Mercoledì 11 febbraio 2015
Per approfondire la riflessione e la preparazione al prossimo Capitolo Generale – che si terrà dal 29 agosto al 4 ottobre 2015 e che ha come tema “Discepoli missionari comboniani, chiamati a vivere la gioia del vangelo nel mondo di oggi” –, il Consiglio Generale nella Lettera “Consacrati per la missione” (15/2015), ci invita a focalizzare la nostra attenzione su una delle dimensioni fondamentali della nostra vita, che è quella della consacrazione come religiosi comboniani per la missione. E ci suggerisce ad intraprendere questa riflessioni accogliendo la parola di Papa Francesco attraverso la sua lettera apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’anno della vita consacrata. Tra gli obiettivi che Papa Francesco disegna, ce ne sono tre che possiamo applicare alla nostra realtà e alla nostra esperienza come persone, come comunità, come province e come Istituto. Tali obiettivi sono un invito a leggere il passato con gratitudine, a vivere il presente con passione e ad abbracciare il futuro con speranza. Nella foto: P. Carmelo Casile, comboniano, l’autore del testo.

 

IN CAMMINO VERSO IL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE:

INVITO A RINGRAZIARE E LODARE IL SIGNORE

IL “ GRANDE HALLEL ” COMBONIANO

Nel fare memoria del Fondatore e della Nigrizia, dei confratelli e delle consorelle della prima ora, e di tanti altri dopo di essi “fortemente identificati con la loro vocazione” (cf RV 1.4; AC ‘09, 5), rivive in noi la freschezza della nostra vocazione (“la certezza della vocazione”), nasce nel nostro cuore la lode al Signore e il bisogno di purificare la stessa memoria.

1. Alla scuola del “Grande Hallel”

Il Sl 135 è un salmo in forma di litania, che celebra le opere meravigliose della misericordia di Dio. Il salmista-cantore intona i motivi e le manifestazioni concrete della infinita misericordia di Dio e il popolo li conferma con una ritornello, che dà al salmo un vigore e una vitalità, capaci di creare molto entusiasmo e devozione nell’assemblea. Da qui nasce il suo nome: “Grande Hallel” (grande acclamazione, “Il grande Alleluia”), cioè il salmo della grande litania di ringraziamento, che veniva solennemente cantato nel Tempio.

La profonda esperienza religiosa d’Israele che ha conosciuto Dio attraverso una serie meravigliosa di eventi salvifici che riflettono la sua bontà misericordiosa, la sua pietà paterna, il suo amore perfetto verso il suo popolo, sfocia nella celebrazione della lode del suo Dio in quest’inno. Attraverso ventisei versetti il salmista fa risuonare la parola misericordia, invitando tutti a ripetere: “eterna è la sua misericordia”, dopo aver proclamato ciò che Dio è e compie in favore del suo popolo. La concatenazione delle diverse meraviglie realizzate da Dio in favore del suo popolo, gli testimoniava l’amore indefettibile del Signore: “perché eterna è la sua misericordia”.

La lode suprema di Israele al suo Dio è incentrata in tre momenti privilegiati: Dio creatore (vv. 5-9); i prodigi operati da Dio nell’esodo storico (vv. 10-15), nel deserto e nella conquista della Terra promessa (vv. 16-24); la divina sollecitudine per ogni vivente (v. 25): Ha creato i cieli con sapienza e ha stabilito la terra sulle acque; percosse l'Egitto nei suoi primogeniti e da loro liberò Israele; egli dà il cibo ad ogni vivente.

Questo Salmo era il canto finale della Cena Pasquale, quello che espressamente viene menzionato dagli evangelisti quando dicono che Gesù prima di recarsi all’Orto degli Ulivi, cantò un inno. Con questa bellissima lode della misericordia di Dio sulle labbra, Gesù uscì per andare incontro alla morte.

La misericordia di Dio scriverà infatti l’ultimo versetto di questo inno: la passione del suo unico Figlio sarà il culmine della grande opera che Dio poteva fare (cf Gv 3, 16).

“Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico. Nel medesimo spirito, la liturgia del tempo pasquale pone sulle nostre labbra le parole del salmo: ”Canterò in eterno le misericordie del Signore”” (Dives in misericordia, 8g).

1º Solo

Alleluia. Lodate il Signore perché è buono:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

1º Solo

Lodate il Dio degli dei:

Tutti

perché  eterna è la sua misericordia.

1º Solo

Lodate il Signore dei signori:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

2º Ssolo

Egli solo ha compiuto meraviglie:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

2º Solo

Ha creato i cieli con sapienza:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

2º solo

Ha stabilito la terra sulle acque:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

2º Solo

Ha fatto i grandi luminari:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

2º Solo

Il sole per regolare il giorno:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia;

2º Solo

la luna e le stelle per regolare la notte:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Da loro liberò Israele:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia;

3º Solo

con mano potente e braccio teso:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Divise il mar Rosso in due parti:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

In mezzo fece passare Israele:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Guidò il suo popolo nel deserto:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Percosse grandi sovrani:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia;

3º Solo

uccise re potenti:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Seon, re degli Amorrei:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Og, re di Basan:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

3º Solo

Diede in eredità il loro paese:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia;

3ºSolo

in eredità a Israele suo servo:

Tutti

perché eterna è la sua misericordia.

1ºCoro

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:

2ºCoro

perché eterna è la sua misericordia;

1ºCoro

ci ha liberati dai nostri nemici:

2ºCoro

perché eterna è la sua misericordia.

1ºCoro

Egli dà il cibo ad ogni vivente:

2ºCoro

perché eterna è la sua misericordia.

1ºCoro

Lodate il Dio del cielo:

2ºCoro

perché eterna è la sua misericordia.

2. Il “ Grande Hallel ” letto in rapporto al Nuovo Testamento[1]

Lodate il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia ” (v. 26).

La misericordia del Signore è veramente “eterna”. Esaltarla costituisce il modo biblico con cui il fedele loda la gloria del suo Dio, e ripeterla senza fine con caldi accenti che scaturiscono dall'intimo del cuore, diventa la preghiera perenne della Chiesa.

Possiamo credere che S. Paolo, nel comporre la grande dossologia innica di Ef 1, 3-14, che si trova al vertice del Nuovo Testamento, si sia impegnato ad approfondire le idee fondamentali del “Grande Hallel” in Gesù Cristo, nella cui persona si sono adempiuti i disegni salvifici di Dio. Infatti immediatamente dopo la parola di saluto, l'inno si apre dicendo che Dio, il Padre di Gesù Cristo, ha esplicato fin dall'eternità un piano di salvezza riguardo all'uomo. Perciò l'uomo deve “benedire” il Signore, lodare la sua misericordia che si è manifestata in Cristo Gesù.

Nel triplice invito dell'Apostolo ad essere per la lode della gloria di Dio risuona tutta la ricchezza del tema biblico della lode. È vero, la lode resa a Dio da parte degli uomini, non aumenta la sua gloria. Dio non ha bisogno della nostra lode. Ma nella lode della divina misericordia l'uomo comincia a “conoscere” il suo Dio e nell'adorazione esaltante della divina gloria giunge ad essere se stesso. “Togliti i calzari! È terra santa”. Per avere sperimentato ciò che esprime la parola hesed (termine che Paolo rende con la parola grazia), l'uomo è chiamato alla lode della gloria di Dio, manifestatasi nella “carne” del Figlio unigenito e Signore nostro.

Per questo il “Grande Hallel” ha potuto essere letto in chiave cristologica ed è divenuto il canto privilegiato già della prima Chiesa di Gerusalemme, specialmente per la notte di Pasqua. Con la sua morte e risurrezione, il Signore Gesù Cristo “ha compiuto meraviglie” ancora più grandi di quelle compiute da Jahvè con la liberazione del popolo d'Israele.

Cristo, infatti, ci ha strappato dalla schiavitù del peccato e della morte. Ci ha fatto attraversare il Mar Rosso e “ci ha liberato dai nostri nemici”. Egli stesso ci si “dà in cibo” per la vita immortale. Egli è il Signore eternamente misericordioso che ha fatto di noi un nuovo popolo. Egli non ci abbandonerà nell'ora della prova. Il grido ansioso del povero e del sofferente sarà udito, perché in lui lo hesed del Padre si è incarnato in tutta la sua pienezza divina per chinarsi con immenso amore sull'umanità sofferente e bisognosa.

La Liturgia delle Ore ci fa recitare questo il Salmo 135 nei Vespri del Lunedì della Quarta Settimana, mettendolo in rapporto con l’Inno della Lettera agli Efesini. Questo accostamento permette alla comunità cristiana di elevare un inno all’unica eterna misericordia di Dio: con gli accenti del grande Hallel il cristiano ricorda la prima Pasqua ebraica e rivive la seconda della Risurrezione di Gesù, in continuazione delle manifestazioni della misericordiosa di Dio fin dalla creazione, ma soprattutto come corona preziosa di tutte le altre opere di Dio, che viene contemplata nell’inno cristologico della nostra redenzione, riportato nella lettera agli Efesini.

Il popolo cristiano riversa nel grande Hallel tanta abbondanza di grazia, lo rivive cioè alla luce della Pasqua di Gesù e al termine della giornata canta al Signore la cui bontà è eterna; gli rende grazie per la nuova creazione (vv. 4-9), per la liberazione pasquale operata nel battesimo (vv. 10-15), per la protezione della nostra vita da parte di Dio (vv. 16-20) e per l’entrata nella Chiesa, immagine della Terra promessa dove siamo alimentati con il pane della vita (vv. 21-26).

2.1. Il piano divino della salvezza: Ef 1, 3-14

SOLO

“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

TUTTI

 

 

 

 

 

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.

SOLO

 

 

 

Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito
per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.

TUTTI

 

 

In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

SOLO

 

 

In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto,
avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso:

TUTTI

 

egli è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

3. Lettura biblica: Romani: 8, 28-39:

Inno alla Provvidenza e all’amore di Dio

«28Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Proprio come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello.

37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore».

3.1. Risposta di Comboni alla lettura biblica:

Il cantico della Provvidenza” e il proposito di combattere da forte[2]

Il Comboni era convinto che nessuna salvezza, e quindi neppure quella dell’Africa, era possibile senza la Croce. Egli aveva posto la Croce che il Signore manda o permette come “un’inevitabile grazia suprema, garanzia di apostolato e di santità”. Le parole rivolte al papà, in occasione della morte della mamma, sono un vero “Cantico dell’ordine della Provvidenza”, che egli vedeva realizzarsi nella Storia della Salvezza dell’umanità attraverso il Mistero della Croce. Così Comboni approfondisce il suo Cantico delle creature, facendosi cantore della sapienza della Croce e invitando a combattere da forti; il suo invito è per tutti, ma soprattutto per quelli che, come lui, dedicano la loro vita alla diffusione del Vangelo.

“Volgete uno sguardo all'ordine della Provvidenza, al modo che tiene Iddio verso dei fedeli suoi servi, cui predestina all'eterna beatitudine. La Chiesa di Cristo cominciò sulla terra, crebbe e si propagò tra le stragi e i sacrifizi dei suoi figli, tra le persecuzioni e tra il sangue de' suoi Martiri e Pontefici. Lo stesso suo Capo e Fondatore Gesù Cristo spirò sopra di un infame patibolo, vittima del furore d'una crudele ed empia nazione: i suoi Apostoli subirono la medesima sorte del Divino Maestro.

Tutte le Missioni, ove si diffuse la Fede, furono piantate, s'accrebbero, e giganteggiarono nel mondo tra il furore dei principi, tra i patiboli, e le persecuzioni che distruggevano i credenti. Non si legge di verun santo, che non abbia menato una vita tra le spine, i travagli, e le avversità: delle stesse anime giuste che noi pur conosciamo, una non v'ha che non sia tribolata, afflitta, e disprezzata. Oh la palma del cielo non si può acquistare senza pene, afflizioni e sacrifizi; e quelli che si trovano visitati con questa sorta di favori celesti, possono a buon diritto chiamarsi beati su questa terra, mentre godono della beatitudine de santi, pei quali fu somma delizia il patire gran cose per la gloria di Cristo.

L'umana miseria s'adopera a toglierci la pace del cuore, e la speranza d'una vita migliore; e noi al fianco di Gesù crocifisso che patisce per noi, tripudiamo in mezzo all'avversa fortuna, mantenendo intatta quella pace preziosa, che solo appiè della croce e nel pianto può trovare il vero servo di Dio. Siamo nel campo di battaglia, vi ripeto, e bisogna combattere da forti. A grandi premi e trionfi giungere non si può se non per mezzo di grandi fatiche, travagli e patimenti. Ci sia adunque di sprone e ci consoli la grandezza del premio che ci aspetta nel cielo; ma non ci sgomenti e non ci atterrisca la grandezza e la difficoltà della pugna.

Abbiamo al nostro fianco il medesimo Cristo che combatte e patisce per noi e con noi; e noi fiancheggiati ed assistiti da sì generoso e potente Capitano e Signore, non solamente potremo sostenere con gaudio e costanza quei travagli e patimenti che il Signore ci manda, ma sarà nostro perenne esercizio il chiederne di maggiori, perché solo con questi, e col disprezzo di tutto il mondo, si può fare acquisto dei preziosi allori del Cielo”

4. Il nostro Hallel personale e comunitario

La salvezza cominciata con la creazione e portata avanti con la redenzione d’Israele, raggiunge il suo vertice nella Pasqua di Gesù e continua nella vita quotidiana dei battezzati. Il salmo cantato nel Tempio di Gerusalemme, sfocia nella primitiva comunità cristiana e rimane aperto a nuove invocazioni, perché la misericordia di Dio è eterna e quindi continua. Anche noi, nel prendere coscienza, in preghiera, delle opere meravigliose di Dio, con umiltà gli chiediamo che ci faccia capaci di scoprire i segni vivi della sua eterna misericordia nella nostra vita personale e in quella dei nostri fratelli.

Oggi questi segni vivi li scopriamo fissando lo sguardo sulla persona di Comboni missionario “Santo” e ripassando la storia di santità e di dedizione apostolica della Famiglia Comboniana.

Coinvolti nella solidarietà della Storia della Salvezza mediante Comboni e l’opera missionaria da lui inaugurata, possiamo comporre il nostro Hallel personale e comunitario in continuità con l’Hallel dello stesso Comboni, il quale viveva intensamente e in ogni circostanza la lode e il rendimento di grazie al Signore, per cui nelle avversità soleva dire: “Se noi potessimo capire perché Dio agisce così per noi! Ma noi dobbiamo benedirlo e lodarlo, perché tutto quello che Egli fa è veramente buono (S 7172).

NB: La formulazione dell’Hallel comprende due sezioni: la prima si ispira agli Atti dei Capitoli Generali dal 1985 al 2003, la seconda agli Atti dell’ultimo Capitolo del 2009.

4. 1. HALLEL DELLA FAMIGLIA COMBONIANA

PRIMA SEZIONE

V/ Noi dobbiamo benedire e lodare il Signore,

R/ Perché tutto quello che i1 Signore fa è veramente buono! (S 7172).

V/ La Famiglia Comboniana, dai giovani agli anziani, deve benedire e lodare il Signore,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Il 15 settembre 1864 Daniele Comboni fu afferrato dall'amore e dal dinamismo del Cuore di Cristo in favore dell’ ”infelice Nigrizia”,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ L’origine e il traguardo della consacrazione totale di Daniele Comboni per la missione ha avuto come fonte la sua partecipazione ai sentimenti del Padre, che non ha esitato a consegnare il Suo Unico Figlio per la redenzione dell’intera umanità,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La dedizione a Dio del nostro Fondatore e Padre fu totale, la sua fede incrollabile, esemplare la sua configurazione a Cristo Buon Pastore che offre liberamente la sua vita per l’umanità,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Il Signore ha compiuto meraviglie in e per mezzo di Daniele Comboni, grande apostolo dell’Africa,

perché tutto quello che i1 Signore fa è veramente buono.

V/ Il carisma del nostro Fondatore manifesta la sua fecondità nelle diverse vocazioni di Suore, Fratelli, Sacerdoti, Secolari e Laici e tanti altri che, in diversi modi, appoggiano e sostengono la crescita della nostra Famiglia Comboniana e il bene della Missione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Il Santo Padre, Giovanni Paolo II, l'ha beatificato il 17 marzo 1996 e lo canonizzò il 5 ottobre 2003,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Con la canonizzazione la Chiesa propone Daniele Comboni come testimone singolare di Gesù Cristo e modello di sequela evangelica per tutti i cristiani; il suo esempio luminoso stimola ogni credente ed ogni comboniano/a a maggiore generosità nel vivere il Vangelo,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Con la canonizzazione di Daniele Comboni inizia per la Famiglia Comboniana un nuovo giorno nel quale siamo chiamati/e a “servire Dio in santità e giustizia per tutti i nostri giorni” e a ravvivare la passione per Dio e per la Missione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La canonizzazione di Daniele Comboni è per la Famiglia Comboniana “culmine e Fonte” di un cammino più attento a personalizzare e incarnare quel “santi e capaci”, che è parte integrante della nostra identità vocazionale e dà consistenza alle nostre opzioni missionarie,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ La canonizzazione di Daniele Comboni ci conferma che l’esperienza di croce non è sconfitta, ma la genesi della fecondità del nostro carisma: “la mia opera non morirà”,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far giungere il Vangelo a tutti i popoli, con la testimonianza e la parola,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ In questo momento storico, la Chiesa presenta il carisma missionario, vissuto da Daniele Comboni con passione eroica, come tesoro che appartiene all’intero popolo di Dio,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La proclamazione della santità di Daniele Comboni riaccende la vocazione “ad gentes” della Chiesa, diviene un pressante invito a seguirne con rinnovato coraggio le orme lungo il sentiero sempre attuale dell’evangelizzazione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La figura coraggiosa, creativa e lungimirante di Daniele Comboni fa brillare una luce di speranza nell’orizzonte del mondo di oggi marcato da intransigenze ideologiche, nazionalistiche o pseudo-religiose e da fondamentalismi,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La sua proclamazione come santo denuncia l’indifferenza e smaschera ogni tipo di compromesso con l’oppressione dei poveri, e sfida tutti i cristiani a spalancare le porte chiuse per poter ascoltare il grido dei “lontani” e degli “schiavi” del nostro tempo,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Il Signore ci concede questa “nuova epoca missionaria” e ci accompagna nel cammino apostolico con l'attualità del carisma dato a Daniele Comboni,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Ritroviamo nuovo slancio profetico e apostolico, seguendo la metodologia missionaria di Daniele Comboni nelle sue intuizioni fondamentali "salvare l'Africa con l'Africa", “fare causa con i più poveri e abbandonati”, “evangelizzare come cenacolo di apostoli”, “comunione e collaborazione a tutti i livelli”,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Nel contesto missionario all’inizio del nuovo millennio, sentiamo l’importanza di camminare insieme sia come Istituti comboniani, sia al passo con la Chiesa e con i popoli,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La canonizzazione di Daniele Comboni mette un sigillo d’autenticità sulla storia missionaria vissuta dai suoi figli e figlie che con la propria vita hanno testimoniato il Vangelo in mezzo a difficoltà, sofferenze, persecuzioni ed anche fino allo spargimento del sangue,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ L'esperienza sponsale e martiriale di Comboni fu vissuta da un gruppo dei suoi primi missionari/e nella Mahdia, dove hanno dato la vita per la fedeltà al Vangelo e al popolo, pagando un alto prezzo di sacrificio fisico, psicologico e spirituale

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ Le comunità comboniane lungo la loro storia hanno cercato di essere “cenacolo di apostoli”, che diffondono raggi di speranza e promuovono comunione e solidarietà tra i più poveri,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ Fin dall’inizio della vita degli Istituti Comboniani, tanti missionari/e hanno consacrato quotidianamente la loro vita al Signore per “il riscatto”, e la liberazione dei popoli a cui sono stati inviati; essi sono la fonte alla quale possiamo sempre attingere per vivere la fedeltà del servizio a Dio e ai più poveri e abbandonati,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

SECONDA SEZIONE

V/ L’Istituto sta prendendo coscienza del bisogno e dell’urgenza di rivisitare o riscoprire il dono che porta in sé, per ravvivarlo e trasmetterlo alle nuove generazioni,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ L’istituto si arricchisce di nuove nazionalità e culture,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Accogliamo con gioia il volto variegato dell’Istituto, sempre più internazionale e multiculturale

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ Il processo di discernimento della Ratio Missionis ha evidenziato in noi il forte desiderio di cambiamento e di conversione nel profondo del cuore,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Ci sentiamo come “terra secca, arida senz’acqua”, con una grande sete che ci spinge a ritornare alle fonti originali per affrontare le sfide del nostro tempo,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Come Comboni scopriamo nel mistero del Cuore del Buon Pastore la ragione che ci anima a una donazione totale e ci spinge verso i poveri e abbandonati,  

perché  tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Seguendo le orme di san Daniele Comboni, ci riconosciamo mandati a proclamare il Vangelo a tutti i popoli, ponendo al centro della nostra attenzione i più poveri e abbandonati, “specialmente riguardo alla fede”,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ San Daniele Comboni, con la sua opera, continua ad ispirare  la nostra attività di missione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ La storia dell’Istituto continua ad essere punto di riferimento e di ispirazione perché mantiene viva la memoria della vita e delle esperienze missionarie di coloro che ci hanno preceduto e che hanno avuto un impatto su di noi,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ Ci sostiene l’esempio di confratelli che vivono oggi in pienezza la propria missione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Missione, per noi, significa, una vita consacrata che testimonia e manifesta Gesù Cristo e il suo messaggio,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Siamo grati al signore per il prezioso dono delle vocazioni che ci consente di guardare al futuro con fiducia ed ottimismo,

perché  tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ Il Signore continua a chiamare i giovani di oggi, con le loro potenzialità e i loro limiti, e in molti di loro suscita risposte generose,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ L’autorità nella comunità è un servizio di guida, di ispirazione, di discernimento, di unità, di coordinamento, d’incoraggiamento e di correzione fraterna,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ I confratelli anziani sono la “memoria storica” dell’Istituto e della missione,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

V/ I confratelli anziani e ammalati sono un tesoro incalcolabile e una carica spirituale con la loro vita di preghiera e di amore alle missioni; con la preghiera e l’offerta delle proprie sofferenze, si rendono intercessori della missione,

perché tutto quello che il Signore fa e veramente buono.

V/ L’Istituto è testimone della ricchezza di ogni confratello. Con riconoscenza e gratitudine valorizza la testimonianza di vita ed il servizio che gli anziani possono offrirci,

perché tutto quello che il Signore fa è veramente buono.

5. Recitazione meditativa del Padre Nostro

mediante risonanze comboniane

La guida della preghiera, nelle pause successive ad ogni invocazione, propone una frase di Daniele Comboni come risonanza del suo cuore missionario alle invocazioni del Padre Nostro.

P/. PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI

R/. Padre nostro che sei nei cieli

  • Il Missionario della Nigrizia spoglio affatto di tutto se stesso, e privo di ogni umano conforto, lavora unicamente pel suo Dio, per le anime le più abbandonate della terra, per l'eternità. (S 2702).

P/. PADRE!

R/. Sia Santificato il tuo Nome

  • Lavoriamo per la pura gloria di Dio e per salvare le anime più abbandonate del mondo. Dio sarà con noi (S 6160).

P/. PADRE!

R/. Venga il tuo regno

  • Gesù Cristo ci ha detto espressamente che noi siamo tutti fratelli, senza distinzione di bianchi e neri, e non dobbiamo fare agli altri quello che non vorremmo fatto a noi stessi (S 3350).

P/. PADRE!

R/. Sia fatta la tua volontà come in cielo così interra

  • Dalla mia fanciullezza fino ad oggi, e fino alla morte, ho sempre amato e amerò di fare la volontà di Dio e dei Superiori (S 7001).

P/. ¡PADRE!

R/. Dacci oggi il nostro pane quotidiano

  • Non Le dirò nulla, o Eminenza Reverendissima, della pena dai missionari sofferta per non aver potuto aver vino, per celebrare ogni giorno la Santa Messa è ineffabile conforto delle anime tribolate (S 6355).
  • Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi (S 3159).
  • Biancheria, camicie, tele abbiamo consumato per fare una semplice camicia alle schiave liberate. (S 3369).

P/. PADRE!

R/. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

  • Se io sarò mancante e colpevole, sono pronto a soffrire ciò che merito, come pure sono pronto a soffrire quel che non merito, perché davanti a Dio sono gran peccatore (S 1136).

P/. PADRE!

R/. Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male

  • Quantunque io abbia voltato le spalle al mondo consacrandomi ad uno stato di vita simile a quello degli Apostoli, tuttavia sento vivamente i latrati della natura (S 442).
  • Ciò che non mi fece mai venir meno alla mia Vocazione, ciò che mi sostenne il coraggio a star fermo al mio posto fino alla morte, o fino a decisioni differenti della S. Sede, fu la convinzione della sicurezza della mia Vocazione (S 6886).

TUTTI: Poiché tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

6. Preghiera per la fedeltà alla Regola di Vita

O Padre che ci chiami alla sequela del tuo Figlio
nell’Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù,
donaci la sapienza del cuore per riconoscere nella Regola
una guida sicura alla vita consacrata per la missione.
Facci scoprire ed amare in essa
lo spirito con cui hai animato il nostro Fondatore
e quanti hanno camminato sulla via da lui tracciata.
Sapremo così partecipare attivamente
alla missione evangelizzatrice della Chiesa,
attenti ai segni dei tempi e con rinnovata dedizione apostolica.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

P. Carmelo Casile
Casavatore, gennaio 2015

 

[1] Cf T. Beck e Giovanna della Croce, Gesù è il Signore, Ed. Ancora, p. 101ss.

[2] Cf Il Beato D. Comboni a Limone sul Garda, p. 55s.