano) ad avviare questo servizio con una novità: non ha creato Gruppi Missionari, ma Gruppi di Animazione Missionaria (GAM). Ispirandosi alla lettera enciclica Redemptoris Missio del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II sulla validità permanente del mandato missionario, i GAM sono stati poi organizzati in sottogruppi per raggiungere le varie realtà della Chiesa, soprattutto giovani, famiglie e consacrati.
Tre anni fa, questo servizio è stato affidato a un altro missionario comboniano, p. Gian Paolo Pezzi, della diocesi di Brescia, che, a 82 anni e ancora pieno di vigore, rientrava in Congo. Nella sua vita missionaria ha operato in Burundi, Ecuador, Colombia, in Congo per una prima volta, poi a Roma e negli Stati Uniti. È stato un evangelizzatore missionario nelle sue attività pastorali e un comunicatore missionario attraverso la pubblicazione di riviste e alla radio. Non gli mancava l'esperienza, ma per lui avviare un'iniziativa di animazione missionaria a livello diocesano e parrocchiale era una novità.
Sapeva che ogni Chiesa locale deve essere missionaria, ma come esserlo è un'altra questione. Organizzare l'AM in Africa è una sfida impegnativa, tanto più in un'area molto cattolica, con parrocchie ben strutturate, gente di cultura forte e quindi anche piuttosto chiusa, e in una regione come il Nord Kivu, attanagliata da conflitti alimentati dagli interessi stranieri che traggono profitto dall'estrazione a basso costo di minerali strategici, oro e diamanti.
Seguendo le orme del suo predecessore e facendo tesoro del lavoro già svolto, è giunto presto a una conclusione: se la Chiesa è di natura missionaria, la Chiesa stessa – diocesi e parrocchie – è il soggetto dell’AM. Un servizio che non può quindi essere affidato ad un gruppo che lo farebbe interesse suo come fa’ un qualsiasi altro gruppo devozionale (adorazione del Santissimo Sacramento, Legio Mariae, devozione ai santi, ecc.), pastorale (giovanile, vocazionale, sanitaria, familiare) o di preghiera (rosario, divina misericordia, ecc.).
Affinché il soffio evangelizzatore dello Spirito di Dio pervada la comunità parrocchiale e diocesana e possa dire come san Paolo “guai a me se non evangelizzo”, occorre qualcosa di diverso, di innovativo, affinché tutta la diocesi e ogni parrocchia siano percepite come missionarie.
Per evitare ogni protagonismo, pensò a una commissione, un'idea che, insieme a una suora comboniana e al direttore del OPM, presentò al vescovo. Era come se il vescovo non aspettasse altro. Appoggiò subito l'idea e chiese che questa commissione AM fosse composta da tutte le forze vive della diocesi. Da lì all'idea di avere anche delle “commissioni d’AM parrocchiali” il passo fu breve.
L'idea sembrava originale e quindi un po' difficile da cogliere all'inizio, ma allo stesso tempo trasmetteva dinamismo, perché una commissione è “un'organizzazione con capacità d’azione” che può quindi influenzare un'intera diocesi e ogni parrocchia.
Chi sono i membri di queste commissioni di animazione missionaria?
La Commissione diocesana di AM è composta da rappresentanti dei gruppi di preghiera, pastorali e devozionali cattolici. Queste persone partecipano alle riflessioni e ricevono informazioni che poi trasmettono ai loro gruppi. In questo modo, ogni gruppo si immerge, dal proprio punto di vista, nei temi trattati, nelle date missionarie da celebrare e nelle iniziative proposte dalla commissione. I gruppi non perdono la loro originalità, ma si imbevono di spirito missionario. Lo stesso vale per la Commissione parrocchiale dell'animazione missionaria.
Quali sono i contributi di questa Commissione di promozione missionaria?
L'evangelizzazione è compito della Chiesa locale, che la realizza attraverso la liturgia, la catechesi, le commissioni pastorali e la formazione dei gruppi. Tuttavia, essendo la Chiesa missionaria per natura, l'adempimento del mandato missionario affidato dal Signore nella sua Ascensione deve essere al cuore di questo lavoro, con particolare attenzione a coloro che non conoscono Gesù o non sono pienamente e consapevolmente partecipi della sua salvezza.
Questo è il compito delle commissioni AM: informare e condividere ciò che accade alle perifeire dove il Vangelo si sta diffondendo, richiamare l'attenzione sulla dimensione cattolica e universale del Vangelo e rsvegliare lo spirito missionario là dove passa in secondo piano nel lavoro di evangelizzazione della diocesi e della parrocchia. Le periferie dell'evangelizzazione non sono solo geografiche o etnografiche, né solo culturali: il nostro mondo è sempre più globalizzato e interconnesso, ma ciò non significa che sarà più evangelizzato. Queste frontiere possono essere vicine, nei quartieri della propria parrocchia o in quelli della parrocchia vicina, così come lontane e conosciute tramite televisione o internet. Sono le frontiere di un'umanità che non conosce Gesù e dove la Chiesa è chiamata a farlo conoscere: lì le parrocchie e le diocesi diventano “missione”.
Cosa sono queste commissioni d’AM?
Sono “finestre” per guardare alle frontiere dell'evangelizzazione e all'interno del lavoro ecclesiale; sono “porte” per accogliere chi, condividendo la propria fede in Gesù Cristo, vuole alimentare con lo spirito missionario il contesto socio-culturale in cui vive; sono “sale” dove persone di buona volontà, vicine o lontane per origine, cultura o sistema di credenze, si riuniscono nella sfida di costruire la comunità parrocchiale e la comunità umana.
Sono finestre. Nelle commissioni si condividono informazioni sulle situazioni socio-politiche e religiose di comunità parrocchiali vicine e lontane, di altre diocesi e persino di altri Paesi, anche su situazioni che fanno notizia nel mondo globalizzato. Queste informazioni, trasmesse da organismi ufficiali o in gruppi virtuali, sono spesso parziali secondo la mentalità o gli interessi di parte, oppure obsolete; pertanto, spesso non ci permettono di conoscere la verità.
Nelle commissioni si cercano informazioni nelle pubblicazioni missionarie, in siti web, video, e podcast selezionati ed affidabili. I membri della commissione le trasmettono poi ai loro gruppi di appartenenza ed alla parrocchia nel suo insieme, in modo che ogni cristiano possa incorporarle secondo lo spirito del proprio gruppo nella propria vita cristiana. Questo può essere fatto attraverso dialoghi, messaggi, poster, video, ecc., sempre con creatività e senza essere pesanti o insistenti. L'obiettivo della commissione è mostrare verità sconosciute, anche quando queste verità sono inquietanti: la verità ci rende liberi. Distogliere lo sguardo dalla realtà del mondo ci mantiene nell'ignoranza e schiavi della menzogna, da qualunque parte essa provenga. Ecco perché questo sguardo va anche alla realtà parrocchiale, e la commissione diventa l'occhio attento del parroco affinché ogni attività della comunità sia evangelica e piena di spirito missionario.
Sono porte. La commissione accoglie coloro che entrano a far parte della comunità parrocchiale, con particolare attenzione a coloro che non sono nati nel suo contesto geografico o culturale e che hanno un'esperienza di fede cristiana che può differire nella sua spiritualità e nelle sue manifestazioni esteriori dall'esperienza cristiana della parrocchia. Con queste persone si condividono esperienze di vita che arricchiscono la fede cristiana della parrocchia e portano una ventata di novità. Possono essere nuovi arrivati da altre diocesi o addirittura da altre chiese. In questo modo, la commissione d’AM mette la parrocchia in cammino sinodale, con coloro che incontra sul ciglio della strada, invitandoli ad alzarsi e a camminare insieme. Tutto questo avviene, ovviamente, più facilmente nelle grandi città dove sono in atto grandi migrazioni; nelle metropoli risultano perfino accattivanti. La comunità parrocchiale, accogliendo esperienze di fede provenienti da altrove, arricchisce la propria fede. E quando lo straniero viene ascoltato e valorizzato, si sente accolto e amato.
Sono sale d’incontro. La commissione d’AM si preoccupa dell'accoglienza dei migranti e si interessa della loro integrazione nella comunità civile ed ecclesiale locale. Possono essere di qualsiasi credo, perché siamo tutti creature di Dio, beneficiari della stessa terra e della benedizione di pace che gli angeli hanno proclamato. La commissione d’AM non sostituisce la Caritas parrocchiale, ma si preoccupa che i beneficiari dell'assistenza siano integrati con rispetto nella comunità umana e cristiana in cui sono stati accolti, affinché non sorgano ghetti e non sorgano atteggiamenti e pratiche xenofobe. L'integrazione di persone di culture diverse elimina il razzismo, il tribalismo, il fanatismo e l'orgoglio di supremazia. Il cristianesimo si oppone a questi atteggiamenti, perché siamo tutti uguali davanti a Dio e nella comunità umana. Queste situazioni non sono ancora numerosi nella diocesi di Butembo-Beni, dove gli “stranieri” sono quasi inesistenti.
Padre Pezzi è infatti l'unico europeo rimasto; anche i commercianti non-BaNande si contano sulle dita di una mano, e i congolesi provenienti da altre zone sono pochissimi, spaventati dalla lingua Kinande. Tuttavia, il mondo è in movimento, e prima o poi la Chiesa di Butembo-Beni dovrà affrontare questo fenomeno globale. Spetta alla Commissione dell’Animazione Missionaria preparare la comunità cristiana a un futuro che avanza senza chiedere il permesso.
Conclusione
Il fatto che la Diocesi di Butembo-Beni non abbia bisogno di essere sala d’accoglienza e poco di essere porta non significa che abbia cessato di essere finestra. La preoccupazione per la diffusione del Vangelo e della salvezza in Gesù Cristo fa parte della fede di ogni cristiano. Comunque, l'esperienza e l'iniziativa di padre Pezzi offrono ispirazioni molto valide per le Chiese dove arrivano persone che non sono nate né cresciute sul posto, con esperienze cristiane diverse, religioni diverse, culture diverse. Sono chiese cristiane antiche, dove c'è molta informazione, così tanta da confondere, e dove c'è bisogno di conoscere la verità su ciò che accade in altre parti del mondo, tra popolazioni sofferenti. Queste popolazioni hanno bisogno anche del sostegno della carità e della promozione della giustizia.
Le Commissioni per l’Animazione Missionaria hanno la possibilità di sviluppare metodi che permettano alle parrocchie di diventare “veramente universali”, cioè cattoliche. Se le parrocchie hanno un consiglio pastorale e un consiglio finanziario, perché non dovrebbero avere anche una “commissione di animazione (o azione) missionaria”?
P. Herreros Baroja Tomás, mccj
P. Pezzi Trebeschi Gian Paolo, mccj