Giovedì 26 settembre 2024
Ogni due anni l’Istituto dei Missionari Comboniani invita tutti i vescovi comboniani ad alcuni giorni di incontro per condividere esperienze e sfide pastorali, celebrare insieme la fede e rivitalizzare lo spirito comboniano. Quest’anno, l’incontro si è svolto a Roma dal 17 al 24 settembre con la partecipazione di 13 degli attuali 24 vescovi comboniani. Al termine dell’incontro, i prelati hanno scritto un messaggio alla Famiglia comboniana dal titolo “Pellegrini di Speranza”, che pubblichiamo qui di seguito. [Vedi allegato]

MESSAGGIO DELL’UNIONE VESCOVI COMBONIANI ALLA FAMIGLIA COMBONIANA

Pellegrini di Speranza

“Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza
nel Dio vivente che è il salvatore di tutti”
(1Tm 4,10)

Roma, 17-24 settembre 2024

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Abbiamo accolto come dono l’occasione di radunarci per condividere le nostre esperienze di missione e ministero come vescovi comboniani nelle nostre rispettive diocesi, ma anche riflettere insieme sulle nuove sfide della missione in un mondo dove sembra mancare la speranza cristiana. Siamo riconoscenti per la dedizione dei nostri confratelli e sorelle, secolari e laici comboniani, che offrono la loro vita per la missione della Chiesa.

Il nostro gruppo è formato da un cardinale, due arcivescovi, venti vescovi e un amministratore apostolico. Negli ultimi due anni il Signore ha chiamato a sé due nostri cari confratelli, mons. Max Macram Gassis e mons. Lorenzo Ceresoli, dei quali abbiamo fatto memoria. Allo stesso tempo il Santo Padre ha nominato mons. Dominic Eibu, vescovo di Kotido (Uganda), mons. Antonio Manuel Bogaio Constantino, vescovo ausiliare di Beira (Mozambico), mons. Ndjadi Ndjate Léonard, vescovo ausiliare di Kisangani (R.D. Congo), mons. Victor-Hugo Castillo Matarrita, vescovo di Kaga-Bandoro (Centrafrica). Non tutti i vescovi erano presenti di persona, ma abbiamo avuto un momento di scambio con il cardinal Miguel Angel Ayuso Guixot, con mons. Luis Alberto Barrera Pacheco e mons. Miguel Angel Sebastian Martinez attraverso una video chiamata. Altri si sono fatti presenti con dei messaggi vocali e scritti. All’incontro, eravamo 13 vescovi, accompagnati da padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie, superiore generale, e da padre Cosimo De Iaco, procuratore generale.

Ringraziamo la Direzione Generale e la comunità della curia per l’accoglienza e il tempo che ci è stato dedicato per aggiornarci sulla situazione dell’Istituto e della missione. Allo stesso tempo, ringraziamo anche il Consiglio Generale delle suore missionarie comboniane che ci hanno parlato del loro processo di riconfigurazione che hanno avviato con grande coraggio e passione per la missione, poiché essa chiede rinnovamento e riqualificazione. Ringraziamo mons. Claudio Lurati e padre Cosimo De Iaco per la preparazione e moderazione dell’incontro.

Dallo scambio di esperienze, risulta chiaro che la nostra società è sempre più miope e indifferente verso le ingiustizie e sofferenze umane, mentre i potenti e i responsabili delle nazioni faticano a riconoscere quanto sia importante perseguire il bene comune universale e difendere i diritti umani inalienabili. In alcuni casi, le decisioni delle nazioni sono in totale contrasto e disprezzo del valore della vita. Si pensi per esempio alle tante guerre presenti oggi nel globo. La nostra voce di missionari comboniani vuole rivolgersi a tutti nel mondo, senza distinzione, per individuare un obiettivo comune e globale contro l’insostenibilità di una economia svincolata da norme etiche, e che soffoca sempre più il grido dei poveri costretti alla miseria inumana, a causa dell’egoismo nazionalista, votato a produrre una catastrofe globale, che tutti, coscientemente o no, si troveranno a subire. Noi proponiamo la visione evangelica di una economia di comunione che si fonda sul dare priorità all’altro piuttosto che a sé stessi, per costruire insieme un futuro più umano e fraterno.

Anche la nostra famiglia comboniana nel proprio contesto fa esperienza di sfide enormi che non vanno affrontate isolatamente, ma con una visione globale. L’Europa si trova ad affrontare un tempo di crisi dovuto a un ripiegamento al proprio interno segnato dai conflitti in Ucraina e Gaza che testimoniano una grave polarizzazione e politicizzazione, dimenticando quella parte di popolazione che soffre. Altri continenti invece sono feriti da conflitti dimenticati che non raccolgono l’attenzione e l'interesse della comunità internazionale e quindi anche dei media. Il Sudan sta vivendo un momento particolarmente drammatico nello sviluppo del conflitto dove non sembra esserci nessuna prospettiva di dialogo e, quindi, di riconciliazione. Ma a questo si aggiungono situazioni altrettanto dolorose e problematiche nel Corno d’Africa, in Centrafrica, R.D. Congo, Mozambico e Sud Sudan. Anche in America Latina siamo testimoni di una radicalizzazione della politica più a servizio di gruppi di potere che dei cittadini, provocando un fenomeno migratorio incontrollato. La nostra presenza di fede in queste situazioni di sofferenza, sia geografiche che esistenziali, è un segno di speranza che, come luce, mostra la via. In questo siamo incoraggiati dal cammino del sinodo sulla sinodalità e dal tema del Giubileo 2025: “Pellegrini di Speranza”.

Papa Francesco insegna che “il mondo ha bisogno della speranza, come ha tanto bisogno della pazienza, una virtù che cammina a stretto contatto con la speranza”. “Gli uomini pazienti sono tessitori di bene. Desiderano la pace ostinatamente, e anche se alcuni hanno fretta e vorrebbero tutto e subito, la pazienza ha la capacità dell’attesa. Anche quando intorno a sé molti hanno ceduto alla disillusione, chi è animato dalla speranza ed è paziente è in grado di attraversare le notti più buie. Speranza e pazienza vanno insieme”. Noi la potremmo anche chiamare perseveranza, quella fermezza che ha animato e caratterizzato il nostro fondatore san Daniele Comboni che mai ha abbandonato l’Africa, mai ha spostato i suoi interessi ad altro che l’evangelizzazione di questo continente. Mai ha rassegnato le dimissioni, nemmeno davanti agli ostacoli e fatiche più grandi. Sant’Agostino diceva che “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle”.

La missione è di Dio e noi siamo suoi collaboratori nella misura in cui siamo uniti intorno a Cristo nella Chiesa. Il Santo Padre ci esorta a vivere la fraternità, a non lasciarci mai rubare la speranza e nemmeno la gioia di evangelizzare.

Alla fine del nostro incontro riaffermiamo il nostro impegno a portare la buona notizia del Vangelo vivendo nella nostra carne, personale e comunitaria, la vita risorta di Gesù Cristo. Una vita che, pur portando i segni della passione, apre a una vita nuova.

Estendiamo il nostro saluto e benedizione a tutte le comunità della Famiglia comboniana con l’impegno al ricordo reciproco nella preghiera.

I vescovi comboniani