Sabato 31 marzo 2018
Gesù “morì, fu sepolto e discese agli inferi”. Sì, è questo il mistero del Sabato Santo. Quindi se senti la Voce che grida: “Risvegliati, tu che dormi, vieni fuori!”, non pensare di sognare ma è Cristo che è sceso nei tuoi inferi per chiamarti alla vita! Perché – come dice Papa Francesco – “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo! Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. «Vieni fuori!», ci dice, «Vieni fuori!» Con un augurio che questo risveglio pasquale alla Vita si realizza in noi, vi saluto con un abbraccio affettuoso… P. Manuel João.


Risvegliati,
Tu che dormi!


Cari amici,
Fratello Antonio Marchi, uno dei “patriarchi” della nostra comunità di Castel d’Azzano, l’altro giorno mi faceva notare che “la primavera sprigiona la vita”. Infatti, la natura si risveglia dopo l’inverno, sugli alberi spuntano le foglie, i prati si rivestono di verde, i fiori sbocciano e perfino gli animali escono dal loro letargo! Non tutti, però! Come il riccio del giardino della mia “segretaria” Adele (che tutti i giorni viene per darmi da mangiare). Secondo gli “esperti” il riccio doveva svegliarsi dal letargo il venerdì santo ma non fu così. Quando Adele si avvicinò alla sua tana per cercare di svegliarlo, con dispiacere trovò che il povero riccio era morto!

Io credo che la primavera sia non solo particolarmente bella ma anche misteriosamente messaggera della vita. Non per niente anticipa la Pasqua, come se invitasse anche noi a risorgere. Ma sembra che le creature siano più “obbedienti” di noi umani. D’altronde lo conferma la Scrittura: “Dio quando manda la luce, la luce va; quando la richiama, ubbidisce tremante. Le stelle brillano nella notte ed esprimono la loro gioia. Dio le chiama ed esse rispondono: ‘Eccoci!’; brillano con gioia per il loro Creatore” (Baruc 3,33-35). Chi di noi è cosi pronto a rispondere come loro: ”Eccomi!” Noi preferiamo rimanere nascosti nella comodità della “tana”. Ma una tana è comunque una prigione e nessuno vorrebbe vivere in una prigione, fosse anche dorata.

Ricordo un collega, P. Jané Coca, quando fu messo in prigione in Benin per aver criticato, all’epoca, il regime marxista leninista di Kérékou. Chi conosce l’Africa sa bene cosa vuol dire affrontare la condizione di prigioniero. Quando i confratelli gli hanno chiesto se aveva bisogno di qualcosa, lui, che era molto spartano, disse di aver bisogno solo della Bibbia, e al suo vescovo che lo visitò e gli chiese se gli mancava qualcosa, egli rispose : “’Mi manca solo la libertà!”.

Ecco cosa ci manca nella nostra tana: possiamo avere tutto, ma non la LIBERTÀ!

Se rimaniamo sempre nella tana, ci potrebbe capitare qualcosa di più rischioso, come al riccio di Adele: scivolare, senza accorgerci, nel “sonno della morte”, e la tana diventerebbe la nostra TOMBA! Allora sì che sarebbe un bel guaio!

Ma non disperiamoci! Proprio qui ci raggiunge il LIETO ANNUNCIO: Gesù “morì, fu sepolto e discese agli inferi”. Sì, è questo il mistero del Sabato Santo. Quindi se senti la Voce che grida: “Risvegliati, tu che dormi, vieni fuori!”, non pensare di sognare ma è Cristo che è sceso nei tuoi inferi per chiamarti alla vita! Perché – come dice Papa Francesco – “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo! Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. «Vieni fuori!», ci dice, «Vieni fuori!» (Angelus, 6 aprile 2014)

Con un augurio che questo risveglio pasquale alla Vita si realizza in noi, vi saluto con un abbraccio affettuoso e con il mio consueto crac, crac! Ah, la mia cornacchia adesso parla latino: CRAS, CRAS! Traduco per chi non conosce il latino: DOMANI, DOMANI! Sì, domani Cristo risuscita. ALLELUIA!
P. Manuel João