Sabato 22 febbraio 2014
La giornata di lavoro dei superiori di circoscrizione di mercoledì 19 si è conclusa con una presentazione di P. Arlindo Pinto (nella foto) sul tema “Essere missionari sul Web”. P. Arlindo ha sviluppato la visione di un mondo che è cambiato, conseguenza della rivoluzione culturale globale che ha portato la cosiddetta “Web 2.0”. Il missionario ha parlato dei comboniani e del Web: cosa c’è, cosa si muove e le sfide attuali. Nell’Istituto, P. Arlindo è l’amministratore del Sito comboni.org. Pubblichiamo di seguito stralci del suo intervento.
Fr. Roberto Misas Ríos,
comboniano a Madrid.
Essere missionari
sul Web
Il mondo è cambiato. È tornato alle origini, cioè è diventato un villaggio. Un villaggio globale. Le nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione (TIC) hanno trasformato il mondo in un ipermercato saturo d’informazione. L’era del Web 2.0 ci ha avvicinati. Il Web è l’estensione dei nostri sensi umani: la vista, l’udito…
Oggi si comunica sostanzialmente attraverso l’Internet, la rete. Il Web è la “superstrada dell’informazione”. Il mondo di oggi onora la velocità, la simultaneità e l’efficienza dell’informazione. Tutto con un semplice mezzo: un laptop, uno smartphone o un tablet. La modalità nuova della comunicazione è la prossimità e il nuovo mezzo è appunto uno smartphone o un tablet, uno dei due dispositivi mobili che vanno per la maggiore.
Papa Francesco non è indifferente a questo linguaggio, a questi mezzi e a questa nuova cultura della comunicazione. “Non possiamo vivere da soli – avverte il Papa –, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane”.
P. Arlindo Pinto
amministratore del Sito
comboni.org
Il tema che Papa Francesco ha scelto per il Messaggio della giornata delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il 1° giugno prossimo, è: “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. I media, secondo il Santo Padre, “possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri” e promuovere un’autentica “cultura dell’incontro”.
Infatti, a sei giorni dal primo tweet di Papa Francesco, il suo account, in otto lingue, @Pontifex, ha superato i 2 milioni di follower (oggi già con circa 3,7 milioni). Dopo poco più di un anno, anche i tweet del Papa in latino hanno superati i 207 mila follower. Ecco un esempio questo del Papa che ci invita a noi Comboniani a uscire di noi stessi e a dare anche un’anima missionaria ad Internet aprendola al mondo missionario e ai valori cristiani, al mondo dei poveri e sofferenti.
Il mondo è cambiato. Il giovane missionario del ventunesimo secolo non va più in chiesa con lo zaino (con breviario, bibbia, libro di commenti alla sacra scrittura, libro di lettura spirituale, lezionario, messale, blocco appunti, regola di vita, documenti capitolari, libro dei canti, ecc.) ma anche con lo smartphone in tasca. Oggi basta portare uno smartphone o un tablet e lì si trova tutto in tutte le lingue, oltre che al religioso e al profano. Quanti missionari comboniani portano con sé (sempre) lo smartphone? La metà? Siamo ormai diventati missionari always on.
Noi comboniani non possiamo rinunciare alle sfide presentate dalla rete e soprattutto dai sociali Network, come per esempio Facebook, Twitter, Youtube. Sono miliardi gli adulti, giovani e adolescenti che si trovano online. Dobbiamo offrire loro il Vangelo di Gesù Cristo. I sociali Network sono senza dubbio i nuovi areopaghi dove portare un messaggio missionario e il carisma di Comboni per promuovere nel Web una cultura di vita, di amore, di solidarietà, di speranza, di gioia, di giustizia, di pace e di cura del creato. Perciò è assolutamente chiaro, necessario e urgente la nostra presenza comboniana sul Web. Noi Missionari Comboniani abbiamo creato degli account in Facebook e Twitter.
P. Arlindo Pinto