Lunedì 2 gennaio 2023
Il venerdì 23 settembre 2022 abbiamo celebrato a Castel d’Azzano il funerale del nostro confratello P. Daniele Coppe, deceduto martedì scorso. P. Renzo Piazza, superiore della comunità, ha presieduto la celebrazione. Erano presenti dei familiari, alcuni confratelli di Verona Casa Madre e P. Fabio Baldan, superiore provinciale.
Da Castel d’Azzano P. Daniele è stato portato al suo paese, dove in pomeriggio è stata celebrata la santa messa con la presenza di alcuni comboniani, dei suoi familiari e numerosi compaesani. P. Daniele è stato seppellito nel cimitero di Meolo.
Funerale
del padre Daniele Coppe
Venerdì 23 settembre 2022
Questo testo biblico, tratto dal libro del Qohelet (3,1-11), viene spesso utilizzato per ricordare la varietà delle vicende umane, il mutare degli scenari della storia e per indicare che per tutte le cose c’è un tempo adatto, che occorre saper individuare con saggezza.
Abbiamo ascoltato questo brano oggi, il giorno in cui affidiamo alla terra il corpo del nostro confratello P. Daniele e mettiamo la sua vita nelle mani di Dio, perché lo accolga e doni a lui quella pienezza di vita e di beatitudine che è riservata a chi ha lasciato tutto per seguire Gesù e testimoniarlo per le strade del mondo.
Il testo del Qohelet ci ricorda che se c’è un tempo per nascere, vi è pure un tempo per morire; se c’è un tempo per ridere, c’è anche un tempo per piangere; se c’è un tempo per danzare c’è anche un tempo per fare lutto; se c’è un tempo per odiare, vi è un tempo per amare.
1. Vi è un tempo per nascere. P. Daniele ha visto la luce 85 anni fa, il 1 febbraio del 1937 a Meolo, in provincia di Venezia e diocesi di Treviso. Era un tempo in cui gli uomini stavano preparando un’epoca tra le più drammatiche e dolorose della storia, la seconda guerra mondiale. Nella famiglia che gli ha dato la vita, Daniele ha trovato il terreno buono per crescere in età, sapienza e grazia. In quel tempo e in quel luogo non gli è stato insegnato a sradicare, a uccidere, a demolire, ma a piantare, a curare e a costruire.
Con generosità ha accolto la chiamata del Signore ed è entrato nella famiglia dei comboniani. A 23 anni, nel 1960, lo troviamo nel noviziato di Gozzano e due anni dopo emette i primi voti: il 9 settembre scorso, infatti, ha festeggiato il 60° anniversario della sua consacrazione religiosa e missionaria.
Nel 1966 era ordinato sacerdote e subito dopo partiva per la missione del Brasile Nord Est. Vi rimarrà, in quattro periodi, per 23 anni. Chi ha lavorato con lui parla di un missionario che ha sempre lavorato e non si è mai risparmiato; disponibile, accogliente e conciliante nella comunità, si è impegnato prevalentemente nel lavoro pastorale.
Altri trentatré anni della sua vita li ha trascorsi in Italia, impegnato nell’animazione missionaria e nel ministero. In questa attività è stato buon collaboratore del P. Primo Silvestri e si è sempre dimostrato disponibile e laborioso nelle parrocchie in cui la comunità di Casa Madre rendeva il suo servizio.
2. Vi è un tempo per morire. Sorella morte lo ha incontrato martedì 20 settembre, un po’ all’improvviso, all’ospedale di Borgo Roma (Verona) dove era stato ricoverato per complicazioni polmonari. Da poco aveva terminato i giorni di isolamento previsti dal contagio per COVID 19, ma probabilmente il virus lo aveva ulteriormente indebolito, lui, anziano già fragile per gli anni, le fatiche e gli acciacchi. Informato che la sua situazione si stava deteriorando, P. Francesco Chemello è corso a Borgo Roma e ha potuto garantirgli il conforto della fede, la consolazione della preghiera e della misericordia del Signore nel momento in cui passava da questo mondo al Padre. Il tempo per morire, quando è vissuto in comunione con il Signore diventa un passaggio verso la vita.
3. Vi è un tempo per piangere e fare lutto. Pensiamo in particolare alla famiglia, ai parenti, a quanti gli hanno voluto bene e a quanti da lui sono stati amati e beneficati. “La morte verrà all’improvviso”, diceva una canzone, e noi non eravamo preparati a una partenza così repentina. Se abbiamo bisogno di tempo per elaborare il lutto, abbiamo bisogno anche di tempo per prepararci al distacco. Questa volta questo tempo non ci è stato dato e chi gli ha voluto bene ne è rimasto sconvolto. Cosa possiamo fare? Saggiamente un fratello del P. Daniele ci ha detto: “Non ci resta che accettare la volontà di Dio”. Vogliamo ricordare a tutti che P. Daniele ha speso la vita per annunciare che la morte è stata vinta dal Signore risorto e che il momento del distacco da questa vita è il momento dell’incontro con lui, il Signore della vita, a cui Daniele aveva consacrato la sua, per sempre. Quanti sono in Cristo Gesù sanno che, dopo il tempo delle lacrime, vi sarà il tempo della consolazione e della danza.
4. Vi è un tempo per odiare e vi è un tempo per amare. Quanto il mondo sta vivendo in questi giorni nel conflitto in Ucraina grida a gran voce che c’è, purtroppo, anche un tempo per odiare. Uomini e nazioni hanno messo l’odio al centro dei loro interessi e ogni giorno, da mesi, siamo spettatori inorriditi di quanto male produca l’odio e quanto detestabili siano i frutti della guerra. Il Padre dei cieli non ci ha creati per odiare, ma per amare. P. Daniele ha speso il tempo della sua vita da missionario per amare e insegnare ad amare con lo stile del vangelo. Amare Gesù Cristo in primo luogo, perché quando lo amiamo, diventiamo come lui, capaci di voler bene e di servire. Quando contempliamo l’amore che Gesù ha avuto per noi, ci sentiamo spinti ad offrire la nostra vita per servire i fratelli. E’ quanto P. Daniele ha cercato di fare durante tutta la sua vita: amare e servire. Ha amato il Signore, ha amato il popolo del Brasile a cui è stato inviato, ha amato i confratelli e la congregazione.
Nel suo messalino di luglio-agosto abbiamo trovato la lista dei confratelli, che ricordava con affetto, ordinati insieme con lui il 28 giugno 1966 a Milano e ora presenti a Castel d’Azzano: PP. Ceriani, Spadavecchia, Pierli, Martinelli, Noventa.
Il 24 agosto scorso, giorno in cui abbiamo ricordato il 30° anniversario di Fr. Alfredo Fiorini, patrono di questa casa, aveva presieduto la sua ultima Eucarestia comunitaria. Nei suoi appunti aveva scritto “Preghiamolo perché ci aiuti a continuare, a non fermarci, a continuare a dare la nostra vita. Solo pregando e pazientando continueremo la nostra missione. Preghiamo per i nostri confratelli che ancora lavorano soprattutto in missione. Alcuni soffrono un vero martirio per amare il Signore e tanti fratelli e sorelle che ancora si trovano in grandi difficoltà”.
Conclusione
Signore Gesù, buon Pastore dal cuore trafitto, che porti sulle tue spalle la pecora smarrita, ti affidiamo oggi nostro fratello Daniele. Come ogni uomo “debole e di vita breve” ha bisogno di essere accolto e abbracciato da te che lo hai amato da prima che il mondo fosse. E’ l’abbraccio che noi tutti sogniamo e desideriamo, perché tutti siamo “deboli e di vita breve”, affamati e assetati di amore vero e di perdono. Che possa incontrare in te il Pastore bello a cui aveva affidato la sua vita 60 anni fa. Fagli posto, accoglilo nel tuo cuore, e fa’ che possa trovare in te il meritato riposo dalle sue fatiche.
P. Renzo Piazza