Roma, sabato 13 ottobre 2012
Il governo del Ciad ha espulso ieri sera il vescovo comboniano di Doba, Mons. Michele Russo, 67 anni, che durante un’omelia, diffuso da una radio privata, aveva espresso perplessità sulla gestione e la distribuzione dei proventi del petrolio nel Paese. Il governo ha dato una settimana di tempo al presule per partire. Mons. Russo (nella foto) è da 36 anni missionario in Ciad e da 23 vescovo di Doba.

Le autorità di N’Djamena hanno motivato la decisione spiegando che il missionario comboniano avrebbe svolto “attività incompatibili con il suo ruolo”. Tutto questo perché il presule avrebbe pronunciato un’omelia, lo scorso 30 settembre, in cui criticava la gestione dei proventi del petrolio, denunciando il fatto che la popolazione locale vive nell’indigenza. Dietro questa vicenda, secondo alcuni osservatori, si celano gli interessi sia della nomenclatura politica locale, ma anche delle compagnie petrolifere, che già da tempo guardavano con sospetto al presule.

Mercoledì scorso, l’Alto Consiglio per la comunicazione ciadiana aveva diffuso un comunicato riguardante la vicenda e in cui, sebbene non la evocasse direttamente, chiamava in causa la radio interessata, accusandola di aver voluto, nel trasmettere l’omelia, “attentare all'ordine pubblico di proposito”.

Il Ciad produce in media 120.000 barili al giorno di greggio e, già da tempo, diversi esponenti della società civile chiedono al governo di investire gli introiti soprattutto per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Un’istanza più che legittima, considerando che le autorità locali si erano impegnate a investire il 70% delle entrate petrolifere nella riduzione della povertà in cambio di finanziamenti da parte di organizzazioni internazionali per la costruzione di un oleodotto che permetta di trasportare il petrolio, prodotto nella regione di Doba, fino al Golfo di Guinea, circa 1.000 km passando attraverso il Camerun. Nel 2008, però, la Banca Mondiale ha sospeso i propri aiuti accusando il Ciad di non rispettare gli accordi. Il presidente Idriss Deby, al potere dal 1990, è stato rieletto nel 2011 in un’elezione contestata.

Intanto fonti della Misna a N’Djamena hanno detto che da poche ore è cominciato l’incontro al ministero degli Interni tra monsignor Russo e le autorità competenti.

In una lettera pastorale la Conferenza Episcopale ciadiana aveva già denunciato che il “flusso di denaro generato dallo sfruttamento del petrolio, anziché risolvere i nostri problemi di sviluppo, ha causato la corruzione, il favoritismo e lo storno dei fondi pubblici nell’impunità totale”.

L’Istituto Comboniano ha subito reagito alla notizia con il seguente comunicato: “Il Padre Generale dei Missionari Comboniani col suo Consiglio esprime, a nome di tutto l’Istituto, solidarietà con Mons. Michele Russo e con la popolazione della Diocesi di Doba, augurandosi che si creino i necessari spazi di dialogo con le autorità del Paese al fine di evitare che l’espulsione di Mons. Russo dal Tchad privi la Chiesa di Doba del suo Pastore. Accompagnano Mons. Russo e la comunità cristiana di Doba con la loro preghiera”.

 


Mons. Michele Russo è da 36 anni missionario in Ciad e da 23 vescovo di Doba.