Sabato 12 ottobre 2024
La sera del 10 ottobre, le comunità della Curia generalizia hanno celebrato insieme la festa di san Daniele Comboni. La messa è stata presieduta da Sua Eminenza Cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, missionario comboniano e Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso. Alla celebrazione hanno partecipato alcuni sacerdoti diocesani, amici, benefattori, e rappresentanti delle suore appartenenti alle comunità alle quali offriamo il nostro servizio ministeriale.
Presente anche padre Tesfaye Tadesse, superiore generale, che in questi giorni sta partecipando alla Seconda Sessione dell’Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, in Vaticano. Assenti, invece, i quattro assistenti generali, impegnati in visite ufficiali a provincie comboniane: padre David Domingues alla provincia dell’Asia, padre Elias Sindjalim a quella dell’RD Congo, padre Luigi Codiami alla London Province, e fratel Alberto Lamana a quella dell’Uganda.
Padre Cosimo De Iaco ha introdotto la solenne celebrazione della festa con un caloroso benvenuto a tutti i presenti e un particolare ringraziamento al card. Ayuso Guixot. La liturgia è stata animata dai confratelli partecipanti all’Anno Comboniano di Formazione Permanente e dai confratelli studenti a Roma.
Nella sua omelia, il card. Ayuso Guixot ha ricordato che, quest’anno, «la memoria di San Daniele Comboni si colloca all’interno di un momento particolarmente fecondo per la vita ecclesiale», riferendosi al mese missionario di ottobre il cui tema, indicato dal Santo Padre, è “Un banchetto per tutte le genti”, al Sinodo dei Vescovi e al prossimo Giubileo 2025. Partendo dalle letture della festa, ha poi messo in risalto la figura e il ruolo di san Daniele Comboni, invitando i comboniani a rendersi conto «della ricchezza e attualità del nostro Fondatore e del suo carisma missionario, centrato sulla compassione e con il cuore aperto alla speranza».
Circa la vita e spiritualità di Daniele Comboni, il cardinale ha sottolineato come «la Croce, sempre al centro delle sue attività» sia sempre stata «la sposa diletta e maestra sapientissima di prudenza e sagacità», e come Comboni abbia «trovato nel mistero del Cuore di Gesù lo slancio per il suo impegno missionario”. Citando San Giovanni Paolo II (18 marzo 1996) ha aggiungo: Comboni è stato «un fedele imitatore del Buon Pastore che va in cerca delle sue pecore».
Infine, Card. Ayuso ha rivolto ai missionari presenti un forte invito «ad assumere, non la mentalità del manager, ma quella del servo, perché siamo chiamati a offrire la nostra vita», a vivere «la gioia di essere comboniani», a lasciarci «sorprendere dal nuovo, dall’altro, per incontrarlo, e promuovere una cultura dell’inclusivismo, dell’incontro, del dialogo, così necessario al nostro mondo», a essere «santi e capaci», come desiderava Comboni, e, a rinnovarsi con «speranza, perché la nostra missione e la nostra responsabilità richiedono tanta pazienza, comprensione e ascolto».
Dopo l’Eucaristia, c’è stata una agape fraterna, caratterizzata da gioia e comunione.
Festa di San Daniele Comboni, 10 ottobre 2024
OMELIA
di Sua Eminenza Cardinale Ayuso Guixot
Carissimi fratelli e sorelle,
Nell’odierna celebrazione in memoria del Fondatore dell’Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, San Daniele Comboni, Vicario Apostolico dell’Africa Centrale, ci raccogliamo in preghiera di lode per il dono che ha offerto alla Chiesa questo esperto della “gloria della Croce”, che consumò la sua vita per la Nigrizia e morì a Khartoum il 10 ottobre 1881.
Consentitemi, prima di tutto, di richiamare la nostra attenzione sul fatto che questa celebrazione si colloca all’interno del mese missionario di ottobre, il cui tema, indicato dal Santo Padre, è “Un banchetto per tutte le genti”. Inoltre, come sappiamo, è in pieno svolgimento la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che Papa Francesco ci chiede di accompagnare con la preghiera. Infine, siamo prossimi all’inizio del Giubileo 2025. Pertanto, la memoria di San Daniele Comboni si colloca all’interno di un momento particolarmente fecondo per la vita ecclesiale.
In questa Festa del nostro Fondatore, vorrei brevemente riflettere sul tema della speranza che guiderà i nostri passi durante il Giubileo, il cui tema è proprio “Pellegrini di speranza”.
Ce lo dice il profeta Isaia (Is 61,1-3) nella prima lettura: ci manda «a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati». Continuando la lettura, ci imbattiamo nei seguenti verbi: proclamare, scarcerare, promulgare misericordia, consolare, allietare gli afflitti... per portare lode. Questo deve essere il nostro annuncio. Dobbiamo andare. La Chiesa è una “Chiesa in uscita”. Comboni scriveva: «Non ho in cuore che il solo e puro bene della Chiesa e dell’Africa, per le quali darei cento vite, se le avessi» (Scritti, 6438), e ricordava che la preghiera è il mezzo più sicuro e infallibile. Dunque, pregare e avere fede, pregare non con le parole, ma con il fuoco della carità.
La croce di Cristo è l’unica forza e vanto dell’evangelizzatore. Ce lo ricorda San Paolo nella seconda lettura rivolgendosi ai Galati (Gal 6,14-18): «Non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo». Per Comboni la Croce, sempre al centro delle sue attività, è la sposa diletta e maestra sapientissima di prudenza e sagacità. Perciò esorta centinaia di volte ad avere “fiducia”. Una fiducia incrollabile, illimitata. Un abbandono fiducioso totale, che gli permette di sperare contro ogni speranza, con invincibile fermezza, di fronte ai più terribili e catastrofici avvenimenti, così gravi soprattutto negli ultimi anni della sua vita.
Così scrive Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, divulgata il 9 maggio 2024: «È necessario porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (SnC 7).
Il nostro Fondatore ha trovato nel mistero del Cuore di Gesù lo slancio per il suo impegno missionario (RV 3). Comboni non aveva dubbi: ciò che spinge il missionario a partire e lo sostiene nelle difficoltà, è la carità che arde nel cuore di Cristo, «vittima di propiziazione per tutto il mondo» (Scritti 3324); «è egli stesso la gioia, la speranza, la fortuna e il tutto dei suoi poveri Missionari» (Scritti 5255).
San Giovanni Paolo II, nel Messaggio ai Missionari Comboniani per la Messa di Ringraziamento in San Pietro (18 marzo 1996), disse che Comboni era stato «un fedele imitatore del Buon Pastore che va in cerca delle sue pecore».
Cristo pastore (Gv 10,11-16) è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire e proteggere le sue pecore. E tutto questo, al prezzo più alto: quello del sacrificio della propria vita. Siamo invitati ad assumere, non la mentalità del manager, ma quella del servo, perché siamo chiamati a offrire la nostra vita.
Perciò, viviamo la gioia di essere comboniani, di renderci conto della ricchezza e attualità del nostro Fondatore e del suo carisma missionario, centrato nella compassione e con il cuore aperto alla speranza. Lasciamoci sorprendere dal nuovo, dall’altro per incontrarlo e promuovere una cultura dell’inclusivismo, dell’incontro, del dialogo, così necessario al nostro mondo.
I nostri missionari, che con grande generosità vivono la loro vita missionaria quotidiana, prendano la croce, e con entusiasmo e larghezza si offrano come il Buon Pastore che diede la sua vita per tutti, anche per quelle pecore che non sono di questo ovile.
Mentre ringraziamo il Signore per il suo amore per noi, e ispirati dal carisma di San Daniele Comboni, possiamo noi comboniani, come desiderava lui, essere sempre «santi e capaci».
Rinnoviamoci con speranza, perché la nostra missione e la nostra responsabilità richiedono0 tanta pazienza, comprensione e ascolto!
E al Cuore Trafitto del Buon Pastore, ogni onore e gloria, ora e nei secoli dei secoli.
Amen!