Il cardinale Sandri in Egitto ordina monsignor Lurati: “Presenza e testimonianza”

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Sabato 31 ottobre 2020
Il legno della Croce di Cristo non è «un segno di maledizione» ma un «albero fiorito ricolmo di buoni frutti». Ne sono testimonianza le tante opere che la Chiesa latina — insieme alle comunità «dei fratelli copti, melkiti, maroniti, siri, armeni e caldei» — realizza in Egitto, in particolare nel mondo della scuola, dove «ci si prende cura sin dai primi passi dell’esistenza della formazione umana integrale di tanti bambini e ragazzi».

A sottolineare questa realtà è stato il cardinale Leonardo Sandri durante il rito di ordinazione episcopale di monsignor Claudio Lurati, nominato da Papa Francesco vicario apostolico di Alessandria d’Egitto lo scorso 6 agosto. Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha presieduto la celebrazione venerdì 30 ottobre, nella chiesa di San Giuseppe al Cairo, a conclusione della sua visita nel Paese, iniziata nella serata di mercoledì 28.

Il cardinale Leonardo Sandri durante il rito di ordinazione episcopale di monsignor Claudio Lurati,
nominato da Papa Francesco vicario apostolico di Alessandria d’Egitto il 6 agosto 2020.

Co-consacranti sono stati sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, e il nunzio apostolico in Egitto, l’arcivescovo Nicolas Thevenin. Hanno partecipato anche numerosi vescovi copti e di altre Chiese presenti in Egitto, con i Patriarchi cattolici copto e melkita, oltre a don Flavio Pace, sotto-segretario della Congregazione per le Chiese orientali.

Rivolgendosi al neo-ordinato, il cardinale Sandri ha ricordato che «la croce non è soltanto quella che il vescovo porta al collo», ma è «il richiamo e l’indirizzo della propria esistenza, donata al Padre e ai fratelli, totalmente consegnata e senza chiedere nulla in cambio». La comunità latina, ha aggiunto, «si sente parte integrante del tessuto sociale ed ecclesiale egiziano, e si prende a cuore tutti coloro che qui vivono e sperano». Il pensiero del porporato è andato in particolare a tutti gli studenti e i lavoratori provenienti dal Sudan e Sud Sudan, dall’Eritrea e da altri Paesi dell’Africa che «fanno respirare con la loro presenza e la loro gioia l’universalità della Chiesa anche in queste terre di evangelizzazione risalente all’epoca apostolica».

Il nuovo vescovo, ha rimarcato il cardinale, «si prenderà cura di accompagnare e seguire tutte le realtà che fanno a lui riferimento, nelle strutture del vicariato come nelle congregazioni religiose latine, nelle celebrazioni che rispettino l’identità della tradizione di ciascuno e senza alcuna forma di sincretismo, in un atteggiamento di comunione e collaborazione con tutte le altre componenti cattoliche»: in primis la Chiesa copta, con il suo patriarca Ibrahim Sedrak che presiede l’assemblea della gerarchia cattolica in Egitto e «in particolare legame» con le altre circoscrizioni latine del Medio Oriente, riunite nella Conferenza episcopale latina delle regioni arabe (Celra).

Nel ricordare poi la testimonianza di don Roberto Malgesini — il sacerdote ucciso a Como lo scorso 15 settembre — il prefetto si è rivolto direttamente a monsignor Lurati, comasco anche lui, invitandolo a non aver paura, a non spaventarsi, e indicandogli come esempio il fondatore della famiglia religiosa cui il novello vescovo appartiene: san Daniele Comboni, «instancabile apostolo di Gesù e intrepido difensore della dignità umana contro ogni forma di schiavitù ed imbarbarimento». In proposito il porporato ha citato l’affermazione di san Paolo: «Ti basta la mia grazia», esortando il neo-vescovo a considerare questa frase un riferimento per la sua vita personale e il suo ministero pastorale, ma anche per la comunità cattolica latina. Infatti, se «i numeri e le risorse sono poche e rendono evidente la condizione di debolezza descritta dall’apostolo», i cattolici devono sentirsi «chiamati a riscoprire ogni giorno la propria vocazione di presenza e di testimonianza in questa terra di Egitto, sperando contro ogni speranza».

Durante la sua permanenza il cardinale ha avuto modo di incontrare patriarchi e vescovi, dialogando con loro sulla realtà della Chiesa nel Paese e sulla situazione del Libano e della Siria.
[L'Osservatore Romano]