Sabato 31 ottobre 2020
Da Nampula, la comboniana suor Rita Zaninelli [nella foto] invia il proprio "grazie" a Bergoglio per aver ricordato le sofferenze di molte popolazioni durante l'incontro di preghiera interreligioso in Campidoglio. Sui villaggi di Cabo Delgado si riversa la violenza dei gruppi armati di matrice jihadista. Povertà e sottosviluppo in un angolo d'Africa. [Ilaria de Bonis, “Popoli e Missione” – SIR]
“La mia prima sensazione quando ho letto il nome dei Paesi elencati nella lista del Papa nella preghiera per la pace, è stata di grande gratitudine: è come se guardassi negli occhi i tanti bambini, le donne, i giovani e gli adulti sfollati interni da Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, e sentissi che sono amati dal Signore perché qualcuno grida a gran voce per loro”. Così suor Rita Zaninelli, missionaria comboniana a Nampula, in Mozambico, commenta l’appello che il Pontefice, assieme ai leader religiosi di diverse confessioni, ha lanciato il 20 ottobre scorso al mondo intero, chiedendo di pregare e agire per la pace.
Francesco ci incoraggia. “Per me l’attitudine del Papa è proprio quella di dare voce a chi non ce l’ha e non è considerato. Ci possono essere Ong, associazioni e anche agenzie dell’Onu qui, ma per gli avvenimenti tragici di questo popolo, Papa Francesco è la luce, la voce”, aggiunge suor Rita, raggiunta dalla redazione di Popoli e Missione.“Il Papa prega, grida, telefona, scrive il nostro nome… Gli altri non lo fanno”.Sottolinea ancora: “Francesco ci incoraggia. Ripeto: il Papa è la voce di chi non ha più voce. Di chi è già morto e i morti continuano a gridare. Una voce di speranza, di forza”.
Sfruttamento e violenze. Nel nord del Mozambico, sulla costa, da oltre due anni i gruppi armati di matrice jihadista stanno allontanando con la violenza (uccidendo centinaia di persone) gli abitanti dei villaggi di Cabo Delgado, regione molto ricca di gas naturale e minerali.Gli sfollati interni si stanno riversando a migliaia nella regione centrale di Nampula, dove le comboniane vivono e operano da sempre.“Il Papa è il buon pastore che geograficamente parlando è molto lontano da noi, ma in realtà rimane vicino a un popolo che soffre una situazione complessa sulla quale non si riesce a mettere un punto. A chiuderla”, conclude la missionaria.
[Ilaria de Bonis, “Popoli e Missione” – SIR]