Mercoledì 11 novembre 2020
P. Aleardo De Berti ci ha lasciati pacatamente e in sordina due giorni fa, l’8 novembre, nel silenzio della notte. L’angelo di Dio l’ha portato via alla bella età di 99 anni, vissuti in pienezza fino alla fine. Questa mattina del 10 novembre 2020 abbiamo celebrato il funerale in pieno regime COVID-19. Noi, suoi confratelli, eravamo tutti confinati in isolamento nelle nostre stanze. P. Fabio Baldan, superiore provinciale, ha celebrato l’Eucaristia di congedo dalla nostra casa madre di Verona, e noi abbiamo seguito via web. Nel pomeriggio il carro funebre ha portato via il feretro accompagnato da una piccola rappresentanza della sua famiglia. L’auto ha fatto il giro della casa, perché i confratelli dalle finestre potessero salutarlo, e si è fermata davanti alla stanza del superiore della comunità, P. Renzo Piazza, che è uscito per la benedizione della salma, trasportata poi a Borgo Virgilio (MN) per essere seppellito nella tomba di famiglia.
La sua testimonianza
P. Aleardo è nato a Roverchiara (diocesi di Verona) il 18.8.21. Fece la prima professione a 20 anni, il 7.10.41, e fu ordinato sacerdote il 31.5.47. Lui stesso ci ha raccontato la sua storia in occasione della celebrazione dei 73 anni di sacerdozio (2020).
La mia provenienza è da una famiglia cristiana e numerosa: io sono il dodicesimo, il 13° è nato morto. Genitori con convinzioni profonde e cristiane.
Ho ammirato molto la mia mamma per il suo amore all’Eucarestia: una mamma di tanti figli trova il tempo di andare alla messa tutte le mattine.
Il P. Romeo De Berti era mio secondo cugino, anche lui è entrato in seminario a Trento ed è diventato missionario.
Mi sono fatto comboniano quasi per un motivo di inerzia: vi era in famiglia un clima comboniano. P. Aleardo senior, mio primo cugino, e mia sorella, suora comboniana. La mia sorella ha preso la decisione per me. Lei mi disse: Scrivi a Padova! E così ho fatto. E sono rimasto per sempre dai comboniani.
I miei 73 anni di sacerdozio sono divisi in tre continenti.
Primo continente: gli Stati Uniti d’America dove ho passato 16 anni complessivamente. In momenti diversi negli Stati Uniti e 5 anni in Canada, come parroco di una parrocchia di lingua inglese, in città francese. Sono stato il primo comboniano ad entrare in Canada. Gli altri anni li ho passati a Cincinnati con i seminaristi comboniani americani. Mi sono trovato bene perché ho trovato gente aperta, sincera.
Il secondo momento l’ho passato in Inghilterra come maestro dei novizi per 5 anni: 4 a Sunningdale e 1 in Scozia: ho avuto l’orgoglio di dire che almeno uno è riuscito, perché è diventato Superiore Generale, P. David Glenday.
Quando ero in Inghilterra ho fatto l’opzione all’età di 50 anni di andare in Africa. P. Agostoni ha accettato e mi ha mandato volentieri a Gulu dove mi hanno preso subito per il seminario diocesano. E dal 73 al 77 poi padre spirituale degli Apostoli di Gesù con P. Marengoni e Mons. Mazzoldi.
Mi hanno incoraggiato sempre perché ho fatto apostolato per salvar l’Africa con l’Africa. Aiutare l’Africa ad avere sacerdoti e missionari validi che potessero continuare il ministero dopo di noi.
Auguro ai miei confratelli che possano vivere gioiosamente l’ultima parte della vita così come il Signore ce la concede. Anche se qualche volta ci si sente un po’ stanchi e insoddisfatti.
Auguro gioia e pace sacerdotale!
Il suo testamento spirituale
P. Aleardo aspettava da tempo la visita del Signore. Era pronto a rispondere alla Sua chiamata. Ecco quanto ha scritto nel suo testamento spirituale.
“Voglio morire da Cristiano consacrato dal battesimo
Voglio morire da sacerdote consacrato dall’ordine sacro
Voglio morire da missionario consacrato dai voti religiosi nella famiglia comboniana che ringrazio per tutto il bene ricevuto.
Professo tutta la Fede che la Chiesa Cattolica apostolica romana intende professare.
Desidero morire totalmente riconciliato con me stesso, con Dio e con tutti.
Sono sinceramente riconoscente del bene ricevuto.
Mi sento umilmente pentito del male che avessi commesso e della mia profonda povertà spirituale e intellettuale per colpa della quale l’amore e la grazia di Dio si fossero spenti, affievoliti o non fossero aumentati in quelle membra del corpo mistico di Cristo che mi conobbero o che vissero con me o che fossero state affidate dalla bontà di Dio al mio Ministero sacerdotale e missionario”.
GULU, Uganda, 15 gennaio 1972
Riveduto e completato a Verona casa madre, 5 dicembre 1995
Confermo quanto espresso sopra, 11 giugno 2010, festa del Sacro Cuore di Gesù
Padre Aleardo De Berti, missionario comboniano FSCJ-MCCJ
Aggiungo tra i desiderata:
1. Durante una possibile agonia o alla celebrazione funebre desidero si legga Giovanni 19,31ss “Gesù trafitto dalla lancia”
2. Per far piacere alla nipote suora oblata sacerdotale desidero mi si metta nella bara la stola da lei confezionata
3. Quanto a sepoltura, i nipoti abitanti presso Mantova hanno espresso la volontà di avere la mia salma nella tomba di famiglia nel cimitero di Virgilio, Mantova. È bene ricordare loro la nostra tradizione che le spese sono a loro carico
4. In vista del non accanimento terapeutico desidero concludere la mia vita nella comunità missionaria comboniana con confratelli accanto che pregano per la mia anima in cammino verso la gloria del cielo.
Concludo: nel Cuore di Gesù che mi ha redento, in pace mi riposo e mi addormento, eternamente.
Grazie
Castel d’Azzano, 5 luglio 2017
Una figura luminosa
Sulla figura umana, spirituale e missionaria di P. Aleardo molto si potrebbe dire. P. Renzo Piazza, avrebbe sottolineato questi aspetti:
• Grande amore per il Cuore di Gesù e le tradizioni comboniane.
• Preoccupato di conservare una relazione personale autentica e “tangibile” con il Signore. Uomo di molta preghiera e di molta adorazione. Mentre gli altri erano in salone per la lettura del giornale, lui, in carrozzina, era davanti al tabernacolo.
• Scrupoloso nella recita del breviario.
• Cambiando reparto (dall’America, dove aveva stanza singola, all’Africa, in stanza doppia…), si è adattato, ma ha chiesto di essere aiutato ad alzarsi per primo, per essere presto in chiesa per la preghiera.
• Riservato e rispettoso dei confratelli.
• Amava l’Istituto, la Regola di Vita, i Superiori, che riconosceva nel loro ruolo.
• Non partecipava all’animazione ordinaria, perché gestiva il suo tempo e le sue letture, ma non voleva mancare quando c’era il Superiore che organizzava un incontro.
• Buona relazione con la parentela, ricca di vocazioni maschili e femminili.
• Aveva ancora amici dall’America o dal Canada che gli scrivevano e gli mandavano qualche aiuto.
• Vita povera ed essenziale. Chiedeva il permesso per inezie…
P. De Berti riteneva i funerali un momento privilegiato di comunione e avrebbe voluto, per il suo, essere circondato dai confratelli. Dio gli ha chiesto questa rinuncia alla comunione fisica per una sua più profonda partecipazione alla solitudine di Gesù sulla croce e all’esperienza drammatica che tanti stanno vivendo nell’istituto, nella chiesa e nel mondo a causa della pandemia.
P. Aleardo fa parte, senza dubbio, della schiera delle grandi figure luminose della storia comboniana. Siamo certi che in cielo si darà da fare, insieme a tutti i beati della famiglia comboniana, per ottenere molti missionari santi e capaci per rispondere alle sfide crescenti della nuova missione oggi.
P. Manuel João - Combonianum