Sabato 26 settembre 2020
Nel rapporto Onu “si parla di Piquiá de Baixo come di un chiaro caso di violazione dei diritti alla vita, alla salute, all’informazione e altri. In particolare, si denuncia una serie di violazioni a cominciare dal fatto che non sono state messe in atto imprese azioni di riparazione per i danni subiti dalla popolazione da almeno trent’anni”. Lo afferma al Sir padre Dario Bossi, provinciale dei Comboniani in Brasile...
Nel rapporto Onu “si parla di Piquiá de Baixo come di un chiaro caso di violazione dei diritti alla vita, alla salute, all’informazione e altri. In particolare, si denuncia una serie di violazioni a cominciare dal fatto che non sono state messe in atto imprese azioni di riparazione per i danni subiti dalla popolazione da almeno trent’anni”. Lo afferma al Sir padre Dario Bossi, provinciale dei Comboniani in Brasile, tra i referenti della rete continentale Iglesias y Minería, a proposito del rapporto che verrà presentato lunedì al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, relativi ad alcuni casi emblematici di violazione dei diritti delle popolazioni locali e di gravi danni ambientali, come Piquiá de Baixo (Maranhão) e Brumadinho (Minas Gerais).
“La maggiore di queste imprese, la multinazionale mineraria Vale, che finora non si considerava responsabile per la catena siderurgica, è invece citata in modo esplicito dal report – aggiunge padre Bossi -. Si dice che è chiamata a riparare i danni anche se non è la proprietaria delle aziende siderurgiche. Al tempo stesso, l’Onu denuncia la mancanza di coinvolgimento del Governo in tutti questi decenni”.
Soffermandosi sulle “raccomandazioni principali”, il comboniano segnala che “sono per una riparazione integrale e per investimenti urgenti e definitivi perché la comunità sia spostata e possa vivere in una realtà sana”. “Un processo iniziato, ma pericoloso perché non viene seguito con la dovuta attenzione e i dovuti finanziamenti”.
Il report è durissimo anche su Brumadinho, dove nel gennaio dello scorso anno il cedimento della diga della miniera di ferro della Vale ha provocato la morte di 272 persone, oltre a un grave danno ambientale. “Viene smascherata una contraddizione – spiega ancora il comboniano -, cioè l’irresponsabilità del Governo nel permettere flessibilità delle leggi ambientali e particolarmente quelle sulle dighe”. Si spiegano così le tragedie di Mariana e di Brumadinho. “Dopo la rottura della diga a Mariana nel 2016, invece che intensificare e rendere più dura la legislazione, i controlli sono diventati ancora più flessibili, per l’azione della lobby delle aziende minerarie. E così abbiamo avuto Brumadinho. La popolazione, né a Mariana né a Brumadinho, ha avuto riparazione dei danni subiti e neppure ha visto che qualcuno sia stato condannato per quanto accaduto. In questi giorni, le comunità di Brumadinho hanno denunciato che ancora adesso è la Vale a stabilire la metodologia di analisi per la contaminazione del territorio”.
Conclude padre Bossi: “Il report, su Brumadinho, afferma che l’incidente è stato tecnicamente causato dal cedimento della diga, ma che la causa reale è la mancanza evidente di controllo da parte del Governo e una condotta criminalmente imprudente dell’impresa Vale”.
[SIR]