Lunedì 21 ottobre 2013
Il 16 ottobre, all’età di 85 anni, è morto nella Casa Madre di Verona P. Giusto Zini, missionario comboniano che ha lavorato per quasi cinquant’anni nella casa generalizia di Roma. P. Zini ha servito come segretario personale di cinque superiori generali. Nella comunità della curia a Roma è stato anche incaricato dei contatti con i benefattori. Motivo per il quale è sempre stato molto conosciuto e apprezzato. Qui di seguito, l’omelia pronunciata da P. Jorge Garcia il 18 ottobre, durante la messa di congedo a Verona.
“Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti” (Sal 115,15)
Ho davanti a me una delle ultime fotografie di padre Giusto (forse l’ultima) mentre si prepara a tagliare la torta per i suoi 85 anni, a Roma. Per l’occasione, era tornato nella sua comunità della casa generalizia. Non era venuto solo per questo ma anche per questo. Gli piaceva celebrare “per bene” il suo compleanno. Ora mi sembra di avere capito il perché: lui amava la vita. Infatti, ieri prima di partire per i suoi funerali, la sua segretaria mi ha detto. “Lui amava la vita e voleva celebrarla. A volte dimenticavo di fargli i complimenti e allora lui mi diceva: ‘ti sei scordata di farmi gli auguri perché oggi compie gli anni la mia sorella gemella’”. In quelle occasioni diventava come un bambino.
Dovrei aggiungere però che amava la vita con la V maiuscola, cioè, la vita che si raggiunge solo nella piena comunione con “il buon Dio”, come amava chiamarlo.
Da quando sono a Roma – poco più di cinque anni – mi ha chiamato tante volte nel suo ufficio per la confessione. “Vieni a confessarmi – diceva – così, se il Signore vuole chiamarmi, sarò pronto per andargli incontro nell’aldilà”. Allora gli dicevo scherzando: “E se nell’aldilà non c’è niente?!…”. “Certo che c’è – rispondeva senza esitare. Se c’è nell’aldiquà, per forza c’è anche là. E quella vita sarà migliore di sicuro”.
Per questo, e per tante altre cose, posso testimoniare che padre Giusto era un uomo di fede e un uomo di preghiera che alimentava anche con le pratiche di pietà. Tutti i pomeriggi sedeva in fondo alla nostra cappella per dire il rosario con altre persone e qualche confratello. Dopodiché, si fermava ancora per partecipare alla messa, che offriva per i benefattori della missione.
La sua fede e la sua preghiera, le ha condivise con tante persone, specie nella parrocchia del Buon Pastore dove ha svolto il suo ministero per una trentina di anni. Da tanto tempo padre Giusto non andava più in parrocchia eppure la gente lo ricorda ancora oggi con affetto.
Padre Giusto, per la salute fragile dovuta a una cardiopatia, è stato per quasi cinquant’anni nella casa generalizia. Ma non si lamentava; s’impegnava nei servizi che gli venivano chiesti e basta. In questo lungo periodo è stato segretario personale di vari superiori generali e ha svolto questo incarico sempre con efficacia, con grande discrezione e tanta umiltà, senza mai vantarsi.
A modo suo ha fatto anche un bel lavoro di animazione missionaria e di contatto con i benefattori. Lo ha portato avanti fino a poco tempo fa. “A modo suo”, perché non è mai entrato appieno nel mondo delle nuove tecnologie; manteneva i contatti tramite lettere, chiamate telefoniche, invio di propaganda stampata, biglietti con i saluti di Natale e Pasqua. In questo modo, senza magari rendersene conto, realizzava un bellissimo lavoro per far diventare realtà la “globalizzazione della solidarietà”, specialmente verso i fratelli e le sorelle più lontani e bisognosi.
Accennavo prima al fatto che, grazie a questo suo lavoro, conosceva tante persone che gli hanno voluto bene. Ieri, prima di partire, alcuni dei nostri impiegati mi hanno detto: “Salutaci padre Zini, digli che gli vogliamo bene, che ci mancherà. Digli che gli inviamo un abbraccio affettuoso e un grande bacio”.
Credo che l’essere voluto bene da tante persone era dovuto al fatto che è sempre stato un uomo gentile e semplice. È ai semplici che il Padre si rivela, come dice il Vangelo che abbiamo scelto per questa Eucaristia.
Per finire, credo che questo nostro confratello – proprio per i tanti limiti imposti da una salute cagionevole – abbia preso come programma di vita quello che diceva Gesù: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. In questo senso, padre Giusto è stato davvero un autentico discepolo di Comboni e perciò di Gesù.
Ho voluto accennare a queste sue virtù non perché così si fa tradizionalmente ai funerali. Ho voluto piuttosto far memoria di quanto ha fatto in lui il Signore, per ringraziare Lui, autore di ogni opera buona.
A padre Giusto, con l’affetto di un confratello e di un figlio, dico: “Ciao vecio. Se vedemo. Ora basta! Taso, non digo altro”, come dicevi tu spesso mentre si parlava del più e del meno.
P. Jorge Garcia Castillo