Fra il 75mo compleanno e la celebrazione dei 50 anni di sacerdozio

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Martedì 19 dicembre 2017
“Pace e bene a te e a tutti i tuoi – scrive dagli Stati Uniti P. Gian Paolo Pezzi, 75 anni –. Con uno speciale augurio per il Natale che si avvicina e l'Anno Nuovo 2018. Ti condivido una riflessione spontanea nel giorno in cui compio i 75 anni, una data per tanti versi emblematica. (…) E per me è una benedizione che nel ponte fra il 75mo compleanno e la celebrazione dei 50 anni di ordinazione possa continuare con l'impegno per la Giustizia e la Pace. Visti permettendo, il mese di gennaio sarò in Congo, a febbraio in Liberia e parte di marzo in Brazile. (…) In mezzo a tutti i problemi, anche se qualche mela buona cade dall'albero con quelle marce, non perdiamo mai la speranza che ne nasca un mondo e un futuro vero e migliore, anche se non sempre più comodo”.

Non perdiamo mai la speranza
che ne nasca un mondo e un futuro vero e migliore


Carissim@,
Pace e bene a te e a tutti i tuoi. Con uno speciale augurio per il Natale che si avvicina e l'Anno Nuovo 2018.

Ti condivido una riflessione spontanea nel giorno in cui compio i 75 anni, una data per tanti versi emblematica.

Tra gli aneddoti delle storie antiche si racconta di un re che durante la guerra si era sbarazzato di tutti i prigionieri. Non esistava ancora il trattato di Ginevra e mantenerli costava troppo. Li portava in una gran sala dove schierava una dozzina di arcieri e ai prigionieri indicava una porta chiusa, sporca di sangue e con tanti teschi e diceva: Scegliete, o gli arcieri cercando la fuga verso il grande parco della reggia, o attraversare la porta. Terrorizzati dalla tetra immagine della porta, quasi tutti sceglievano l'illusione della fuga.

Alla fine della guerra, un soldato chiese al sovrano: Signore, posso fare una domanda? Cosa c'è dietro la porta? Il re rispose: Vai e scoprilo da te! Il soldato tremando di paura aprì la porta e... splendidi raggi di sole illuminarono il suo volto. La porta si apriva su un ampio cammino verso la libertà! Esterefatto il soldato rivolse il suo sguardo interrogante al re che gli disse: Io davo loro l'opportunità, ma per paura preferivano una morte quasi certa al rischio di un pericolo sconosciuto!

Il cronista che riporta l'aneddoto termina chiedendo: Quante porte non si aprono per il timore a rischiare? Quante volte moriamo dentro, per la paura ad aprire porte che danno sullo sconosciuto?

Arrivando ai 75 anni, mi è venuto spontaneo pensare a questo aneddoto echiedermi, ho mai avuto timore di aprire le porte incontrate sul cammino? Beh, un paio di volte sì: mi sono allora chiesto se valeva la pena farlo o scegliere un'altra opzione. Dopo l'espulsione dal Burundi fu la tentazione di mandare tutto alle ortiche, anche se durò poco. Davanti ai problemi, alle incertezze, ai dubbi, alle contraddizioni della Chiesa, mi ritornò il pensiero di quando adolescente durante un campeggio leggevo con i miei compagni di tenda la storia dei "Tre frati ribelli". La "tentazione" della vita monastica e contemplativa non mi ha mai abbandonato. Ma poi ho sempre preferito rischiare, o come mi diceva una persona amica, arrischiare a costo di finire tra le gambe del diavolo. A volte, ne sono rimasto un po' bruciacchiato, lo confesso, ma in fondo non me ne pento. E' dando giravolte che sono arrivato dove sono e ad essere quel che sono oggi. Guerre, espulsioni, battaglie, conflitti, amicizie, gioie, realizzazioni, ricordi belli e brutti, attività svariate, continenti, paesi, lingue diverse, e... Un pizzico di fede, perchè la minestra troppo salata è immangiabile, molta speranza perchè è l'aria fresca che da' sollievo nelle giornate afose, amore ma con giudizio perchè al rovescio non capiti di amare sè stessi come si amano gli altri. E poi? Per dare il buongiorno in kirundi si dice, Bwakeye! Il sole sorge di nuovo per te. In fondo anche le cose brutte ed avverse non fanno altro che scuotere l'albero e far cadere le mele marce.

Il Natale quest'anno arriva in un mondo sempre più sconvolto e disorientato, da molte parti con il rifiuto di riconoscerne il significato, anche se, ovviamente, si continua a fare la festa magari sulla pelle dei più poveri. This December, it’s time we put an end to the cult of Christmas once and for all - In questo dicembre, è tempo di porre fine una volta per tutte al culto del Natale, scrive un giornale e spiega che a lei il Natale ricorda la vita con un padre ubriacone. L'augurio di un Nuovo Anno, dopo il Natale, è quindi desiderare la nascita di qualcosa di nuovo più che cambiare una cifra nel calendario della vita.

E per me è una benedizione che nel ponte fra il 75mo compleanno e la celebrazione dei 50 anni di ordinazione possa continuare con l'impegno per la Giustizia e la Pace. Visti permettendo, il mese di gennaio sarò in Congo, a febbraio in Liberia e parte di marzo in Brazile. Anche se la data esatta del mio anniversario d'ordinazione è il 20 di aprile, la posticipo per non lasciare la parrocchia di Saint Lucy in Newark subito dopo il mio ritorno, perchè il parroco non è ancora libero dal tumore che gli impedisce ogni attività. Al mio paese celebreremo alla fine di giugno, per essere la mia parrochia dedicata a San Pietro e Paolo, con la festa anticipata alla domenica 24, alla messa principale delle 10 a.m: la porta è aperta a tutti. Poi mi prenderò qualche settimana di libertà sperando di poter ritornare dove ho speso anni della mia vita, magari anche in Burundi. Là è rimasto sepolto un comboniano, la sua morte marcò il mio cammino e là spero celebrare i 50 anni di fondazione di Kabulantwa, l'ultima missione iniziata dai comboniani. Il Burundi continua in una situazione difficile di conflitti e povertà, e rinnovare gli spazi ormai un po' vetusti della missione è dare speranza a un popolo che da decenni è senza pace e prosperità. Sto facendo del mio meglio per aiutare la missione di Kabulantwa e non mi vergogno di chiedere collaborazione.

Da buon giornalista mi faccio dovere d'arricchire ogni testo con una foto; con piacere rivedo sempre quella che vi ripropongo qui: non solo è una del mio ultimo tempo in Africa, ma è per me un simbolo. Stavo scattando foto per la missione quando una bimbetta di una decina d'anni mi disse: Na mimi ninashaka, voglio farlo anch'io. Tanto è digitale mi dissi e costa nulla darle la soddisfazione. La misi nelle sue mani e le dissi: Guarda qui dentro e quando ci vedi tutti premi qua. Ed ecco: dar fiducia qualche volta produce miracoli. E' senza dubbio una delle foto più belle che guardo fra i ricordi.

In mezzo a tutti i problemi, anche se qualche mela buona cade dall'albero con quelle marce, non perdiamo mai la speranza che ne nasca un mondo e un futuro vero e migliore, anche se non sempre più comodo.

Pace e bene a tutti. Noeli Nziza na Mwaka mushasha mwiza

Gian Paolo Pezzi
Nwark, dicembre 2017