Venerdì 14 aprile 2023
La vita missionaria comboniana è la storia del coinvolgimento nella eterna Carità del Cuore di Dio all’insegna della testimonianza di vita di san Daniele Comboni: dal cuore di Dio Padre attraverso il Cuore di Gesù al cuore dell’uomo. (
Padre Carmelo Casile, mccj)

IL CREDO COMBONIANO,
BUSSOLA PER AVANZARE VERSO NUOVI ORIZZONTI

La carità, dal cuore di Dio attraverso il cuore di Gesù Cristo,
si effonde mediante il suo Spirito sul mondo, come amore che tutto rinnova
”. [
1]
(Benedetto XVI)

Crediamo nella nostra vita missionaria comboniana,
che è una chiamata del e all’amore di Dio Padre,
esperimentato nella comunione personale con Cristo:
e questo dono non è per noi motivo di orgoglio,
ma di rendimento di grazie (RV 20; 46);
non ci separa dagli altri cristiani,
con i quali condividiamo la stessa vocazione battesimale (RV 20.1),
né ci allontana dagli altri essere umani (RV 16),
ma ci manda in mezzo ad essi per portare il suo Nome,
e per testimoniare e proclamare l’esperienza
dell’Amore da cui siamo nati (RV 20; 46; 56).

Crediamo in Dio, Padre di tutte le genti,
che ci chiama a seguire radicalmente Gesù Cristo,
Suo unico Figlio e nostro Signore (RV 21),
sulla scia del carisma di san Daniele Comboni (RV 1),
che si distinse per la sua dedizione totale alla causa missionaria (RV 2):
in questa sequela,
troviamo la ragione e lo slancio per il nostro impegno missionario
nel Mistero del Cuore trafitto di Gesù, Buon Pastore,
che ha dato la sua vita sulla croce per l’umanità (RV 3-4);
e in questo progetto di consacrazione missionaria,
integriamo la castità, la povertà e l’obbedienza,
per essere più conformi a Cristo,
«il quale, vergine e povero,
redense e santificò gli uomini
con la sua obbedienza fino alla morte di croce» (RV 22).

La castità:
per dilatare il nostro cuore sulla misura del Cuore di Gesù,
che è venuto perché tutti abbiano vita e l’abbiano in abbondanza;
per sviluppare, uniti a Gesù vergine, un modo nuovo di amare,
che comporta la donazione di sé a Dio
e la dedizione totale alle persone “senza divisioni” e “senza frontiere”,
per una maggiore mobilità al servizio del Regno di Dio,
per diventare un segno vivente del Regno che verrà
e uno stimolo al popolo pellegrinante di Dio
a camminare verso la sua ultima meta (RV 25; 25.3).

La povertà:
uniti a Gesù povero,
senza attaccamenti al denaro, al potere, al prestigio, alle ideologie,
prendiamo come unica ricchezza Gesù,
nelle cui mani Dio Padre ha messo ogni potere;
mettiamo tutto ciò che siamo e che abbiamo
a servizio del piano dell’amore di Dio sull’umanità,
entriamo così nel mistero d’amore e di Redenzione del Cuore di Gesù,
per arricchire il mondo con lo svuotamento di sé come e con Cristo;
seguiamo uno stile di vita semplice,
senza nessuna assicurazione fuorché Dio
e la forza del suo Spirito,
e viviamo in solidarietà con i poveri (RV 27-28).

L’obbedienza:
scegliamo di alimentarci dell’unico cibo di Gesù,
che è la volontà salvifica del Padre (RV 33);
e così mettere la nostra vita a servizio dell’umanità come “Cristo stesso
per la sua sottomissione al Padre, venne per servire i fratelli
e diede la sua vita in riscatto per molti” (PC 14a),
ed esperimentare il mistero della vita che nasce dalla morte (RV 35.3);
è un modo chiaro e coraggioso di non assolutizzarci,
di prenderci con un certo umore, non troppo sul serio (RV 34),
senza rinunciare alla nostra dignità di persone e figli di Dio,
e quindi alla nostra maturità umana, creatività e responsabilità (RV 35).

Crediamo in una vita guidata dallo Spirito Santo (RV 36; 46; 56),
per innalzare un segno profetico in questo mondo (RV 58; 62-63).
La nostra Regola di Vita, gli orientamenti dei Superiori,
non sono lettera che spenga lo Spirito,
ma indicazioni che impegnano la nostra fedeltà
e il nostro senso di responsabilità.
Nelle tradizioni dell’Istituto vediamo non un calco rigido,
ma un canale per dare corso alla vita.
Cerchiamo la fedeltà al Fondatore (RV 1; 1.3)
in un linguaggio e in uno stile di vita
che parlino al nostro tempo (RV 16).

Crediamo nella Chiesa,
che ci invia come missionari (RV 9; 22),
e nella quale l’Istituto è segno della fraterna solidarietà delle Chiese
nella comune responsabilità missionaria (RV 17).

Crediamo nelle nostre comunità di fratelli (RV 23),
comunità oranti (RV 46),
nelle quali la Vergine Maria, tipo della Chiesa,
è modello del cammino del discepolo missionario (RV 24; 47.3).
Crediamo nelle nostre comunità,
segno visibile dell’umanità nuova nata dallo Spirito,
annuncio concreto di Cristo (RV 36),
fondate sull’amore, nella ricerca comune della volontà di Dio (RV 38)
e nel riconoscimento della dignità, dei diritti e del valore di ciascuno (RV 42),
nelle quali lo Spirito Santo con i suoi doni
è quel vincolo che non abolisce le diversità,
ma le rende fattori di unità. (RV 18; 37).

Crediamo nelle nostre comunità,
piccolo cenacolo di Apostoli, aperto al mondo,
senza escludere nessuno (RV 16-19; 45).
Non siamo una casta privilegiata dentro la Chiesa,
anche noi siamo peccatori, bisognosi di continua conversione (RV 54; 99).
Senza pretese esclusiviste,
e profondamente presenti in questo mondo,
vogliamo fare dell’evangelizzazione la ragione della nostra vita (RV 56),
per annunciare al mondo il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio (RV 59),
inserendoci e collaborando con il disegno dell’amore del Padre,
che vuol fare di Cristo il cuore del mondo
sotto la guida dello Spirito Santo (RV 3-4).
Amen.

P. Carmelo Casile, mccj
Casavatore, 21 ottobre 2012 / 15 marzo 2023

[1] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all'Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, 10 febbraio 2006