In Pace Christi

Crazzolara Pasquale

Crazzolara Pasquale
Fecha de nacimiento : 12/04/1884
Lugar de nacimiento : San Cassiano Val Badia/I
Votos temporales : 15/08/1902
Votos perpetuos : 15/08/1902
Fecha de ordenación : 29/06/1907
Fecha de fallecimiento : 25/03/1976
Lugar de fallecimiento : San Cassiano/I

P. PASQUALE CRAZZOLARA è morto a S. Cassiano in Val Badia (Bolzano) il 25 marzo. Mancavano pochi giorni A suo 92° compleanno.

Nato a S. Cassiano nel 1884, nel 1900 entrò a Milland, Bressanone, dove fece la prima professione (Voti Perpetui) nel 1902 e fu ordinato sacerdote nel 1907. Un anno dopo fu mandato a Khartoum e iniziò tutta una vita d'incondizionato servizio ai popoli dell'alto Nilo, nella cui lingua ed etnologia divenne un'autorità incontestata.

Il 30 marzo del 1910 raggiungeva con P. Cordone e i Fratelli Clemente e Benedetto il P. Albino Colombaroli che aveva appena aperto con Mons. Geyer la nostra prima missione dell'Uganda ad Omach tra gli Alur. L'anno seguente passò a Gulu nel distretto Acholi; nel 1914 a Lull tra i Nuer del Sudan. Prigioniero di guerra in Egitto dal 1916 al 1919, ritornò tra i Nuer nel 1920.

Nei seguenti 55 anni ha lavorato in molte stazioni del Sudan e dell'Uganda e specialmente nei distretti Acholi e West Nile. Oltre alle grammatiche Nuer, Acholi e Logbara, e molti articoli su riviste e giornali, ha scritto “The Lwoo”, in inglese, pubblicato dalla nostra editrice in tre volumi, che è senz'altro un capolavoro, il risultato di una vita spesa nello studio di quei popoli al cui benessere s'era completamente dedicato.

Nel 1963, nel compleanno della Regina Elisabetta ricevette l'M.B.E. onorario; nel 1965 la Royal African Society lo nominava membro onorario e nel gennaio di quest'anno, il Presidente Leone lo faceva Commendatore nell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. Tra i suoi vecchi alunni ci sono alcune delle personalità, vive o defunte, più prominenti d'Uganda.

La Congregazione perde in lui non solo un grande studioso ed africanista, ma anche uno zelante sacerdote e un religioso esemplare.

Da Familia Comboniana n. 299, 1 aprile 1976, pp.13-14

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P. Pasquale Crazzolara di Giovanni e Maria Pescollderung, nato a San Cassiano Val Badia il 12 aprile 1884, entrò nell'Istituto Comboniano dì Milland, Bressanone, nel 1900, dove fu consacrato sacerdote il 29 giugno 1907. Il 1° luglio 1908 partì per l'Africa destinato alla scuola di Khartoum. Nel 1910 raggiunse i primi Missionari Comboniani nel Nord Uganda ad Omach, iniziandovi il suo apostolato missionario tra gli Alur e poi a Gulu tra gli Acioli, studiandone la lingua, compo­nendo i primi testi di catechismo e di scuola e istruendo i primi cristiani.

Nel 1914 fu destinato tra gli Scilluk del Sudan, ma l'anno seguente fu rinchiu­so in un campo di concentramento presso Alessandria d'Egitto, fino al 1919. Nel 1920 fu mandato a riaprire la missione Scilluk di Tonga, e nel 1925 fu il fonda­tore della prima missione tra i Nuer ad Yoinyang sul Fiume delle Gazzelle; vi eres­se i primi fabbricati, studiò la lingua, compose testi scolastici e di catechismo, ri­tornando in patria per la prima volta nel 1926-27. Nel 1928 a Yoinyang preparò la grammatica Nuer, che pubblicò a Vienna nel 1933, dopo aver frequentato corsi di fonetica e antropologia alle università di Vienna e Londra.

Continuò lo studio dell'Acioli in Uganda; la grammatica e vocabolario Acioli furono pubblicati a Londra dalla Stamperia dell'Università di Oxford. Nel 1938 aprì nel Sudan la missione di Malakal, ora diocesi, ma l'anno successivo rientrava definitivamente in Uganda, addetto all'apostolato missionario diretto e continuan­do le sue ricerche sui costumi, clan e lingue africane, pubblicate in varie riviste specializzate e nei tre volumi sui Lwoo, oltre la grammatica e vocabolario Logbara-Madi; l'ultimo suo lavoro sarà pubblicato prossimamente, la grammatica e vocabo­lario Pokot, «la lingua più difficile che io abbia mai trovato ».

Per i suoi meriti linguistici e antropologici gli fu conferita la medaglia della Reale Società Africana di Londra e la decorazione M.B.E. dalla Regina d'Inghil­terra, nonché la nomina a Commendatore della Repubblica Italiana.

Morì a S. Cassiano il 25.3.1976, a 92 anni.

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Dalle varie relazioni che sono giunte per ricordare il P. Giuseppe Pasquale Crazzolara, due soprattutto ci possono dare una idea abbastanza completa della personalità di questo nostro confratello: la testimonianza di Mons. Cesana ce lo presenta specialmente dal punto di vista religioso-missionario, ciò che è veramente utile sapere di un uomo che, come comunemente si pensa, era dedito solo ai libri e alle ricerche linguistiche.

Di quest'ultimo aspetto ci parla la relazione stesa dal P. Tupone, ma anche lui è d'accordo nel dire che la base dì tutta la sua vita e dei suoi studi è l'ideale mis­sionario: far conoscere Dio agli Africani!

TESTIMONIANZA DI MONS. G. B. CESANA

Ho vissuto con P. Crazzolara nella stessa comunità per qualche anno, quando io ero Padre a Gulu.

Aveva un grande amore per la Chiesa, un grande zelo per le anime. Una nota caratteristica di questo suo zelo missionario era il suo interessamento nel catechi­smo ai catecumeni e agli scolari delle nostre scuole. Più di una volta mi manife­stò il suo vivo dispiacere al vedere che talvolta alcuni missionari si interessavano poco di questo apostolato. Affermava in modo categorico: «Non basta il catechi­sta per preparare i catecumeni al Battesimo: è assolutamente necessaria la parola viva del Padre, Il catechista poi ripeterà la spiegazione del Padre ». E mi faceva poi notare - io ero già vescovo - che il catechismo che si insegna in missione doveva essere semplice, chiaro, sulla linea indicata dal Magistero della Chiesa e approvato dal Vescovo. E doveva essere un catechismo regolare, non saltuario, pro­gressivo. E nel medesimo tempo mi parlava con molta soddisfazione di alcuni Pa­dri assidui alla spiegazione del catechismo.

Dopo che si era dedicato agli studi linguistici non ebbe modo e tempo di de­dicarsi al ministero direttamente. Lo faceva occasionalmente. Partecipava però, con vero interesse, alle varie attività pastorali della missione, dando suggerimenti opportuni, con grande senso pratico, incoraggiando, aiutando quando gli era pos­sibile.

Un altro punto che tutti notavano in P. Crazzolara: la sua condotta sempre esemplare come religioso e come sacerdote. Seguiva ed amava la vita di comunità, ne osservava regolarmente l'orario. Penso di poter affermare che non ci furono stranezze né singolarità nel suo agire come religioso e come missionario. Ne è pro­va la grande stima che ha sempre raccolto non solo tra i Confratelli, ma anche tra le persone estranee e tra le autorità civili e quanti lo hanno conosciuto. Tutti i missionari e non solo i missionari, ma tutta la comunità cristiana locale ha un grande debito di riconoscenza verso P. Crazzolara per tanto lavoro da lui compiuto, con tanta dedizione per queste popolazioni africane, che amava sinceramente. Sen­tiva le loro difficoltà, le loro limitazioni, partecipava ai loro problemi e sapeva indicare possibili soluzioni. Per esse egli spese tutta la sua lunga vita sacerdotale, tutte le sue energie fisiche, col solo scopo di perpetuare e valorizzare i loro valori culturali ad utilità loro e della missione.

Penso di poter dire che era desiderio di tutti i Confratelli d'Uganda che po­tesse terminare i suoi giorni qui, tra noi, in questa nostra e sua missione. Gli si voleva bene davvero, lo si amava e si guardava a lui con una certa quale vene­razione.

RICORDI DI P. C. TUPONE

Conobbi P. Pasquale Crazzolara subito dopo il mio arrivo nel Sudan dove fui mandato per insegnare al Comboni College. Era il 1935. Lo rivedo ancora intento ai suoi studi linguistici nella sua stanzetta della missione dì Khartoum, invogliato da una musica classica che usciva da un vecchio grammofono a tromba «Voce del Padrone». Una caratteristica di P. Crazzolara: studiava sempre cullato dalla mu­sica. Studioso di fonetica e di lingue, sentiva il bisogno della musica per essere più esatto nel suo lavoro.

Giovane ancora, si muoveva disinvolto tra il grammofono ed il suo tavolino. Aveva sempre una parola buona per i giovani missionari e parlava loro della ne­cessità di studiare bene le lingue e le culture dei vari popoli da evangelizzare.

Tra i Lango

Lo rividi ancora nel 1949, a Lira, tra i Lango in Uganda, dove fui incaricato delle scuole di tutto il Vicariato. Era ancora robusto, nonostante la sua forte ane­mia cerebrale. Soffriva in silenzio, ma la sua sofferenza non gli impediva di lavo­rare. Insegnava religione nelle scuole elementari della missione, per supplire alla mancanza di impegno da parte dei maestri pagati dal governo.

Si era anche preso la cura d'una cappella non molto distante da Ngeta, chiama­ta Aler, dove aveva organizzato il suo catecumenato. Vi andava, credo, ogni giorno su un triciclo Guzzi, ed i cristiani e i pagani del luogo lo consideravano il vero uomo di Dio che spiegava loro la parola del Signore. Parlava con i vecchi. Si inte­ressava dei loro costumi e delle loro tradizioni. Probabilmente fu in questo tempo che portò a compimento il suo capolavoro: «The Lwo Traditions».

Conosceva bene il Lango che è molto affine all'Acholi di cui aveva già scritto una grammatica con dizionario considerata da tutti un vero lavoro scientifico, fon­damento di tutti gli altri lavori apparsi in seguito.

La sua conversazione ed il suo interessamento per la lingua ed i costumi lo­cali erano molto apprezzati dagli indigeni, ma il suo lavoro principale fu sempre il «Catechismo». L'insegnava con vera passione. Non era un semplice esercizio di memoria, ma uno sforzo continuo di fare apprendere bene il messaggio evangelico. Era convinto che gli indigeni avevano bisogno di convinzioni profonde per vivere la loro nuova fede e che bisognava togliere via da loro l'idea che il Cristianesimo significava solo prendere un nome straniero col battesimo per poter essere più simili agli Europei.

Un particolare curioso. La missione aveva un grosso cane. Tutte le volte che P. Crazzolara accendeva la sua motocicletta per andare a fare catechismo ad Aler, il cane lo precedeva e, abbaiando e correndo su e giù per il viale della missione, gli liberava la via. Lo stesso faceva appena sentiva il rombo del motore al suo ri­torno. Sembrava che avesse avuto dal Signore l'incombenza di proteggere il Padre e di evitargli, a causa della sua vista molto debole, qualche possibile incidente in una missione piena di ragazzi e di gente di ogni specie.

Nel West Nile

Trasferito nel West Nile, si diede subito a studiare il Logbara. è una delle lin­gue più difficili che io abbia mai studiato, perché è monosillabica ed è tutta basata sulla fonetica. La stessa sillaba ha dei significati del tutto differenti secondo l'into­nazione che le si dà. Per questa ragione, pochi dei nostri Padri riuscirono ad im­pararla bene e molti parlavano il cosiddetto Logbara ecclesiastico. Un vecchio mis­sionario che non aveva un orecchio musicale, un giorno domandò ai suoi cristiani un loro giudizio sulla sua conoscenza della loro lingua. Si senti rispondere: «Padre, noi capiamo ciò che lei intende dire».

Se ora i Logbara del West Nile non solo indovinavano il senso, ma capiscono il significato genuino dell'annunzio evangelico lo devono in gran parte a P. Crazzo­lara che ha reso possibile ai giovani Padri uno studio serio ed approfondito della lingua.

Fu in questo periodo che si occupò anche degli Okebo, una piccola tribù del West Nile che correva, ed ancora corre, il rischio d'essere assorbita dagli Alur, più numerosi e più evoluti. Al Padre premeva di conservare la loro lingua e coltura e le loro tradizioni in pericolo d'estinzione. Prese note e raccolse molto materiale ma, per incomprensione, non poté portare a termine il suo lavoro. Me ne parlava spesso con rammarico. Per lui ogni lingua era un nuovo mondo da riscoprire e la sua conoscenza il miglior modo per poter venire in contatto con il popolo che la parlava. Non bastava parlarla in qualche modo. Bisognava possederla perfettamen­te per poter essere accettati in pieno.

Tra i Karimojong

La sua ultima tappa fu il Karamoja, un distretto semi-desertico della provincia del Nord dell’Uganda. È forse la zona più povera del paese dove negli anni cin­quanta e sessanta la gente vestiva ancora pelli o addirittura andava nuda.

I Karimojong sono pastori e forse appunto perché tali, sono stati capaci dì darsi una lingua molto simile al greco, con forme grammaticali molto sottili. Parecchi dei nostri Padri la considerano una lingua veramente perfetta. Spesso dicevo che una simile lingua era stata resa possibile solo perché i Karimojong non avevano niente da fare, sdraiati sotto l'ombra degli alberi tutto il santo giorno per la cu­stodia dei loro armenti.

Vi erano stati parecchi tentativi da parte di Missionari per fissare il Karimojong in forma grammaticale. Si distinse in ciò specialmente il defunto P. F. Farina che parlava il Karimojong a perfezione. Ma a tutti mancava quella preparazione scien­tifica che solo P. Crazzolara possedeva. Senza conoscere una lingua, P. Crazzolara, dopo breve tempo, riusciva ad individuarne la struttura fondamentale ed a descri­verne con esattezza tutte le sue caratteristiche.

Con zelo ed entusiasmo come al solito, si accinse a scrivere anche la gramma­tica Ngakarimojong ma, sfortunatamente, non ebbe il tempo di finirla. Vi lavorò con assiduità ed amore per quasi due anni, otto ore al giorno, finché l'artrosi ce­rebrale non gli impedì d'applicarsi al suo studio preferito. Aveva cominciato que­sto suo nuovo lavoro troppo tardi. Era quasi novantenne. La sua grammatica, sarà portata a termine da P. Bruno Novelli che raccolse le sue note ed è già a buon punto. Sarà un atto di omaggio alla memoria di P. Crazzolara ed un incentivo ad altri per­ché seguano le sue orme.

Incontrai P. Crazzolara per l'ultima volta a Kalongo. Parlavamo spesso dei suoi lavori, specialmente della sua grammatica Pokot che aspetta ancora d'essere stam­pata. Le cure affettuose del Dr. (Padre) Ambrosoli l'aiutarono a vivere più a lun­go in questo povero mondo, ma la sua anima viveva già in cielo.

II buon Dio aveva dato a P. Crazzolara un dono straordinario. Egli lo seppe coltivare e fare fruttificare non per rendersi famoso tra gli uomini che pure gli fu­rono larghi di lodi ed onorificenze, ma per essere un missionario efficiente, capace d'annunziare la parola di Dio in un modo conveniente ed efficace e rendere altri missionari capaci di fare lo stesso.

I suoi studi linguistici avevano un unico scopo: far conoscere Dio agli Africani tra cui Dio l'aveva mandato. Non tutti lo capirono, oppure lo capirono troppo tar­di, ma tutti beneficiarono della sua opera.

Io prego che P. Crazzolara possa essere un esempio ed uno stimolo per tutti i nostri missionari, specialmente i giovani.

P. C. Tupone FSCJ

Da una nota manoscritta del 6 aprile 1970

II mio tempo per studi linguistici era considerato «tempo perso» dalla maggioranza dei frati, eccetto P. Mlakic (Nuer study), P. Simoncelli (Acholi study) e Tupone (Logbara e Pokot languages). Dal marzo 1969 reso «inutile»: perdita di forze. Iam omnia inutilis sum (86 an.). Eo ad domum aeternitatìs Domini mei.

C.J.S. in t.s. (Cor Jesus Sacratissimum in te spero).

Da Bollettino n. 113,  luglio 1976, pp. 72-76

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Studi e note di P. Crazzolara (da Boll. 113, pp. 60-62) 

In occasione della morte del P. Crazzolara ci è sembrato opportuno presentare ai Confratelli un elenco degli scritti, editi e inediti, del caro defunto. Esso potrà essere utile a coloro che, ispirati dal suo esempio, ne vorranno continuare l'opera. 

Solo un competente potrebbe dare un giudizio sui lavori linguistici ed etnografici di P. Crazzolara. Un profano non può che elencare i suoi scritti, editi ed inediti, aggiungendo qua e là qualche dilucidazione.

Iniziamo con quelli già inclusi nella Bibliografia di studi africani di P. S. Santandrea. Verona 1948:

1. Von Gondòkoro nach Omatsch (Da Gondokoro a Omach) in Bericht Negerkinder, Colonia 1911, I, pp. 54-64.

2. Die Gar Zeremonie bei den Nuer, in Africa 1932, V, pp. 28-39.

3. Die Bedeutung des Rindes bei den Nuer (L'importanza del bestiame presso i Nuer). in Africa 1934, VII, pp. 300-320.

4. The African explains witchcraft (Nuer), in Africa 1935, VII, pp. 504-509 (con un testo Acioli).

5. Outlines of Nuer Grammar, Vienna 1933, ed. Anthropos 1933, pp. XII-218.

6. The Lwoo People, in Uganda Journal 1937, 1, V, pp. 1-21.

7. Beiträge zur Kenntnis der Religion und Zauberel bei den Schilluk (Contributo alla conoscenza della religione e della superstizione presso gli Scilluk) in Anthropos 1932, XVII, gen. apro pp. 183-221; setto dico pp. 881-897. Trad. it. datt.

8. Tierfabeln der Atscholi (Favole d'animali degli Acioli), in Stern der Neger 1914. pp. 12-17; 132-35.

9. The African explains witchcraft • Der Schwarkünstler bei den Acooli (Magia presso gli Acioli), in Africa 1935, VIII, 4, pp. 504-509.

10. A Study of the Acooli Language • Grammar and Vocabulary, Oxford 1938, pp. XIX- 426.

Il vescovo anglicano A. L. Kitching, che nel 1904 era stato inviato dalla C.M.S. a studiare la lingua e il popolo Acioli (e ne pubblicò una grammatica chiamandoli Gang), pur dissentendo su qualche particolare, riconosce candidamente la competenza e completezza di questo studio. È davvero un lavoro poderoso e completo (il precedente sulla lingua Nuer era solo una introduzione a un vero studio), riconosciuto come «di gran lunga il più accurato e completo finora pubblicato sulla lingua Acioli e ogni altra lingua affine in Uganda e Kenya» (A. N. Tucker, Africa, 1939, pp. 219·220).

11. Eine Reise nach Foweira zur den Lango (Viaggio verso Foweira tra i Lango) in Stern der Neger 1913, pp. 49-54; 74-79.

12. Pygmies in the Bahr-el-Ghazal in Sudan Notes and Records 1933, XVI, pp. 85-88.

13. The LWOO - ed. Nigrizia. Part l, Lwoo Migrations, 1950, pp. 112; P. Il, Lwoo Traditions, 1951, pp. 323; P. III, Lwoo Clans, 1954, pp. 598 (totale pp. 1033).

Insieme ad altre pubblicazioni minori sui Lwoo, questo è lo studio più completo, che dimostra una profonda conoscenza del territorio e popoli Lwoo dell'alto Nilo. Anche se qualcuno non accetta tutte le sue conclusioni, tutti devono tener conto di quanto egli scrive, per cui P. Crazzolara è giustamente ritenuto una autorità in materia, e spesso viene citato da autori non prevenuti.

14. Zur Gasellschaft und Religion der Nuer in Anthropos, Vienna 1953, pp. XVI-221. È un vero trattato sui costumi e religione Nuer.

15. Notes on the lango-Omiru and on the Labwoor and Nywkway in Anthropos, voI. 55, 1960, pp. 40.

16. A Study of the Logbara (Ma'di) Language - Grammar and Vocabulary, Oxford 1960, pp. XVII-373. Un altro lavoro poderoso, con tutta la tecnica linguistica moderna, frutto di lungo studio ed esigente apparato fonetico.

17. Lwoo Migrations in Uganda Journal, voI. 25, Sept. 1961, pp. 12.

18. The Hamites - Who are they? in Uganda Journal 1969, pp. 41-48.

19. Pokot Grammar and Vocabulary di prossima pubblicazione - MS pp. 80-105.

Queste sono le pubblicazioni che abbiamo potuto raccogliere. Inoltre abbiamo in archivio a Roma (ACR) i seguenti suoi studi, note, ricerche, ecc. manoscritti o dattiloscritti:

Cassetta 127

- Diario personale, 1908-1970, in stenografia ted. taccuino 10 x 17, con trascrizione dattiloscritta in inglese o italiano.

- Nuer Customs, quaderno di note MS. - Catechismo Nuer, 1929, note geografia, storia, ecc.

- Religiose Anschaungen on Leben der Nuer (costumi e vita del Nuer) datt. molte pp.

- The main features of economic and social organization among the Nuer, 64 pp. datt. inglese.

- Nuer Customs and Tales, etc. oltre 100 pp. datt.

- Die religiösen Verhaltmisse der Nuer (condizioni religiose dei Nuer), 1931, rivisto 1941; datt. ted. 160 pp.

- Nuer Folklore and Ethnology, c; 1930, quaderno MS 17 x 23.

- Nueer Gasellschaft und religiösen Idee n, 263 pp. datt. ted.

- Catechismo Nuer, Niloten, Denka-lwo. Note varie (Geography, History, translated into Nuer; Arithmetic book I).

Cassetta 128

- Note Nuer-Acoli-Madi, taccuino, 10 x 15.

- Piccolo frasario Okebo, poche pp., 12 x 19.

- Piccolo frasario Lendu, 1 p., 12 x 18.

- Parole Acooll, quaderno MS, 16 x 18.

- Varie note su clan lwoo, quaderno MS, 16 x 20.

- Appunti Lendu, agenda 16 x 25, poche pp.

- Linguistic samples for 6 languages (Karimojon-Ateso-Pokot etc.).

- Quaderno di appunti, MS 15 x 20.

- Acoli Grammar and Vocabulary, di Mr. Edward Grove, Londra 1933, copiata col permesso dell 'autore, datt., 38 pp.

- Aluru stories, Omach 1911, MS 12 x 18.

- Favole Acoli, quaderno MS, 17 x 22, pp. 114 fitte.

- Interesting Alur-Acoli texts, written by natives: 4 quaderni MS.

- Acoli Texts (proverbi, favole, costumi, ecc.), raccoglitore datt. e MS stenografia ted.

Cassetta 129

- Le tribù nilotiche: studio, MS di P. Kohnen, 6 pp. prot.

- The human body and its parts in Dinka, Nuer, Shilluk, Acoli, Anywak, datt. 1930.

- Note sulle lingue Jur, Bor, Bongo, Anywah

- Numerali in Denka-Nuer-Shilluk, Acoli, Anywah, datt. 61

- Language specimens from Bahr el Ghazal: Viri, Golo, Zande, Dinka (1931/32), 2 quaderni MS, 15 x 20.

- Shilluk (Collo): quaderno di note, MS 17 x 22, stenografia ted.

- Contributo alla conoscenza della religione e della stregoneria presso gli Scilluk, 2 copie datt. trad. dal ted., Anthropos 1932.

- Shilluk customs: quaderno 1920-1930, MS 15 x 20.

- Evans Pritchard: Presidential address to the Inst. of Soc. Anthrop. Oxford Univo 1950. con note di P. Crazzolara su lingue locali; datt.

- Shilluk Grammar (1917), quaderno MS stenografia ted., 16 x 21.

- Shilluk Vocabulary, penultima copia (1952); datt. 177 pp. (Shilluk-English).

- Note varie - raccoglitore( 26 x 33 (doc. vari di altri).

- Appunti Shilluk: reg. MS quasi bianco, 15 x 30.

- Lwoo clans: quaderno MS quasi bianco, 17 x 22.

- Note varie: taccuino MS 19 x 12.

- Varie: cartella 11 x 17.

- Note etnografiche Shilluk, MS 10 x 16.

- Note varie sui Lwoo, MS 10 x 16.

- Grammatica Shilluk di P. Banholzer, copia MS 10 x 15. - Lwoo clans: schede alfabetiche in busta, MS 9 x 15.

Cassetta 130

- Appunti 1946, grosso quaderno oltre 120 pp. 17 x 22.

- Registro: appunti 1946, Lwoo, 20 x 32, pp. 62.

- Note, quaderno MS 17 x 23.

- Raccoglitore rigido 25 x 34, datt. doc. vari: Originai traditional texts.

- Lwoo orthography: various papers, corrispondenza, ecc. Datt.

- Corrispondenza stampa THE LWOO.

- The Lwoo: originali, correzioni, trascrizioni, delle 3 parti (5 cartelle).

Cassetta 131

- Vocabolario Pokot-English, MS 92 pp. 20 x 32.

- Appunti: poche pp., 20 x 32.

- Vocabulary English-Pokot / Pokot.English, MS, 22 x 34.

- Frasario Pokot: agenda MS 16 x 23.

- Guide to Pokot Orthography, busta 17 x 24.

- Raccolta di parole Dodoz, quaderno MS, 16 x 20.

- Esercizi Pokot, MS 17 x 22.

- Note Pokot: MS 16 x 23.

- Appunti: Lendu, Teuzo, ecc. MS 16 x 20.

- Appunti Pokot, quaderno MS 15 x 20.

- Note varie Logbara-Pokot, MS 10 x 16.

- Appunti Pokot, racc. MS 14 x 19.

- Note su lingue varie, MS.

- P. Florez: Grammatica Pokot (Suk) ciclostilata, 20 x 30 - Breech: Pokot Grammar, copia datt. 21 x 34.

- Memorandum on Pokot Orthography, 2 pp., 22 x 28.

- IKTEUZO Grammar, datt., 21 x 37, pp. 31.

Cassetta 132

- Logbara: 4 quaderni, 15 x 20 (P. Frizzero).

- Grammatica Logbara.

- IK Grammar, Karamoja, fogli riuniti.

- Favole Logbara, quaderno 19 x 23.

- Karimojon.English Vocabulary, MS 20 x 32.

- Okebo-Logbara, varie.

- A study of the Logbara language, Grammar and Vocabulary, datt.

- Appunti di lingua Madi, MS 16 x 20.

- Piccola lista di favole Logbara, MS 18 x 23.

- Annotazioni Logbara, 2 quaderni, 18 x 23.

- Logbara fables, datt. - Alur/Logbara, varie, MS.

 

P. Leonzio Bano , Incaricato dell'Archivio storico

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P. Crazzolara Pasquale (12.04.1884 - 25.03.1976)

  P. Pasquale starb am 25. März 1976 in St. Kassian/Gadertal kurz vor seinem 92. Geburtstag. St. Kassian war auch sein Geburtsort, wo er am 12. April 1884 das Licht der Welt erblickte. Er ruht im Ortsfriedhof seiner Heimat.

  Im Jahr 1900 trat er bei den Comboni-Missionaren von Milland, Brixen ein. Im gleichen Jahr begann er dort das Noviziat und legte am 15. August 1902 die ewigen Gelübde ab. Damals gab es die zeitlichen Gelübde in der Kongregation noch nicht. Dann folgte das Theologiestudium am Priesterseminar von Brixen. Am 29. Juni 1907 wurde er im Dom von Brixen zum Priester geweiht. In der Diözese Brixen bestand der Brauch, das Studium der Theologie erst ein Jahr nach der Priesterweihe mit der Abschlussprüfung zu beenden.

  Am 1. Juli 1908 wurde er in den Sudan versetzt und begann in Khartum in der Missionsschule zu unterrichten. Am 30. März 1910 reiste er mit Br. Klemens Schröer und anderen Mitbrüdern nach Uganda, wo Bischof Geyer in Omach die erste Mission unter den Alur gegründet hatte. Unter den Alur und dann in Gulu unter den Acholi begann P. Crazzolara seine Missionsarbeit. Er studierte ihre Sprache, verfasste einen Katechismus und Schultexte, um die Taufkandidaten vorbereiten zu können. Von 1914 bis 1916 arbeitete er in Lull/Sudan unter den Nuer. Während des ersten Weltkrieges wurde auch er mit anderen deutschsprachigen Mitbrüdern nach Ägypten in das Internierungslager Sidi Bishr bei Alexandria gebracht, das er erst 1919 verlassen durfte. 1920 konnte er in den Sudan zurückkehren und die Tonga Mission unter den Schilluk eröffnen.1925 wurde er mit der Gründung der ersten Mission unter den Nuer, Yoinyang am Gazzellenfluss, beauftragt. Er errichtete die ersten Missionsgebäude, studierte die Sprache des Stammes, stellte Schulbücher und einen Katechismus zusammen. 1926 machte er seinen ersten Heimaturlaub. Dann kehrte er wieder nach Yoinyang zurück, veröffentlichte 1933 in Wien eine Nuergrammatik, nachdem er in Wien und London Kurse in Phonetik und Anthropologie besucht hatte.

  In den folgenden 55 Jahren arbeitete P. Pasquale auf vielen Stationen im Sudan und Uganda, besonders unter den Nuer, Acholi und Logbara. Er veröffentlichte viele Artikel in Zeitschriften und Zeitungen. Die Grammatik und das Wörterbuch der Acholi wurden in London gedruckt und vom Verlag der Oxford Universität veröffentlicht.

  1938 eröffnete er die Mission von Malakal, aus der inzwischen eine Diözese geworden ist. 1939 kehrte er endgültig nach Uganda zurück. Er widmete sich der Seelsorge und studierte Gebräuche, afrikanische Sprachen, das Clanwesen und veröffentlichte die Ergebnisse in wissenschaftlichen Zeitschriften und in den drei Bänden „The Lwoo“, das sicherlich sein Meisterwerk und das Ergebnis seines lebenslangen Studiums ist. Zu erwähnen sind auch seine Grammatik und das Wörterbuch Logbara-Madi. Sein letztes Werk ist eine Pokot Grammatik und ein Pokot Wörterbuch. Die Pokot-Sprache ist nach seinen Worten eine der schwierigsten, mit denen er sich bis jetzt beschäftigt hatte.

  Für seine linguistischen und anthropologischen Verdienste erhielt er 1963 von der Royal African Society in London eine Auszeichnung, und am Geburtstag der Königin Elizabeth die Auszeichnung M.B.E (Member of the Britisch Empire). Der italienische Staatspräsident Giovanni Leone ernannte ihn 1965 zum Commendatore der Republik Italien. Prominente Persönlichkeiten von Uganda sind durch seine Schule gegangen.

  Die Kongregation verliert in ihm nicht nur einen großen Gelehrten und Afrikamissionar, sondern auch einen eifrigen und vorbildlichen Ordensmann.

Zeugnis von Mons. Giovanni Battista Cesana, Bischof von Gulu

  Ich lebte mit P. Crazzolara einige Jahre in derselben Hausgemeinschaft in Gulu. Er liebte die Kirche und war voll Seeleneifer. Sein Missionseifer zeigte sich vor allem beim Unterricht der Katechumenen und der Schulkinder. Öfters beklagte er sich bei mir, dass manche Mitbrüder für dieses Apostolat kein Interesse zeigten. Er betonte: „Es genügt nicht, dass der Katechist die Katechumenen auf die Taufe vorbereitet: auch die Worte des Missionars sind unbedingt notwendig, der Katechist wird dann die Erklärungen des Missionars wiederholen“. Er machte mich darauf aufmerksam – ich war bereits Bischof – dass der Katechismus Unterricht einfach und klar, mit dem Lehramt der Kirche im Einklang stehen und vom Bischof approbiert sein müsse. Zudem müsse der Unterricht regelmäßig, fortschreitend und nicht nur gelegentlich gehalten werden. Gleichzeitig äußerte er sich sehr befriedigend über einige Missionare aus, die mit Eifer den Katechismus erklärten. Nach dem Sprachstudium konnte er sich nicht mehr direkt der Seelsorge widmen, sondern nur mehr gelegentlich. Er zeigte aber großes Interesse an der Missionsarbeit der Mitbrüder, gab gute, praktische  Ratschläge, machte Mut und half soweit er konnte.

  Das Verhalten von P. Crazzolara als Ordensmann und Priester war immer vorbildlich. Er liebte das Gemeinschaftsleben und hielt sich genau an den Stundenplan. Ich habe in ihm keine Merkwürdigkeiten oder Besonderheiten in seinem Handeln als Ordensmann und Missionar beobachtet. Deswegen auch die große Wertschätzung, die ihm nicht nur die Mitbrüder sondern auch Auswärtige und Behörden, die ihn kannten, entgegenbrachten. Nicht nur die Missionare sondern die ganze christliche Gemeinde ist ihm zu großem Dank verpflichtet wegen seiner geleisteten Arbeit für die afrikanische Bevölkerung, die er aufrichtig liebte.

  Er wusste um deren Schwierigkeiten, kannte ihre Grenzen, nahm an ihren Problemen teil und wusste so manchen guten Ratschlag zu geben. Der Bevölkerung hat er sein langes Priesterleben und seine physischen Kräfte gewidmet mit dem einzigen Ziel, ihre kulturellen Werte zu deren eigenem Wohl und zum Wohl der Mission zu verewigen und zur Geltung kommen zu lassen. Ich darf sagen, dass alle Mitbrüder von Uganda gewünscht hatten, dass er seine letzten Tage unter uns und in der Mission hätte verbringen können. Alle Mitbrüder mochten und schätzten ihn, man schaute mit einer gewissen Verehrung zu ihm auf.

Erinnerungen von P. Carlo Tupone

  Ich lernte P. Pasquale Crazzolara gleich nach meiner Ankunft in Khartum/Sudan kennen. Ich sollte im Comboni College unterrichten. Es war das Jahr 1935. Ich sehe ihn noch heute in seinem Zimmer beim Sprachstudium begleitet von leiser, klassischer Hintergrundmusik. Als Phonetik- und Sprachenforscher brauchte er Musik, um präziser arbeiten zu können. Er hatte immer ein gutes Wort für die jungen Missionare übrig und ermutigte sie, die Sprachen und Kulturen der einzelnen Völker, zu denen sie gesandt würden, gut zu lernen. 

Unter den Lango

  Ich traf ihn wieder 1949 in Lira bei den Lango. Mir wurde die Aufsicht über alle Schulen im Vikariat übertragen. P. Pasquale war noch kräftig, trotz seiner starken Gehirnanämie. Er litt, ohne davon viel Aufheben zu machen, und arbeitete trotzdem weiter. Er gab Religionsunterricht in den Volksschulen der Mission, um den fehlenden Einsatz der Lehrer zu ersetzen, die von der Regierung schlecht bezahlt wurden.

  Er hatte auch die kleine Kapelle Aler in der Nähe von Ngeta übernommen, wo er sein Katechumenat eingerichtet hatte. Ich glaube, er fuhr täglich auf seinem Guzzi Dreirad dorthin. Christen und Nichtchristen des Ortes betrachteten ihn als den Mann Gottes, der ihnen das Wort Gottes verkündete. Er unterhielt sich gerne mit den Ältesten des Volkes. Er interessierte sich für ihre Bräuche und Überlieferungen. Vielleicht hat er gerade damals sein Hauptwerk «The Lwo Traditions» vollendet. Er beherrschte die Langosprache gut, die der Acholisprache ähnlich ist. Er hatte eine Acholi Grammatik mit Wörterbuch herausgegeben, die von allen als wahre wissenschaftliche Arbeit betrachtet wurde, und allen späteren Veröffentlichungen als Grundlage diente. 

  Die Leute schätzten sein Interesse für ihre Sprache und Gebräuche, aber seine Hauptarbeit war immer der “Religionsunterricht“. Er unterrichte mit wirklicher Leidenschaft. Ihm ging es dabei nicht so sehr darum, dass die Leute die Wahrheiten aufsagen können, sondern dass die biblische Botschaft in ihre Herzen eindringt. Die Leute müssen von den Glaubenswahrheiten tief überzeugt sein, um ihren Glauben zu leben. Sie müssen einsehen, dass Christsein mehr ist als der neue Name bei der Taufe, um den Europäern ähnlicher zu werden.

  Eine interessante Einzelheit. Die Mission hatte einen großen Hund. Wann immer P. Crazzolara sein Motorrad anließ, um nach Aler zum Religionsunterricht zu fahren, lief ihm der Hund voraus, bellte und machte ihm den Weg frei und genauso bei seiner Rückkehr. Es schien als habe er vom Herrn den Auftrag erhalten, den Missionar vor einem möglichen Unfall zu beschützen, da er nicht mehr gut sehen konnte, und sich auf der Mission immer viele Kinder und Leute aufhielten.

Im West Nile 

  Nachdem er nach West Nile versetzt worden war, begann er sofort die Logbara Sprache zu studieren. Logbara ist eine der schwierigsten Sprachen, die ich kenne, da sie aus einsilbigen Wörtern besteht und phonetisch aufgebaut ist. Eine Silbe kann mehrere ganz verschiedene Bedeutungen haben je nachdem wie sie betont wird. Deswegen gelang es nur wenigen Mitbrüdern, sie gut zu beherrschen, und viele bedienten sich deswegen der sogenannten kirchlichen Logbarasprache. Ein alter nicht musikalisch begabter Missionar fragte einmal die Christen um ihre Meinung über seine Sprachkenntnisse. Sie antworteten ihm: “Father, wir verstehen, was sie sagen wollen”. Wenn jetzt die Logbara von West Nile nicht nur den Sinn erraten, sondern auch die wahre Bedeutung der Botschaft verstehen, dann verdanken sie das zum Großteil P. Crazzo­lara, der es den jungen Missionaren ermöglicht hat, ihre Sprache gut zu studieren und zu sprechen. 

  Damals begann er, sich auch um die Okebo anzunehmen, einen kleinen Stamm im West Nile, der Gefahr gelaufen ist, vom Stamm der Alur, der zahlenmäßig stärker und fortgeschrittener ist, aufgesaugt zu werden. P. Pasquale wollte dessen Sprache, Kultur und Überlieferungen, die auszusterben drohten, retten. Er begann Material zu sammeln, konnte aber wegen Unverständnis die Arbeit nicht zu Ende führen. Er sprach mit mir oft mit Bedauern darüber. Für ihn war jede Sprache eine neue Welt, die es zu entdecken und zu erforschen galt, um mit den Leuten, die diese Sprache sprachen, in Kontakt zu kommen. Es genüge nicht, eine Sprache irgendwie zu sprechen. Man müsse sie gut sprechen, um von den Leuten voll und ganz verstanden und angenommen zu werden.

Unter den Karimojong

  Seine letzte Station ist Karamoja gewesen, ein wüstenähnliches Gebiet in  Norduganda. Es handelt sich wohl um die ärmste Gegend des Landes, wo sich die Menschen in den fünfziger und sechziger Jahren noch mit Tierfellen bekleideten oder zum Teil sogar splitternackt herumliefen. 

  Die Karimojong sind Hirten und sind vielleicht deswegen imstande gewesen, sich eine Sprache zuzulegen, die der griechischen ähnlich ist, mit ganz scharfsinnigen grammatikalischen Formen. Manche Mitbrüder betrachten sie sogar als eine vollkommene Sprache. Nach meiner Ansicht war die Entstehung einer solchen Sprache nur möglich, weil die Karimojong nichts zu tun hatten, den ganzen lieben Tag im Schatten der Bäume saßen, um ihr Vieh zu hüten.

  Einige Missionare haben den Versuch unternommen, die Grammatik der Karimojong zu studieren. Einer von ihnen war der verstorbene P. F. Farina, der diese Sprache perfekt beherrschte. Jedoch allen fehlte jene wissenschaftliche Ausbildung, die nur P. Crazzolara besaß. Innerhalb kurzer Zeit gelang es ihm, die zugrundeliegende Struktur einer Sprache zu entdecken und deren Merkmale zu beschreiben.

  Mit großem Eifer und Enthusiasmus machte er sich in Karamoja an die Arbeit, um auch die Ngakarimojong Grammatik zu erfassen, aber leider war es ihm nicht mehr gegönnt, sie auch zu vollenden. Fast zwei Jahre lang hat er täglich bis zu acht Stunden mit Eifer und Liebe daran gearbeitet, bis ihn eine Gehirnarthrose zwang, seine Lieblingsbeschäftigung aufzugeben. Er hatte diese Arbeit zu spät angefangen als er schon fast neunzig Jahre alt war. P. Bruno Novelli wird sie weiterführen und abschließen. Diese Grammatik wird ein Ehrendenkmal für P. Crazzolara werden und ein Ansporn für andere, seinen Spuren zu folgen.

  Das letzte Mal traf ich P. Crazzolara in Kalongo. Wir sprachen oft über seine Arbeiten, besonders über seine Pokot Grammatik, die noch auf die Veröffentlicht wartet. P. Ambrosoli versuchte mit seiner liebevollen Pflege, sein Leben in dieser armen Welt zu verlängern, aber seine Seele lebte bereits im Himmel.

  Der gute Gott hat P. Crazzolara mit außerordentlichen Talenten ausgestattet. Er hat sie entwickelt und fruchtbar gemacht, nicht um in dieser Welt berühmt zu werden, obwohl er viel Lob und Anerkennung erfahren hat, sondern um ein tüchtiger Missionar zu werden, das Wort Gottes in überzeugender Weise zu verkünden und anderen Missionaren zu helfen, das Gleiche zu tun.

  Sein Sprachenstudium verfolgte das eine Ziel: Gott unter den Afrikanern, zu denen er gesandt worden war, bekannt zu machen. Nicht alle haben das verstanden oder es zu spät begriffen, aber alle haben aus seinem Schaffen Nutzen gezogen. Möge P. Pasquale unseren Missionaren, besonders den jungen, als Beispiel und Ansporn dienen! R.I.P. (P. Carlo Tupone fscj)