Lunedì 17 febbraio 2025
I deputati dell’Europarlamento hanno approvato, giovedì 13 febbraio 2025, una risoluzione che chiede a Kigali di lasciare il nord-est del paese e che esorta a sospendere un’intesa sui minerali critici. Al tempo stesso il Parlamento ha espresso il suo pieno sostegno ai processi di pace finora tentati con la mediazione di Angola e Kenya. [Nigrizia. Credit photo: European Union 2025]
Via le truppe rwandesi dal nord-est della Repubblica democratica del Congo, alt al sostegno economico dell’Unione europea all’esercito di Kigali e stop anche alla cooperazione con il Rwanda in fatto di minerali critici. Sono i punti chiave di una risoluzione che i deputati dell’Europarlamento hanno approvato ieri e che presenta toni molto più netti verso il governo del presidente Paul Kagame di quanto visto finora. Il contesto è quello dell’avanzata della milizia l’M3 e delle truppe rwandesi sue alleate nella provincia del Nord Kivu, dove hanno preso il controllo del capoluogo Goma, ma anche nel vicino Sud Kivu.
Il documento è stato approvato dal Parlamento con una schiacciante maggioranza: 443 voti favorevoli, quattro contrari e 48 astenuti. Gli eurodeputati hanno condannato l’occupazione di una porzione sempre maggiore di territorio congolese, ritenendola una «flagrante e inaccettabile violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Rd Congo».
Le richieste
Nella risoluzione si esortano le istituzioni europee a sospendere il sostegno finanziario diretto al Rwanda, fino a quando il paese non romperà i legami con i ribelli dell’M23 e non garantirà l’accesso umanitario alle aree della Rd Congo da questo occupate. Il parlamento ha inoltre chiesto il congelamento del sostegno militare e di sicurezza a Kigali «per evitare di contribuire direttamente o indirettamente alle operazioni militari abusive nella RD Congo orientale». Lo scorso novembre l’Ue ha adottato un nuovo pacchetto di aiuti da 20 milioni di euro per supportare con logistica e attrezzature (ma non armi letali) le truppe rwandesi di stanza a Cabo Delgado, provincia più settentrionale del Mozambico. Questo sostegno segue l’esborso di una precedente tranche di aiuti dallo stesso valore del dicembre 2022.
Non certo da ultimo, i parlamentari Ue hanno chiesto la sospensione di un memorandum d’intesa con il Rwanda per promuovere «catene di valore dei minerali critici sostenibili e resilienti». L’intesa aveva sollevato le ire del governo congolese e di molte organizzazioni della società civile, visto che si accusa Kigali di ottenere molto del suo export di minerali dal saccheggio delle terre del nord-est della Rd Congo.
L’accordo citato risale a esattamente un anno fa e segue di due mesi una precedette intesa fra Kigali e la Banca europea per gli investimenti (BEI) per una maggiore cooperazione nel settore firmata a Kigali, alla presenza del capo di stato rwandese Paul Kagame e della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen era stato sottoscritto due mesi prima tra Rwanda e Banca europea per gli investimenti.
Il tasto dolente dei minerali critici
L’obiettivo del memorandum d’intesa – come scrive Nigrizia – è sviluppare le competenze nel settore minerario e migliorare la trasparenza e la tracciabilità, rafforzando il ruolo del Rwanda nella promozione dello sviluppo sostenibile e di catene del valore resilienti in Africa. Con “terre rare” e “materie prime critiche”, termini di cui pochi hanno conoscenza, ci si riferisce in modo particolare al tantalio e al niobio, due metalli altrimenti detti coltan, strategici per la fabbricazione delle moderne tecnologie tra cui smartphone, batterie e computer.
Benché la risoluzione di cui si scrive non sia vincolante dal punto di vista legale, il Parlamento europeo, in quanto unica istituzione dell’Ue eletta direttamente, può ancora rivendicare una certa autorità. Il governo di Kinshasa, le Nazioni Unite e diverse nazioni occidentali accusano da molto tempo il Rwanda di sostenere l’M23 fornendo le proprie truppe e armi, un’accusa che tuttavia Kigali ha sempre negato.
Il governo rwandese è intervenuto anche in questa occasione, criticando l’intervento dei parlamentari europei. L’ambasciatore di Kigali in Germania, Igor Cesar, ha affermato che è noto che i veri trafficanti delle materie prime siano dei non meglio identificati «ben altri», e non Kigali. Va sottolineato comunque che il Rwanda non è l’unico attore coinvolto nel contrabbando di minerali dalla Rd Congo.
Cesar ha poi ricordato che un terzo dell’export del paese finisce in Rd Congo e ha quindi affermato: «Perché dovremmo mettere a repentaglio questo [mercato]? Gli interessi e le ambizioni economiche del Rwanda sono meglio serviti dalla pace e non dal conflitto. È tempo di andare oltre le narrazioni pigre e concentrarsi sui fatti: non siamo la fonte di questo conflitto né siamo responsabili di risolverlo da soli».
Al contrario, l’iniziativa dell’Europarlamento è stata accolta con favore in Rd Congo. Il portavoce del governo Patrick Muyaya ha rilanciato sui suoi profili social la notizia mentre il medico e premio Nobel per la pace 2018 Denis Mukwege, candidato alle elezioni presidenziali del 2023, ha espresso la sua soddisfazione per la risoluzione e ha aggiunto: «Ci aspettiamo che le altre istituzioni e paesi europei seguano la voce dei rappresentanti eletti e che l’Ue difenda coerentemente i suoi valori fondamentali nelle sue relazioni con il resto del mondo».
Infine. è da sottolineare che i parlamentari europei si sono mostrati preoccupati per una presunta progressiva ingerenza russa nel conflitto, così come per la crescente presenza di attori cinesi nel settore minerario della Rd Congo, che lavorano con scarso rispetto e senso di responsabilità per ambiente e società locale. Al tempo stesso il Parlamento ha espresso il suo pieno sostegno ai processi di pace finora tentati con la mediazione di Angola e Kenya. I deputati hanno invitato tutti i paesi della regione dei Grandi Laghi a portare avanti con urgenza i negoziati per mettere fine al conflitto e creare stabilità.