Sabato 9 marzo 2019
“Sembra che il tempo non sia mai passato, come se fossi stato sempre qui – scrive dal Sud Sudan il giovane comboniano Mario Pellegrino –. Il rientrare in Sud Sudan, l’incontrare nuovamente questo popolo meraviglioso ha riempito il mio cuore con una gioia indescrivibile. La gente mi hanno accolto con grande gioia, portandomi in braccio fino alla chiesa, donandomi i loro sorrisi ed i loro abbracci: davvero mi stavano aspettando e davvero ho sentito che l’abbraccio del popolo è l’abbraccio del Dio Papà per me”.
Sono felice di essere qui dopo il tempo bello in Italia dove ho avuto la possibilità di incontrare tanti amici e di conoscerne di nuovi. Ho subito cominciato con un lungo safari di due settimane dove ho camminato per circa 16 ore a piedi, visitando tante comunità e portando la carezza di Dio a questa gente. Camminando insieme, marciando, danzando, cantando la gente esprime la loro gioia e la loro speranza che continuano ad essere più forte della violenza e dell’odio dei signori della guerra. Ho ricominciato ad insegnare in queste scuole locali e a visitare gli ammalati nel piccolo centro di cura.
Al momento stiamo vivendo una situazione davvero molto complicata nel territorio della missione. Mentre nella capitale Juba si parla e si spera nella pace, qui si respira un clima di violenza e di odio molto forte. Tutto è causato da uno stregone tradizionale che vive a circa tre ore a piedi da qui, in un posto chiamato Gakal. Questo folle si definisce come una divinità locale e sta convincendo centinaia di giovani Nuer ad andare in guerra nel territorio di Mayandit (a circa tre giorni di cammino) contro la tribù considerata nemica, i Dinka.
L’obiettivo è di rubare le loro mucche e vacche dei Dinka che nella cultura del popolo sud sudanese sono il centro e la fonte della ricchezza e del benestare, nonché l’unica possibilità di potersi sposare (bisogna pagare circa 50 vacche al padre della ragazza per poterla sposare).
Questo giovane stregone promette la sua benedizione e la sua protezione a questi giovani con la certezza che torneranno vincitori dai combattimenti con la tribù nemica e riusciranno a conquistare centinaia di vacche. In realtà, in questo mese 30 giovani Nuer sono stai ammazzati con colpi di fucile.
Nel centro di cura dove vado ogni giorno incontro continuamente giovani con gravi ferite da arma da fuoco in diverse parti del corpo (anche sul volto) e ossa fratturate o ferite varie. Il mio cuore si strazia, piange e soffre ogni volta che li incontro; molti di loro li conosco personalmente. Vedo il loro volto vuoto, spento: è il loro non-volto, ingannato e conquistato dal signore del male.
Centinaia di giovani sono qui in Nyal e aspettano il momento buono per andare ed attaccare i Dinka, li incontro continuamente per le strade, morti che camminano. Sono “ciechi” e guidati da una guida “cieca” e malvagia. E’ una situazione davvero difficile perché in tanti continuano a credere nel potere di questo stregone e sono disposti a morire per lui e per conquistare le amate vacche.
E noi missionari cosa facciamo? Gridiamo! Si, gridiamo! Gridiamo il Vangelo della pace con tutto il nostro cuore e le nostre forze, imploriamo i nostri giovani di fermarsi, di riflettere, di non buttare la loro vita, di non andare a combattere, perché quello stregone li sta ingannando per i propri interessi (la maggior parte delle mucche conquistate vanno a finire a lui). Gridiamo il vangelo, questo è quello che ci resta. Solo il Vangelo, sola la Parola del Dio della Vita è la nostra forza, non abbiamo altro.
Stiamo dialogando con i leader delle nostre comunità e con le autorità locali per fermare questo massacro e perché non si espanda. Stiamo pregando perché i nostri giovani aprano gli occhi, ascoltino la Voce del Buon Pastore e non la voce del signore della morte. Perché in lacrime ma con ostinata speranza continuiamo a credere nella riconciliazione e nella pace, in quella Pace per la quale il Dio della Vita continua a donarsi. Continuiamo a credere che con Gesù di Nazareth la Vita è più forte della morte.
Mario Pellegrino