P. Daniele Moschetti, da Castel Volturno: “Viviamo d’istanti e d’istinto”

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Venerdì 12 giugno 2020
“Nulla sarà mai come prima. Lo abbiamo ascoltato molte volte. Sarà vero? Lo sarà per il mondo o soltanto per alcuni?”. Queste, alcune delle tante domande che si fa P. Daniele Moschetti e alle quali cerca di rispondere nella lunga lettera intitolata “Viviamo d’istanti e d’istinto” che ha inviato agli amici, per condividere con loro ciò che ha vissuto insieme agli immigrati in questo tempo di coronavirus a Castel Volturno, dove ancora si vive una realtà del tutto particolare e si lotta per trovare strade e condizioni migliori per centinaia di migranti. “O ci salviamo insieme – scrive il missionario – o tutti affonderemo! Vivere quindi d’istanti e d’istinto nella naturalezza del costruire e cercare il bene comune di tutti, nessuno escluso. Qui ed ora guardando sempre oltre”.

LETTERE DA CASTEL VOLTURNO (2)

VIVIAMO D’ISTANTI E D’ISTINTI

Roccamonfina (CE), 7 giugno 2020

Santuario Madonna dei Lattani

“La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”.
Gv 20, 19-22

Cara amica, Caro amico! Pace a voi!
Come stai? Ti spero bene e sempre in ricerca tenace e costante di Vita vera!

Io sto bene e lieto di condividere con te e con tutti voi ciò che ho vissuto in questo ultimo tempo difficile per me, per te e per tutti nel mondo. Sto terminando il mio ritiro spirituale in questo luogo stupendo tra i monti Lattani e i castagni, che si chiama Roccamonfina, in provincia di Caserta. Sono nel Santuario della Madonna dei Lattani, chiesa e convento che risalgono al XV secolo e tenuto splendidamente da una piccola comunità di frati minori di San Francesco. Il luogo circostante pieno di verde, alberi, montagne e tanti castagni e noccioli ti riconcilia con tutto il Creato. Specialmente per me che vengo da Castel Volturno, con una natura deturpata, distrutta e vilipesa dall’uomo, trovarmi qui mi sembra di essere nel paradiso terrestre. La Creazione ti parla già di Dio e della bellezza del creato e del mondo intero. È stato un farsi cullare in questi giorni dal sole caldo, dal vento e dal verde intenso sia nelle passeggiate nei boschi, sia nel respirare a pieni polmoni e guardare il panorama circostante. Un grande dono di cui ringrazio Dio e i miei confratelli per il tempo che mi è stato regalato dopo un intenso e sfidante periodo di vita durante il COVID 19 a Castel Volturno. Ho voluto prolungare l’esperienza del dono dello Spirito Santo a Pentecoste con un tempo di accoglienza e disponibilità allo Spirito Creatore, che non finisce mai di stupirci e sorprenderci.

Sono venuto qui subito dopo aver concluso l’esperienza di servizio di circa tre mesi che ho vissuto con i volontari della Rete Castel Volturno Solidale. Abbiamo consegnato pacchi viveri e servito e ascoltato i nostri fratelli e sorelle “invisibili” e le tante persone povere italiane e straniere in un’emergenza sociale più che sanitaria. Avevo bisogno di riposo, silenzio, preghiera e meditazione per capire, comprendere, intravedere ciò che è stato e sarà il mio e nostro destino e futuro. Poche risposte ma molte domande e sempre in cammino e ricerca! Sono partito dopo aver celebrato l’Eucaristia domenicale e la festa di Pentecoste con la nostra comunità cristiana di immigrati della nostra parrocchia S. Maria dell’Aiuto, dentro il Centro Fernandes.

Pentecoste è una delle più belle feste per il mondo cristiano perché è la nascita della Chiesa della gente con la benedizione e il dono dello Spirito Santo che Gesù, nostro Salvatore e Liberatore, dona ai suoi discepoli e a tutti noi per continuare la Sua missione ieri, oggi e sempre! Ho voluto iniziare questa lettera agli amici proprio con questo breve passo del vangelo di Giovanni perché c’è una forza intrinseca e dirompente che scaturisce da quelle poche parole di Gesù. La Pace, ripetuta ben due volte, che ci dona Lui, che è pienezza di Vita, Amore, Fraternità, Servizio e Solidarietà. E lo Spirito Santo che è Audacia, Forza, Coraggio, Tenacia, Pazienza e Visione per un mondo diverso che è il Suo Regno del già ora e non ancora totalmente!

Credo che sia proprio questo Spirito Creativo che dobbiamo accogliere e lasciarci ispirare per poter vivere in questo tempo di pandemia e di scombussolamenti per il mondo intero e per la nostra vita. Nulla sarà mai come prima! Lo abbiamo ascoltato molte volte. Sarà vero? Lo sarà per il mondo o soltanto per alcuni? Lo sarà per chi si metterà seriamente in cammino e in un processo di verità e di conversione personale e comunitaria di vita e di stile di relazioni verso l’Altro e gli altri. Perché nessuno può vivere distante e distinto dagli altri, nonostante le mascherine, i guanti, il distanziamento e tutte le condizioni che questo tempo ci richiede. Nessuno si salva da solo nel tempo della tempesta ma nemmeno nel tempo dell’arcobaleno e della Grazia di Dio! O ci salviamo insieme o tutti affonderemo! Vivere quindi d’istanti e d’istinto nella naturalezza del costruire e cercare il bene comune di tutti, nessuno escluso. Qui ed ora guardando sempre oltre.

Tempo di coronavirus

Questi ultimi mesi vissuti con il covid 19 coronavirus ci hanno toccato tutti, in un modo o nell’altro. Certamente nessuno si aspettava un coinvolgimento mondiale com’è avvenuto. E piano piano ci siamo entrati tutti, ogni nazione e continente, nessuno escluso! È la prova che siamo tutti interdipendenti e interconnessi e abbiamo bisogno gli uni degli altri!

È stato ed è un tempo difficile e importante. Non ne siamo ancora fuori. Allo stesso tempo questa emergenza sanitaria al di là del numero dei morti, dei malati e contagiati, che sono veramente tanti, ci sta mettendo di fronte a testimonianze incredibili e indelebili che ci dicono quanto sia importante cercare un senso vero e autentico della vita, nel servire e amare gli altri in gesti e momenti particolari della vita.

Lo abbiamo colto nei medici, negli infermieri, negli operatori sanitari, nei volontari, negli agenti di sicurezza che si sono prodigati per salvare la vita, mettendo a rischio la propria, perché non c’è amore più grande del donare. E ricordiamo le centinaia di medici, operatori sanitari, sacerdoti e volontari che hanno dato veramente la vita concretamente e consapevolmente in questa donazione totale.

Lo abbiamo colto nei volti distrutti e nelle lacrime di chi ha perso famigliari, amici e ci siamo ricordati della nostra fragilità umana.

Lo abbiamo colto nelle condivisioni delle nostre difficoltà con i nostri famigliari, amici, vicini di casa, riscoprendo la nostra capacità di solidarietà.

Lo abbiamo colto nei fratelli e sorelle segnati dalla sofferenza, dalle guerre, dal dolore, dalla morte, dall’esclusione e ci siamo sentiti interpellati a risposte concrete.

Lo abbiamo colto nello scoprirci deboli creature, amate da Dio, abbandonando i nostri deliri di onnipotenza.

Però, se non ci sarà un cambiamento, una conversione ecologica e sociale profonda, che riporti al centro la sacralità e dignità dell’uomo, legata ad un equilibrio nell’ecosistema distrutto dal surriscaldamento, dall’emissione di CO2, dalla deforestazione dell’Amazzonia, dell’Africa, del Borneo, dal saccheggio di risorse umane e minerarie, dall’uso di pesticidi, dagli allevamenti intensivi di animali, se non ci sarà una riconversione totale del nostro stile di vita, andremo incontro a pandemie ben più gravi di questa. Questa sarà una delle tante! Dobbiamo credere e vivere fermamente che questo cambiamento sia possibile, per un mondo migliore e più giusto, per il futuro delle generazioni che verranno dopo di noi, in cui ci sia attenzione alla persona e non al profitto, non ai vitelli d’oro del dio denaro, non agli interessi personali delle multinazionali, dei politici e imperi di turno, dei potenti che credono di controllare il mondo intero.  Ma per far sì che il cambiamento sia possibile, occorre informare ed educare la gente, le nuove generazioni soprattutto, coinvolgerla e farla diventare protagonista insieme come unico popolo consapevole e non come singoli individui, pieni di egoismo e individualismo. I potenti e i politici ci vogliono impauriti per controllarci meglio e continuare indisturbati a sfruttare, rapinare, distruggere questo mondo che è stupendo dono di Dio e casa comune di tutti i popoli. Il virus si sta diffondendo in America Latina, in Africa e non oso pensare a Brasile, Perù, USA, al Sud Sudan, a Korogocho, ai tanti slums, ai villaggi distrutti dalle guerre, ai campi profughi. I morti hanno già raggiunto cifre enormi. Il mondo ricco si può curare, il mondo povero, presente anche qui nel nord del mondo, può morire. Gli impoveriti non hanno nessuna speranza. Chi ascolterà il loro grido?

Per chi crede c’è sempre la speranza, il dialogo, l’affidarsi e fidarsi, la consapevolezza che la storia umana è sempre e comunque nelle mani di Dio. Certo anche i cristiani si chiedono: Dio dove sei? Ma se riflettiamo bene, ci rendiamo conto che questa pandemia, le distruzioni e le ingiustizie che vediamo nel mondo oggi sono opera dell’uomo e della sua ottusità nel ricercare la propria deificazione e gloria, adorando i vitelli d’oro che ci siamo costruiti deliberatamente. Qualche amica mi ha scritto di desiderare la fede e la serenità del Papa. Ma la fede non si può “avere” come un possesso materiale, è un dono ricevuto da coltivare, nelle difficoltà, nelle incomprensioni, nei momenti duri. Anche in questo tempo di pandemia… ma sempre al servizio degli altri. Perché è proprio questa la Missione che Dio continua a volere per prolungare la Sua Presenza attraverso mani, piedi, passione, intelligenza e creatività dei suoi discepoli. E allora comprendiamo la Pentecoste.

Ma quanti “covid19 coronavirus” ci sono nel mondo?

Per far riflettere più in profondità su cosa voglia dire vivere con virus e malattie che potrebbero essere debellate facilmente se ci fosse la volontà politica, metto una tabella che ci mostra che questa emergenza è una delle tante emergenze che esistono in questo mondo da oltre 50 anni. Ciò che fa la differenza stavolta è che il COVID 19 ha contagiato tutte le nazioni del nord del mondo. Altrimenti non ci avremmo fatto caso! Quando virus e malattie sono lontani dai popoli opulenti e “cosiddetti sviluppati” e sono soprattutto nel sud del mondo, non ci facciamo caso o non ci interessa molto, anche se a morire ogni anno sono milioni di persone di altri continenti.

Purtroppo, la realtà che abbiamo vissuto ora diverrà parte del nostro vivere quotidiano se non ci rimbocchiamo le maniche e, in solidarietà e fraternità, lavoriamo perché le cose cambino per tutta l’umanità e non solo per chi è ricco e ha mezzi e tecnologie appropriate! Siamo tutti sulla stessa barca, cioè sull’unico pianeta Terra.

Nella tempesta nessuno si salva da solo

A Castel Volturno, durante questo tempo, ci siamo trovati in una situazione molto complessa. Oltre all’emergenza sanitaria per la pandemia del coronavirus c’era una situazione sociale che poteva scoppiare da un momento all’altro. La pandemia rendeva ancor più dura la vita della popolazione italiana, africana e di altre nazionalità che, nella zona, già sopportava il peso di problemi irrisolti da tempo: senza una rete familiare, sentirsi distanti dalle istituzioni territoriali, nessun accesso alla residenza pur pagando un affitto. Le migliaia di immigrati spesso irregolari sono impiegate in nero nell’agricoltura, nella filiera bufalina, nell’edilizia e, d’estate, sulle spiagge, nei ristoranti e pizzerie.

Le condizioni di quanti avevano bisogno di sostegno erano aggravate, oltre dal non lavorare, dalla quarantena e dalla povertà in quello che è uno dei comuni più a rischio di tensioni del sud d’Italia. Questa popolazione va oltre una cittadinanza di 25 mila abitanti residenti. Si parla di oltre 40 mila persone, compresi i cosiddetti “invisibili”. Vi sono migliaia di cittadini italiani e stranieri che sono domiciliati in un’area comunale di 27 km di lunghezza, oggettivamente grande e complessa, ingestibile da amministrare. Tante difficoltà ed emergenze sono rese ancora più drammatiche dalla cieca burocrazia e dalla precarietà dei permessi di soggiorno. Proprio per non lasciare indietro nessuno e cercare di rispondere insieme a queste gravi emergenze (sanitaria e sociale), insieme ad amici e conoscenti, abbiamo deciso di sfidare la pandemia e creare un fronte unico in una rete solidale, tra singoli volontari italiani, africani e associazioni, che ha lavorato in collaborazione con il Comune di Castel Volturno e il COC (Centro Operativo Comunale). La Rete Castel Volturno Solidale comprende la Caritas di Capua e Caserta, il Centro Fernandes, le Parrocchie, i Missionari Comboniani, il Centro sociale ex canapificio di Caserta, il Movimento dei Migranti e dei Rifugiati. Rispondere ai bisogni primari di questa gente vulnerabile, voleva dire per noi, combattere contro le mafie e lo sfruttamento che proprio in questi momenti tristi e duri si inseriscono nella sofferenza e difficoltà della gente e degli imprenditori per ottenere un controllo sempre più diretto sullo sviluppo e sul futuro delle persone e della zona. Vuol dire sempre riconoscere l’umanità e dignità che ogni uomo e donna porta in sé. Diritti umani, lavoro vero, casa regolare, dignità e rispetto per tutti.

In quei giorni di marzo, Papa Francesco ci spronava ancora di più a vivere questo tempo con uno spirito di solidarietà e unità. Come Rete abbiamo cercato di rispondere remando uniti in questo momento difficile per Castel Volturno, per l’Italia e per il mondo intero. Siamo davvero tutti sulla stessa barca come ci ricordava Papa Francesco “Fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda… così ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

Indubbiamente, abbiamo scelto la cosa più difficile. Eravamo consapevoli del fatto che, aprendoci ad una collaborazione più aperta e con l’amministrazione comunale di un certo colore, avremmo incontrato anche difficoltà. Sarebbe stato più facile organizzare e lavorare tra noi per rispondere in maniera più efficace e con modi diversi all’emergenza. Comunque, l’esperienza della Rete Castel Volturno Solidale è stata positiva al di là di ogni previsione. Sia come impegno dei volontari, che del molto tempo ed energie spesi da ogni organizzazione. E anche per il risultato economico: benefattori e amici da tutta Italia hanno mirabilmente sostenuto questa nostra iniziativa. I fondi ricevuti sono stati spesi per l’acquisto di viveri e di bombole di gas, pannolini, cibo per bambini ecc. e il rimanente, si è deciso di suddividerlo equamente tra le istituzioni partecipanti e presenti nella Rete Solidale perché l’emergenza non è terminata. In questi tre mesi passati, si è risposto a migliaia di richieste di viveri e sostegno a migranti, a singole persone, ad anziani e famiglie intere. La povertà è grande a Castel Volturno e il coronavirus ha messo in ginocchio ulteriormente la realtà del tessuto sociale della zona. Queste istituzioni aderenti alla Rete Castel Volturno Solidale continueranno a lavorare insieme per il bene comune dei migranti, dei poveri italiani e anche del territorio distrutto da abusivismo, degrado umano e sociale e inquinamenti ecologici di diverso tipo. Ogni gruppo, associazione, parrocchia continuerà a rispondere anche con i fondi rimanenti ricevuti alle richieste dei singoli e di famiglie in difficoltà e povertà, ognuno per la peculiarità e professionalità delle associazioni che rappresentano. È un cammino comune che ci fa ricordare che davvero siamo tutti nella stessa barca. E che davvero, nella tempesta non ci si salva da soli!

Per quanto riguarda la collaborazione con l’amministrazione comunale, non è stata così facile né fluida. Ci sono state difficoltà, opinioni diverse e, a volte, incomprensioni. Hanno fatto ciò che era loro dovere e risposto con ciò che potevano e dovevano. Certamente si poteva fare di più, specialmente nella collaborazione e nell’ascolto vero della società civile e dei volontari che sono già radicati sul territorio da anni. Un’amministrazione che ha una visione molto diversa e opposta riguardo alla realtà dei migranti non era semplice da condividere e sostenerci a vicenda. Abbiamo scelto di starci dentro fino in fondo, nonostante le difficoltà, perché abbiamo sempre creduto che il bene comune, la solidarietà e il servizio alla gente povera e che soffriva era l’obiettivo più importante da raggiungere. E senza guardare alle bandiere e ai colori politici e della pelle, perché dobbiamo cercare di dialogare e parlare sempre con tutti, anche con chi la pensa diversamente. Costruire un mondo diverso vuole dire cominciare dalla realtà locale e tentare di costruire dei percorsi e dei processi che possano far migliorare la qualità della vita di tutti, soprattutto dei più poveri, degli emarginati e degli invisibili. Solo insieme si può rispondere seriamente a questa emergenza che va oltre i colori, i partiti e gli altri muri che come cittadini e politici molto spesso “costruiamo”. Nessuno deve rimanere indietro! Nessuno deve vivere da “invisibile e illegale”!

Un grazie dal cuore per i volontari

Durante questi ultimi tre mesi ho vissuto intensamente e con passione, ogni giorno, fino alla fine di maggio, insieme ai nostri volontari, il servizio ai fratelli e sorelle immigrati e italiani indigenti. I volontari sono persone normali che, davanti alla proposta di dare il loro tempo ed energie a chi era in condizioni difficili, non si sono tirati indietro. Dico un grande grazie di cuore a Michela, Ciro, Alberto, Appiah, Erik, Tony e a padre Sergio, quando ha potuto unirsi a noi nelle ultime settimane, dopo la lunga quarantena vissuta prima a Chiuduno (BG) e poi a casa nostra, a Castel Volturno. Una mamma con figli, un diacono permanente con moglie e figli, due mediatori culturali ghanesi, un disoccupato nigeriano, un novello sposo con figlia e un missionario comboniano. Un team molto affiatato e sempre pronto a rispondere ai bisogni delle giornate che si presentavano difficili. Tutti sapevano che il primo rischio era quello sanitario del contagio ma sin dall’inizio hanno accettato e accolto la proposta con calore e determinazione. Dall’inizio alla fine, senza quasi mai mancare ad un giorno di servizio e per ore sulle strade con mezzi nostri, senza alcun salario o compenso. Mi piaceva vedere che i volontari erano “colorati” sia “bianchi che neri”. Italiani e africani. Erano il miglior biglietto da visita della realtà di Castel Volturno che potevamo donare offrendo anche la mediazione culturale agli africani e agli italiani. Ma soprattutto fatta con amore e passione per la vita e al servizio di tutti i colori umani.

E grazie anche a Gianluca e Prosper, pastore evangelico ghanese e leader del movimento locale dei migranti. Erano incaricati, assieme ad altri amici, di informare con notizie utili e necessarie, in varie lingue, girando in furgone per lo speakeraggio nelle zone come Pescopagano, Destra Volturno, Bagnara e altre aree dove immigrati e indigenti sono la maggioranza.

Il nostro compito era portare pacchi viveri a migliaia di persone durante questo tempo in situazioni difficilissime sia per la lunghezza del comune (27 km) sia per la mancanza, spesso, di indicazioni delle vie, dei numeri civici e molte altre vicissitudini. Con tanta pazienza, costanza e dedizione, questi amici hanno dato testimonianza silenziosa e chiara del fatto che stavamo donando il nostro tempo perché crediamo fortemente che solo insieme si può camminare e trovare sentieri per costruire una Castel Volturno diversa, più giusta e fraterna per tutti. Abbiamo incontrato il mondo là fuori ogni giorno che uscivamo. E anche il volto di Gesù! Castel Volturno ha circa 80 nazionalità diverse. Ogni giorno per ognuno di noi è stato incontrare volti e storie di uomini e donne crocifisse dalla loro storia e da un mondo e un sistema sociale ed economico che crea “scarti umani” e continua a produrne. Non importa il colore della pelle e la nazionalità alla quale appartieni. Quando sei povero ed emarginato diventi solo un numero e un invisibile irregolare. Ed è proprio contro questa mentalità che il nostro sforzo e le nostre energie sono stati spesi. Crediamo che ogni uomo e donna è mio fratello e sorella, che ha una dignità e una vita che è preziosa, nonostante tutto e tutti. Sapevamo bene che questo pacco viveri era un piccolo aiuto in questa emergenza, per spingere un po’ più in là questo momento di sofferenza. Ma era anche un piccolo segno di speranza e solidarietà che la maggioranza ha accolto con grande calore e gioia. La lotta che continua ad esserci dopo il coronavirus è far riconoscere e ottenere dignità e diritti per ogni persona. Nessuno è clandestino e irregolare su questa terra. Lavorare insieme perché ci sia più giustizia sociale e umanità è un dovere di ogni cristiano e cittadino di questa terra.

Cardinal Krajewski: un dono di Papa Francesco per Castel Volturno

Una delle belle scoperte nel periodo difficile e duro di questi tre mesi, è stato proprio il dono che abbiamo ricevuto da Papa Francesco, attraverso il cardinale Krajewski. Dopo aver fatto circolare l’appello della Rete Castel Volturno Solidale che avevamo intitolato “Nella tempesta nessuno si salva da solo!”, il cardinal Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, mi ha chiamato al telefono il giorno dopo l’uscita del comunicato. È stato il primo a rispondere prontamente a questo messaggio di dolore e sofferenza. Voleva esprimere la solidarietà, la preghiera e la vicinanza sua e di Papa Francesco ai cittadini di Castel Volturno. Soprattutto a tutti coloro che erano in situazione di indigenza, povertà e difficoltà varie. Inoltre, ha voluto sapere da me la situazione della realtà e delle migliaia di migranti. Alla fine, ha chiesto in maniera decisa e chiara che cosa potesse fare a nome di Papa Francesco. La proposta del Cardinale è stata immediata: un dono di 20 mila euro per le parrocchie di Castel Volturno che i parroci e la Rete Solidale hanno deciso di devolvere immediatamente al conto bancario che la Caritas diocesana di Capua aveva aperto proprio per il Covid 19, emergenza Castel Volturno. Così, questa speciale offerta è stata impiegata sia per acquistare cibo, medicine, pannolini per i bambini, bombole di gas ecc., sia per sostenere le famiglie e i singoli che si trovano davvero in situazioni precarie. Molte altre persone, credenti e non credenti, hanno risposto all’appello di solidarietà della Rete e hanno dato una grande mano anche economica per mostrare la loro vicinanza e umanità. Anche questi sono segni grandi e belli di speranza e solidarietà vera!

E ora?

Ormai siamo usciti tutti o quasi dalle quarantene e dal lock down cui il governo e la situazione ci costringevano. Già dagli inizi di maggio, molti migranti, specialmente irregolari e senza documenti, sono tornati nelle campagne e nelle zone dove tentano di cercare lavoro e sostentamento. Torneranno a lavorare in nero, nonostante la sanatoria che il governo ha varato soprattutto per chi lavora nell’agricoltura, come badante e colf. Certo un piccolo passo avanti nel riconoscere la presenza in Italia di oltre 600 mila persone che cercano di avere documenti regolari, che possano riconoscere loro la dignità di essere uomini e donne, lavoratori rispettati e non schiavi di un’Italia che ha bisogno solo di braccia ma non di persone con un nome preciso e rispettato, talenti al servizio di un futuro comune e di una casa degna di questo nome. È un passo, frutto solo di un compromesso governativo ma non di una reale conversione a riconoscere che in Italia dobbiamo discutere, riflettere e riconoscere che il mondo sta cambiando velocemente e noi siamo rimasti e rimaniamo sempre più ai margini culturali ed economici se non faremo dei passi concreti e chiari verso una nazione multiculturale come lo sono già tante nazioni democratiche di questa terra. Senza dimenticare gli oltre 800 mila bambini e giovani che sono nati qui in Italia da genitori stranieri. Si sentono pienamente italiani e lo sono, perché non hanno altra nazione: sono nati e cresciuti qui con i nostri bambini e giovani italiani, nelle scuole, università, comunità, chiese, centri sportivi e tanto altro. C’è ancora tanto lavoro da fare perché ci possa essere un’Italia e un mondo più accogliente, più umano, senza razzismo o rifiuto nei confronti di chi cerca un futuro migliore e una speranza che non muore. Papa Francesco ci ricorda sempre e in vari modi dei verbi importanti che anche noi italiani abbiamo vissuto, con circa 26 milioni, nel nostro essere migranti per oltre un secolo e continuando a farlo anche in questo ultimo decennio. Verbi importanti e pregnanti di grande umanità e valore: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ce lo ricorda sempre e ci sfida da quando ha cominciato la sua missione come Pastore della Chiesa e del mondo. Anche nella lettera che ha scritto per il 27 settembre 2020, giornata mondiale del migrante e del rifugiato, dal titolo: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Una buona lettura per camminare sulle orme del Maestro e di stupendi testimoni credibili e coerenti, religiosi, laici e famiglie che ci sono in Italia e nel mondo.

E il sogno di una Black and White rinnovata?

Nell’ultima lettera, come ricordate, vi avevamo raccontato un po' dei vari progetti che avevamo pensato e soprattutto sognato per rinnovare la nostra Casa del Bambino, uno dei progetti della nostra associazione Black and White. Indubbiamente, il coronavirus ci ha messo in ginocchio e ha messo in stand by molte delle intenzioni e desideri che avevamo lanciato inaugurando la nostra nuova sede a Destra Volturno, a metà febbraio 2020. Era stato un momento di grande festa e di gioia partecipata da molte persone vecchie e nuove, genitori e ragazzi, e una benedizione per tutti noi e per il territorio. Poi, dopo poche settimane, è arrivato l’annuncio della pandemia e abbiamo dovuto interrompere le nostre attività con il doposcuola per i ragazzi e gli adolescenti che frequentavano il centro. E anche sospendere il lavoro delle donne nigeriane della Action Women, un gruppo di donne, aiutate da altre donne italiane, in un progetto di sartoria sociale e creativa. È un tempo strano e difficile che ancora non ci offre dei punti di riferimento chiari, non si sa se questa emergenza passerà presto e quanto grave potrà essere se verso l’autunno, con il ritorno del freddo e di normali influenze, ci costringerà a chiudere di nuovo ciò che potremmo pian piano riaprire in questo periodo estivo. Indubbiamente, tenteremo di fare un campo estivo nel centro con i ragazzi e i giovani che seguiamo qui a Destra Volturno. Poi, gli altri progetti della mediazione culturale, della scuola di italiano, della società sportiva, utilizzare lo sport per una dimensione educativa, valoriale e integrata in un contesto difficile come quello di questo quartiere, rimangono ancora punti fermi per tutti noi. Dobbiamo discernere come meglio offrirlo e in che termini, con tutte queste restrizioni e difficoltà per i giovani, i ragazzi e i loro genitori. Ma anche tanto altro, riguardo ad una nostra presenza fisica più costante e qualitativa in questo quartiere emarginato di Castel Volturno. Sogni e desideri? Sì, ci crediamo, ci preghiamo e soprattutto ci mettiamo la nostra passione, voglia e impegno. Dacci una mano anche tu.

Voglio ringraziare te e tutti gli amici e conoscenti che mi hanno contattato, scritto, telefonato per offrirci disponibilità, supporto economico e di preghiera. Ci hanno dato idee e voglia di partecipare alle nostre attività e invitato anche a fare incontri da loro e visite qui a Castel Volturno per esporsi e rendersi conto della realtà nella quale viviamo. È certamente un fenomeno vivo che stiamo vivendo… nonostante difficoltà, incertezze e sfide. Ma lo mettiamo nelle mani del Signore e di tanta gente di buona volontà che c’è e che vuole lasciare un segno nella storia dell’Oggi!

Un abbraccio fraterno e un mondo di AMANI/PACE
P. Daniele

Per contatti:
P. DANIELE MOSCHETTI
MISSIONARI COMBONIANI
VIA MATILDE SERAO, 8
81030 CASTEL VOLTURNO (CE)
danielemoschetti15@gmail.com
TEL 345 8710005
PER EVENTUALI DONAZIONI DI SOLIDARIETÀ E SOSTEGNO:
Associazione Black and White: IBAN IT 38 M 02008 74920 000103136517