Venerdì 10 luglio 2020
P. Elio Farronato, comboniano, celebra domani l’11 luglio il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Lo scorso 4 aprile ha compiuto 80 anni, la maggiore parte dei quali vissuti come missionario nella Repubblica Democratica del Congo. “Gesù, scrivo a te per dirti grazie! Da piccolo mi hai attirato a te, con dolcezza, mi hai fatto crescere nel desiderio di te, con pazienza hai sopportato le mie incoerenze e mi hai vinto col tuo amore. Grazie!” (P. Elio Farronato).
P. Elio Farronato
50 anni di Sacerdozio Ministeriale
Testimone del Mistero
Gesù, scrivo a te per dirti grazie! Da piccolo mi hai attirato a te, con dolcezza, mi hai fatto crescere nel desiderio di te, con pazienza hai sopportato le mie incoerenze e mi hai vinto col tuo amore. Grazie!
Ma il mio ‘sì’ non era totale, seguendo te avevo paura di perdere un motivo di gioia, e tu mi hai atteso per poi farmi inebriare di te, e ho scelto di “dimorare nel tuo amore”. Hai ancora vinto la tempesta del mio cuore smarrito, volgendo il mio sguardo verso di te, e allora ho cercato solo te e ho avuto la pace. Con lo Spirito mi hai così consacrato e fatto tuo sacerdote servitore, per celebrare l’Eucaristia, cinquant’anni fa, per un lungo cammino eucaristico. Mi hai attirato per fare di ogni celebrazione un incontro di amore, purtroppo sempre incompleto da parte mia. Mi ci hai portato anche quando sarei fuggito per la vergogna delle mie colpe, quando cercavo di guadagnare il tuo amore con le buone opere che poi nemmeno riuscivo a compiere. Abbattuto, umiliato dalla colpa, hai invaso allora il mio cuore con il tuo Spirito per farmi conoscere la tenerezza di Abbà, Padre tuo e Padre nostro.
Egli mi chiedeva di accogliere semplicemente il suo amore nel dono del suo Spirito; peccatore o santo, il suo amore non mi sarebbe mai mancato. Con lo Spirito mi ha fatto suo figlio perché potessi gridargli: Abbà, Papà!
Che gioia, Gesù, essere figlio con te! Mi sono sentito nuovo, libero, sereno e sicuro, perché il vostro amore sempre mi avrebbe avvolto. Così, nel mio incontro quotidiano, ho cercato di vivere più profondamente il mistero della tua Eucaristia e, tuttavia, ti ho tradito ancora. E tu mi hai sempre accolto, vergognoso e piangente, e ogni volta con una tenerezza nuova. E finalmente mi hai fatto capire che la mia debolezza è veramente la mia forza, perché mi spinge ad aggrapparmi a te, come il bambino che, cosciente di non farcela, si aggrappa alla mamma perché lo porti.
Gesù, sono contento di sapermi debole, insicuro, perché così ricorro a te continuamente e la mia giornata è riempita di te. So che non sono degno dell’incontro quotidiano di amore eucaristico ma tu me lo nascondi abbastanza perché io abbia il coraggio di celebrare ancora. Maria, mamma cara, prendimi come figlio e, come facesti al discepolo amato, educa il mio cuore all’Eucaristia. Quando pregavi con gli apostoli e spezzavano il pane, tu lo prendevi e ti cibavi di Gesù, quel Gesù vivo e risorto, apparso la sera di Pasqua, che diceva: Pace a voi! Guardate le mie mani, guardate il mio cuore trafitto, sono io! Sono vivo! Vi amo!
Mamma, quando celebro l’Eucaristia fammi sentire nel cuore queste parole, perché creda con te che quel pane è Gesù Vivo, risorto da morte e con i segni dell’amore infinito della sua passione. Mamma, conducimi a Gesù come hai condotto Giovanni.
Grazie a te Gesù, grazie a te Abbà, grazie a te Santo Spirito e grazie a te, Mammina.
Vostro Elio.