DAL GIORNALE “L’ADIGE” (14/01/2007)
P. Luigi Moser sr.
È morto in terra di missione, in Uganda,
e lì riposerà tra la gente alla quale
ha dedicato quarant'anni della sua vita
È morto in terra di missione, in Uganda, e lì riposerà tra la gente alla quale ha dedicato quarant'anni della sua vita. P. Luigi Moser, 72 anni, originario di Palù di Giovo, Missionario Comboniano, è deceduto ieri a Lodonga. È stato P. Gianfranco Bettega, superiore della Casa dei Comboniani di Trento, a comunicare la notizia ai familiari a Meano. «Durante la messa del mattino si è sentito un po' male, però ha fatto in tempo ad andare a casa e a sedersi, aveva in mente di mettere a posto un frigorifero che non andava bene - dice P. Bettega -, poi improvvisamente è caduto a terra, ed è morto durante il tragitto verso l'ospedale». P. Luigi Moser era tornato in Africa l'anno scorso con qualche problema di cuore, ma il dottore aveva detto che poteva continuare a condurre la sua vita normalmente e, difatti, fino all'ultimo è rimasto al suo posto con la stessa energia di sempre. «Era forte, un vero montanaro, lo ricordo sempre sereno, sorridente - aggiunge P. Bettega -, aveva un dono speciale che gli consentiva di entrare subito in contatto con la gente e una grande passione per l'Africa». Per i Comboniani Lodonga è una missione speciale, fondata da P. Bernardo Erminio Sartori, di Treviso, per il quale è in corso la causa di beatificazione. E P. Luigi Moser era fiero di stare nella stessa stanza, nello stesso santuario fondato da P. Sartori, «quasi come un baluardo contro i musulmani che avanzavano». Ordinato sacerdote nel 1961 a Milano, dal cardinale Montini, futuro papa Paolo VI, a Trento si dedicò nei primi anni all'attività di animazione missionaria, per poi partire per la missione in Uganda. «Era il capo della missione - continua P. Bettega - e adesso bisognerà che qualcuno lo sostituisca, perché la missione è molto grande». Tanti i ricordi di P. Bettega che è stato compagno di seminario di P. Luigi, due anni a Fai perché la casa di via Missioni Africane era bombardata, e poi a Trento. Racconta: «In noviziato era incaricato dei pulcini, ne avevamo duecento, trecento: un giorno, per una dimenticanza, ci fu un incendio e tutti i pulcini bruciarono: era disperato. Una volta, a Segonzano durante le vacanze, quando eravamo ragazzi, è caduto nel torrente e si è spaccato la mandibola. Gli hanno dato dei punti in bocca e non si è neanche lamentato. Un autentico montanaro». Lunedì alle 11 a Meano si terrà la messa in contemporanea con la celebrazione dei funerali a Lodonga, dove P. Luigi Moser sarà sepolto. A Meano, dove vivono i fratelli, le sorelle, i nipoti di P. Luigi, la notizia della sua scomparsa ha destato un grande cordoglio. A ricordarlo è soprattutto il gruppo «Lodonga Baby's Home», nato a Meano per sostenere le attività della missione in Uganda. «Per 40 anni il cuore di P. Luigi ha battuto nel cuore dell'Africa: ha sofferto e gioito con i suoi fratelli più poveri, ha donato ogni suo battito per alleviare sofferenze, curare e consolare, sorridere a chi non aveva più speranza, proteggere chi aveva solo debolezze»: questo il ricordo inviato all'Adige da Laura Mongera, a nome del gruppo che sosteneva le attività di P. Luigi. «Così sono fioriti i progetti a lui più cari - continua il ricordo -. il pollaio a Moyo, le coperte per i malati di lebbra, le medicine per la malaria a tutti i bambini, la scuola elementare fino alla terza e il pranzo che costituiva l'unico pasto del giorno per tanti bambini, le cure e le medicine per l'Aids, il reparto maternità aperto a tutte le donne e frequentato da tante donne musulmane; e l'ultimo a lui tanto caro e dedicato alle donne: una scuola superiore per formare insegnanti e donne libere dalla schiavitù sociale». R. B.
P. Luigi Moser sr. (12.12.1934 - 13.01.2007)
P. Luigi Moser nacque il 12 dicembre 1934 a Palù di Giovo, diocesi di Trento. La famiglia, che viveva del lavoro dei campi e delle vigne, ebbe ben 12 figli. Luigi, dopo le elementari, volendo seguire la vocazione mis-sionaria, entrò nel seminario minore di Trento. Anche altre due sorelle scelsero la vita religiosa, una tra le Figlie di San Paolo e un’altra tra le Missionarie Comboniane.
Luigi fece il noviziato a Firenze, emettendo i primi voti il 9 settembre 1954 e lo scolasticato a Verona e a Venegono. Emise i voti perpetui il 9 settembre 1960. Fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1961. Il suo primo im-pegno fu nell’animazione missionaria e promozione vocazionale a Trento fino al 1965, quando fu destinato alla missione in Uganda.
La sua prima esperienza di missione fu tra i Madi di Pakele e in seguito di Moyo. Ma dopo solo cinque anni, gli fu chiesto di tornare in Italia per la formazione nei seminari minori. P. Luigi fece presente la non rosea situa-zione del personale tra i Madi e la sua non grande inclinazione all’impe-gno nella formazione, ma riaffermò la sua disponibilità a qualsiasi servizio l’Istituto gli avesse chiesto. Così, dal 1971 al 1975, lavorò nel seminario minore di Trento.
Nel luglio del 1975 tornò in Uganda e da allora, a parte i brevi periodi di vacanze, non lasciò più la missione. Al suo ritorno in Uganda fu destinato come parroco della missione di Lodonga. Seguirono anni di intenso lavo-ro ma anche di crescenti difficoltà e problemi, come i disordini e l’insicurezza in seguito alla caduta di Amin e la fuga in Congo accompa-gnando l’esodo della popolazione. Di ritorno dal Congo lavorò nella mis-sione di Olovo. Fu in seguito di nuovo a Moyo come parroco, decano e vicario episcopale fino al 1996, quando fece ritorno, come parroco, a Lo-donga dove rimase fino alla morte.
Negli ultimi anni P. Luigi sapeva che il suo cuore non era più così forte. Ma non prese mai seriamente in considerazione l’idea di lasciare la mis-sione e tornare in Italia per essere più sicuro in caso di bisogno. Prende-va ogni giorno le medicine prescrittegli dal medico ed era contento di con-tinuare a lavorare fra la sua gente.
“La morte di P. Luigi, avvenuta verso le 9 del mattino del 13 gennaio 2007 a Lodonga, è stata vissuta da me e da tutta la nostra comunità con una forte partecipazione emotiva. Il funerale ha avuto luogo alle ore 13 del 15 gennaio. La salma ora riposa nel cimitero di Lodonga vicino ad altri missionari morti qui.
Riflettendo su questa esperienza mi sembra di poter dire che la morte di P. Luigi è stata un evento significativo per tutta la comunità e anche un’importante testimonianza missionaria. Con la parola “evento” intendo dire che è un fatto che ha inciso profondamente nella comunità, mettendo in evidenza valori e aspetti non facilmente percepibili, e con la parola “te-stimonianza” vorrei sottolineare il forte messaggio che da questo evento abbiamo tratto.
La mattina del 13 gennaio ci siamo trovati in chiesa alle 6 per la nostra preghiera comunitaria e personale. Abbiamo recitato le Lodi e, alle 7, la santa Messa. P. Luigi aveva scelto la Messa votiva della Madonna, es-sendo il celebrante principale (con lui c’erano P. Mario Casella, P. David Baltz e P. Torquato Paolucci). Ha celebrato con entusiasmo, cantando e facendo l’omelia ai fedeli presenti. Tutto sembrava normale. Subito dopo colazione il Signore lo ha chiamato a sé con un “massiccio attacco car-diaco” (così si è espresso un medico). Subito assistito da Sr. Teresa, la nostra infermiera, è stato trasportato al più vicino ospedale di Maraca, dove il medico ha riscontrato immediatamente la morte.
La notizia della morte si è diffusa rapidamente, anche perchè la radio diocesana (Radio Pacis) l’ha immediatamente trasmessa e nel pomerig-gio ha dedicato a P. Luigi un lungo servizio.
Centinaia di persone si sono radunate a Lodonga per accogliere la salma di ritorno da Maraca, in modo veramente commovente. Le campa-ne, così care a P. Luigi, suonavano a distesa come per dire: “P. Luigi è ancora vivo, è tornato tra noi”. L’emozione e il pianto erano come un coro ininterrotto. La salma, preparata con amore dalle Suore del Sacro Cuore, è stata esposta in chiesa ed è stata subito celebrata la S. Messa: da quel momento, per due giorni e due notti, la gente non l’ha più abbandonata. Nel corso della veglia funebre, c’è stata una presenza costante di almeno un centinaio di persone. Preghiere, canti, tamburi, discorsi, silenzi hanno sottolineato i sentimenti d’amore dei cristiani per P. Luigi.
Domenica 14 gennaio sono state celebrate due Messe e la chiesa è sempre stata gremita. Commovente la presenza di tanti bambini che era-no venuti a salutare P. Luigi: i bambini e P. Luigi si volevano bene.
In segno di stima e di affetto, anche molti mussulmani e un gruppo di protestanti hanno voluto pregare insieme a noi.
Il funerale è stato fissato per il lunedì, per permettere al vescovo di A-rua, Mons. Frederick Drandua, di tornare da Kampala e per dare la pos-sibilità ai sacerdoti impegnati per le funzioni domenicali, di raggiungere Lodonga. Al funerale erano presenti due vescovi, il vicario generale della diocesi e 70 sacerdoti. Uno di essi mi ha confidato “non ho mai visto tanti sacerdoti radunarsi per un funerale. P. Luigi era veramente nel cuore di noi tutti”. Anche le suore erano molto numerose, in particolare quelle del Sacred Heart di Moyo, con le quali P. Luigi aveva lavorato. I Confratelli Comboniani, le Suore Comboniane di Arua e i Laici Missionari Combo-niani erano tutti presenti. Erano venuti persino tre confratelli da Gulu, che si trova a più di 300 km di distanza. I cristiani di Lodonga e quelli delle va-rie missioni dove P. Luigi aveva lavorato erano diverse migliaia.
La parrocchia di Lodonga ha vissuto questo evento in maniera molto forte e tutti si sono sentiti coinvolti. Si è immediatamente formato un comi-tato di accoglienza per le persone in arrivo e tutti, perfino i bambini, han-no voluto fare qualche cosa. È stata una manifestazione di affetto mai vi-sta prima a Lodonga. Sembrava che ci fosse una misteriosa regia che spingeva le persone a dare il proprio contributo per mettere in risalto l’evento della morte di P. Luigi. Le persone hanno cominciato spontane-amente, senza far confusione, a darsi da fare, portando da casa cibo, se-die, utensili, e tutto ciò che poteva essere utile, come in un lungo, silen-zioso canto di amore per P. Luigi. In questo modo, tutti i partecipanti al funerale hanno trovato ristoro dopo le quattro ore, circa, di celebrazione eucaristica e sepoltura, prima di riprendere la strada verso casa.
Come dicevo prima, la morte d P. Luigi è stata anche un’importante te-stimonianza missionaria. P. Luigi amava molto predicare e non perdeva mai l’occasione di annunciare la parola di Dio per incoraggiare i suoi cri-stiani alla speranza. Ma a molti è sembrato che l’omelia più bella sia stata proprio la sua morte.
Nei vari discorsi e messaggi sono stati sottolineati alcuni aspetti di que-sta sua testimonianza, primo fra tutti, il suo grande amore per la Madon-na. P. Luigi, infatti, ha sempre diffuso la devozione alla Madonna, prepa-randone con cura le feste con delle belle novene e soprattutto organizzando il pellegrinaggio diocesano annuale con grande entusia-smo. Una suora ha detto: “Mi sembra che la Madonna porti via i sacerdoti che la amano sempre di sabato, il suo giorno preferito!”.
P. Luigi ci ha dato anche una lezione pratica di ecumenismo. La pre-senza di protestanti e musulmani accanto alla sua salma e durante il fu-nerale ci ha rivelato che la sua vita è stata una mano tesa anche verso di loro: aveva messo le strutture scolastiche e sanitarie della missione a di-sposizione di tutti e questo ha creato più vicinanza e unione di tanti raduni ed incontri.
Con il suo impegno e il suo stile di vita, P. Luigi ha contribuito a realiz-zare il sogno di Comboni. Grazie, P. Luigi, per la tua bella testimonianza e per la tua vita in mezzo a noi. (P. Torquato Paolucci)
P. Luigi Moser nacque il 12 dicembre 1934 a Palù di Giovo, diocesi di Trento. La famiglia, che viveva del lavoro dei campi e delle vigne, ebbe ben 12 figli. Luigi, dopo le elementari, volendo seguire la vocazione missionaria, entrò nel seminario minore di Trento. Anche altre due sorelle scelsero la vita religiosa, una tra le Figlie di San Paolo e un’altra tra le Missionarie Comboniane.
Luigi fece il noviziato a Firenze, emise i primi voti il 9 settembre 1954 e frequentò poi lo scolasticato a Verona e a Venegono. Emise i voti perpetui il 9 settembre 1960. Fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1961. Inizialmente fu incaricato dell’animazione missionaria e promozione vocazionale a Trento fino al 1965, quando fu destinato all’Uganda.
L’Uganda
La sua prima esperienza di missione fu tra i Madi di Pakele e poi di Moyo. Ma dopo cinque anni, gli fu chiesto di tornare in Italia per occuparsi della formazione nei seminari minori. P. Luigi fece presente la precaria situazione del personale tra i Madi e la sua non grande inclinazione alla formazione, ma riaffermò la sua disponibilità a qualsiasi servizio l’Istituto gli avesse chiesto. Così, dal 1971 al 1975, lavorò nel seminario minore di Trento.
Nel luglio del 1975 tornò in Uganda e da allora, a parte i brevi periodi di vacanze, non lasciò più questa missione. Appena tornato, fu destinato come parroco della missione di Lodonga. Seguirono anni di intenso lavoro ma anche di crescenti difficoltà e problemi, come i disordini e l’insicurezza in seguito alla caduta di Amin e la fuga in Congo per accompagnare l’esodo della popolazione. Di ritorno dal Congo, lavorò nella missione di Olovo. In seguito, andò di nuovo a Moyo come parroco, decano e vicario episcopale fino a quando, nel 1996, fece ritorno, come parroco, a Lodonga dove rimase fino alla morte.
Negli ultimi anni P. Luigi sapeva che il suo cuore non era più così forte. Ma non prese mai seriamente in considerazione l’idea di lasciare la missione e tornare in Italia per essere più sicuro in caso di bisogno. Prendeva ogni giorno le medicine prescrittegli dal medico ed era contento di continuare a lavorare fra la sua gente.
La sua morte: evento significativo...
“La morte di P. Luigi, avvenuta verso le 9 del mattino del 13 gennaio 2007 a Lodonga, è stata vissuta da me e da tutta la nostra comunità con una forte partecipazione emotiva. Il funerale ha avuto luogo alle ore 13 del 15 gennaio. La salma ora riposa nel cimitero di Lodonga vicino ad altri missionari morti qui.
Riflettendo su questa esperienza mi sembra di poter dire che la morte di P. Luigi è stata un evento significativo per tutta la comunità e anche un’importante testimonianza missionaria. Con la parola evento intendo dire che è un fatto che ha inciso profondamente nella comunità, mettendo in evidenza valori e aspetti non facilmente percepibili, e con la parola testimonianza vorrei sottolineare il forte messaggio che da questo evento abbiamo tratto.
La mattina del 13 gennaio ci siamo trovati in chiesa alle 6 per la nostra preghiera comunitaria e personale. Abbiamo recitato le Lodi e, alle 7, la santa Messa. P. Luigi aveva scelto la Messa votiva della Madonna, essendo il celebrante principale (con lui c’erano P. Mario Casella, P. David Baltz e P. Torquato Paolucci). Ha celebrato con entusiasmo, cantando e facendo l’omelia. Tutto sembrava normale. Subito dopo colazione il Signore lo ha chiamato a sé con un ‘massiccio attacco cardiaco’ (così si è espresso un medico). Subito assistito da Sr. Teresa, la nostra infermiera, è stato trasportato al più vicino ospedale di Maracia, dove il medico ha riscontrato immediatamente la morte. La notizia della morte si è diffusa rapidamente, anche perchè la radio diocesana (Radio Pacis) l’ha immediatamente trasmessa e nel pomeriggio ha dedicato a P. Luigi un lungo servizio.
Centinaia di persone si sono radunate a Lodonga per accogliere la salma di ritorno da Maracia, in modo veramente commovente. Le campane, così care a P. Luigi, suonavano a distesa come per dire: ‘P. Luigi è ancora vivo, è tornato tra noi’. L’emozione e il pianto erano come un coro ininterrotto. La salma, preparata con amore dalle Suore del Sacro Cuore, è stata esposta in chiesa ed è stata subito celebrata la S. Messa: da quel momento, per due giorni e due notti, la gente non l’ha più abbandonata. Nel corso della veglia funebre, c’è stata una presenza costante di almeno un centinaio di persone. Preghiere, canti, tamburi, discorsi, silenzi hanno sottolineato i sentimenti d’amore dei cristiani per P. Luigi.
Domenica 14 gennaio sono state celebrate due Messe e la chiesa è sempre stata gremita. Commovente la presenza di tanti bambini che erano venuti a salutare P. Luigi: i bambini e P. Luigi si volevano bene. In segno di stima e di affetto, anche molti musulmani e un gruppo di protestanti hanno voluto pregare insieme a noi.
Il funerale è stato fissato per il lunedì, per permettere al vescovo di Arua, Mons. Frederick Drandua, di tornare da Kampala e per dare la possibilità ai sacerdoti impegnati per le funzioni domenicali, di raggiungere Lodonga. Al funerale erano presenti due vescovi, il vicario generale della diocesi e 70 sacerdoti. Uno di essi mi ha confidato ‘non ho mai visto tanti sacerdoti radunarsi per un funerale. P. Luigi era veramente nel cuore di noi tutti’. Anche le suore erano molto numerose, in particolare quelle del Sacred Heart di Moyo, con le quali P. Luigi aveva lavorato. I confratelli, le Suore Missionarie Comboniane di Arua e i Laici Missionari Comboniani erano tutti presenti. Erano venuti persino tre confratelli da Gulu, che dista oltre 300 km. I cristiani di Lodonga e quelli delle varie missioni dove P. Luigi aveva lavorato erano diverse migliaia.
... e testimonianza missionaria
La parrocchia di Lodonga ha vissuto questo evento in maniera molto forte e tutti si sono sentiti coinvolti. Si è immediatamente formato un comitato di accoglienza per le persone in arrivo e tutti, perfino i bambini, hanno voluto fare qualche cosa. È stata una manifestazione di affetto mai vista prima a Lodonga. Sembrava ci fosse una misteriosa regia che spingeva le persone a dare il proprio contributo per mettere in risalto l’evento della morte di P. Luigi. Le persone hanno cominciato spontaneamente, senza far confusione, a portare da casa cibo, sedie, utensili e tutto ciò che poteva essere utile, con un lungo, silenzioso canto di amore per P. Luigi. In questo modo, tutti i partecipanti al funerale, dopo le quattro ore di celebrazione eucaristica e sepoltura, hanno potuto trovare ristoro prima di riprendere la strada verso casa.
Come dicevo prima, la morte di P. Luigi è stata anche un’importante testimonianza missionaria. P. Luigi amava molto predicare e non perdeva mai l’occasione di annunciare la parola di Dio per incoraggiare i suoi cristiani alla speranza. Ma a molti è sembrato che l’omelia più bella sia stata proprio la sua morte.
Nei vari discorsi e messaggi sono stati sottolineati alcuni aspetti di questa sua testimonianza, primo fra tutti, il suo grande amore per la Madonna. P. Luigi, infatti, ha sempre diffuso la devozione alla Madonna, preparandone con cura le feste con delle belle novene e soprattutto organizzando il pellegrinaggio diocesano annuale con grande entusiasmo. Una suora ha detto: ‘Mi sembra che la Madonna porti via i sacerdoti che la amano sempre di sabato, il suo giorno preferito!’.
P. Luigi ci ha dato anche una lezione pratica di ecumenismo. La presenza di protestanti e musulmani accanto alla sua salma e durante il funerale ci ha rivelato che la sua vita è stata una mano tesa anche verso di loro: aveva messo le strutture scolastiche e sanitarie della missione a disposizione di tutti e questo ha creato più vicinanza e unione di tanti raduni ed incontri.
Con il suo impegno e il suo stile di vita, P. Luigi ha contribuito a realizzare il sogno di Comboni. Grazie, P. Luigi, per la tua bella testimonianza e per la tua vita in mezzo a noi”. (P. Torquato Paolucci)
L’articolo de L’Adige
“È morto in terra di missione, in Uganda, e lì riposerà tra la gente alla quale ha dedicato quarant'anni della sua vita. P. Luigi Moser, 72 anni, originario di Palù di Giovo, Missionario Comboniano, è deceduto ieri a Lodonga. È stato P. Gianfranco Bettega, superiore della Casa dei Comboniani di Trento, a comunicare la notizia ai familiari a Meano. ‘Durante la Messa del mattino si è sentito un po' male, però ha fatto in tempo ad andare a casa e a sedersi, aveva in mente di mettere a posto un frigorifero che non andava bene - dice P. Bettega -, poi improvvisamente è caduto a terra, ed è morto durante il tragitto verso l'ospedale’.
P. Luigi Moser era tornato in Africa l'anno scorso con qualche problema di cuore, ma il dottore aveva detto che poteva continuare a condurre la sua vita normalmente e, difatti, fino all'ultimo è rimasto al suo posto con la stessa energia di sempre. ‘Era forte, un vero montanaro, lo ricordo sempre sereno, sorridente - aggiunge P. Bettega -, aveva un dono speciale che gli consentiva di entrare subito in contatto con la gente e una grande passione per l'Africa’.
Per i Comboniani Lodonga è una missione speciale, fondata da P. Bernardo Sartori, di Treviso, per il quale è in corso la causa di beatificazione. E P. Luigi Moser era fiero di stare nella stessa stanza, nello stesso santuario fondato da P. Sartori, ‘quasi come un baluardo contro i musulmani che avanzavano’. Ordinato sacerdote nel 1961 a Milano, dal cardinale Montini, futuro papa Paolo VI, a Trento si dedicò nei primi anni all'attività di animazione missionaria, per poi partire per la missione in Uganda. ‘Era il capo della missione - continua P. Bettega - e adesso bisognerà che qualcuno lo sostituisca, perché la missione è molto grande’. Tanti i ricordi di P. Bettega che è stato compagno di seminario di P. Luigi, due anni a Fai perché la casa di via Missioni Africane era bombardata, e poi a Trento. Racconta: ‘In noviziato era incaricato dei pulcini, ne avevamo duecento, trecento: un giorno, per una dimenticanza, ci fu un incendio e tutti i pulcini bruciarono: era disperato. Una volta, a Segonzano durante le vacanze, quando eravamo ragazzi, è caduto nel torrente e si è spaccato la mandibola. Gli hanno dato dei punti in bocca e non si è neanche lamentato. Un autentico montanaro’.
Lunedì alle 11 a Meano si terrà la messa in contemporanea con la celebrazione dei funerali a Lodonga, dove P. Luigi Moser sarà sepolto. A Meano, dove vivono i fratelli, le sorelle, i nipoti di P. Luigi, la notizia della sua scomparsa ha destato un grande cordoglio. A ricordarlo è soprattutto il gruppo ‘Lodonga Baby's Home’, nato a Meano per sostenere le attività della missione in Uganda. ‘Per 40 anni il cuore di P. Luigi ha battuto nel cuore dell'Africa: ha sofferto e gioito con i suoi fratelli più poveri, ha donato ogni suo battito per alleviare sofferenze, curare e consolare, sorridere a chi non aveva più speranza, proteggere chi aveva solo debolezze’: questo il ricordo inviato all'Adige da Laura Mongera, a nome del gruppo che sosteneva le attività di P. Luigi. ‘Così sono fioriti i progetti a lui più cari - continua il ricordo -. il pollaio a Moyo, le coperte per i malati di lebbra, le medicine per la malaria a tutti i bambini, la scuola elementare fino alla terza e il pranzo che costituiva l'unico pasto del giorno per tanti bambini, le cure e le medicine per l'Aids, il reparto maternità aperto a tutte le donne e frequentato da tante donne musulmane; e l'ultimo a lui tanto caro e dedicato alle donne: una scuola superiore per formare insegnanti e donne libere dalla schiavitù sociale’”. (R. B., L’Adige, 14 gennaio 2007).
Da Mccj Bulletin n. 236 suppl. In Memoriam, ottobre 2007, pp. 7-14.