In preparazione all'assemblea dei formatori dei noviziati, scolasticati e CIF, Palencia 10-30 luglio 2005, é stato preparato un questionario per chiedere ai novizi, scolastici e fratelli nei CIF, la loro collaborazione nella riflessione.
Hanno risposto 68 su 98 novizi, 77 su 151 scolastici e 6 su 17 fratelli. In totale 151 risposte! Ecco la sintesi finale.

A) Dalle conclusioni di Pesaro 1999

1. Prima priorità: “Una forte esperienza di Dio” (Pesaro ’99 n. 5)
“Una profonda esperienza cristiana di Dio e la sola vera motivazione vocazionale che può sostenere la vita e l’opera del comboniano (Pesaro ‘99 n. 5). La priorità della vita spirituale appare sempre più come l’asse che unifica e vivifica tutto l’edificio formativo” (VdF 38).

Prova a valutare te stesso circa la pratica dei seguenti strumenti di crescita nella vita spirituale:
· La fedeltà all’ora quotidiana di preghiera personale 1(0) 2(36) 3(30)
· L’Eucaristia quotidiana 1(0) 2(12) 3(54)
· La celebrazione frequente del sacramento della riconciliazione
1(2) 2(39) 3(25)
· La celebrazione regolare della liturgia delle ore 1(2) 2(24) 3(40)

1. non ho acquisito un abito nell’uso di tale strumento e non mi sento motivato a crescere in quella direzione.
2. Sento che sto facendo progressi nella direzione della piena acquisizione del valore
3. ho acquisito un abito regolare e stabile nell’uso di tale strumento


a. Quali aspetti della spiritualità comboniana senti come più rilevanti per il tuo cammino?

q (27) spiritualità del Cuore di Gesù, Buon Pastore
q (23) spiritualità della Croce
q (17) l’amore per i più poveri e abbandonati
q (11) Eucaristia
q (9) missione, prima evangelizzazione
q (8) dedicazione alla preghiera
q (4) amore per la Chiesa
q (3) vita comunitaria, gratuità, servizio
q (3) devozione alla Madonna
q (2) giustizia e pace
q (2) martirio



b. Come esprimi concretamente tali aspetti nel vissuto quotidiano?

q (22) fedeltà alla preghiera quotidiana
q (11) disponibilità al servizio nella pastorale
q (10) dono di me stesso nella quotidianità , testimonianza di vita
q (7) cercare di condividere la propria vita e esperienze con gli altri
q (2) obbedienza rispetto ai formatori
q accettazione delle sfide in comunità quale fonte di forza e tendere verso Dio
q accettare la croce come parte della mia vita, sacrificio
q meditazione della Parola
q l’Eucaristia
q saper ricevere le critiche: trovarne cose utili
q adorazione (settimanale)
q distacco dalle cose materiali: “pocket money” , cellulare, macchina fotografica, ecc.
q cercare di mostrare l’amore nelle incomprensioni
q distacco dalle realtà che mi sono più care: famiglia, parenti, amici
q mi aiuta a pazientare nei confronti degli altri
q pregare il rosario (4 volte la settimana)
q l’angelus
q fedeltà al lavoro manuale

c. Con quali modalità concrete, nel tuo cammino formativo personale e comunitario, la Parola di Dio è stata adottata come punto di riferimento centrale?

q (11) nella preghiera quotidiana
q (7) nella Lectio
q (6) nell’Eucaristia quotidiana
q (6) nel sacramento della riconciliazione
q (5) ispiratrice per i miei piani e per le mie attività
q (4) nella condivisione
q (2) fare pastorale basandomi sulla Parola di Dio
q mezzo per rileggere la propria vita nel passato e nel presente; per trovare il senso della propria storia e cultura
q misura per valutare i valori nelle proprie azioni
q nella correzione fraterna
q nei momenti difficili
q incoraggiamento dalla testimonianza dei formatori

d. Che cosa suggeriresti per favorire una “forte esperienza di Dio” nelle nostre tappe formative?


q (11) un formatore faccia esclusivamente la Direzione Spirituale
q (10) valorizzare il sacramento della Riconciliazione
q (9) insistere sulla centralità della preghiera: incoraggiare l’ora di preghiera personale e quotidiana
q (9) partecipazione all’Eucaristia
q (8) coltivare il silenzio che crea l’ambiente per la preghiera e il raccoglimento
q (7) meditazione sulla Parola di Dio
(6) condividere le esperienze
q (5) atteggiamenti: lasciarsi sfidare dalla Parola di Dio, umiltà
q (3) confrontare la fede e la vita
q (3) lettura degli scritti dei santi
q (2) ritiri regolari, rinnovamento a tutti i livelli di formazione
q enfasi equilibrata da parte dei formatori tra gli aspetti negativi e positivi dei formandi
q dare spazio per realizzare “forum” – occasioni per i formandi di discutere a lungo e in dettaglio sulla preghiera e la pastorale
q possibilità di avere direttori/direttrici (sacerdoti religiosi e diocesani, suore) fuori dalla struttura del noviziato
q input sui metodi di preghiera
q pastorale più radicale

2. Terza priorità: formare persone comunitarie
(Pesaro ’99 n. 7)

a. Sottolinea, a partire dalla tua esperienza concreta, che cosa nel tuo cammino formativo ti ha aiutato a crescere nella capacita di vivere in comunità.


q (18) accettazione vicendevole; come dono, apprezzare i doni dell’altro, attenzione alla persona
q (12) spirito di dialogo, sincerità, condivisione, franchezza
q (8) senso di appartenenza, famiglia, amore fraterno
q (5) atteggiamenti di apertura verso la comunità
q (5) rispetto e ascolto vicendevole, fiducia
q (5) correzione fraterna
q (4) preghiera comunitaria
q (3) atti comunitari: pasti, lavoro manuale
q (3) fedeltà alle attività quotidiana
q (2) semplicità dei formatori; sanno stare con i formandi
q il mio background familiare
q sentirsi in cammino con gli altri aiutandosi vicendevolmente

b. Che cosa pensi che possa essere stato di ostacolo?


q (7) poca fiducia, mancata prontezza per accettare l’altro
q (6) mancata comunicazione, poco dialogo, poca conoscenza vicendevole
q (5) troppe attività, dispersione, orari troppo stretti
q (4) gruppi interculturali troppo numerosi
q (4) criticare troppo, pregiudizi, egoismo
q (3) cattivi esempi
q (3) chiudersi in se stessi, individualismo, attaccamento alla propria cultura, nazionalismo
q (2) complesso di superiorità o di inferiorità
q senso di tradimento
q competizione, orgoglio
q relazione debole nella comunità
q le proprie debolezze umane
q atteggiamento di formatori che causano paure
q “separazione” tra formatori e formandi che risultano in sospetto e odio interiore
q il fatto di essere di provenienze e culture diverse
q discriminazione, favoritismo
q grandi strutture

c. Cosa suggeriresti di cambiare?

q Il linguaggio: distinguere bene gli scherzi dai discorsi seri
q Atteggiamento di perfezionismo
q Dover coprire errori altrui
q Frequenza di incontri comunitari: che siano di più per favorire l’atteggiamento di amore e fiducia
q Orario: che sia flessibile
q L’accompagnamento dei formatori: che sappiano incoraggiare e affermare
q Atteggiamenti come: “E’ la tradizione, quindi, non si può cambiare.”
q Incontri sempre coi formatori: avere incontri solo tra i novizi
q Atteggiamento di discriminazione
q Mancanza di rispetto delle altre culture: più preparazione all’interculturalità
q Più silenzio e ascolto, più apertura
q Accogliere ed apprezzare di più l’altro
q Meno strutture

3. Quinta priorità: assimilazione personale dei valori
(Pesaro ’99 n. 9)

a. Cosa suggeriresti per migliorare la gradualità e la continuità nel passaggio da una tappa formativa alla seguente?


q (12) impegno personale e testimonianza di vita
q (8) più attenzione all’ultimo periodo di ogni tappa: una preparazione più intensa in vista della tappa successiva
q (6) più comunicazione tra i formatori delle diverse tappe
q (3) tempo sufficiente per orientare i candidati alle cose basilari che devono approfondire nella tappa seguente
q (2) più tempo d’introduzione all’inizio di ogni tappa

q continuare nel noviziato l’esperienza di “exposure” del postulato
q sia permesso ai candidati di continuare ad avere lo stesso Direttore Spirituale
q il Direttore Spirituale non sia né un formatore né il Padre Maestro
q promuovere di più incontri formativi e direzione spirituale
q creare metodi moderati (flessibilità e apertura) per aiutare il candidato a procedere
q apprezzare, motivare e incoraggiare i candidati e farli sentire benvenuti in famiglia
q prima di cominciare il noviziato, dare ai candidati la possibilità di un’esperienza di comunità (in missione), seguita da un periodo di vacanze
q dialogo e apertura tra i formatori e i formandi
q dare ai postulanti un orario che già li orienti al noviziato
q l’orario del noviziato deve essere stabilito assieme (in dialogo) con i novizi

b. In che cosa, nella tua esperienza, sono mancate gradualità e continuità in tali passaggi?


q (4) poco dialogo dei formatori
q (2) nella direzione spirituale: il cambio del Direttore Spirituale che è al tempo stesso il formatore
q (2) tempo insufficiente per favorire un passaggio graduale
q (2) introduzione alla nuova realtà fatta in fretta
q (2) diversi stili formativi
q responsabilità: quando la libertà viene privata nel noviziato dove ci sono tanti “no”
q struttura (già nel postulato) che favorisca la preghiera personale; e non lasciare semplicemente ai candidati di organizzarla
q esperienza di preparazione alla tappa successiva: esempio, esperienza in missione
q appoggio comunitario e sostegno dei formatori
q nell’esperienza di comunità
q nell’orario
q nel cambio di enfasi: dallo sviluppo umano (nel postulato) alla spiritualità (nel noviziato), trascurando quella del postulato
q nell’utilizzo dei soldi
q nei tempi di verifica
q l’animazione missionaria eccessiva

c. Prova ad identificare uno o due valori che ti sono stati proposti in una tappa formativa iniziale e che sono venuti meno in una tappa successiva? Quali possono essere le cause?


Valore:
q studio
Cause:
la preghiera è più valorizzata dello studio nel noviziato

Valore:
q libertà
Cause:
trattare i novizi come persone che “elemosinano” invece di rafforzarle

Valore:
q fiducia, apertura, dialogo
Cause:
mancanza di libertà

Valore:
q contributo finanziario da parte di ciascun postulante ogni semestre
Cause:
nel Noviziato non c’è più, forse perché noi impariamo a dipendere dalla Provvidenza di Dio

Valore:
q l’uso dei beni
Cause:
mancanza d’iniziazione all’economia

Valore:
q distacco dalle cose
Cause:
mancanze personali

Valore:
q silenzio
Cause:
mancanze personali



B) Dal documento della Verifica della Formazione (2001)

4. Prima proposta: Focalizzare le tappe formative
(VdF 30-53)
Nel noviziato: enfasi sulla maturazione cristiana
Nello scolasticato/CIF: enfasi sulla maturazione missionaria comboniana: attenzione alla missione


a. Che cosa nella prassi formativa del tuo noviziato, scolasticato/CIF ha aiutato a raggiungere l’obiettivo specifico di quella tappa?


q (17) direzione spirituale
q (16) preghiera personale e comunitaria
q (14) incontri formativi
q (10) l’Eucaristia giornaliera
q (10) la struttura messa a disposizione
q (7) sacramento di riconciliazione
q (7) la vita comunitaria
q (6) i formatori
q (5) pastorale; la mia pastorale in ospedale, con bambini di strada e ammalati
q (5) l’interiorizzazione dei valori proposti durante il periodo del deserto
q (3) silenzio
q (2) Parola di Dio
q (2) i membri della comunità (compagni)
q (2) l’ambiente di ascolto, accettazione e condivisione
q auto-conoscenza
q correzione fraterna
q l’atmosfera buona, calma e favorevole
q la storia dell’Istituto
q apertura ad altre culture
q esercizi ignaziani, ritiri
q lavoro manuale

b. Che cosa potrebbe essere stato d’ostacolo?


q (6) difficoltà con i formatori
q (5) se stessi, mancanza di maturità, di docilità
q (5) pregiudizi
q (4) comodità
q (3) l’influenza negativa dei compagni, cattive testimonianze
q (2) orario esagerato che toglie via tutto del proprio tempo
q (2) stabilire un programma che porta da un compito all’altro con un “devi”: connotazione troppo formale come se si una macchina automatica
q (2) le mie paure e insincerità
q (2) non prendere iniziative, monotonia
q avere un vecchio formatore nella casa di formazione e avere solo un gruppo di formatori in una casa congiunta di formazione
q essere troppo rinchiusi nelle mura del noviziato e poco tempo fuori: contatto diretto con la missione
q avere le stesse persone che fanno le conferenze durante tutta la settimana
q lettura psicologica della Parola di Dio
q mancanza di apertura e fiducia
q impiego di troppa psicologia da parte dei formatori

c. Suggeriresti qualche mezzo o iniziativa concreta che favorirebbe il raggiungimento dell’obiettivo?


q (5) più contatto con la missione e i missionari
q (4) atteggiamento reciproco di apertura e aiuto tra novizi e formatori
q (3) lavoro costante sulla maturità umana
q (3) direttore spirituale diverso dal formatore
q (2) sciogliere l’orario del noviziato; lasciare che i novizi preghino quando vogliono
q responsabilità e impegno personale
q esporre i novizi alla realtà del mondo
q stabilire un programma dinamico
q più enfasi sulla preghiera personale
q un atteggiamento di apertura
q ci deve essere un equilibrio dei formatori
q flessibilità da parte dei formatori
q i formatori imparino ad accettare i novizi così come sono
q i formatori accettino i loro limiti
q maggiore attenzione alle reazioni dei formandi rispetto all’orario, ecc.
q avere altre persone da fuori che presentano altri approcci alla maturità cristiana
q non usare psicologia per giudicare le persone
q più selezione dei candidati

5. Seconda proposta: Proporre i valori nuovi della missione e coltivare la sobrietà

(VdF 54-60; cfr. anche la seconda priorità
in Pesaro ’99 n. 6)

a. Come si realizza nel tuo noviziato, scolasticato/CIF l’iniziazione alle forme di apostolato specifiche del carisma comboniano (impegno per la Giustizia e la Pace, animazione missionaria, solidarietà con i poveri, prima evangelizzazione...)?


q (18) pastorale: con bambini di strada, anziani, in carcere, in ospedale, nelle baraccopoli, parrocchie, giovani
q (9) animazione missionaria nelle scuole, parrocchie
q (4) contenuti e condivisione
q (4) stile di vita semplice e sobrio
q (3) apostolato nel settore giustizia e pace
q imparare la lingua della gente

b. Cosa suggeriresti di cambiare o di aggiungere nella prassi formativa a riguardo?


q (6) esperienze di apostolato forti: con i più poveri e abbandonati
q (5) uno stile di vita più sobrio
q (3) rivedere la posizione geografica delle nostre case di formazione
q (3) esperienze forti di vita comboniana
q (3) dare spazio ad un impegno per la giustizia e pace
q (2) fare di più nell’animazione missionaria e non soltanto la domenica
q non ci sia pocket money
q aggiornare i contenuti delle catechesi
q organizzare un convegno su carisma e spiritualità comboniana

q più tempo dedicato alla pastorale
q estendere l’area della pastorale fino alle università
q iniziare una pastorale con le prostitute, le povere nelle città d’oggi
q dare priorità alla formazione spirituale (nella pastorale)
q fare la prima evangelizzazione soprattutto nelle aree popolate come nelle baraccopoli
q sviluppare e approfondire il nostro coinvolgimento negli impegni già presi
q l’apostolato deve coinvolgere anche i ricchi

c. In che senso per te la sobrietà e un valore? Quale bene concreto favorirebbe?


q (15) favorisce la mia solidarietà con i poveri, mi fa avvicinare a loro, mi aiuta a capirli, a far causa comune con loro
q (9) mi aiuta a vivere con semplicità, a crescere in umiltà e rinuncia
q (6) libera il cuore da preoccupazioni mondane, favorendo il dare più tempo ad energie per Dio e l’esercizio della carità
q (5) distacco dai beni materiali
q (5) la mia identificazione con i poveri e bisognosi
q mezzo per crescere nella Provvidenza di Dio
q mi fa identificare con il Cristo povero, modellarsi secondo Gesù
q mi aiuta ad identificarmi con i semplici
q mi aiuta a vedere come investo energie e tempo in cose non essenziali
q attrae persone di vario stato sociale verso chi la pratica
q l’accontentarsi di ciò che c’è

d. Quali sono le forme concrete con cui tu vivi la sobrietà personalmente?


q (6) nel mio modo di vestire, parlare e mangiare
q (6) riduco i miei bisogni personali
q (4) accontentarmi di ciò che ho e valorizzarlo
q (2) mangio il cibo che la gente mangia, il cibo che c’è in comunità
q (2) do da quel che ho per chi ne ha bisogno
q (2) non tengo nessun soldo
q do i miei vestiti ai bisognosi
q se necessario, risparmio per gli altri
q ho smesso di avere un cellulare, radio, macchina fotografica, ecc.
q non avere altre cose superflue
q offro i miei talenti e doni in servizio alla comunità
q vado in pastorale a piedi invece di prender un taxi

E a livello della tua comunità?


q (12) utilizziamo mezzi e materiali semplici e ce ne prendiamo cura, responsabilità
q (9) la mia disponibilità per dei servizi da fare
q (8) trasparenza
q non guardiamo le notizia in tivù; ci arriva il giornale solo uno o due giorni dopo
q semplici e economici pasti
q lavoro manuale
q non abbiamo costosi mezzi di comunicazione
q senza esagerazioni durante le feste
q condivido le mie cose con gli altri
q lascio prima ad altri di avere le loro necessità provvedute dalla comunità
q abbiamo meno impiegati (lavoratori) e il lavoro lo facciamo noi novizi
q faccio i miei servizi in comunità
Cos’altro si potrebbe fare a livello personale e comunitario?


q (3) Ridurre le strutture: case più piccole, meno impiegati, meno auto
q Essere economici
q Avere questo atteggiamento: usare i mezzi non come fini in se stessi
q Assumere lo spirito di abnegazione e sacrificio
q Che si usino le risorse e mezzi necessari e disponibili

e. La VdF (n. 60) prevede “una revisione critica della pratica del “pocket money” alla luce del voto di povertà”. Che cosa é stato fatto a riguardo nel tuo noviziato, scolasticato/CIF?


q (9) non è una possibilità per noi, novizi; l’economo della comunità procura per tutti
q non ne ho mai sentito nulla
q nel secondo anno, al novizio viene data una cifra necessaria per il trasporto, e ne fa un resoconto

Che cosa suggeriresti?


q (11) si dia il pocket money al secondo anno di noviziato
q (7) dare ai novizi la possibilità di avere “pocket money” per non dover andare ogni volta dal Padre Maestro e per responsabilizzarli
q (4) non ci sia pocket money
q (2) che il “pocket money” rimanga una non-possibilità per noi per favorire il valore di distacco dai beni materiali
q se è possibile ai novizi avere il
“pocket money”
, che sia secondo le necessità della persona (non una grande cifra) e secondo la realtà del posto
q se la comunità non provvede abbastanza, allora dare il “pocket money” ai novizi
q si educhi all’utilizzo dei soldi, dei beni, alla loro gestione

f. Prova a valutare te stesso a riguardo alle seguenti forme concrete di vivere la povertà suggerite in Pesaro ‘99 6.2.b:

· Rispetto della “legge del lavoro 1 (1) 2 (19) 3 (30)
· Pratica del lavoro manuale 1 (1) 2 (16) 3 (36)
· Digiuno ed altre forme di rinuncia 1 (6) 2 (24) 3 (17)
· Partecipazione al sostentamento della comunità impegnandosi nella ricerca dei .
mezzi e condividendo tutte le offerte ricevute 1 (16) 2 (17) 3 (15)
· Trasparenza nel resoconto economico 1 (0) 2 (15) 3 (31)
· Corresponsabilità nella gestione economica delle spese comunitarie
1 (4) 2 (19) 3 (20)
· Introduzione ai principi d’amministrazione economica 1 (15) 2 (11) 3 (13)
· Programmazione d’esperienze d’inserzione durante le vacanze
1 (8) 2 (10) 3 (18)

1 .Il valore non é per nulla presente
2. Si fa qualcosa a riguardo ma c’e ancora da crescere
3. Il valore e pienamente vissuto





6. Terza proposta: Migliorare l’accompagnamento personale
(VdF 61-64)

Hai avuto modo di utilizzare i seguenti strumenti previsti nella VdF?
L’autobiografia SI (55) NO (0)
Il profilo personale SI (48) NO (6)
Il progetto di vita SI (44) NO (10)

a. In che modo questi strumenti, se li hai usati, si sono rivelati utili per il tuo cammino formativo?


Mi hanno aiutato a…
q (20) essere in contatto con le diverse tappe di sviluppo nella mia vita e con le mie capacità e le mie debolezze, vedere le sfide e punti di crescita.
q (9) valutare costantemente il mio cammino formativo.
q (4) riconciliarmi col mio passato e a vedere la mia storia come storia di salvezza.
q scoprire la mia origine e la mia personalità.
q guardare la mia storia di salvezza con occhi di fede e a vedere i vari eventi della mia vita come interventi di salvezza da parte di Dio per me e per gli altri.

b. Con che frequenza fai il colloquio formativo?


q (17) due volte al mese (per quelli del 2° anno)
q (10) ogni settimana (per quelli del 1° anno)

c. Hai un direttore spirituale diverso dal formatore?


q (0) SI
q (12) NO: perché le norme del noviziato non lo permettono; lo vorrei tanto
q (2) ce l’avevo nel postulato

d. Che cosa suggeriresti circa la distinzione tra colloquio formativo e direzione spirituale?


Colloquio Formativo

q si tratta di ricordarmi dei miei punti di crescita

Direzione Spirituale

q un aiuto dato da una persona (sacerdote, fratello, suora, catechista, ecc.) ad un’altra perché possa diventare la persona che Dio intende che sia
q uno può parlare liberamente

Commenti

q ci sia possibilità e libertà di scelta
q la distinzione è buona

e. Prova ad esprimere, nella tua esperienza personale di accompagnamento formativo personalizzato:


- che cosa ti ha aiutato

q (9) fiducia e apertura ai formatori
q (7) l’apertura e fiducia dei formatori nei miei riguardi
q (4) trasparenza e sincerità
q (3) isolamento dall’esterno
q l’iniziativa da parte mia
q l’atteggiamento positivo del formatore
q linee guide datemi dal formatore
q tenere un quaderno
q la condivisione di esperienze dei formatori

- Che cosa ha creato disagio o difficoltà


q (9) la mancanza di fiducia da parte dei formatori
q (5) gli incontri troppo frequenti (ogni settimana)
q (3) quando il mio formatore vuole sentire ciò che gli piace e non ciò che voglio dire io
q (3) il fatto che tante cose sono già state decise e il mio ragionamento (contributo) non trova spazio
q quando il formatore mostra dubbi durante l’incontro
q il sentire di essere rimorchiato verso un dover accettare una personalità che non la sento mia
q quando i formatori approfittano delle mie debolezze
q quando usano l’informazione data da me contro di me
q un sistema scomodo di catechesi
q il fatto che il mio formatore e direttore spirituale sono un’unica persona
q ogni qualvolta che vengo malinteso
q appena sono arrivato, il formatore mi chiedeva già di aprirmi e condividere profondamente
q la paura di aprirmi
q per obbedienza, farmi fare delle cose che non mi piacciono
q troppa psicologia

- Che cosa suggeriresti di cambiare


q (13) siano due persone diverse per aiutarci a distinguere colloquio e direzione spirituale
q (4) preferisco che siano fatti, rimanendo distinti l’uno dall’altra, dallo stesso formatore perché si favorisce una conoscenza maggiore, e di conseguenza, un aiuto maggiore
q (2) il Direttore Spirituale non sia della comunità
q i colloqui formativi possono essere pianificati ma lasciare alla libertà dei formandi di fare la direzione spirituale
q la mancanza di fiducia da parte dei formatori: devono crescere nella fiducia e apertura alle differenze, evitare i favoritismi
q la frequenza degli incontri: ridurla ad una volta al mese o 2 volte, non di più perché il candidato possa aver tempo per valutare bene se stesso
q modalità della formazione:
- la formazione deve essere flessibile nel tempo e con diverse personalità
- che ci sia confidenzialità nei formatori
- i formatori siano più flessibili, pazienti e lascino parlare i formandi e mostrino fiducia verso di loro, li aiutino a manifestarsi
- alcune decisioni devono essere prese coinvolgendo i novizi
- che siano dei “padri” nei confronti dei formandi
- equilibrare la dimensione psicologica e quella moralista
q il modo di fare la catechesi
7. Quinta proposta: Inculturare la formazione

(VdF 70-72; Cfr. anche
quarta priorità

in Pesaro ’99 n. 8)

a. Vorresti suggerire “cammini nuovi d’inculturazione della formazione”


q (15) condivisione a livello comunitario delle diverse culture tramite incontri culturali, momenti di festa…
q (8) aiutare i candidati a sentirsi a loro agio nella propria cultura
q (7) imparare le lingue locali
q condivisione comunitaria di credenze culturali circa la comunità
q più acculturazione che inculturazione
q avere una persona che introduca la cultura che ospita i candidati
q inserire nel programma formativo delle occasioni per presentare le culture e vedere come integrare il loro valore nella vita comunitaria
q i noviziati non siano solo internazionali ma anche intercontinentali
q concludere il semestre con una serata culturale
q i formatori conoscano l’Africa e amino gli Africani

b. Che cosa, nella tua esperienza, aiuta a crescere nel senso della “accettazione della inter-culturalità”?


q (13) apertura e interesse vero le altre culture
q (8) dare più attenzione ai valori delle altre culture piuttosto che agli aspetti negativi
q (7) identificazione con la propria cultura
q (6) capacità di tollerare l’altro accettandolo senza alcun disprezzo, flessibilità
q (6) superare i propri pregiudizi nei confronti degli altri
q (3) saper condividere le esperienze
q tenere conto dei limiti della propria cultura
q incontro costante con gente di altre culture
q umiltà nei confronti delle altre culture senza giudicare
q evitare l’etnocentrismo
q cercare il volto di Cristo nelle persone appartenenti ad altre culture
q non ritenere la propria cultura superiore alle altre e viceversa
q una buona comprensione basata sull’amore per gli altri

c. Che cosa può essere d’ostacolo?


q (10) pregiudizi, atteggiamenti negativi verso una cultura particolare
q (9) ritenere la propria cultura superiore alle altre; senso di orgoglio
q (8) mancanza di apertura; chiusure
q (3) non conoscere la cultura del formatore
q la propria rigidità: non voler vedere le cose positive della cultura dell’altro e apprezzarle
q prendere la propria cultura come misura per misurare le altre culture
q non sfidare se stessi a incontrare una nuova cultura
q razzismo
q paura della critica


8. Altri suggerimenti, osservazioni, proposte…..

Suggerimenti


q Rompere le catene di una formazione rigida.
q Valorizzare di più l’aspetto dell’inculturazione.
q Più enfasi su programmi e attività che educhino ad avere un atteggiamento comunitario in vista di una testimonianza efficace tra la gente che serviamo. Se questo aspetto va trascurato, si rischia di non essere più un “cenacolo di apostoli”.
q Non si pensi a formatori come “Dio”.
q Equilibrio nella formazione.
q I nostri programmi formativi conducono ad una dipendenza dai benefattori invece che ad una autonomia. Propongo che si stabiliscano dei progetti che generano “income” (income-generating projects) e capacità pratiche (practical skills) . Ho l’impressione che i formandi non siano in contatto con la vita concreta della gente che li circonda.
q Ci sia più preparazione ad una radicalità di vita, più senso di rinuncia.
q Avere lo stesso stile nelle case di formazione soprattutto quelle nello stesso continente. Per esempio, perché ai novizi di Namugongo è vietato l’uso della radio mentre è permesso ai novizi di Lusaka?
q Vedo importante avere sempre confratelli nella comunità che non siano coinvolti direttamente nella formazione.
q I candidati fratelli dei paesi senza case di formazione specifiche per loro – come, ad esempio, Kenya e Sud Sudan – potrebbero andare in Uganda per favorire una formazione solida e focalizzata.
q La formazione di base è troppo lunga; alcuni anni sembrano una perdita di tempo senza niente di concreto. Si potrebbe aggiustare la durata della formazione di base.
q I nostri programmi formativi sono troppo spirituali, non toccano le situazioni concrete.
In vista dell’Assemblea di Palencia, 10 - 30 luglio 2005