Lunedì 24 ottobre 2022
Il 22 ottobre le partecipanti al Capitolo delle Suore Missionarie Comboniane (SMC), affiancate dalle altre consorelle cha hanno lavorato dietro le quinte raggiungono Roma per un incontro con papa Francesco. «Vi proponete di trovare strade nuove di evangelizzazione e di prossimità. Prossimità! Questa è una parola-chiave, perché è lo stile di Dio… Voi date vita alla missione! Grazie! Grazie per quello che fate!», ha detto il Papa a braccio alle Comboniane. [Vatican News e SMC]
La solennità della sala Clementina accoglie due stili diversi di vita religiosa: le suore di Santa Brigida, silenziose nell’uniformità del loro abito, e le Suore missionarie comboniane, accomunate solo dal crocifisso che portano al collo ma tutte all’unisono e fuori protocollo nell’accogliere il Papa con il ritornello del canto “Alma misionera”: «Llévame donde los pueblos necesiten tus palabras, necesiten mis ganas de vivir, donde falte la esperanza donde falte la alegría simplemente por no saber de ti. (Inviami ai popoli che hanno bisogno della tua parola, che hanno bisogno della mia voglia di vivere…)». Il volto stanco di Francesco si illumina con un sorriso.
Segue il discorso delle due nuove superiore generali, altrettanto diverso nello stile. Anne Marie Quigg condivide quanto emerso dal Capitolo, che si conclude ufficialmente il 26 ottobre a Limone sul Garda, paese natale di san Daniele Comboni.
Il papa risponde a entrambe leggendo il suo messaggio, che completa con varie esternazioni a braccio quando dice alle Comboniane: «Vi proponete di trovare strade nuove di evangelizzazione e di prossimità. Prossimità! Questa è una parola-chiave, perché è lo stile di Dio… Voi date vita alla missione! Grazie! Grazie per quello che fate!».
Un grazie che ha ripetuto nei brevi scambi personali con le suore, iniziati con Anne Marie Quigg e continuati con ciascuna. Si è intrattenuto più a lungo con Luigia Coccia, che ha terminato il suo mandato di superiora generale, e con suor Ida Colombo, che gli ha regalato il libro su suor Fortunata Quascè, sudanese liberata dalla schiavitù che nel 1882 è diventata la prima suora comboniana africana.
Altro dono gli è arrivato dal Sud Sudan: il “bastone di ebano” che simboleggia l’autorità del capo nella comunità. Glielo hanno offerto Maria Martinelli e suor Lily Grace Akumu Lam, delegate di quella Circoscrizione.
Altro fuori programma è stata la conclusione: il trillo africano delle Suore comboniane lo ha salutato mentre, zoppicando, usciva dalla sala. Francesco si è fermato, si è girato verso di loro e le ha salutate con un grande sorriso e un altro grazie.
Sala del Concistoro
Sabato, 22 ottobre 2022
Care sorelle, buongiorno e benvenute!
Sono contento di accogliervi in occasione dei vostri Capitoli Generali. Non per litigare, no, ma per essere insieme, come sorelle; e ringrazio le Superiore Generali per le parole con cui hanno presentato il cammino compiuto e le linee operative per il futuro; ed auguro loro ogni bene per il servizio a cui sono state chiamate dalla fiducia delle consorelle. Avanti! Esprimo la riconoscenza della Chiesa per la vostra testimonianza e per l’opera apostolica dispiegata nei Paesi dove siete presenti.
Ogni Capitolo Generale costituisce un momento di grazia per la Famiglia religiosa che lo celebra. Si tratta di un tempo di docilità e di apertura allo Spirito Santo, per comprendere quali sono le priorità della missione che Dio vi affida per il bene della Chiesa e del mondo. Inoltre, è occasione per ripartire da Cristo, che dà senso e pienezza ad ogni percorso ecclesiale (cfr Gaudete et exsultate, 20). Egli, il Signore, è il punto di partenza del rinnovamento interiore e comunitario. Non c’è rinnovamento se non c’è il Signore, partiamo da Lui e torniamo a Lui. Per questo, al primo posto per noi c’è sempre la vita spirituale, la relazione personale con il Signore Gesù. Se manca la vita spirituale, siete finite, non c’è uscita. (…)
La dimensione caritativa, come frutto della crescita spirituale, richiede di essere vissuta anzitutto nei dettagli quotidiani della vita comunitaria. Come in famiglia, è lì che si vede l’amore, nel prendersi cura le une delle altre, dando spazio ai piccoli gesti di attenzione e sollecitudine, custodendo il cuore e misurando le parole. E su questo vorrei sottolineare, non solo per voi ma per tutti, la misura delle parole. Tante volte noi siamo pronti a parlare, e dal parlare passiamo allo sparlare. Ci sono comunità dove si “spellano” l’una con l’altra con la lingua. È una grande virtù non parlare male di un’altra, mai, mai! Il chiacchiericcio è una peste della vita consacrata. Non solo con le donne, anche con gli uomini. È una peste. Perché è come un tarlo che distrugge a poco a poco la coesistenza e la forza della vita comunitaria. State attente al chiacchiericcio. “Ma, Padre, non è facile… non so come fare…”. Io conosco un bel rimedio per questo. Lo offro a voi, se avete voglia. Un bel rimedio: mordersi la lingua; sapete, la lingua si gonfierà e non potrai parlare! Per favore, questo distrugge la vita comunitaria e la vita religiosa: niente chiacchiericcio. Se tu hai qualcosa con un’altra, o lo dici in faccia o lo dici alla superiora, ma non alle altre. Scusatemi, ma per me questo è un grande male della vita comunitaria, sia delle donne sia degli uomini, è lo stesso.
Voi, Suore Missionarie Comboniane, al centro del vostro lavoro di questi giorni avete posto il tema “Trasformate dal nostro carisma, discepole missionarie verso le periferie esistenziali”. Nell’ascolto dello Spirito Santo, vi proponete di trovare strade nuove di evangelizzazione e di prossimità. Questa è una parola-chiave: prossimità, perché è lo stile di Dio. Nel Deuteronomio Dio dice a Israele: “Vedi, quale popolo ha i suoi dei così vicini, così prossimi come io con te?”. Lo stile di Dio è prossimità, misericordia e tenerezza. E voi state cercando strade nuove di evangelizzazione e di prossimità, al fine di realizzare il vostro carisma, che vi pone al servizio della missione ad gentes, con uno sguardo preferenziale per i più fragili. In questa donazione missionaria, vi incoraggio a imitare l’ardore apostolico di San Daniele Comboni, che 150 anni fa, animato dall’amore di Dio e dalla passione per il Vangelo, avvertì la chiamata a dare vita al vostro Istituto pensando ai più poveri e abbandonati del Sudan, vittime della schiavitù. Quando vedo l’Africa: c’è questo vescovo: comboniano; c’è quell’altro che è uno bravo: comboniano; questa suora: comboniana. Voi date vita alla missione! Grazie, grazie per quello che fate.
Imitando la compassione e la tenerezza – prossimità, compassione, tenerezza, lo stile di Dio – del vostro Fondatore, saprete porvi al servizio delle vittime delle schiavitù moderne, che come piaghe sociali continuano purtroppo ad essere presenti su larga scala, in tutto il mondo. Esse schiavizzano nella prostituzione, nella tratta delle persone, nel lavoro forzato, nella vendita di organi, nel consumo di droga, nel lavoro dei bambini vergognosamente sfruttati, nei migranti vittime di interessi nascosti. Voi siete lì. Non si supera il problema di queste schiavitù senza eliminarne le cause più profonde, tra le quali ci sono la povertà, la disuguaglianza, la discriminazione. Di fronte, anzi, in mezzo a queste realtà – in mezzo alla realtà –, voi vi proponete di offrire la risposta cristiana, che non sta nella constatazione rassegnata, ma nella carità che, animata dalla fiducia nella Providenza, sa amare il proprio tempo e, con umiltà, rende testimonianza al Vangelo. Così facendo, siete consapevoli di andare controcorrente, scontrandovi con la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza, che genera solitudini e provoca lo scarto di tante vite.
Care Suore Brigidine, care Suore Comboniane, oggi si celebra la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II. Egli è stato un uomo di Dio perché pregava tanto, trovava il tempo di pregare pur immerso nei numerosi e gravosi impegni del suo ministero. Testimoniava così concretamente che il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un Vescovo è pregare – il primo compito è pregare –, e che non bisogna tralasciare la preghiera personale per nessuna ragione. È la cosa più importante. Un altro aspetto della vita e della testimonianza di questo santo Pontefice era la vicinanza al popolo di Dio, che si esprimeva nel ricercare il contatto con la gente e nel viaggiare in tutti i Continenti per farsi prossimo a tutti, ai grandi e ai piccoli, ai sani e ai malati, ai vicini e ai lontani. Ispirarvi a lui vi farà bene per guardare la realtà con gli occhi del Signore Gesù; e vi aiuterà a camminare nella gioia, docili allo Spirito Santo, e a fare dei vostri carismi una profezia incarnata.
Care sorelle, prego lo Spirito Santo di concedervi i suoi doni in abbondanza, affinché possiate tradurre nella vita delle vostre comunità le scelte e le decisioni scaturite dai lavori capitolari. Lo Spirito vi dia forza per affrontare le sfide, presenti e future, e costanza nel vostro servizio ecclesiale. La Vergine Maria vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino dei vostri Istituti religiosi, per portare a compimento ogni progetto di bene. Vi ringrazio della vostra visita! Di cuore benedico voi e tutte le vostre sorelle di ambedue le congregazioni in ogni parte del mondo. E vi chiedo per favore di pregare per me, perché questo lavoro non è facile!