Mercoledì 17 luglio 2024
Si sta svolgendo presso la Curia Generalizia a Roma l’Assemblea Generale della Formazione (8-27 luglio 2024). Presentiamo qui sotto una panoramica della prima settimana dell’Assemblea. Nel testo, sono esposti, per sommi capi, gli argomenti trattati giorno per giorno, soprattutto per permettere a chi ci segue di conoscere i punti di interesse dell’Istituto riguardo al tema, fondamentale, della Formazione e la sensibilità dei formatori comboniani di fronte alle sfide del nostro tempo e agli inviti dell’ultimo Capitolo Generale.

ASSEMBLEA GENERALE DELLA FORMAZIONE

Prima settimana di lavoro

Eccoci alla fine della prima settimana (8-13 luglio) dell’assemblea della formazione, una settimana piena, ricca di fraternità, di condivisione, di ascolto. Ogni sei anni i formatori dei noviziati, degli scolasticati e i rappresentanti dei postulanti, vivono questa esperienza di revisione e valutazione della formazione in generale. Quest’anno, in modo particolare, l’assemblea è stata organizzata col titolo “La revisione della formazione come percorso per essere radicati in Cristo sulle orme di Comboni”.

Da sinistra, i padri José de Jesús Villaseñor e Tesfaye Tadesse.

Prima giornata

Dando il benvenuto ai partecipanti venuti da tutte le circoscrizioni comboniane, padre Tesfaye Tadesse, Superiore Generale, ha augurato che questa assemblea “sia un incontro di mutua conoscenza e di fraternità tra i formatori, in vista di trovare linee comuni di azione che rispondano alle esigenze attuali della formazione dei nostri giovani candidati nei diversi contesti formativi”. Ci ha invitato a vivere queste tre settimane con lo stesso spirito che portò i discepoli ad annunciare il Vangelo, a fare esperienza di Dio e a restare saldi nella fede, affidandosi al Signore e alla Sua grazia (cfr. Atti 14,21-26).

Il Segretario Generale della Formazione, P. José de Jesús Villaseñor Gálvez, rivolgendosi ai partecipanti, li ha ringraziati per la loro presenza qui a Roma e per il loro servizio. Ha poi ricordato che questa Assemblea intende “aprirci e sensibilizzarci alla novità portata dall’ultimo Capitolo Generale del 2022, che richiede la revisione della formazione in vista della missione”. Quindi, ha aggiunto, “dovremo cercare di mettere a fuoco gli elementi del nostro cammino formativo che hanno bisogno di un cambiamento per una maggiore efficacia della missione oggi, nella fedeltà al nostro carisma comboniano”. Per questo, dovremo dare tempo e spazio all’ascolto reciproco e al discernimento fatto insieme, per rispondere alle sfide formative del nostro tempo, riconoscendo i segni di vita che già ci sono nel nostro Istituto e mantenendo la stessa fiducia nella Provvidenza che aveva il nostro fondatore san Daniele Comboni.

Tutto il pomeriggio è stato dedicato alla condivisione e alla conoscenza reciproca, distribuiti in gruppi linguistici.

Da sinistra, i padri Antonio Guarino, Luigi Codianni e David Domingues.

La mattina del secondo giorno è stata caratterizzata dall’intervento del Consiglio Generale (CG) che ha delineato, alla luce dei documenti capitolari, gli impegni dell’Istituto nell’ambito della formazione. Alla fine dell’intervento, è stata presentata la lettera che il Consiglio ha preparato per i formatori e che è stata inviata, in un secondo momento, ai provinciali con l’auspicio che venga portata a conoscenza di tutti i confratelli delle rispettive province.

La lettera inizia con un ringraziamento al Signore che continua a benedire l’Istituto con un numero pregevole di vocazioni. Infatti, in questi ultimi anni, l’Istituto conta con un importante numero di prime professioni, di voti perpetui e di ordinazioni. Lo stesso, dicasi, per i tanti confratelli che, concluso l’iter formativo, sono impegnati con entusiasmo nelle attività pastorali delle diverse circoscrizioni, dando la loro vita per portare avanti la missione della Chiesa e quella comboniana. In questo senso, si hanno delle belle testimonianze da parte dei confratelli.

Nella lettera del CG è stato evidenziato come il settore della formazione sia segnato da alcune sfide: spiritualità debole, scarsa identificazione missionaria comboniana, vita comunitaria povera, dipendenze, dimensione affettiva poco matura, difficoltà ad assumere servizi qualificati e, non da ultimo, la dimensione economica. Davanti a queste sfide è stato sottolineato quanto sia importante continuare il cammino di rivesione e la verifica della formazione di base.

Alla fine c’è stato l’invito a “sognare alto” per continuare il cammino con molta speranza e rinnovare i procedimenti per innovare le tappe formative, incluso quella della formazione permanente, certi, come ci ricorda il Capitolo, che “Il processo di trasformazione personale e comunitario che dura tutta la vita ci porta a vivere la formazione come un cammino di crescita, di maturazione e di conversione che richiede non soltanto una risposta chiara, libera e autentica da parte del candidato e del singolo confratello, ma anche come un sogno di tutto l’Istituto” (AC ’22 n° 21).

Nel pomeriggio, il contribuito del Segretario Generale, Fr. Daniele Giusti, si è focalizzato sul sistema informativo della formazione, sviluppandosi sui tre verbi: ricevere, comprendere, organizzare l’informazione all’interno dell’Istituto. L’informazione e i flussi informativi devono essere curati nel dettaglio, documentati, comunicati, cioè, trasmessi nel modo giusto, al tempo giusto, alla persona giusta. L’efficacia di questo processo garantisce la sostenibilità organizzativa dell’Istituto. La Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum (RFIS) rimane il punto di riferimento comune. Per esempio, la RFIS chiede che in ogni casa formativa ci sia un archivio delle case di formazione (allegato n. 16 nella RFIS), all’interno del quale, tra tante altre cose, deve esserci il registro dei candidati.

Mercoledì 10 luglio 2024: Giornata di ritiro

Padre Tesfaye ha guidato la giornata di ritiro sul tema “Un discepolo che aiuta un altro discepolo”. Ispirandosi al testo di Matteo (11,25-30), il Superiore Generale ci ha ricordato che i candidati che chiedono di entrare nel nostro Istituto sono sempre un dono di Dio. Dio, ha detto, attraverso il nostro Istituto, ci chiama a fare i formatori non perché siamo simpatici o intelligenti, ma perché ha fiducia che siamo capaci di portare il peso e la responsabilità di preparare i nostri fratelli per la vita di discepolato e della missione. Oggi incontriamo Gesù formatore per eccellenza, che si meraviglia di quelli che hanno accolto il suo messaggio; per essere discepoli dobbiamo fare come Gesù: stupirci delle modalità della rivelazione del Padre.

Il formatore per la missione è un discepolo; un uomo maturo, un cristiano, un testimone e un annunciatore del Vangelo di Cristo e un servo, ha ribadito il padre generale. È un discepolo, non un maestro, il formatore è un bambino che ha creduto a quello che Gesù ha detto. Il formatore è un discepolo che cammina con altri discepoli ma che ha capito qualcosa in più.

La vita di un postulante, di un novizio o di uno scolastico è sacra, la sua vocazione è sacra. Il formatore deve saper accogliere la vita del discepolo nonostante le sue fatiche. Il formatore ha bisogno di un accompagnatore per verificare se al centro del cammino non ci sia lui stesso. Il formatore contagia con la sua gioia, risveglia, provoca e anima, discerne e aiuta il candidato a discernere sulla modalità del discepolato nel mondo e nella Chiesa di oggi. Il formatore deve interpellare tutte le dimensioni della persona: intellettuale, affettiva e spirituale.

Da sinistra, i padri Otieno Onesmas ed Elias Sindjalim.

Giovedì 11 luglio 2024
P. Elias Sindjalim, Assistente Generale, ha presentato la sintesi delle risposte del questionario sulla formazione, preparato in vista del Capitolo Generale 2022. Il contesto della nostra Assemblea è l’ascolto della realtà della formazione comboniana, da diversi punti di vista: il Consiglio Generale, la relazione con Dio, con noi stessi e con i giovani in formazione; il questionario, cioè i confratelli che hanno voluto esprimere la loro riflessione sulla nostra formazione; il XIX Capitolo Generale e le Assemblee Continentali della Formazione; e il punto di vista di questa Assemblea, così come si svilupperà nel corso dei prossimi giorni.

Nessuno di questi punti di vista, preso da solo, può esaurire la realtà della nostra formazione. Il processo della revisione della formazione è iniziato prima del XIX Capitolo Generale (con l’Intercapitolare del 2018) e continua dopo il Capitolo.

Visione della formazione. Tre sono gli elementi portanti: il Modello educativo dell’integrazione (MEI), la missione, l’impegno per e dei formatori. Si nota una grande dispersione nelle risposte. Alcuni hanno espresso un disagio: c’è l’impressione che venga data troppa importanza alla psicologia rispetto alla spiritualità; si sente la necessità di sviluppare una pedagogia della fede e dell’incontro con Dio.

Modello integrativo della formazione (MEI). È apprezzato e abbastanza ben conosciuto dai formatori, ma non è abbastanza chiaro per la maggior parte dei confratelli che tendono a lasciarlo agli “addetti ai lavori”, anche se il Capitolo del 2009 ha affermato che il MEI è lo stile di tutta la nostra formazione permanente e di base. Senza la consapevolezza di questa visione, i formatori porteranno avanti visioni diverse. Gli obiettivi non sono comuni, né nella stessa tappa formativa, né nei vari luoghi in cui si attua la nostra formazione. Diventa quindi difficile un discernimento condiviso.

Il discernimento. Insufficiente conoscenza dei candidati, soprattutto nella tappa della promozione vocazionale; c’è un ottimismo senza senso che consiste nel far andare avanti un candidato, anche se non ha raggiunto in modo significativo gli obiettivi della tappa; il calendario cronologico, caratterizzato soprattutto dalla dimensione accademica, ha il sopravvento sul calendario antropologico.

Collaborazione tra promotori e formatori del postulato. I criteri del discernimento devono essere chiari e seguiti da tutti per evitare i conflitti. Essere più decisivi nel discernimento. Le visite alle famiglie dei candidati devono essere fatte insieme da promotori e formatori. Favorire il dialogo tra promotori e formatori per dare qualità all’accompagnamento dei candidati. Mantenere l’autonomia dei promotori per non essere troppo influenzati dai formatori.

Collaborazione tra promotori e provinciali. La responsabilità finale delle ammissioni è dei superiori di circoscrizione con i loro consigli. Ma talvolta, dei candidati, conoscono solo la valutazione che ricevono dai formatori. Bisogna migliorare la qualità e la frequenza del dialogo, non limitarsi alle valutazioni e alle visite. Il discernimento spesso è condizionato dalle amicizie, dall’appartenenza tribale, dall’opinione dei confratelli della provincia, dal desiderio di avere più scolastici, dal paternalismo, con la tendenza a voler proteggere a tutti i costi i propri candidati. C’è la necessità, da parte dei formatori, di curare le valutazioni, che devono essere chiare ed esaustive e tenere conto di tutto il cammino che il candidato sta facendo. Vedere come dare più responsabilità al consiglio provinciale del luogo in cui si trovano le comunità formative (per es. i noviziati interprovinciali e gli scolasticati/CIF).

Formatori. Il cambiamento frequente dei formatori rende a volte difficile la continuità, costruire l’equipe. Tenere conto non solo della formazione dei formatori, ma anche della loro predisposizione. Si può avere l’impressione che non c’è un vero programma e che regna piuttosto l’improvvisazione. A volte hanno poca esperienza di missione, formazioni diverse e quindi modelli formativi di riferimento diversi. Non conoscono le decisioni dell’Istituto. Hanno anche altri compiti. Occorre migliorare i criteri delle loro scelte e formazione; continuare gli incontri di formazione permanente.

Comunità formativa. Due proposte da valutare: Consistenza numerica della comunità formativa. Necessità di avere comunità inserite.

Postulato. Separare il postulato dallo studio della filosofia. Insistere sulla maturità umana.

Noviziato. Insistere sull’iniziazione che esige una rottura. Meno rigidità nell’organizzazione del noviziato e più formazione alla libertà e responsabilità.

Scolasticato/CIF. Comunità formative più piccole, inserite nel contesto ecclesiale e missionario. Il curriculum dovrebbe cambiare per essere più integrato. Studio della lingua. Formare a leadership e amministrazione.

Servizio missionario. Rivedere la modalità. Più accompagnamento dei confratelli durante il servizio missionario (più collaborazione tra formatori e provinciali).

Specializzazioni e Formazione Permanente (FP). Gli strumenti proposti per la FP sono in generale considerati utili e anche essenziali. Partecipazione a iniziative particolari di FP: ci sono esperienze molto varie; si riconosce che queste iniziative sono di aiuto alla crescita e allo sviluppo personale.

Punti di criticità. Curare la formazione degli animatori della formazione permanente. Si conosce poco la visione della formazione nell’Istituto. Investire nella cura della persona del missionario.

Nel pomeriggio, P. José de Jesus Villaseñor Galvez, Segretario Generale della Formazione, ha sottolineato ciò che il XIX Capitolo Generale ha detto sulla formazione e presentato alcuni temi e sfide, emersi nelle recenti Assemblee continentali della formazione, da tenere in considerazione in vista della revisione della formazione.

APDESAM

Sfide: Rotazione frequente. Preparazione dei confratelli nella promozione vocazionale (PV) e formazione di base (FdB). Alto numero di candidati e pochi formatori/accompagnatori – discernimento difficile. Aspetto economico, soprattutto dove ci sono tanti candidati. Come trovare le risorse? Uso responsabile dei mezzi di comunicazione. Il livello accademico dei candidati è molto basso. Giovani con traumi post-guerra. Questioni di salute dei candidati. Accompagnamento dei confratelli under 40. Difficoltà a ottenere il visto per alcuni Paesi. Rifiuto di alcuni fratelli del CIF di Nairobi per gli studi di Social Transformation. Il quarto anno di pastorale degli scolastici alla fine dello scolasticato. Sostenibilità del personale e delle risorse.

Mozioni/risoluzioni: Preparazione dei confratelli in PV. Un fratello nell’equipe PV. Ogni comunità abbia un referente PV. Garantire continuità nel servizio (quando c’è un cambio). Layibi (postulato fratelli) sia interprovinciale. Internazionalità e interculturalità delle equipe. Due confratelli si preparino in psicologia. Unire i postulati piccoli (con meno di tre postulanti). L’assegnazione alla formazione nel postulato sia di almeno sei anni. Il CG deve intervenire nelle circoscrizioni dove il numero di candidati è particolarmente alto e non c’è personale sufficiente.

ASCAF

Sfide: I formatori devono avere un accompagnatore spirituale e il progetto personale di vita. Testimonianza personale dei formatori nel vivere i valori richiesti. Corresponsabilità e collaborazione nelle equipe (tre confratelli se il numero di candidati è alto). Importanza della FP dei formatori. I confratelli impegnati nella FdB non abbiano altri impegni. Garantire stabilità e continuità dei confratelli nella FdB e PV. Prendere seriamente in considerazione la situazione sanitaria dei candidati. Necessità di FP sull’uso dei social. Riscoprire il carisma comboniano. Formazione specifica comboniana per gli incaricati della PV.

AMERICA/ASIA

Sfide: Diminuzione di vocazioni. Mancanza di formatori e di promotori PV. Mancanza di un progetto chiaro di PV. Crisi di alcuni confratelli giovani. Inserimento nella Chiesa locale per quanto riguarda la pastorale giovanile e la PV. Discernimento sulla preparazione professionale dei candidati fratelli. Problemi di identità a tutti i livelli. Sostenibilità delle case di formazione. Uso dei mass media.

Mozioni/risoluzioni: Priorità della PV nelle circoscrizioni con un confratello a tempo pieno in ogni circoscrizione. Formazione dei formatori e PV. Contestualizzare il MEI. Criteri comuni sulla durata del postulato, sull’età dei candidati e sugli studi richiesti. Collaborazione tra i formatori dei postulati. Accompagnamento (supervisione) dei formatori e animatori PV. Curare la transizione tra chi termina il servizio e chi lo inizia. Promuovere la fiducia tra formandi e formatori. Prendersi cura della comunità formativa. Riflettere sull’immagine, sull’estetica, sull’abbigliamento, sulla visibilità del singolo e del gruppo: motivazioni e discernimento. Utilizzare responsabilmente i media e i social network. Criteri chiari sul servizio missionario. Essere attenti alla salute dei candidati e aiutarli a conoscersi meglio.

Da sinistra, Fr. Alberto Parise e i padri Arlindo Pinto, Antonio Guarino e Fernando Galarza.

Venerdì 12 luglio 2024

Tutta la giornata è stata guidata dal Segretariato Generale della Missione che ha sviluppato tre temi: la missione nel XIX Capitolo Generale e la formazione (P. Fernando González Galarza, Segretario Generale della Missione); la missione e l’ecologia integrale (Fr. Alberto Parise); i mezzi di comunicazione e la formazione comboniana (P. Arlindo Pinto).

P. Fernando ha ricordato che siamo un Istituto missionario, quindi tutto è pensato e fatto in funzione e in relazione alla missione, e che la missione è il tema ricorrente nei cinque sogni del XIX Capitolo Generale quando si parla di spiritualità, identità comboniana, vita comunitaria, formazione e ministerialità a servizio della riqualificazione. Approfittando dell’occasione, P. Fernando ha presentato brevemente il “Sussidio per la Formazione Comboniana di Base e Permanente su Valori di Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato (GPIC)” che è stato reso disponibile per tutte le case di formazione nel 2020.

Fr. Alberto Parise, Assistente del Segretario della Missione e referente per il settore GPIC, ha parlato della formazione alla ministerialità e all’ecologia integrale. Ha evidenziato che il XIX Capitolo ci ha invitato a vivere la missione con uno stile ministeriale perché questa è la chiave della riqualificazione del nostro servizio missionario.

Secondo Fr. Parise, ci sono quattro dimensioni fondamentali che interessano la formazione: la teologico-ecclesiologica; profetica (annuncio/denuncia e testimonianza di vita); servizio (tre aspetti sui quali dobbiamo ancora crescere: pastorali specifiche secondo le priorità continentali, “cassetta degli attrezzi” ministeriale, e riflessione sistematica sull’esperienza ministeriale), e convocazione (portare assieme gruppi diversi. Lavoro in rete. Dialogo interreligioso. Pace e riconciliazione, anche con il Creato).

È stato presentato anche il sito www.combonimission.net, gestito dal Segretariato della Missione, che offre risorse di varia natura ed è uno spazio per le riflessioni dei Comboniani. Vi si trova anche una guida per aderire alla Piattaforma Laudato Si’ e alcune schede sull’Ecologia Integrale.

P. Arlindo Pinto, referente per i Laici Missionari Comboniani e direttore dell’Ufficio Comunicazione, ha affrontato il tema dei “Mezzi di comunicazione e di informazione e la formazione comboniana”. È partito dalla realtà del mondo in cui viviamo, un mondo, cioè, dove il 67,1% ha accesso a Internet e fa uso dei social media. Le persone “non connesse” si trovano prevalentemente nell’Asia meridionale e in Africa (dati forniti dal sito datareportal).

Questo fatto, oltre a cambiare significativamente la realtà in cui viviamo, apre anche nuovi spazi per le nostre attività pastorali, vocazionali e missionarie. Tuttavia, non possiamo essere presenti nella nuova cultura digitale senza averla prima compresa. Non c’è più modo di sfuggire o ignorare questo mondo.

Lo smartphone è quasi diventato un’estensione del nostro corpo, è una parte quasi naturale del nostro essere corporeo, e quindi è (quasi) vietato vietarlo. Dobbiamo solo imparare ad usarlo. Non sono i mezzi elettronici la sfida principale, ma piuttosto la formazione al loro uso nella vita quotidiana. Il modo migliore per assimilare e garantire l’uso corretto dei mezzi digitali passerà necessariamente attraverso un’educazione seria e globale, sia a livello accademico di base che di formazione permanente. Occorre educare ed educarci al pensiero e al discernimento critico.

Per chi è interessato ad approfondire questo tema dal punto di vista comboniano, P. Arlindo ha indicato due studi-riflessioni recenti, pubblicati sul sito comboni.org e sul MCCJ Bulletin. Il primo, intitolato “Le sfide etiche della comunicazione alle soglie del XXI secolo” (MCCJ Bulletin n° 297, Ottobre 2023, pp. 40-122) – accessibile in italiano, inglese, portoghese e tedesco –, è una riflessione scientifica sulla realtà contemporanea della comunicazione e dell’informazione, soprattutto dal punto di vista etico, e su come districarsi e difendersi in questo mondo di disinformazione, hackers, fake news, monopoli di comunicazione, dati (Big Data), algoritmi e intelligenza artificiale. Il secondo – accessibile in italiano, inglese e spagnolo – è una ricerca sui mezzi di comunicazione e di informazione, interni ed esterni, dell’Istituto comboniano: “I media comboniani e l’animazione missionaria – dal XIX Capitolo Generale ai piani sessennali 2023-2028”, MCCJ Bulletin n° 299, Aprile 2024, pp. 29-55.

Fr. Alberto Lamana.

Sabato mattina, 13 luglio, Fr. Alberto Lamana, Assistente Generale, ha fatto una riflessione sulla realtà e prospettiva futura dei “Fratelli comboniani oggi”.

Guardando ai dati demografici del personale a livello d’Istituto, ha fatto vedere statisticamente che la crisi vocazionale preoccupante è nella vocazione dei Fratelli. Cento anni fa i Fratelli rappresentavano il 40% del totale dei membri dell’Istituto; oggi, questa percentuale è scesa al 13%. In termini assoluti, i Fratelli sono 191 su un totale di 1484 comboniani.

Se analizziamo la distribuzione dei Fratelli per continente, vediamo che oggi, il gruppo di origine europea è il 58% e i Fratelli provenienti dall'Africa rappresentano il 30% del totale. La divisione per fasce d'età mostra che il gruppo più numeroso di europei è nella fascia dei 70 anni. Se proiettiamo questa situazione nel futuro, considerando le variabili attuali, nell'anno 2054 ci saranno 116 Fratelli, di cui solo il 45% avrà meno di 50 anni. Possiamo quindi concludere che non c’è un rinnovamento generazionale, a differenza di quanto accade all’Istituto in generale.

Non serve più parlare dei Fratelli ed elencare tutti i problemi legati alla loro diminuzione, ha concluso Fr. Lamana. Occorre puntare più in alto, riscoprendo la dimensione della pastorale sociale dell’Istituto per renderlo più presente nelle periferie. Un coinvolgimento più forte in questa pastorale potrebbe risvegliare in noi e nei giovani il desiderio di diventare Fratelli.

Fr. Abel Dimanche.

A concludere la mattinata di sabato, sono state presentate due testimonianze. La prima, sull’Opera Comboniana di Promozione Umana (OCPU) di Guayaquil (Ecuador), di Fr. Abel Dimanche, nell’area dell’animazione missionaria, pastorale Afro, e GPIC; la seconda, di Fr. Christopher Yata, sulla realtà attuale dei “Fratelli in Africa” e i loro impegni nell’educazione, salute, formazione, sviluppo umano, giovani, amministrazione, animazione missionaria, comunicazione. Ha sottolineato che dei 191 Fratelli dell’Istituto, 55 sono africani (appartenenza radicale) e 76 lavorano in Africa (appartenenza giuridica). Sui progetti dei Fratelli in corso nelle diverse circoscrizioni, ha menzionato i seguenti: a Matany, Layibi, e Palorinya/Moyo, in Uganda; a Lunzu e Chikowa, nel Malawi-Zambia; l’Istituto Tecnico Industriale a Carapira (Mozambico); l’Istituto di Trasformazione Sociale alla Tangaza University, la Comboni Alliance for Social Entrepreneurship (CASE), in Kenya; e Pawu, in Benin.

Foto dei gruppi di lavoro: