In Pace Christi

Danzi Adriano

Danzi Adriano
Data di nascita : 28/11/1936
Luogo di nascita : San Michele Extra/VR/Italia
Voti temporanei : 09/09/1956
Voti perpetui : 09/09/1962
Data ordinazione : 30/03/1963
Data decesso : 03/12/2010
Luogo decesso : Verona/Italia

P. Adriano Danzi era nato a San Michele Extra, in provincia di Verona, il 28 novembre 1936. Fece il noviziato a Gozzano ed emise i primi voti il 9 settembre 1956. Dopo lo scolasticato a Verona e a Venegono, fu ordinato sacerdote il 30 marzo 1963.

Meno di un mese dopo la sua ordinazione sacerdotale, P. Adriano scriveva a P. Luigi Girardi, in Sud Sudan, convinto che il miracolo della sua vocazione sacerdotale e missionaria fosse dovuto alla preghiera e alle parole di P. Luigi. “Nelle due parole che ho detto in chiesa l’altro giorno, non ho potuto tacere il suo nome. Sono convinto che, nel giorno della sua prima S. Messa alla cara Madonna di Campagna, ha chiesto la grazia che un altro prendesse il suo posto nella scuola apostolica, e con quella fiducia che il Signore ci dà in simili occasioni ha chiesto un miracolo proprio grosso. Anch’io ho avuto quest’ardire e sono certo che la Madonna mi ascolterà. Ora mi sento sacerdote e missionario per la sua preghiera e fiducia nella Madonna: ringraziamo assieme il Signore per il grande dono che ci ha fatto. Mi prepari il posto perché spero fra qualche anno di poter venire a lavorare accanto a lei. Probabilmente non avrò la sua fortuna di partire subito per le Missioni, spero però che questi anni che dovrò passare in Italia mi aiutino a prepararmi all’apostolato propriamente missionario”.

Italia (1963-1973)
Subito dopo l’ordinazione, fu mandato a Thiene come promotore vocazionale e superiore locale. Ricordiamo che P. Adriano, fin dall’inizio della sua attività, si è sempre occupato dell’animazione vocazionale per i Fratelli e, su di loro, ha scritto anche parecchi articoli. In una sua intervista del 1966, apparsa sul numero di luglio-agosto di Nigrizia, tra l’altro, si legge che “nella storia delle missioni i Fratelli Comboniani hanno svolto un ruolo di grande importanza. Intrepidi, laboriosi e umili, sono stati i tecnici delle missioni. I Fratelli sono la sintesi di due realtà: la vocazione missionaria e la consacrazione totale a Dio. La loro presenza è necessaria oggi, come ieri”.

Congo
Nel 1973 fu mandato in Congo, a Rungu e Ndedu. Quest’ultima comunità era stata chiusa per quattro anni a causa della ribellione dei Simba, ma la vita cristiana era continuata grazie al coraggio e allo zelo del catechista locale. “In Congo – dice P. Eliseo Tacchella – P. Adriano ha lavorato con passione e amore e ha lasciato un bellissimo ricordo tra la gente e tra i confratelli”.

In Curia
Nel 1978 fu destinato alla Curia, dove rimase fino al 1983, incaricato della formazione permanente. In Familia Comboniana dell’ottobre 1979 leggiamo: “Dalla metà d’agosto fino alla fine di settembre P. Adriano Danzi ha visitato l’Uganda su invito di quella provincia per dirigere vari corsi di esercizi: a Gulu per i nostri confratelli e le suore, ad Arua per le suore, a Ombaci e Layibi per padri e Fratelli. Vi hanno partecipato una cinquantina di confratelli e oltre 30 suore. Dal 20 al 23 settembre ha tenuto a Layibi un raduno sul tema ‘Il Fratello comboniano e la promozione umana’ al quale hanno partecipato 22 Fratelli. La partecipazione a questi corsi è stata buona, se si considerano le difficoltà negli spostamenti (frequenti blocchi stradali), la situazione d’insicurezza e il numero ridotto di confratelli rimasti nelle varie missioni. P. Danzi ha ammirato lo spirito apostolico veramente edificante dei nostri confratelli, il loro attaccamento alla popolazione di cui condividono la situazione di sofferenza e che cercano di aiutare in tutti i modi, a prezzo di grandi sacrifici”.

Sulla formazione permanente, riportiamo un brano di un suo intervento apparso in “Tribuna Aperta” del MCCJ Bulletin n. 134 (gennaio 1982). “Cerchiamo di intenderci quando parliamo di Formazione Permanente, perché si rischia di prendere questa parola in troppi sensi. Gli articoli e i libri su questo argomento sono concordi nel mettere come elemento essenziale la persona. La persona che cresce, matura, passa per diversi stadi di esperienza della vita e ha diritto ad avere quegli aiuti spirituali, intellettuali, ecc., perché il suo vivere sia armonioso, autentico e in crescita. La vita della persona però ha due luoghi che sono essenziali al suo sviluppo: la vita di relazione, quindi la comunità e comunione, e la sua vocazione, cioè dove e come la persona esplica le sue attività. Ecco allora che questi due elementi diventano importanti per la formazione permanente. Partire da altre prospettive, non credo sia lecito; si parlerà di specializzazioni, di efficienza, di problemi dell’evangelizzazione, ecc., e di tutto quello che volete, ma credo sia improprio chiamarli formazione permanente”.

L’ultimo periodo e la testimonianza di Fr. Plazzotta
Nel 1983 fu nuovamente mandato in Congo, a Kinshasa, come formatore dei Fratelli e vi rimase fino al 1989, anno in cui ritornò in Italia, destinato alla Casa Madre di Verona. Qui è rimasto fino alla morte, lavorando nell’economia, facendo ministero, in cura e come vice superiore locale.

Fr. Duilio Plazzotta ci parla con affetto di P. Adriano, conosciuto fin “dall’ultimo anno di collegio a Villa Opicina (Trieste), dove stavo completando dei corsi di formazione professionale come ebanista-mobiliere. Volevo dedicare qualche anno della mia vita alla Missione”. Lo ha incontrato nuovamente “nell’allora Zaire come formatore per il CIF di Kimwenza. P. Adriano ha sempre avuto una sensibilità e un’attenzione particolare per i giovani in formazione ed è stato un ottimo formatore. Negli anni novanta ci ritrovammo poi a Verona, dove svolgeva il servizio di economo provinciale. Aveva dovuto abbandonare la missione e rientrare in Italia per problemi di salute. Tutti conoscevano le sue grandi capacità di gestione amministrativa, la sua sicurezza e chiarezza. Lavorando al Centro Ammalati e Anziani, i rapporti con l’economato erano stretti, non solo per l’aspetto economico ma anche per le relazioni amministrative con il sistema sanitario nazionale. Molte scelte nuove per il CAA, come l’assunzione di personale esterno per una migliore e costante assistenza ai confratelli ammalati, l’inserimento della nostra struttura nel piano sanitario regionale, ecc., sono avvenute sotto la sua responsabilità. Attento ai bisogni, competente nella soluzione dei problemi, deciso nelle scelte, ha dato un’impronta nuova ai CAA e alle case per anziani autosufficienti. Ricordiamo che la costruzione del nuovo CAA di Milano e della nuova struttura di Arco, nonché le modifiche per mettere a norma il CAA e la Casa Madre sono state seguite da lui. Essendo diretto e, a volte, persino troppo chiaro nei rapporti con le persone, poteva mettere qualcuno a disagio. Ma conoscendolo, si sapeva che aveva un gran cuore. Avendo vissuto e collaborato spesso con e per i Fratelli (a Thiene, al CIF in Zaire, nell’economato): aveva per noi una grande simpatia e stima. Era un ottimo predicatore, colto, profondo, chiaro, incisivo, che non si perdeva in fronzoli e si nutriva della preghiera personale, spesso nascosto nella sua camera. P. Adriano, a mio avviso, aveva le qualità del “solista”. Sapeva andare controcorrente, con determinazione, sicurezza, e competenza senza creare scompiglio e restando in sintonia e sincronia con la comunità. Tutti lo abbiamo apprezzato e stimato per queste sue qualità”.

Altre testimonianze
P. Francesco Pierli scrive: “Sentite condoglianze per la morte di Adriano a noi molto caro per tanti motivi. L’ho sentito vicino in momenti difficili della mia vita. Ha saputo aiutarci con decisione, praticità e tanta discrezione”.

Riportiamo le parole di P. Pietro Ravasio: “P. Adriano è un vero testimone che lascerà non solo nella comunità di Verona, ma nell’Istituto intero un’impronta significativa, soprattutto per alcuni aspetti della sua testimonianza comboniana. Personalmente ricordo la sua efficace animazione missionaria a favore dei Fratelli negli anni giovanili, la sua attività a Kinshasa e, naturalmente, tutto ciò che ha fatto come membro della comunità di Verona in tanti anni. La sua lunga malattia ha impreziosito e purificato la sua vita nel segno della croce”.
Da Mccj Bulletin n. 247 suppl. In Memoriam, gennaio 2011, pp. 92-96