L’evangelista San Marco usa un linguaggio da far paura, ma sempre con un messaggio di salvezza e di speranza. È il cosiddetto linguaggio ‘apocalittico’, ricco di immagini e di parole, che gli evangelisti usano per esprimere la distruzione di Gerusalemme e, in prospettiva, gli avvenimenti ultimi della storia umana. Il contesto immediato nel quale vivevano le prime comunità cristiane era marcato da tensioni interne e da persecuzioni esterne, che provocavano paura, disorientamento e tante domande: Quanto tempo durerà la prova? Come mantenersi fedeli? Alla fine, chi si salverà?

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

V GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

«I poveri li avete sempre con voi»
(Mc 14,7)

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Una nuova epoca missionaria

Daniele  12,1-3; Salmo  15; Ebrei  10,11-14.18; Marco  13,24-32

Riflessioni
L’evangelista San Marco usa un linguaggio da far paura, ma sempre con un messaggio di salvezza e di speranza. È il cosiddetto linguaggio ‘apocalittico’, ricco di immagini e di parole, che gli evangelisti usano per esprimere la distruzione di Gerusalemme e, in prospettiva, gli avvenimenti ultimi della storia umana. Il contesto immediato nel quale vivevano le prime comunità cristiane era marcato da tensioni interne e da persecuzioni esterne, che provocavano paura, disorientamento e tante domande: Quanto tempo durerà la prova? Come mantenersi fedeli? Alla fine, chi si salverà?

Marco e gli altri evangelisti, sulla linea della predicazione apostolica, vogliono dare alle comunità un messaggio di speranza e di consolazione, incentrato sulla vicinanza del Maestro (Vangelo): la Sua assenza è solo momentanea, Egli verrà di nuovo, manda i Suoi angeli protettori, alla iniziale dispersione succederà una grande convocazione (v. 26-27). L’aveva previsto anche il profeta Daniele (I lettura): dopo un duro periodo di angoscia, il popolo troverà la salvezza (v. 1).

La Parola di Dio in questa domenica presenta varie persone che intervengono, a titolo diverso, all’interno dell’opera di salvezza,. Anzitutto, Gesù Cristo, sommo sacerdote e santificatore della nuova Alleanza (II lettura), l’unico Salvatore di tutti i popoli. Vi sono poi coloro che collaborano con il piano di Dio e accompagnano gli eletti e i fratelli nella fede: Daniele (I lettura) riserva un elogio speciale a “coloro che avranno indotto molti alla giustizia” (v. 3). Marco (Vangelo) parla degli angeli che radunano gli eletti “dai quattro venti” (v. 27). “La salvezza dei fratelli dalla defezione della fede e dalla dispersione non avviene per un intervento portentoso del Signore, ma attraverso l’azione di angeli, i discepoli che, nel momento della prova, hanno saputo mantenersi saldi nella fede. Sono loro gli angeli incaricati di ricondurre i fratelli nell’unità della Chiesa” (F. Armellini).

È questo il ruolo missionario di coloro che accompagnano gli altri nel cammino all’incontro con Cristo. (*)  Il cammino della missione è arduo e ha tempi lunghi, presso i diversi popoli. La messe è sempre abbondante, ma scarseggiano gli operai (Mt 9,37). Eppure lo stesso Gesù invita ad alzare il capo e guardare con speranza verso la messe: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35).

Il Signore Gesù alimenta la speranza, assicura che “Egli è vicino, è alle porte” (v. 29): ad ogni persona offre la Sua salvezza. E convoca i suoi amici a farsi portatori di tale annuncio. Giovanni Paolo II, nell’enciclica Redemptoris Missio (1990), afferma con decisione che “la missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento... Tale missione è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio” (n. 1). Cosciente della vastità e urgenza di tale missione, il Papa invita ad elevare i cuori alla speranza “in questa nuova primavera del cristianesimo” (n. 2), mentre vede “albeggiare una nuova epoca missionaria”. Sarà una stagione ricca di frutti, a condizione, però, che cristiani, missionari e giovani Chiese rispondano “con generosità e santità, agli appelli e sfide del nostro tempo” (n. 92).  Gesù ci invita a imparare dall’albero del fico per leggere i segni che orientano della vita (v. 28).

Il profeta Daniele (I lettura), pur in mezzo a scenari di angosce mai viste (v. 1), apre orizzonti di luce riservati ai saggi e a “coloro che avranno indotto molti alla giustizia” (v. 3). Tali sono certamente gli educatori: coloro, cioè, che in vari modi aiutano altri a camminare per sentieri di vita e speranza. Siano essi genitori, maestri, catechisti, scrittori, promotori di sviluppo umano integrale, difensori dei diritti umani, operatori di comunicazione sociale, di giustizia e pace, di dialogo tra le religioni e le culture, … La Chiesa, e in essa ogni credente in Cristo, è chiamata a rinnovarsi continuamente  nella fede e nell’amore al Suo Signore, per essere nel mondo faro di luce e di speranza per quanti hanno sete di vita, verità e amore, e cercano di uscire da situazioni di angoscia e di morte. Soltanto una Chiesa presente nel mondo camminando con la gente, sarà in grado di rispondere alle sfide per l’annuncio del Vangelo. Ce lo ricordava Papa Benedetto XVI con queste parole: “Il cristianesimo deve stare nel presente per potere dare forma al futuro.

Parola del Papa
«È decisivo che si accresca la sensibilità per capire le esigenze dei poveri, sempre in mutamento come lo sono le condizioni di vita. Oggi, infatti, nelle aree del mondo economicamente più sviluppate si è meno disposti che in passato a confrontarsi con la povertà. Lo stato di relativo benessere a cui ci si è abituati rende più difficile accettare sacrifici e privazioni. Si è pronti a tutto pur di non essere privati di quanto è stato frutto di facile conquista. Si cade così in forme di rancore, di nervosismo spasmodico, di rivendicazioni che portano alla paura, all’angoscia e in alcuni casi alla violenza. Non è questo il criterio su cui costruire il futuro… Mi auguro che la Giornata mondiale dei Poveri, giunta ormai alla sua quinta celebrazione, possa radicarsi sempre più nelle nostre Chiese locali e aprirsi a un movimento di evangelizzazione che incontri in prima istanza i poveri là dove si trovano… È importante capire come si sentono, cosa provano e quali desideri hanno nel cuore... I poveri sono in mezzo noi. Come sarebbe evangelico se potessimo dire con tutta verità: anche noi siamo poveri, perché solo così riusciremmo a riconoscerli realmente e farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza».
Papa Francesco
Messaggio per la V° Giornata mondiale dei Poveri, 2021, n. 9

A cura di: P. Romeo Ballan, mccj

 Gesù e la fine dei tempi

Dn 12,1-3; Salmo 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

Questa domenica è la penultima dell'anno liturgico. La sensazione di qualcosa che si avvia alla fine appare anche nella parola di Dio del giorno. Nel Vangelo Gesù spiega gli avvenimenti che dovranno realizzarsi alla fine o meglio al compimento della storia umana. Questa pagina è tratta dal “discorso escatologico", che occupa tutto il capitolo 13 di Marco. Il cuore di questo discorso è l'annuncio della venuta del Figlio dell'uomo per riunire tutti gli eletti. Nella prima lettura anche Daniele preannuncia la fine dei tempi, o il tempo della fine, risurrezione e la salvezza finale del popolo di Dio.

Più concretamente, in un momento difficile per Israele, il profeta invita i suoi concittadini alla speranza. E’ lui che per la prima volta nell'Antico Testamento si parla espressamente di risurrezione dei morti: "molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna”. La morte, in questo brano, è assimilata al sonno dal quale ci si può risvegliare. Ma poi il profeta si interessa solo di quelli che sono candidati alla vita piena ed immortale presso Dio. Questi sono i "saggi". Questo brano, quindi, ci invita alla saggezza che ha come principio il timore di Dio. Si tratta concretamente di impegnarsi all'osservanza dei comandamenti di Dio riassunti nella carità.

Per esprimere la condizione finale dei "saggi", chiamata poco prima "vita eterna", l'autore ricorre a un linguaggio simbolico molto suggestivo: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento. Risplenderanno come le stelle per sempre". Appare chiaro che la storia cammina, sotto la guida di Dio, verso un termine ben determinato. E la storia ha, per così dire, due principali protagonisti: Dio e l'uomo. Il ritorno del Figlio dell'uomo in potenza e maestà non significa in alcun modo la vendetta. Dio non abbandona mai la strada dell'amore per sostituirvi quella della vendetta. Il trionfo del Figlio dell'uomo sarà la dimostrazione che l'amore è potente e vittorioso.

Il discorso di Gesù, questa domenica, è perciò caratterizzato da un forte richiamo, da parte dei credenti, all'attesa e vigilanza. Il problema non è quando, ma il farsi trovare pronti. Non si tratta di sapere "come" deve comportarsi il cristiano nell'attesa. Comunque, bisogna sempre ricordarsi che ogni instante è tempo favorevole (KAIROS) in cui si deve prendere decisione e dare una risposta positiva a Dio. Poiché in ogni avvenimento del presente si gioca il futuro. Si tratta più concretamente di vivere le virtù teologali di fede speranza e carità, pensando che ci sarà un giudizio o rendimento di conto finale.
Don Joseph Ndoum

Il Signore verrà

Il Signore viene tutti i giorni. È in mezzo a noi, è sempre con noi, è appunto l'Emanuele, il Dio con noi. «Io sarò sempre con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo». Gesù è presente, ma ama nascondersi nel prossimo che ci circonda e ha una preferenza per i più poveri e per quelli che nella società non contano. "Quando l'avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me". Gesù si immedesima con l' "altro", con ogni persona che io incontro. Quindi l' "altro" è la strada più sicura e più facile per incontrare Dio, onorare Dio, amare Dio. Dio è qui con noi, in ogni incontro, in ogni relazione, dalle più intense (matrimonio) alle più occasionali. Tutta la vita è sacra, perché è impregnata della presenza di Dio. Prendiamone coscienza. La vita non diventa "più santa" perché preghiamo, ma perché amiamo come e con Gesù.

"Nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo". Così prega la Chiesa in ogni celebrazione Eucaristica, facendo eco all'accorata preghiera dell'Apocalisse: “Lo Spirito e la sposa dell'Agnello dicono: «Vieni!». Chi ascolta queste cose dica: «Vieni!», Gesù dice: «Sì, sto per venire». Amen. Vieni, Signore Gesù!”
Ferdinando Colombo