Giovedì 6 giugno 2024
Domani celebriamo la solennità del Santissimo Cuore di Gesù. Chiediamo al Signore di far battere il nostro cuore con il suo: lo purifichi da tutto ciò che è terreno, da tutto ciò che è orgoglio e disordine, da tutto ciò che è insensibile; lo riempia di sé, perché nel Suo amore e nel timore di Lui il nostro cuore possa trovare la pace.

“Camminando con Comboni”

Durante questi due mesi, da giugno a luglio, vi invitiamo a riflettere sul Cuore Traffito del Buon Pastore attraverso la riflessione di Sr. Adele Brambilla. Questa riflessione viene accompagna da diversi sussidi, uno è un podcast (registrazione) e scritto con domande per la riflessione personale. Può essere anche per una conversazione a livello comunitario, vi proponiamo la metodologia usata dal Sinodo 2023 “Conversazione nello Spirito” in allegato dove vengono spiegati i passi per farlo. Se preferite fare una preghiera in comunità, il CCM ha preparato un sussidio “Nel Cuore Traffito la sorgente della nostra identità”. Per ultimo, per chi vuole approfondire di più ci sono altre letture complementari. Buon cammino di conversione e buona festa del Sacro Cuore!

Il Cuore Trafitto del Buon Pastore

Sr. Adele Brambilla offre questa riflessione.

Podcast IT (Prima Parte): Il Cuore Trafitto del Buon Pastore. (Per ascoltare l’audio, clicca qui).

Podcast IT (Seconda Parte): Il Cuore Trafitto del Buon Pastore. (Per ascoltare l’audio, clicca qui).

Pdf della Riflessione: Il Cuore Trafitto del Buon Pastore (ITENESFRPT).

Sussidio per la preghiera comunitaria

Preghiera con canti che ci aiutano ad approfondire alcuni elementi della riflessione di Sr. Adele sul Cuore Trafitto del Buon Pastore.

Pdf della Preghiera: Nel Cuore Traffito la sorgente della nostra identità (ITENESFRPT).

Link video: Canto di Sr. Cizia Trotta.

Letture complemetarie

1. Dal cuore di Gesù al cuore della missione di P. Enrique Sánchez G. mccj (ITEN)

2. San Daniele Comboni e i Missionari Comboniani, aspetti di Spiritualità per il XXI secolo di Sr. Sandra Becker, op (ITEN)

Uno dei soldati gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua

Os 11,1.3-4.8-9; Is 12,2-6; Ef 3,8-12.14-19; Gv 19,31-37

In questa solennità, celebrata normalmente il terzo venerdì dopo la Pentecoste, viviamo una tipica festa di devozione: essa celebra l’uomo-Dio Gesù Cristo nel suo amore infinito verso l’umanità, simboleggiato nel cuore. Si tratta della devozione che si sviluppa nei secoli XII e XIII al cuore di Cristo crocifisso, trafitto dalla lancia.

Nel secolo XVI i Gesuiti e nel XVII gli Oratoriani francesi fanno propria la devozione al cuore di Gesù e ne favoriscono il culto. L’oratoriano Giovanni Eudes (+ 1680) è il primo a celebrare, nel seno della sua comunità e col permesso del vescovo di Rennes, una festività in onore del Cuore di Gesù (20 ottobre 1672). Danno poi nuovo impulso a questa devozione le apparizioni avute da santa Margherita Maria Alacoque (+1690) dell’ordine della Visitazione in Paray-le-Monial, incaricata dal Cristo di adoperarsi per l’introduzione di una festa del Cuore di Gesù il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, e per la pratica dei primi venerdì del s. Cuore e dell’Ora santa. Roma si oppose per circa 100 anni a questa iniziativa.

Clemente XIII nel 1765 concesse la celebrazione della festa ai vescovi polacchi. Pio IX nel 1856 la introdusse obbligatoriamente per tutta la Chiesa. Leone XIII nel 1899 ne elevò il grado e ordinò, per l’imminente inizio del nuovo secolo, la consacrazione del mondo al sacratissimo Cuore di Gesù. Il cuore è il centro simbolico, primordiale, della totalità psicosomatica della persona.

L’oggetto della devozione al s. Cuore è quindi il Signore con riguardo alla riparazione: mentre i precedenti formulari di preghiere erano caratterizzati dal ricorrere della passione di Cristo e dalla mistica del Cantico dei cantici, i testi di Pio XI del 1928 rilevano maggiormente il pensiero dell’espiazione e esprimono la convinzione che rendendo a Cristo “l’omaggio della nostra fede, adempiamo anche al dovere di una giusta riparazione”.

La messa del nuovo Messale riprende in gran parte i testi di Pio XI. Nuovo è soprattutto il testo del prefazio, che ha una particolare ispirazione scritturale e patristica: “Innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza”.

Lo stesso nuovo Messale Romano del 1970 arricchisce il formulario Cogitationes di Pio XI con nove letture bibliche distribuite in tre anni. Il tema predominante in queste letture è l’amore rivelato e donato in Cristo Gesù: il mistero della salvezza è visto infatti nella sua dimensione cristologia. 

Il vangelo di quest’anno porta all'amore di Cristo che si lascia squarciare il cuore dalla lancia perché la sua vita divina raggiunga ogni persona senza distinzioni e senza limiti. Attraverso la ferita del suo cuore tutte le persone del mondo possono entrare nell'abbraccio della Divina Misericordia. «La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona». (papa Francesco Mv 12) La Solennità del Sacro Cuore è celebrazione della persona di Gesù, che nel simbolo del cuore evidenzia la realtà della sua incarnazione.  Non va confusa con una semplice devozione come quella che si può riservare a qualche santo.

È culto di Dio, culto della Santissima Trinità nel suo farsi presente nella storia umana con la morte e risurrezione di Cristo per la nostra salvezza: «Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia». (Papa Francesco Mv 25)

La nostra devozione al Sacro Cuore ci ha guidati a comprendere che il vertice unificante della Vita Cristiana è la Vita Eucaristica vissuta nella Misericordia. Non più una devozione marginale, ma il cuore stesso della vita cristiana. Per questo celebriamo con fede: Il Sacramento della Riconciliazione: facciamo personalmente esperienza della Misericordia del Padre che scioglie i nostri cuori di pietra per avere il coraggio di portare la logica sconvolgente della Misericordia nei problemi sociali.

Il Sacramento dell'Eucaristia: coltiviamo una profonda intimità personale con Cristo, nutrendoci del Suo corpo risorto, per avere la forza di donarci come lui si è donato.
Don Joseph Ndoum

La Croce è il luogo più buio e il più luminoso

Gv 19,31-37

Oggi la liturgia ci fa celebrare la Festa Sacratissimo Cuore di Gesù, e per questo il Vangelo di Giovanni ci riporta ai piedi della Croce. È infatti lì il luogo da cui possiamo intuire qualcosa dell’amore di Dio. La Croce è il luogo più buio ma allo stesso tempo il più luminoso secondo la logica del Vangelo. Gesù è morto, e i versetti del Vangelo di oggi sembrano voler descrivere semplicemente i gesti di sgombero della scena. I soldati romani vogliono velocizzare l’operazione e così spezzano le gambe ai crocifissi per avvantaggiarne la morte.

“Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”. Accade così che quella che doveva essere semplicemente una verifica della sua morte, diventi una finestra sul Suo Mistero. Quella trafittura ci fa affacciare sullo stesso Cuore di Cristo da cui scaturiscono “il sangue e l’acqua” simbolo dei sacramenti. Sappiamo così che il gesto più alto dell’amore di Cristo, che è il donare la vita per ciascuno di noi, continua ad essere visibile, presente ed efficace in quel “sangue e in quell’acqua” che i sacramenti rendono costantemente presenti. Soprattutto nell’Eucarestia quella ferita, quel Cuore, quell’amore vivo, continua ad essere presente e in mezzo a noi. 

Noi siamo costantemente amati di un Amore che non è un amore qualunque, ma che è un Amore che dà la vita. Tutte le volte che ci accostiamo all’Eucarestia ci accostiamo a un Amore così, un Amore che salva perché riempie la vita di significato. Infatti sentirsi amati fino al punto di sapere che chi ti ama è disposto a morire per te, riempie la tua vita di un significato che ti salva. Per questo Giovanni ci tiene ad aggiungere: “Chi ha visto ne dà testimonianza”.

Si può dare solo testimonianza di una cosa simile, non una spiegazione. Il Mistero dell’amore di Dio, del Suo Cuore appunto, è un Mistero che può essere testimoniato come fatto, e ogni ragionamento può solo fermarsi e contemplare.
Luigi Maria Epicoco