«Senza che ce ne accorgiamo, la vita si disordina, si frammenta, si logora. Occorre rimettere in ordine i pezzetti del nostro tempo, del nostro corpo, del nostro cuore». Le parole del cardinale Carlo Maria Martini ci aiutano a entrare nel tempo della Quaresima. Non è il tempo di una penitenza esteriore, ma il tempo in cui lasciarci condurre anche noi nel deserto, come Gesù, per “mettere ordine” nella nostra vita...
“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”
Marco 1,12-15
Con l'imposizione delle ceneri mercoledì scorso, siamo entrati nella Quaresima. Come l'Avvento che ci prepara al Natale, la Quaresima è chiamata un “tempo forte” che ci convoca, come popolo, per metterci in marcia, in un cammino di esodo, verso la Pasqua!
1. La Quaresima, tempo d'impegno e di grazia!
La Quaresima è un tempo di impegno, sì, ma è soprattutto un tempo di grazia (ecco perché è “forte”!), una nuova opportunità, un “kairos”, un tempo privilegiato, favorevole per una rinascita, per rendere la nostra vita più rigogliosa. La Quaresima è un ritorno alle sorgenti della nostra vita cristiana, al nostro battesimo, alle nostre origini!
La Quaresima è un tempo “religioso”, di esercizio e palestra spirituale, sì, ma è pure una proposta molto umana, perché ogni uomo, ogni donna porta in sé un desiderio di un'esistenza più autentica, più libera. Tutti sentono il bisogno di avere periodicamente una propria “quaresima” per poter condurre una vita più libera dai tanti condizionamenti sociali che ci impongono un'esistenza frenetica e ci impediscono di discernere l'essenziale dal superfluo. La Quaresima è un cammino di liberazione del nostro “io”, soffocato da tante cianfrusaglie, per respirare l'aria fresca della libertà!
Ecco perché la Quaresima non è un peso che si aggiunge alla nostra agenda già sovraccarica (uffa, di nuovo la quaresima!), ma una boccata di aria nuova, da vivere con l'entusiasmo di colui che si avvia a fare una camminata in montagna, con uno zaino leggero alle spalle. Partire con la gioia e l'entusiasmo di una escursione su un percorso di nuovi e sorprendenti paesaggi. Se il tuo cuore non vibra davanti a questa prospettiva e non senti una sana frenesia di iniziare questa camminata di quaranta giorni, lascia perdere, non è per te!
2. Dalle ceneri al fuoco!
La liturgia ci fa iniziare la Quaresima con un segno molto forte: l'imposizione delle ceneri! Le ceneri rispecchiano la nostra realtà: una vita spenta, residuale, di sogni e speranze svanite, di una routine monotona, scandita da bisogni e doveri, senza niente che possa suscitare un entusiasmo ed una gioia durevoli, capaci di resistere all'impatto delle prove della nostra esistenza. Magari il fuoco cova ancora sotto le ceneri, ma questo fuoco non alimentato si sta affievolendo e minaccia di spegnersi. Abbiamo bisogno di una forte e decisa soffiata d'aria che spazzi via le ceneri e ravvivi il fuoco. Questa è l'opera dello Spirito che agisce intensamente in questo tempo santo, per condurci al Fuoco nuovo della Notte di Pasqua!
3. La domenica delle tentazioni
Il vangelo della prima domenica della Quaresima ci presenta sempre l'episodio delle tentazioni, secondo i tre vangeli sinottici. Gesù, subito dopo il battesimo, che segna lo spartiacque della sua vita e della sua missione, è condotto dallo Spirito nel vicino deserto della Giudea, nei pressi del Mare Morto. Lì lo aspetta Satana, “l'avversario”!
Quest'anno leggiamo la versione di Marco, la più antica e per questo estremamente sintetica. Infatti l'episodio delle tentazioni viene raccontato in due soli versetti: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Mentre Matteo e Luca parlano del contenuto delle tentazioni, Marco si limita a dire che Gesù fu “tentato da Satana”. Le tentazioni emergeranno durante il suo ministero e tutte si riferiscono al tipo di messianismo di Gesù che passa per la croce. Le tre tentazioni, in realtà, le troviamo sulla croce (Marco 15,29-32): la prima in bocca ai passanti, cioè alla gente: “Salva te stesso scendendo dalla croce!”; la seconda, in bocca ai capi religiosi: “Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!”; la terza, in bocca ai malfattori, che Luca attribuisce ad uno dei due: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Quindi, c'è una sola tentazione, che noi conosciamo bene: “Salva te stesso!”. Questa è la voce di Satana! È la voce dell'egoismo in tutte le sue svariate forme. Gesù, invece, incarna “l'amore più grande”, quello di “dare la propria vita” per i fratelli.
4. Dal deserto della tentazione all'Eden ritrovato
Marco dice: “Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Cristo è il “nuovo Adamo”, primogenito di una umanità riconciliata e in piena armonia con la natura e con il Creatore. Lo Spirito l'aveva “scaraventato nel deserto” (questo è il senso del testo), come i nostri progenitori erano stati cacciati via dal paradiso. Dopo l'esperienza di intimità trinitaria, Gesù è “spinto fuori” per affrontare la durezza della vita, in una estrema solidarietà con la nostra umanità. Lo Spirito Santo non tiene “al calduccio” il credente, magari in una “chiesa fortezza” al riparo da ogni rischio, ma lo getta in mezzo al mondo, nella mischia, dove più accesa è la battaglia contro il male.
Dopo questa esperienza Gesù è pronto a diventare il nuovo Mosè che, attraverso il deserto, guida il suo Popolo verso la Terra promessa. Il nuovo Esodo è proclamato con questo annuncio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Questo è “il tempo”, ossia, questa Quaresima! “Il Regno di Dio è vicino”, cioè, una nuova umanità è possibile e la gestazione dei “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2Pietro 3,13) è iniziata, malgrado tutti i segni contrari. Questo è il vangelo, la buona notizia! Qual è, invece, la conversione richiesta? Collaborare a rendere di nuovo il deserto un giardino! Dice un racconto musulmano: “All'inizio tutta la terra era un giardino fiorito. Dio, creando l'uomo, lo avvertì che ogni volta che commettesse un misfatto, Egli avrebbe gettato dal cielo un granellino di sabbia per avvertirlo. Gli uomini, però, non ci badarono. Tanto, cosa vuoi che sia un granellino di sabbia! Così, granello dopo granello, i deserti invasero la terra!” Qual è il nostro compito adesso? Spallare la sabbia e piantarci un fiore! Questo è l'esercizio quaresimale: dove regna il deserto, creato dall'egoismo e prodotto dal satanico “salva te stesso!”, scava e pianta un gesto vero di amore. Così, granello dopo granello, seme dopo seme, i deserti del mondo fioriranno!
Per la riflessione settimanale:
1) Prepara il tuo programma quaresimale. Semplice, come un richiamo costante a profittare di questo “tempo forte” di grazia.
2) Leggi e medita la bella e stimolante omelia del Papa di mercoledì scorso: clicca qui. Oppure il suo messaggio per la Quaresima: clicca qui.
P. Manuel João Pereira Correia, MCCJ
Verona, febbraio 2024
“Convertitevi e credete nel vangelo”
Gn 9,8-15; Salmo 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15
Per la prima domenica di quaresima, la liturgia ci propone pochissime righe di un Marco, più sobrio del solito, sulla tentazione di Gesù nel deserto; che corrisponde anche con l’inaugurazione della sua missione pubblica. Il tema della sua prima predicazione è l’invito alla conversione.
Le prime due formule costituiscono una rivelazione (“il tempo è compiuto. Il regno di Dio si è fatto vicino”). Le due ultime indicano la decisione da parte dell'uomo. Una decisione in due esigenze: la conversione e la fede (“convertitevi e credete nel vangelo”). La conversione richiesta è un mutamento radicale di atteggiamento. E credere al vangelo vuol dire credere al messaggio di Cristo: parole e azioni. Subito dopo il battesimo, Gesù viene cacciato nel deserto. Qui il deserto non è più il luogo ideale per l'incontro con Dio, ma della prova, della lotta con Satana, l'oppositore, colui che ostacola il progetto di Dio, che intralcia questa volta il piano di Dio della nuova creazione, della redenzione.
In altre parole, Gesù, nuovo Adamo, affronta il mondo della lontananza da Dio, percorso dalle potenze del male, per avviare il ritorno dell'umanità verso la patria perduta: una vera partecipazione alla lotta degli uomini. Che Cristo abbia superato tutte le tentazioni nel deserto, Marco lo suggerisce soltanto, soprattutto con due immagini:
1. Gli animali selvatici (“stava con gli animali”): essi indicano sia la vittoria di Cristo sulle potenze del male, sia un riferimento ad Adamo, prima del peccato originale, che, circondato dagli animali, aveva imposto loro un nome (Gn 2,20), segno di dominio, quest’armonia ristabilita con gli animali è segno dell’universo riconciliato e della comunione ristabilita tra l'uomo e Dio. Però, si tratta di armonia da ricomporre prima di tutto dentro di noi (cf. Fedeltà alla e nostra vocazione cristiana) attorno a noi. (Cf. associandoci alla lotta di Gesù contro il male).
2. Gli angeli (“E gli angeli lo servivano”): il servizio di questi indica la comunione con Dio. La quaresima appare, quindi, come il tempo “compiuto”, kairos, favorevole per la decisione da parte dell'uomo. Non occorre rimandare la sua conversione al futuro. L’attenzione viene indirizzata verso il presente (adesso, oggi, qui), cioè quando senti l'invito del Signore, non indurire più il cuore.
Don Joseph Ndoum
Mettere ordine nella nostra vita
«Senza che ce ne accorgiamo, la vita si disordina, si frammenta, si logora. Occorre rimettere in ordine i pezzetti del nostro tempo, del nostro corpo, del nostro cuore». Le parole del cardinale Carlo Maria Martini, del quale ieri 15 febbraio ricorreva il compleanno, ci aiutano a entrare nel tempo della Quaresima. Non è il tempo di una penitenza esteriore, ma il tempo in cui lasciarci condurre anche noi nel deserto, come Gesù, per “mettere ordine” nella nostra vita, secondo l’indicazione di Sant’Ignazio di Loyola ripresa da Martini.
L’evangelista Marco non si sofferma nella descrizione delle tentazioni. Ci consegna invece l’immagine biblica del deserto — che richiama la storia e il cammino di Israele — come luogo, spazio e tempo in cui Gesù entra. Questo è il tempo della scelta: essere un Messia potente, che si impone con la forza, che fa miracoli, che seduce le folle sfruttando i bisogni del cuore dell’uomo; oppure essere Messia secondo il progetto del Padre, il Dio dell’amore che si fa servo della vita e della gioia dell’umanità.
La nostra libertà si misura ogni giorno con la tentazione di essere altro da ciò che siamo e di puntare la vita verso noi stessi invece che verso Dio. Questo faccia a faccia con la nostra libertà è fondamentale per scegliere che tipo di persone vogliamo essere e che vita vogliamo vivere. Il Vangelo, infatti, usa due verbi significativi: sospingere e rimanere. Il primo ci dice che è lo stesso Spirito Santo a condurre Gesù nel deserto: il tempo della prova, della crisi, della lotta interiore, di quel lavoro del cuore che ci fa “mettere ordine” e scegliere la vera libertà, è un tempo di grazia, è l’occasione che spesso Dio prepara per noi per farci cambiare e farci crescere nella libertà e nella verità di ciò che siamo.
Il secondo verbo è rimanere. Gesù rimane nella lotta, nella fatica, nell’oscurità e nella solitudine. Non scappa. Egli fa del deserto un’occasione per guardarsi dentro, per misurarsi col progetto del Padre e “mandare in crisi” le false immagini di Messia che il diavolo gli propone. Così anche per noi: fin quando scappiamo dalle crisi, evitiamo di fermarci per guardarci dentro, ci immergiamo nella frenesia e nel rumore “per non pensarci”, rischieremo di vivere in superficie e di non diventare mai protagonisti della vita. Abbiamo bisogno, invece, di fare ordine nel cassetto del cuore e di liberare la nostra libertà dalle illusioni e dagli inganni.
Anche per noi la Quaresima è tempo per lasciarci condurre nel deserto. Tempo per fermarci, per non rifugiarci più in tutti gli alibi che utilizziamo per non cambiare mai, per guardarci dentro, per cercare di ristabilire le priorità e ritornare a ciò che conta davvero. È tempo di vincere la tiepidezza e la mediocrità, lottando contro tutte le forme del male che, a piccole dosi quotidiane, avvelenano il nostro cuore e le nostre relazioni. È tempo di entrare nel deserto e restare lì, come Gesù, senza scappare. Dove lo Spirito ci porta, dove “mette in crisi” il nostro io e i nostri schemi. Solo così possiamo mettere ordine nella nostra vita, nei nostri sentimenti, nei nostri affetti. E, lasciando morire ciò che è vecchio dentro di noi, ci apriremo alla vita nuova del Cristo Risorto.
[Francesco Cosentino – L’Osservatore Romano]
“Nel deserto l’uomo sperimenta quanto vale”
Genesi 9,8-15; Salmo 24; 1Pietro 3,18-22; Marco 1,12-15
Riflessioni
“Nel deserto l’uomo fa esperienza di quanto vale: vale quanto valgono i suoi dèi”. Cioè i suoi ideali, le sue risorse interiori. Lo scrive Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe. Nel deserto, anche Gesù dimostrò quanto valeva! Entrò nel deserto con la sua realtà di Dio-in-carne-umana: là si scontrò con Satana e le sue tentazioni, ne uscì vittorioso, pur dovendo, più tardi, nella passione, pagare le conseguenze delle sue sconvolgenti e impopolari scelte umano-divine. Il momentaneo fallimento della croce, però, è stato superato definitivamente nella risurrezione, con la quale Gesù dimostrò la validità e la bontà delle sue scelte. Gesù ci ha preceduti nel deserto e, come cristiani, siamo chiamati a fare lo stesso percorso. È l’unico cammino che ci porta alla Vita! (*)
La celebrazione della Quaresima, “segno sacramentale della nostra conversione” (orazione colletta), ripropone i temi fondamentali della salvezza e della missione: il primato di Dio e il suo piano d’amore per l’uomo, la redenzione che ci viene offerta in modo gratuito nel sacrificio di Cristo, la lotta permanente fra peccato e vita di grazia, i rapporti di fraternità e rispetto da mantenere con i propri simili e con la creazione... Le tentazioni (Vangelo) non sono state per Gesù un gioco-finzione: sono state tentazioni vere, come lo sono per il cristiano e per la Chiesa. “Se Cristo non avesse vissuto la tentazione come vera tentazione, se la tentazione non avesse significato nulla per lui, uomo e Messia, la sua vittoria non potrebbe essere un esempio per noi, poiché non avrebbe a che vedere con la nostra” (C. Duquoc). E poiché è stato messo alla prova, Egli è in grado di venire in aiuto a chi è nella prova (cfr. Eb 2,18; 4,15). Gesù ‘tentato’ è solidale con noi, rappresenta ognuno di noi che siamo continuamente tentati e in lotta con lo stesso ‘spirito del male’ che opera in noi e attorno a noi.
Gesù si scontrò veramente con Satana (v. 13) sulle possibili scelte di metodo e di cammino per realizzare la Sua missione di Messia. Ognuna delle tre tentazioni – riportate negli altri due Vangeli sinottici di Matteo e Luca - rappresenta un modello di Messia, e quindi un modello di missione. Le tentazioni erano “tre scorciatoie per non passare attraverso la croce” (Fulton Sheen). La tentazione di diventare: 1°. un “riformatore sociale” (convertire le pietre in pane per sé e per tutti avrebbe garantito un successo popolare); 2°. un “messia miracolistico” (un gesto appariscente avrebbe assicurato fama e spettacolarità); 3°. un “messia del potere” (un potere basato sul dominio del mondo avrebbe soddisfatto l’orgoglio personale e di gruppo). Gesù supera le tentazioni: sceglie di rispettare il primato di Dio, si fida del Padre e fa suo il piano divino per la salvezza del mondo. Accetta la croce per amore e muore perdonando: solo così, spezza la spirale della violenza e toglie alla morte il veleno. Da quel momento, una vita nuova è possibile, in umiltà, verità, fraternità, solidarietà. Con la forza dello Spirito.
Gesù affronta le tentazioni nella forza dello Spirito (v. 12), del quale è ripieno fin dal grembo di sua Madre e per il Battesimo appena ricevuto (Mc 1,10). È lo Spirito della Pasqua, di Pentecoste e della missione, sempre necessario per l’evangelizzatore. A volte si è creduto che denaro, potere, dominio, presunta superiorità, super attivismo, ecc., fossero vie apostoliche di evangelizzazione. Il missionario è tentato da queste illusioni; ha bisogno, quindi, dello Spirito, l’agente principale dell’evangelizzazione (EN 75) e il protagonista della missione (RMi 21). Lo Spirito fa capire che il deserto quaresimale non è un ‘luogo’ geografico, ma uno spazio ideale, un tempo di grazia (kairós): tempo delle cose essenziali, tempo da riempire con i valori che permangono, dono da vivere nel silenzio, lungi dagli inquinamenti del chiasso, vanità, denaro, mondanità, evasioni, menzogne... Più che una imposizione penosa, il “convertitevi” programmatico di Gesù è un invito a cambiare strada; è il percorso vero che porta alla vita: “credete nel Vangelo”, cioè in Gesù stesso (v. 15). È Lui la bella notizia da vivere e da portare ad altri. Credere nel Vangelo vuol dire imparare ad affidarsi a un Dio che è “Abbà-Padre”, Dio di tenerezza e misericordia, che vuole solo il nostro bene.
Nel cammino verso la Pasqua, i temi della conversione e del battesimo sono già presenti nelle letture di oggi. San Pietro (II lettura) è esplicito nel vincolare alla conversione battesimale anche l’esperienza di Noè e dei suoi, salvati per mezzo dell’acqua, divenuta “immagine del battesimo, (che) ora salva anche voi” (v. 20-21), in virtù di Gesù Cristo, morto e risorto (v. 18.21).
Noè non era né israelita, né cristiano, né musulmano, ma “uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio” (Gen 6,9). In lui, Dio stabilì la prima alleanza con l’umanità (I lettura), prima ancora che con Abramo: un’alleanza universale, con tutti i popoli. Un’alleanza non su base etnica o religiosa, ma semplicemente sulla base della comune natura umana. Un’alleanza mai revocata, vigente oggi e per sempre. Un’alleanza che è per tutti noi la base di un dialogo sempre possibile con tutte le tradizioni religiose e culturali. L’alleanza riguarda le persone - “con voi e con i vostri discendenti” (v. 9) - ma anche “con ogni essere vivente... con tutti gli animali” (v. 10). Dio è il primo ecologista: è geloso di ogni sua creatura! Il segno di tale alleanza, scelto da Dio stesso, è l’arcobaleno sulle nubi (v. 13), che assurge a simbolo della volontà di salvezza da parte di un Dio che non si stanca mai dell’umanità. Nessuna malvagità umana potrà mai indurlo a distruggere le sue creature. L’arcobaleno è, quindi, un simbolo biblico, segno di vita e di pace; non lo si può travisare con ideologie di qualunque tipo. L’arco delle frecce di morte è divenuto, per iniziativa di Dio, arco di buoni auspici: di pace e prosperità, dialogo e condivisione, verità e fraternità. Preghiamo che lo Spirito sospinga e sostenga anche noi nel deserto quaresimale (cfr. Mc 1,12).
Parola del Papa
(*) «In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’acqua viva della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo… Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr. Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa».
Papa Francesco
Messaggio per la Quaresima 2021
P. Romeo Ballan, MCCJ