Venerdì 29 ottobre 2021
In questo giubileo, la nostra mente va ai confratelli che all’epoca hanno deciso di installarsi in città, a tutti coloro che in questi anni vi hanno lavorato, a tutti i nostri studenti che a Padova sono stati formati e a tutti i giovani in cui, attraverso il cammino GIM, è stato seminato nel cuore l’amore per la missione verso i più poveri e abbandonati. Uno per tutti, vogliamo ricordare il nostro confratello, fu P. Ezechiele Ramin, che grazie alla comunità di Padova si è innamorato della missione e per essa ha dato la vita.
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me. ”
(Gv 17,20)
“Il comboniano … fa dell’evangelizzazione la ragione della propria vita.”
(RdV 56)
Carissimo P. Baldan Fabio Carlo, Superiore Provinciale d’Italia,
Carissimi confratelli della comunità di Padova,
Insieme a voi desideriamo ringraziare il Signore per i 100 anni di presenza e di animazione missionaria nella città di Padova dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. In questo giubileo, la nostra mente va ai confratelli che all’epoca hanno deciso di installarsi in città, a tutti coloro che in questi anni vi hanno lavorato, a tutti i nostri studenti che a Padova sono stati formati e a tutti i giovani in cui, attraverso il cammino GIM, è stato seminato nel cuore l’amore per la missione verso i più poveri e abbandonati. Uno per tutti, vogliamo ricordare il nostro confratello, fu P. Ezechiele Ramin, che grazie alla comunità di Padova si è innamorato della missione e per essa ha dato la vita.
100 anni sono un tempo abbastanza lungo per sperimentare la fedeltà di Dio nella nostra vita di Istituto, nella missione che ci affida e nelle popolazioni cui siamo inviati per condividere la vita e la fede nel Signore che salva. Certamente, in tutti questi anni, la nostra presenza ha toccato molte vite e molti cuori dove ha seminato la buona parola dei Vangelo ed ha condiviso l’esistenza di molte persone che hanno trovato in essa un luogo e delle persone che le hanno fatto sentire accolte aiutandole a diventare strumento nelle mani dei Signore. Siamo certi che il Signore ne ha fatto e ne farà delle storie di salvezza attraverso cui raggiungerà molti altri fratelli e sorelle che incontriamo ancora ogni giorno.
Non possiamo certo dimenticare tutti i benefattori che attraverso la nostra presenza a Padova sono diventati nostri cooperatori nella missione “ad gentes” a noi affidata. La nostra missione è possibile anche perché loro hanno deciso di condividere, con noi e con i più poveri e abbandonati, le loro risorse economiche. Anche attraverso la loro generosità, il Signore ha toccato le nostre vite e quella dei popoli che abbiamo incontrato.
Un ultimo pensiero va a tutti i nostri confratelli originari di Padova che stanno ancora lavorando in missione e a tutti coloro che ci hanno preceduto nella casa dei Padre, il loro esempio e la loro dedizione sono per noi sprono per continuare quello che ci hanno tramandato: la missione. Chiediamo perdono per tutti i peccati commessi in questi 100 anni e ci affidiamo alla misericordia del Padre che continuamente ci rinnova la sua fiducia e la sua chiamata ad amare e servire.
Di cuore vi auguriamo un felice centenario e vi affidiamo al Signore per l’intercessione della Vergine Maria e del nostro fondatore, San Daniele Comboni, nel 140° anniversario della sua nascita al cielo.
Il Consiglio Generale
Roma, 10 ottobre 2021 – Festa di San Daniele Comboni
Padova: Cento anni di abbondanti frutti
Una lunga storia di fede e di missione quella vissuta da migliaia di persone, innamorate del Vangelo e di san Daniele Comboni. È quanto raccontano i primi cento anni di presenza comboniana a Padova.
Siamo nel 1921. È da poco terminata la prima guerra mondiale. L’umanità sta uscendo dalla “Spagnola” che ha fatto milioni di vittime. Nonostante la situazione di grande fragilità, i superiori delle “Missioni africane” hanno il coraggio di rispondere sì alla chiamata del vescovo di Padova di venire in diocesi per dare un’apertura missionaria alla chiesa di Padova.
Cento anni di presenza: prima per dieci anni in via Dante, nella chiesa di sant’Agnese. Poi, fino ad oggi, in via san Giovanni di Verdara. Concedendo il permesso di costruire un seminario, il vescovo Elia Dalla Costa diceva che ‘avrebbe incrementato le Missioni Africane e attirato benedizioni dal cielo sulla diocesi di Padova’ (23 novembre 1928).
Il seminario delle Missioni africane, opera di una intelligente ingegneria, costruito dai fratelli missionari dell’Istituto sorge su un terreno paludoso in via san Giovanni di Verdara. Rende più fragile il momento della costruzione la situazione che si era creata in quel momento nel mondo: la grande crisi economica del 1929. In quello stesso anno una impressionante morsa di freddo polare aveva preso tutta l’Italia.
Il seminario è inaugurato il 10 ottobre 1931 (50° anniversario della morte di mons. Daniele Comboni). La vita nel seminario si svolge serena, nonostante la povertà che era di tutti. Ogni anno aumenta il gruppo di ragazzi candidati e sono già centinaia quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Padova e le Missioni africane vivono momenti di terrore soprattutto a causa dei violenti bombardamenti. Il seminario è sorto non lontano dalla stazione ferroviaria, obiettivo primario dei bombardamenti nemici e alleati. È così che i numerosi alunni e i missionari si rifugiano a Luvigliano, e lì continua la formazione umana, cristiana, intellettuale con risultati eccellenti. È grande il desiderio di partire come missionari in Africa.
Entusiasma i giovani seminaristi la continua testimonianza di padri e fratelli che partono gioiosi per la missione e che, rientrando, raccontano della meravigliosa avventura dell’annuncio del Vangelo e dell’incontro con popoli nuovi, diversi, unici per umanità, cultura e stile di vita.
Dal 1931 al 1945 sono stati 512 i ragazzi entrati nel seminario delle Missioni africane. Di questi, 79 saranno ordinati sacerdoti e cinque professeranno come Fratelli religiosi.
L’11 marzo 1944, durante il quarto bombardamento su Padova, la casa è colpita e la chiesa-santuario dedicata a san Giuseppe, scossa dalle bombe, resta in piedi in mezzo alle macerie del quartiere distrutto. Subito i Fratelli comboniani iniziano i lavori di restauro, scappando quando suonano le sirene che annunciano l’arrivo dei caccia bombardieri: non solo riparano la casa, ma la ampliano e la raddoppiano. È la casa che si vede oggi, senza alcuna crepa nella sua struttura. Onore ai fratelli comboniani costruttori! Negli anni del dopo guerra e in quelli del miracolo economico la vita del seminario e della presenza comboniana continua come una presenza familiare, positiva nella chiesa di Padova e in questo territorio che va oltre i confini della diocesi.
Arriva la “crisi delle vocazioni” che è legata alla crisi di fede e alla diminuzione continua delle nascite. Si riducono lentamente le presenze nel seminario e di conseguenza anche il numero dei sacerdoti missionari. Ma in quegli anni diventa sacerdote missionario comboniano padre Ezechiele Ramin, martire della carità di Cristo (come ebbe a dire san Giovanni Paolo II).
I frutti di questo seminario sono evidenti: sono entrati più di 2 500 ragazzi e di essi almeno 250 sono diventati sacerdoti comboniani. Inoltre della sola diocesi di Padova i missionari comboniani sono 146, 61 ancora viventi e 85 che hanno già raggiunto la casa del Padre. Tra loro, p. Marco Vedovato e p. Ezechiele Ramin, uccisi in Brasile. Alcuni hanno avuto ruoli importanti nella Chiesa e nell’Istituto, come vescovi e superiori maggiori. Quanti cittadini, onesti e capaci, ricordano con nostalgia e riconoscenza il loro passaggio nel seminario delle Missioni Africane!
Quante famiglie, parrocchie, gruppi e associazioni hanno conosciuto, amato e collaborato con almeno un missionario comboniano o una suora comboniana! Oltre 150 sono le suore comboniane originarie della diocesi di Padova.
Celebrare il centenario è, per i missionari comboniani, l’occasione per ringraziare il Signore e tante persone con le quali sono stati condivisi questi lunghi e intensi anni di vita missionaria.
padre Gaetano Montresor