Domenica 12 giugno 2022
Abbiamo davanti a noi questa griglia (un “puzzle”) di cinque dei nostri missionari comboniani che le Chiese locali e poi l’Istituto, hanno proposto di far esaminare e che la Chiesa di Cristo ha accettato di valutare in quanto esempi eminenti di santità missionaria. Lo scopo è stato di affiancare al Comboni esempi qualificati dell’essere e del fare missione.

Un quadro di famiglia
Compagni di viaggio oggi, esemplari e ispiratori

In questo arazzo il carisma missionario è quindi al centro. Questi volti vogliono davvero rappresentare la complessità della nostra famiglia missionaria, sparsa in tutti i continenti e mossa dallo spirito di colui che ci è Fondatore e Padre. Penso che il primo ad essere felice per questa griglia visionaria sia proprio il Comboni. Una visione, perciò, da mantenere sempre davanti ai nostri occhi, nella nostra mente e nel nostro cuore, tale da poter essere continuamente contemplata e proposta, avvertendo quanto sia grande la loro vicinanza e la loro credibilità missionaria.

1. Il percorso per raggiungere la definitiva consacrazione

A che punto si trovano questi nostri speciali compagni nel percorso del duplice Processo Canonico “sulle virtù” e “sul martirio”?

Per le Cause che ci riguardano, questi sono stati e sono i risultati. Abbiamo concluso la Causa dei martiri di Paimol (Uganda) con la Beatificazione il 20 ottobre 2002 e poi la Causa del Comboni con la Canonizzazione il 5 ottobre 2003. In seguito, la Postulazione si è potuta concentrare meglio su alcuni membri della Famiglia comboniana, eminenti per santità di vita missionaria e significato di prassi evangelizzatrice.

Anzitutto la Causa di P. Giuseppe Ambrosoli, che era stata aperta a Gulu nel 1999. Il 20 novembre di quest’anno 2022 si concluderà con la Beatificazione a Kalongo, in Uganda.

Antecedentemente, nel 1998, si era aperta la Causa di P. Bernardo Sartori ad Arua e oggi, con l’approvazione della Positio, avvenuta il 13 dicembre dell’anno scorso 2021, si è compiuto un passo importante con la dichiarazione della sua Venerabilità, ossia con la dichiarazione dell’eroicità delle virtù dal punto di vista missionario

Poi abbiamo la Causa “sul martirio” di P. Ezechiele Ramin, aperta in Rondônia (Brasile) nel 2016 e che si trova in una fase interlocutoria perché in marzo di quest’anno 2022 il giudizio dei teologi non è stato uniforme: 2 favorevoli e 7 suspensive. Non assolutamente negativo quindi, ma preoccupante, perché per passare ha bisogno di una maggioranza qualificata: 2/3 + 1. In generale i due appunti mossi dal Promotore della Fede sono: il primo contro "l'odium fidei" (non inteso come “odio contro i valori del Regno”), emerso in modo insufficiente e il secondo contro “certi aspetti che fanno pensare ad un impegno sociale lodevole ma difficilmente inquadrabile nella prospettiva di una personalità cristiana matura per il martirio”. Di fatto dopo tre mesi dal voto dei teologi non abbiamo ancora in mano le motivazioni che bloccano il processo. Forse perché Ezechiele è stato un disobbediente? Forse perché è stato un imprudente? Forse perché non è stato identificato come prete? Forse perché è stato ucciso come lider politico? Forse perché si tratta di un martire sociale? Forse perché il latifondo, come si stava configurando in quegli anni ’80 in Brasile tra ingiustizie e violenze, non si può configurare come un insulto al Vangelo? Da parte nostra abbiamo risposto a tutte queste obiezioni. Tuttavia, ci sembra di poter dire che c’è un attacco frontale alla Chiesa del Vaticano II e al tentativo di Riforma introdotto da Papa Francesco, specialmente sulla ministerialità e sulla sinodalità, sulla salvaguardia dell’ambiente: Enc. Laudato si’ del 2015 e sulla fraternità e amicizia sociale: Enc. Fratelli tutti, del 2020.

Infine, circa la situazione delle ultime due Cause. Quella di Mons. Roveggio, ripresa nel 2004, sarà presentata in Congregazione delle Cause dei Santi a Roma verso la fine di quest’anno 2022. Quella invece di Fr. Giosuè Dei Cas, iniziata a Sondrio nel 2015, giace ancora nella fase diocesana in attesa che i tre Periti Storici consegnino il loro Voto.

2. Una triplice griglia di lettura

A questo punto, ci sembra di poter dire che abbiamo bisogno di un convinto cambio di linguaggio perché questi non sono “i tuoi santi”, come spesso ci è dato ascoltare, ma sono “santi” che ci appartengono a tutti gli effetti perché le loro Cause arricchiscono il carisma nella misura in cui mettono in evidenza caratteristiche peculiari dell’essere e del fare missione comboniana.

In concreto, scelgo una triplice chiave: prima, gli aspetti nuovi dell’evangelizzazione messi in luce dai nostri cinque; poi il “centro gravitazionale” (centro di gravità permanente: Franco Battiato) da cui tutto prende consistenza e infine gli atteggiamenti tipici, ancora significativi nel contesto odierno.

Esemplifico molto sommariamente almeno per due di loro. Gli aspetti nuovi. Per Ambrosoli, tanto per dirne uno, è la stretta unione tra annuncio kerigmatico e trasformazione sociale (per lui significava il suo servizio come sacerdote e come medico strettamente connessi: cf. Decr. AG 7.12.1965; Es. Ap. EN 8.12.1975); per Sartori, è la vocazione “ad gentes vissuta da lui in un circolo ermeneutico come dono della Chiesa locale all’Istituto-dono dell’Istituto alla Chesa locale come apertura ad gentes-comunione con la Chiesa locale fino alla fine nel senso di una comunione tra struttura e carisma; ecc.). Il centro gravitazionale: cioè l’impossibilità di vivere e parlare di missione senza un centro valoriale. Per Ambrosoli è l’amore di Dio vissuto in chiave apostolica, cristologica e trinitaria: “Non basta che gli altri mi dicano democristiano. Devono sentire l’influenza del Gesù che porto con me; devono sentire che in me c’è una vita soprannaturale espansiva ed irradiantesi per sua natura”; “Devo cercare di impersonificare il Maestro quando curava i malati che venivano a lui”; “Dobbiamo entrare nel cerchio della Trinità”; per Sartori il centro valoriale è l’Eucarestia come Sacramento e come presenza e la spiritualità Mariana: “Padre Sartori lasciati amare! Lasciati portare dall’amore, prendere dall’amore. Lasciati impressionare come una pellicola, con una corrispondenza umile e con una fede viva e immediata»; “. Se l’Eucaristia non ci getta fuori dal cenacolo, dalle nostre placide e rassicuranti devozioni, noi sprechiamo quel Cibo”. “Se si abbandona la Madre, non si capisce più il Figlio”. Questi sono temi teologici: per Sartori la missio ad gentes nasce dall’Eucarestia. Il mistero mariano pone il problema della Mediazione e del primato della grazia. La Mediatrice porta al vero Mediatore, il Figlio di Maria e si riflette sul mistero della Chiesa. L’obbiettivo per Sartori era sempre: prima formare la Chiesa viva e poi costruire la chiesa di pietra. I valori tipici e i comportamenti vissuti. Per Ambrosoli è sufficiente la sua frase simbolo: “Dio è amore. C'è un prossimo che soffre, io ne sono il servitore”; per Sartori: “la sfida di un uomo in ginocchio”).

 Lascio a voi scoprire le qualità di ciascuno.

3. Per concludere: una proposta

Alla luce di tutto quanto è stato detto, abbiamo una proposta. Avete visto l’arazzo, in forma di puzzle, all’entrata della Cappella della Curia. Vorremmo corredarlo con un libro dal titolo: “Compagni di viaggio oggi, esemplari e ispiratori. Uno stimolo per conoscere, interiorizzare, pregare e diffondere. Tecnicamente si tratta di uno strumento con una prima parte biografica e una seconda parte illustrata da simboli, corredati da testi, che traducono i valori missionari comboniani che hanno ispirato la vita e l’azione di questi nostri cinque confratelli. Ci si avvale per la composizione e la grafica del pittore Umberto Gamba e anche di simboli interculturali.

Ci sembra utile, ed è questo il vero scopo della nostra proposta, che tutte le case dell’Istituto abbiano l’arazzo e il libro esplicativo, in varie lingue, in modo da creare la coscienza che queste nostre Cause garantiscono un bene comune, volto a proporre valori specifici che rendono l’Istituto un corpo radicato in valori identitari, capaci di ispirare nuovi atteggiamenti di fronte alla realtà che muta. Dunque, questi confratelli rappresentano anzitutto una sfida a conservare con cura e amore la memoria storica missionaria dell’Istituto e ci allertano del pericolo della mancata coscienza delle radici e della debole appartenenza identitaria. Tutto il discorso missionario, alla luce di questi cinque, confluisce sulla “santità”. Ci invitano sempre più ad “alzare l’asticella” e a riconsiderare la “santità” come misura alta della nostra vita e della nostra evangelizzazione (cf. LG cap. 5). Senza santità, né si è evangelizzati, né si evangelizza. (Tutta la nostra riflessione porta solo a questo!).

Concludo qui e non mi dilungo sui sussidi, sia digitali che cartacei, menzionati nella Relazione completa della Postulazione. Ce n’è per tutti i gusti.

Un grazie sentito a tutti i Capitolari.
P. Arnaldo Baritussio, mccj
Postulatore Generale