Giovedì 25 febbraio 2021
Dal 2002 al 2020, il Gruppo Europeo di Riflessione Biblico-Teologica e pastorale (GERT) ha realizzato 27 incontri, allo scopo di definire sempre meglio il ruolo dei missionari come presenza missionaria nel continente e alla comprensione che la missione non poteva più basarsi esclusivamente sul criterio geografico, perché prima dell’andare e del fare, bisognava sottolineare l’essere missionario, sempre comunque e ovunque; elementi raccolti e pubblicati nel libro “Essere missione Oggi. Verso un nuovo immaginario missionario” (EMI, 2012).

CONTRIBUTI DEL GERT
negli ultimi 5 anni
(2015-2020)

Suggerimenti per la preparazione
al XIX Capitolo Generale e relazione continentale

1. GERT: ALCUNI CENNI STORICI

Il GERT (Gruppo Europeo di Riflessione Biblico-Teologica e pastorale) è nato in Europa come risposta alle sfide che la realtà sociopolitica-economia-culturale-ecclesiale poneva ai missionari per qualificare l’animazione missionaria ed essere significativi ed efficaci nel loro servizio ministeriale. Fu una richiesta degli stessi animatori che si percepivano sempre più marginali e inadeguati alle aspettative dell’insieme delle chiese del continente. Il desiderio venne accolto dai provinciali e si diede inizio al GERT nel 2002.

Da allora fino al 2020, il GERT ha realizzato 27 incontri, allo scopo di definire sempre meglio il ruolo dei missionari come presenza missionaria nel continente e alla comprensione che la missione non poteva più basarsi esclusivamente sul criterio geografico, perché prima dell’andare e del fare, bisognava sottolineare l’essere missionario, sempre comunque e ovunque; elementi raccolti e pubblicati nel libro “Essere missione Oggi. Verso un nuovo immaginario missionario” (EMI, 2012).

A partire dal 2006 La Provincia Italiana con la collaborazione del GERT e il coinvolgimento delle province europee e gli altri rami della famiglia comboniana, avviò l’iniziativa dei Simposi di Limone, luogo di nascita di San Daniele Comboni, allo scopo di rinnovare la missione rivisitando Comboni.

Fino al 2018 il simposio è stato realizzato ogni anno. A partire dal 2018 è stata accolta la proposta di dedicare un simposio più alla riflessione e alla ricerca con un gruppo ristretto; l’anno successivo di allargare la partecipazione a più confratelli, i quali, sullo stesso tema sviluppato dal simposio, fanno proposte e programmano iniziative e attività nelle varie province europee. Il lavoro fatto nei Simposi è stato raccolto nella serie de “I Quaderni di Limone”, come strumenti per il rinnovamento dei missionari e delle missionarie e suggerimenti per il cambiamento di paradigma missionario.

Il XVIII Capitolo Generale coglie questa nuova visione missionaria, spesso identificata come “global mission”; adotta la linea magisteriale di Papa Francesco che invita “a ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione” (EG 33) ed esprime che “anche in Europa siamo chiamati ad avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20) (AC 2015: la missione comboniana in Europa, n 46.1).

Il XVIII Capitolo Generale degli MCCJ sottolinea inoltre che Il cammino avviato nel 2003 dalla Ratio Missionis (AC 2015 n 44.4) deve continuare, avvalendosi di esperti anche esterni all’Istituto, gruppi di facilitatori, teologi e agenti pastorali; tenendo presente alcuni criteri per un reale cambiamento, abbandonando il comodo criterio del “si è fatto sempre così” (EG 33).

Oltre alla riflessione, il XVIII Capitolo Generale incoraggia anche la revisione degli impegni, in un processo sinodale di comunione tra le province, con gli altri rami della famiglia comboniana, promuovendo nell’evangelizzazione i servizi pastorali specifici (AC 2015 n 45), indicandone alcuni, tra i quali: Dialogo interreligioso, GPIC, MEDIA, Migranti, rifugiati, giovani, educazione… scegliendo la ministerialità come condizione di cambiamento e di efficacia missionaria, oggi.

Attualmente il GERT è composto dai seguenti membri:

P. Alberto Pelucchi, provinciale della LP e rappresentante dei Provinciali europei; P. Benito De Marchi (LP); P. Hans Maneschg (DSP); P. Vicente Luis Reig Bellver (E); P. Dário Balula Chaves (P); P. Alex Zanotelli, P. Giorgio Padovan, P. Fernando Zolli, e Prof. Carmelo Dotolo (I); Fr. Alberto Parise (DG); P. Filip Andrzej Jan (PO); Sr. Paola Moggi e Sr. Mariolina Cattaneo (SMC).

2. ALCUNI APPROFONDIMENTI FATTI DAL GERT DOPO IL XVIII CAPITOLO GENERALE DEL 2015

2.1 Un nuovo paradigma di missione

Alla luce degli orientamenti capitolari, in modo particolare nel numero 12 nel quale si afferma che: “Cresce la consapevolezza di un nuovo paradigma di missione che ci spinge a riflettere e riorganizzare le attività su linee ministeriali” e nel n 39: “Il nuovo contesto della società e della missione ci sfida di essere audaci e creativi e a ripensare obiettivi, strutture, stile e metodi di evangelizzazione e animazione missionaria (EG 33 e 27)”. IL GERT ha cercato di elaborare alcuni criteri per questo nuovo paradigma di riferimento, mettendo in evidenza i seguenti aspetti:

  • Per una missione che privilegia la ministerialità è necessario invertire l’approccio: essere missione non solo andando verso, ma partendo dalle periferie esistenziali; porsi nel mondo, inteso come luogo teologale, scoprendo e contemplando la presenza di Dio che è presente e agisce attraverso la forza del Suo Spirito in ogni persona. Papa Francesco invita tutta la Chiesa a mettersi in stato di missione come “chiesa in uscita”. Questo approccio aiuta anche a sminuire il protagonismo dei missionari.
  • Vivere la missione come comunità, nella multiforme manifestazione dei carismi e ministeri a servizio del bene comune.
  • Articolare l’approccio missionario cristologico e quello pneumatologico, mettendo l’enfasi sull’azione dello Spirito oggi nel mondo, che continua la missione iniziata da Gesù Cristo.
  • La parola di Dio, letta alla luce dei segni dei tempi e dei luoghi, come paradigma di riferimento per una conversione missionaria.
  • Lettura e analisi costante della realtà sociopolitica-economica-cultural-ecclesiale del continente, con uno sguardo olistico: critico e sapienziale, nella stessa linea di Gesù che afferma: “non sono venuto per giudicare il mondo e condannare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12, 47-48). Allo stesso tempo spendersi in Europa per il cambiamento della finanza e riportare l’etica nella finanza; promuovere un’economia alternativa attraverso le nostre buone pratiche e gli stili di vita; mettere in crisi il commercio delle armi; impedire l catastrofe ecologica; favorire l’accoglienza dello straniero e dei migranti, promuovendo la cittadinanza attiva.
  • A partire dalla realtà socioculturale-economica, l’approccio missionario deve essere necessariamente multiforme.  La sfida è quella di saper vivere il dialogo “ecumenico”, sia fuori che dentro la chiesa, sapendo che il tutto è superiore alla parte (EG 234-237).
  • Privilegiare la missione della prossimità, toccare le ferite e vivere la mistica dell’incontro con l’altro.
  • Nel simposio di Limone 2018 e nel primo laboratorio europeo della missione è stato sviluppato il tema: “Missione e interculturalità”, e ci vieni ricordato che la prassi interculturale è una sfida attuale per la nostra missione in Europa e nel mondo.

2.2 L’impegno tra e con i migranti

La mobilità umana come una scelta missionaria prioritaria per la missione in Europa (AC 2015, 46.5) ha spinto il GERT a fare memoria della riflessione e degli approfondimenti fatti, soprattutto per l’irruzione dell’altro nella realtà europea, che provoca reazioni diverse, come preoccupazione, a volte rancore, paure ma anche fiducia e disponibilità ad accogliere, promuovere e interagire.

La riflessione è stata raccolta in un excursus, presentato da p. Benito de Marchi nel simposio di Limone del 2017 e pubblicato nel quaderno di Limone sul Garda n 10, pp 15-43. In questo excursus vengono citati 15 lavori di ricerca fatti dai membri del GERT (oltre a p. De Marchi, vengono citati i lavori di p. Vicente Luis Reig Bellver, p. Alex Zanotelli, p. Franz Weber). A questi lavori negli anni successivi se ne sono aggiunti altri, come l’approfondimento biblico della mistica dell’incontro con l’altro in alcune icone bibliche (p. Hans Maneschg); la presenza dei preti fidei donum e preti studenti nella chiesa italiana (oltre 3.000) e la necessità di rivedere il ruolo dei presbiteri e promuovere il modello ecclesiale con riferimento all’orientamento conciliare di chiesa come popolo di Dio; un modello di chiesa tutta ministeriale (p. Fernando Zolli); infine la necessità di approfondire l’interculturalità e il dialogo interreligioso (prof Carmelo Dotolo).

Ecco allora alcuni aspetti salienti di questa riflessione:

  • L’immigrazione è una risorsa per un mondo altro. La vicinanza concreta di gente di altri paesi e culture, diversamente della globalizzazione astratta del mercato, obbliga ad un confronto diretto con la realtà di un pianeta diventato “villaggio globale” e ci sfida a riconoscere in esso il luogo prioritario dell’esistenza umana. L’immigrazione rappresenta la finestra da cui intravvedere il mondo come potrebbe essere, ricostruito in modo diverso, sul fondamento della relazione e dell’incontro. L’irruzione dell’altro diventa la grande novità del nostro tempo.
  • La questione dell’immigrazione rappresenta un aspetto della missione in Europa. Il nostro coinvolgimento è stato un ministero con immigrati/rifugiati in Europa piuttosto che una missione per/all’Europa, fatta da e con i migranti e rifugiati. I migranti non possono restare solo destinatari, ma nel nostro ministero devono essere soggetti e interlocutori della nostra missione all’Europa.
  • Le parrocchie comboniane (come per esempio Roehampton nella LP; Castelvolturno in Italia, Camarate in Portogallo, Norimberga Nella DSP, Granada in Spagna) ; periferie multietniche e multireligiose, possono diventare laboratorio di una nuova umanità e di una nuova cittadinanza europea.
  • La missione all’Europa in un orizzonte di missione globale, porta all’urgenza di rompere il silenzio sull’Africa e su altri paesi del sud del mondo e sulla urgenza della costruzione dei paesi devastati dal saccheggio sistematico delle risorse, perché i migranti lasciano dietro di sé un numero ingente di impoveriti, anch’essi vittime di un sistema ingiusto.
  • A partire da alcune icone bibliche (Abramo e Sara e i tre visitatori; l’esperienza del profeta Giona; infine, quella di Noemi e Ruth), si comprende come l’incontro con l’altro definisce meglio la propria identità. La visita porta fecondità, rivela energie nascoste che fanno nascere qualcosa di nuovo. L’incontro è rigeneratore, fermo restando che può essere fatto tenendo presente i rischi.
  • IL Cristianesimo – diceva Tertulliano – produce un cambiamento di identità in chi l’annuncia e in chi lo riceve. L’incontro con il Vangelo produce un’accoglienza della diversità, ma anche un cambiamento di sé stesso in una nuova identità.
  • Le culture che si incontrano con il Vangelo devono convertirsi, incluso il Cristianesimo. In questo incontro interculturale e transculturale è dunque necessario stabilire delle gerarchie, sapendo che il processo è lungo, richiede pazienza nell’andare oltre. In Gal 3, 8 è chiaramente espresso l’ideale della nuova identità in Cristo: “non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più né uomo né donna, m tutti voi siete uno in Gesù Cristo”.
  • In un cambiamento d’epoca e dinanzi al crollo di tante certezze tocca a noi ridefinire i paradigmi per una evangelizzazione in un contesto interculturale. Questo processo è appena all’inizio e richiede tempo, volontà e competenze.
  • La mobilità ecclesiale (preti, religiosi/e, laici), nel contesto delle migrazioni di milioni di profughi e rifugiati, diventa l’invito fatto alle chiese del Continente a prendere coscienza del cambiamento d’epoca, dove la periferia diventa il luogo da cui partire per rinnovare la missione. A condizione che le chiese che inviano e quelle che accolgono, superano il criterio del protettorato, dell’autoconservazione, della autoreferenzialità. Non più maestri e benefattori da una parte, né alunni e bisognosi dall’altra, ma tutti discepoli missionari del Vangelo. Tutte le chiese impegnate a promuovere il modello di Chiesa basato sulla ministerialità, secondo il paradigma del Concilio Vaticano II, come chiesa “popolo di Dio”.

2.3 Missione ed Economia

Negli Atti Capitolari degli ultimi 4 Capitoli Generali (1997, 2003, 2009, 2015), l’Istituto Comboniano esprime alcune linee di orientamento e di scelte operative a riguardo dell’economia.  Ne citiamo alcune:

Raccomandiamo vivamente l’organizzazione di una Fondo Comune provinciale che raccolga tutte le entrate che saranno poi distribuite equamente alle comunità secondo i loro bisogni e la programmazione comune” (AC XV 1997 n 181).

Gli investimenti, seguendo la RdV n 167.1, vanno considerati come complementari, ciò significa che gli interessi attivi non possono superare il 50% del totale delle entrate reali” (AC XV  1997 n. 196).

In un mondo dominato dal neocolonialismo, l’economia è uno dei settori della vita meno evangelizzati” (AC XVI 2003 n. 101).

Evitare forme di complicità con un sistema economico spesso responsabile di gravissime ingiustizie. Come Istituto non accettiamo l’uso di mezzi finanziari che presentano problemi etici” (AC XVI  2003 n101,4).

impegnarsi nella ricerca di mezzi a servizio della missione necessari per la nostra vita” (AC XVI 2003 n. 102,3).

Educarsi alla sobrietà e alla semplicità volontaria” (AC XVI  2003 n. 103,1).

Alcuni elementi ispiratori per l’economia: “Condivisione fraterna attraverso il Fondo Comune Totale, stile di vita semplice e gestione responsabile e trasparente delle risorse e dei più poveri” (C XVII 2009 n. 149)”

Rendere più semplici e sostenibili le strutture” (AC XVII 2009 n. 153,1)

Molte strutture del passato non sembrano più adeguate ad adempiere la funzione svolta… con grave onere sulla sostenibilità” (AC XVII 2009 n. 155).

Viene ribadito l’orientamento dell’Istituto “di non voler capitalizzare le offerte ricevute per la missione… il CP decida una distribuzione straordinaria del superavit” (AC XVII 2009 n. 159).

IL Capitolo ribadisce: “Un investimento etico, quando non offre finanziamenti ed operazioni speculative in contrasto con il lavoro di evangelizzazione e di promozione della giustizia” (AC XVII 2009 n. 164).

“…è necessario crescere in una prospettiva di condivisione provinciale alla solidarietà con tutto l’Istituto” (AC XVIII 2015 n. 75)

Nel bel mezzo di una crisi finanziaria a livello mondiale “occorre quindi valorizzare i canali esistenti per un’effettiva solidarietà fra le circoscrizioni, se necessario, se ne devono individuare dei nuovi” (AC XVIII 2015 n. 80).

Il GERT, a partire dagli orientamenti capitolari e conscio del cammino svolto dall’Istituto nella ricerca dei fondi per le attività missionarie, nella tracciabilità etica dei fondi, nella condivisone e solidarietà nelle circoscrizioni e tra le circoscrizioni, nella necessità di uno stile di vita sobrio e povero; nel rifiuto di una capitalizzazione degli investimenti; nella necessità di spogliarsi di strutture non più adeguate all’oggi e che pesano per la loro sostenibilità, nella necessità di destinare tutto per i poveri… ha colto anche l’importanza di interrogarsi sulla attività evangelizzatrice orientata alla promozione dei valori del Regno di Giustizia e fraternità in un contesto di economia di mercato che uccide e esclude miliardi di persone, considerandole “scarto”, come sapientemente sottolinea Papa Francesco nella Enciclica Laudato sì.

Il GERT ha promosso una riflessione sull’importanza della ministerialità sociale, sostenuta da una riflessione teologica, biblica e pastorale. La ricerca di fondi per l’opera comboniana nel mondo, che cerca sempre la collaborazione degli stessi beneficiati, richiede oggi un cambio di prospettiva.

Nel processo di liberazione dei poveri espresso nell’aiuto e assistenza nel momento del bisogno, la promozione della persona con progetti di sviluppo; oggi, in un sistema finanziario che uccide e genera scarto, esige un impegno sempre più consistente nella prassi missionaria, di favorire una economia alternativa che nasce dal basso attraverso iniziative e attività gestite dagli stessi poveri ed esclusi che mette al centro la persona e non il profitto nella ricerca del bene comune.

Ecco perché, nell’incontro organizzato a Firenze, nel mese di settembre 2019, seguito da due incontri on line nel mese di settembre 2020 e ottobre 2020, il GERT ha invitato il professor Stefano Zamagni, esperto in economia civile, il teologo Gaetano Sabetta, l’imprenditore Marco Bartoletti, i professori Michele Dorigatti e Lorenzo Semplici, oltre ai due membri del GERT p. Alex Zanotelli e fr. Alberto Parise, i quali hanno dato degli elementi per proseguire nella ricerca e avanzare in una prassi di economia alternativa al sistema di mercato: ne sottolineiamo alcuni:

  • La Dottrina Sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum (1891) alla Centesimus annus (1991) dichiara apertamente che il capitalismo non è il modello. L’Enciclica Charitas in Veritate, di Benedetto XVI e l’esortazione Evangelii Gaudium e l’enciclica Laudato Si di Papa Francesco, scardinano il discorso del capitalismo, a partire dalla dimensione della carità come principio economico. La logica del dono è una scelta economica, che non deve solo dipendere dalla buona volontà o dalla compassione di una persona, ma deve entrare negli stessi meccanismi del funzionamento dell’economia.
  • Gesù dice chiaramente che non si può amare Dio e mammona. Non è mammona che può dare la sicurezza; ma solo Dio. Per Gesù non è una questione morale ma esistenziale. IL denaro può stabilire relazioni: tutto può essere comprato; ma rispetto a questo, Gesù chiede la logica del dono. Dono come grazia di Dio.
  • La Chiesa nei suoi documenti ha lucidamente fatto la critica al sistema capitalista finanziario; le alternative indicate, tuttavia sono poche e per niente efficaci.
  • Ma attenzione, non possiamo leggere la situazione di oggi con gli occhi del passato; noi di una certa età ci troviamo in difficoltà perché abbiamo parametri superati. Come qualcuno diceva, siamo “immigrati digitali”. Per questa ragione dobbiamo avere l’umiltà del fatto che non possiamo capire tutto, anche perché spesso è impossibile capire.
  • Quello che possiamo affermare con certezza è che l’ordine socioeconomico è insostenibile, nel campo a) ecologico, b) sociale, c) economico. C’è voluta l’intelligenza di Papa Francesco, soprattutto nell’Enciclica “Laudato Si”, ad introdurci nell’analisi della realtà attuale e allo stesso tempo indicarci una chiave ermeneutica per avanzare nel cambiamento: l’ecologia integrale, la casa comune e l’uomo non si devono guardare separatamente. Per questo è necessario trovare il modo per armonizzare le tre insostenibilità: a) Insostenibilità ecologica; b) Insostenibilità sociale e culturale; c) Insostenibilità economica.
  • La Trasformazione è la via da seguire. La trasformazione attinge prima di tutto l’impianto antropologico, che dirige l’agire economico.  Non più l’homo hominis lupus, quello che gli economisti del sistema di mercato hanno tradotto come homo oeconomicus; che significa: siamo tutti lupi. Deve prevalere il fatto che per fare il bene non bisogna chiedere permesso a nessuno. Difatti il rischio è quello di cadere nel doverismo; fare cioè solo quello che prevede la legge. Gesù nella sua prassi ha rifiutato questo approccio.
  • Per promuovere la trasformazione è necessario: 1. Cambiare l’impianto dei sistemi fiscali. 2. cambiare il modello organizzativo di tutte le imprese e di tutte le associazioni, che è quello Taylorista e verticale, con il rischio che comandi anche chi è incapace. Fare in modo che dal modello taylorista si arrivi a quello olocratico, cioè potere per tutti, potere orizzontale. Chi lavora deve poter esprimere quello che si potrebbe fare e migliorare: Abolire il sistema verticista, questo vale anche per i dicasteri romani e le curie. 3. Ridefinire l’impianto educativo a livello di contenuti. Papa Francesco ha convocato il mondo accademico, le associazioni culturali ed interreligiose ad incontrarsi a Roma per sottoscrivere “The compact on Education”. Prima di tutto non si deve confondere l’educazione con l’istruzione. Educare viene dal verbo latino “educere”: tirare dal proprio bagaglio quello che ciascuno porta con sé per affrontare la vita.
  • Superare la cultura dell’aporofobia, cioè del disprezzo del povero; secondo la quale il povero può essere aiutato, purché rimanga a distanza. Il diverso va tenuto lontano. Ecco perché, oggi, c’è tanto rifiuto del diverso. Si pensa che la presenza del diverso non permetta alle minoranze di progredire. Si dona ma non si integra. Rivedere quindi i programmi di insegnamento, eliminando questo atteggiamento aporofobo.
  • Il paradigma dell’economia civile deve essere la chiave di lettura dell’agenda 20-30 delle NU e la trasformazione del sistema parte sempre dall’analisi dei segni dei tempi e dalle attese della gente, soprattutto i poveri e gli esclusi.
  • Noi missionari dobbiamo parlare di economia e finanza, ma alla luce del Vangelo. Il vuoto ideologico del sistema attuale offre una straordinaria opportunità alla chiesa di riscoprire una visione radicalmente diversa dell’economia, una visione che costituisce il cuore delle Scritture. È quanto ha fatto Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (53-60): “Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettiva, senza vie d’uscita. Si considera l’essere umano in sé stesso come un bene di consumo che si può usare e gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che addirittura viene promossa.”.
  • La Bibbia riconosce che le disuguaglianze fanno parte di una società ‘malata’, ma si rifiuta di accettare che l’ingiustizia sia una condizione permanente. Il popolo di Dio è invitato a smantellare costantemente le strutture fondamentali della ricchezza stratificata così che ce ne sia “abbastanza per tutti.” Questa visione socioeconomica è articolata in varie forme sia nel Primo Testamento come nel Secondo, attraverso la storia della manna (Esodo 16), la legislazione del Levitico (Levitico 25), i detti profetici (Isaia 5, ecc.), i detti e le parabole di Gesù come la prassi delle prime comunità cristiane.
  • Di fronte alla complessa crisi del nostro tempo, la Chiesa ha descritto due percorsi: da un lato l’Economia di Francesco, cioè la ricerca di nuove strade per un’economia civile che vede come protagonisti i giovani; dall’altro il cammino dell’ecologia integrale, che parte da una visione della realtà come ecosistema, una complessità di legami e interazioni di aspetti correlati di un tutto che è la vita, per cui giustizia sociale, economia, ambiente, cultura, stile di vita e spiritualità sono interdipendenti.
  • La sfida che per gli istituti missionari è duplice: da un lato quella di una presenza trasformatrice e profetica, che annunci e introduca la venuta del Regno in un mondo che invece è sempre più insostenibile umanamente, socialmente, economicamente ed ecologicamente. E per questo servono nuovi modelli di presenza e servizi missionari che però ancora faticano ad emergere. Dall’altro lato, i modelli ereditati dal passato stanno diventando sempre più difficili da sostenere, anche economicamente, riflesso dei cambiamenti socioeconomici e culturali degli ultimi 20 anni e della geografia delle vocazioni. Di qui l’urgenza di pensare nuovi percorsi e strutture missionarie sostenibili, possibilmente includendo forme di lavoro e di reddito che si inseriscano nel movimento dell’economia civile. Ovviamente i missionari non ne hanno necessariamente le competenze, ma si potrebbe pensare a forme associative o cooperative per portare assieme tutte le capacità e risorse necessarie.
  • A partire dall’analisi di alcune esperienze interessanti, come quella di fr. Francesco D’Aiuto con la creazione di una cooperativa di raccolta differenziata di rifiuti, in Brasile; l’esperienza della comunità di Milland (Brixen) della DSP; e quella dell’Institute for social Trasformation (Tangaza College di Nairobi); naturalmente esperienze tutt’altro che facili, è necessario passare a dei modelli di presenza missionaria e di servizi, che sono portatrici di innovazione e la comprensione di quelle condizioni che le rendono possibili ed efficaci. Perché questo si renda possibile è necessario, un accompagnamento che faciliti il coinvolgimento e la partecipazione delle comunità missionarie, l’elaborazione di una visione condivisa, l’adozione di strumenti ministeriali appropriati e un supporto per la ricerca. Tutto questo non sarà possibile senza una struttura di supporto, abilitante, perché ideare e costruire nuovi ecosistemi è una cosa molto complessa. Un centro di animazione e ricerca; che non cala soluzioni dall’alto, ma aiuta a generare percorsi nuovi, favorendo uno spazio di incontro tra Nuovi modelli di presenza missionaria.

2.4 Il pianeta Giovani: nuovi approcci pastorali

Il GERT ha anche affrontato la sfida che i giovani lanciano alla nostra pastorale giovanile e vocazionale. Ecco alcuni aspetti della riflessione:

  • Per vincere l’indifferenza dei giovani, è necessario trovare dei punti di incontro. Speso nel nostro approccio pastorale invece di guardare avanti e preparare il terreno per il futuro, lottiamo sul recupero del terreno perduto.  Come scalfire l’indifferenza e fare incontrare i giovani con la missione?
  • Nel passato Le proposte partivano da noi, con il racconto del vissuto fatto altrove. Oggi i giovani cercano protagonismo. I giovani in modo generale si mobilizzano dove ci sono cose concrete e dove possono espletare le proprie qualità e la loro creatività. Capire a che cosa i giovani rispondono. Ci aiuta a guardare quelle realtà che hanno una forte crescita. Quegli spazi che rispondono ad un loro bisogno, come la paura della solitudine, la competizione selvaggia; attività di pratiche immediate.; clima di accoglienza e di inclusione e sentirsi a casa; libera energie… La ricerca di unire il valore sociale ma a servizio di una richiesta personale. La ricerca di uno spazio di condivisione. L’aspirazione ad un mondo relazionale di umanità e di fraternità nel quotidiano. Il bisogno di personalizzare la fede, che è vita; l’opportunità di integrare vita e cammino di fede e un cammino di accompagnamento.
  • Allora partire dalla missione, aiutare a decostruire delle concezioni distorte, a partire dall’esperienza; incontro con la missione in contesti umani e professionali dei giovani e dando la possibilità di essere protagonisti.
  • Incontrarsi per trasformare.
  • La dimensione dell’equipe animatrice è quella di facilitare l’incontro, le dinamiche di gruppo, la libertà di espressione. È necessario cambiare lo stile di presenza: prima di tutto uno stile di vita coerente; ma anche pensare a non avere strutture per fare quello che facciamo. Per esempio, pensare la comunità in un condominio solidale, possiamo cambiare registro, aprendosi a delle nuove forme di presenza sul territorio.

3. ALCUNE PROSPETTIVE DA PRENDERE A CUORE PER I PROSSIMI ANNI

3.1 Per il nostro impegno missionario in Europa:

  • Prima di ogni altra cosa, la conferma della missione sempre, ovunque e comunque, anche nel continente Europa. È necessario passare dalla testa al cuore in questa scelta. Aiutare i confratelli, che lavorano in Europa, a cogliere la sfida ma anche le motivazioni di questo cambio di paradigma, suggerendo dei percorsi possibili e attuabili a partire dal magistero di Papa Francesco, specialmente attraverso la Esortazione Evangelii Gaudium, L’enciclica Laudato si’ e l’enciclica Fratelli tutti; per rispondere alla richiesta religiosa e della sete di Assoluto di moltissimi nel continente e la vita fraterna senza lasciare indietro nessuno.
  • Evangelizzare la finanza e adottare il paradigma dell’economia civile e di comunione come alternativa alla cultura dello scarto, attraverso la riduzione delle strutture del patrimonio stabile e/o in collaborazione con le chiese locali e associazioni anche laiche, nella linea della ministerialità sociale, promuovere progetti di economia alternativa, rendendo protagonisti i disoccupati e i migranti, soggetti per una missione all’Europa.
  • Proporre a tutte le comunità del continente un vademecum per una conversione ecologica; offrendo contenuti e approfondimenti allo scopo di favorire nuovi stili di vita ecologici e una spiritualità ecologica.
  • Accogliere l’agenda proposta dal Vaticano per un processo decennale e una vera conversione ecologica, attraverso il “INTEGRAL ECOLOGY ACTION FRAMEWORK”.
  • Evangelizzare i socials. Nella prospettiva della prevalenza del “digital first”, e dei nuovi linguaggi della comunicazione; promuovere la presenza in questa nuova periferia, nella preoccupazione non solo di annunciare il Vangelo ma di contaminare con i Suoi valori ogni ambito ed espressione della vita internettiana.
  • Rinnovare la priorità della pastorale giovanile e vocazionale; creando occasioni per renderli protagonisti e rispondere alle loro attese e alle loro ricerche.

3.2 Per tutto l’Istituto:

  • Che i Valori di Giustizia, Pace, Integrità del Creato, siano l’asse portante di ogni ministero nell’annuncio e nella prassi missionaria, in ogni continente.
  • Che la solidarietà e la ridistribuzione delle risorse, promuova la comunione comboniana; allo stesso tempo favorisca la condivisione delle risorse umane per favorire una missione sfidata dalla interculturalità in ogni continente.
  • La missione a partire dai margini/ periferie esistenziali sia una proposta per ogni continente, come paradigma missionario, proprio all’identità comboniana, a partire dagli ultimi, dagli scarti e dagli abbandonati.
  • Che ogni continente promuova gruppi di riflessione e di approfondimento per vivere la missione sempre più incarnata nella vita della gente. Un’attenzione particolare deve essere data al dialogo interculturale e interreligioso.
  • Promuovere la rivoluzione culturale a partire dalla Misericordia nell’incontro e nel dialogo interculturale e interreligioso. Nel simposio di Limone 2018 e nel laboratorio europeo del 2019 sul tema “Missione e interculturalità” si proponeva:” di favorire ed accompagnare luoghi e spazi interculturali nelle realtà che ci vedono impegnati: nei nostri istituti missionari, nei movimenti popolari, nelle parrocchie e diocesi, nella politica e società, tra i migranti, i poveri e i giovani. Per sognare una nuova Pentecoste, una Chiesa e società capaci di accogliere la risorsa della diversità, la ricchezza dell’incontro e dialogo, per una convivenza giusta e fraterna. L’interculturalità diventa così uno stile di vita e un paradigma di essere e fare missione”.

4. LAVORI ELABORATI DAI MEMBRI DEL GERT IN QUESTI ULTIMI 5 ANNI

  • Ermeneutica per una lettura degli atti del XVIII capitolo generale (B. De Marchi)
  • Europa: “cosa ti è successo?” analisi della realtà del continente (A. Zanotelli)
  • Migrazione: memoria e futuro. Immigrati e Rifugiati nel cammino del GERT e dei Simposi di Limone (B., De Marchi) (Quaderno di Limone n. 10)
  • L’incontro con l’altro nella Bibbia: tre icone (H Maneschg)
  • Decolonizzare il modello di cooperazione tra le chiese. La presenza in Italia dei preti fidei donum e preti studenti di altri continenti (F. Zolli)
  • La sfida dell’interculturalità (status quaestionis) (C. Dotolo)
  • Il pianeta giovani (A Parise), quale pastorale?
  • Economia civile, alternativa all’economia di mercato (S. Zamagni nb. Testo non rivisto dall’autore)
  • Lettura contestualizzata della Lettera di Paolo ai Romani (A. Zanotelli)
  • L’Economia sabbatica nella Bibbia (A. Zanotelli)
  • Missione ed Economia, dimensione ministeriale (A. Parise)
  • Le tre schede esemplificate, che raccolgono il materiale su Economia e Missione (GERT).

Fernando Zolli e gruppo del GERT