Mercoledì 31 gennaio 2024
Ha ancora senso oggi – si chiede padre Arlindo Pinto – parlare di etica dell’informazione e della comunicazione? Anche perché, visto il contesto in cui viviamo, uno dei rischi maggiori per la comunicazione sarebbe permettere che in ognuno di noi e nell’opinione pubblica in generale si instaurasse l’idea che l’informazione è, in fin dei conti, una fabbrica di manipolazione o un’industria di fake news. [Vedi allegato. Foto: Michael Dziedzic, unsplash]
Nasce da questa premessa la sua riflessione – ricca di spunti e di stimoli e corredata da un’ampia bibliografia – sulle sfide etiche in materia di informazione e comunicazione nel primo quarto del secolo XXI.
Il primo dato certo è che il valore più grande dell’informazione è la verità, che però in molti casi ne è anche la prima “vittima”: siamo in una società “manipolata che non sa di esserlo”, nella quale convivono purtroppo informazione e disinformazione. Difficile riassumere l’abbondanza di esempi, di aspetti e di soggetti messi in luce in queste pagine.
Il cambiamento d’epoca sottolineato da Papa Francesco ha toccato anche la comunicazione: viviamo in un’epoca di “post-verità” o pseudo-verità, in cui le reti sociali imprigionano i fruitori delle notizie in un “eterno presente” senza memoria, istigando alla violenza, ridicolizzando la voce delle istituzioni, inventando falsità, insinuando sospetti ecc.
Come districarsi e difendersi in questo mondo di hacker, fake news, monopoli, dati, algoritmi, intelligenza artificiale? La ricchezza e il valore di Internet sono indiscutibili ma questo non elimina la necessità di svelarne i lati oscuri. Il problema fondamentale sta in una buona governance dell’innovazione digitale, che implica una stretta relazione con l’etica digitale e la regolamentazione digitale, avendo ben presente il fatto che l’intelligenza artificiale è già in grado di svilupparsi (/generare) autonomamente, cioè indipendentemente dal controllo umano.
Nella conclusione, padre Arlindo ribadisce la tesi secondo cui, in un mondo tecnologico in cui “la connessione umana è condizione costitutiva delle nostre vite collettive”, il modo più efficace per assimilare e garantire i valori etici nel campo della comunicazione passa necessariamente attraverso la collaborazione responsabile e costante di tutti gli attori in esso coinvolti in vista di un’educazione seria e globale che ci fornisca gli strumenti e i criteri adeguati a dotarci di un pensiero critico nell’affrontare la valanga di informazioni che quotidianamente ci invade.
[Vedi allegato]