Angelo Prada entrò nell'istituto comboniano il 18 novembre 1880, vivente ancora il Comboni. Il giorno 11 agosto 1881 fu mandato al Cairo da dove ritornava a Verona un anno dopo, per mancanza di salute. Qui restò fino alla mone. È presentato come "di indole mite e schietta, di ingegno più che sufficientemente svegliato...". Era per natura incline al sonno, anche durante le pratiche di pietà, ed egli per togliersi al pericolo d'esserne preso, si condannò da se stesso a starsene ginocchioni senza mai poggiare mani o braccia sulla panca; ed erano due anni che praticava costantemente questa penitenza volontaria".
L'articolista di Nigrizia dice pure che "più di tutto spiccò in lui l'ubbidienza e l'umiltà". Poco prima di morire disse: "Questa volta mi tocca andare a vedere il Purgatorio".
Da Mccj Bulletin n. 155, ottobre 1987, p. 5 > I primi membri della Congregazione
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Angelo Prada, nato il 4 agosto 1857 a Madrano di Pergine Valsugana (Trento), entrò a Verona il 18 novembre 1880. L'11 agosto 1881 partì pel Cairo, ma ritornò a Verona con gli altri del Cairo il 17 luglio 1882 a causa della guerra. Il l novembre 1885 entrò nel noviziato come fratello, e il 28 ottobre 1887 emetteva i tre voti semplici nella nuova Congregazione dei Figli del S. Cuore di Gesù; e alle ore 2.15 del 25 febbraio 1889 spirava placidamente l'anima sua nel bacio del Signore. R.I.P. (SPV, 85). Rolleri aggiunge che era "artista" e che arrivò in Cairo il 17 agosto 1881 (SPC, 36, p.13), mentre Giulianelli scriveva il 19 agosto 1881 a Sembianti: "Ieri sera circa le ore 9 pomerid. giunsero qui i noti individui in ottima salute, dopo un placidissimo viaggio" (A/26/24/l9): erano Domenico Polinari, Egidio Gerstmans e Angelo Prada.
Precedentemente p. Sembianti l'aveva proposto pel Cairo a Giulianelli: "Angelo Prada, buon ragazzo, di temperamento timido, docile, sgridato si confonde, ma buono, mostrasi abbastanza atto a più mestieri, non omessa la pittura" (A/28/24/3S) . Nelle liste del personale infatti lo stesso Sembianti lo dice "pittore" (A/29/l2/2) e "conosce alquanto il disegno" (A/3l/4), anche se a Verona faceva il cuoco (A/29/12/lS).
Il 10 agosto 1881 lo stesso Sembianti aggiungeva, parlando degli ultimi due suaccennati: "Amano la pietà, con discrezione, sono fidati, e si prestano ad ogni cosetta che occorresse in casa ... Veda che Angelo è piuttosto timido, e saltandoli su si avvilisce… Angelo potrebbe esser bene forse tenerlo sempre a Cairo, appunto per la sua natura timida, pero non paurosa. Io però penserei che andrà decrescendo a poco a poco la sua naturale timidità" (A/28/24/ 36).
Prima di partire da Verona, 11 agosto 1881, aveva emesso giuramento di servire la missione dell'A. C. "in perpetuo", nella formula consueta per i fratelli, scritta tutta nitidamente di sua mano (A/13/S4/36). Dopo aver accennato a una febbre, Giu1ianelli scriveva a Sembianti il 26 agosto 1881: "Angelo pare che abbia poca salute e spesso si ammala; non so come fare… speriamo che stiano bene, e che questa sia stata per lo strapazzo del viaggio e per il cambiamento di clima" (A/26/34/21). Ma il 9 settembre aggiunge: "I tre laici si sono ristabiliti, e ne sono contento. Li trovo molto docili ed ubbidienti, e specialmente Angelo; vedo che è un giovane buono di pensiero ed ha buoni sentimenti. Spero che il SS.mo Cuore di Gesù me lo conservi. Benché Angelo non sia molto forte, pure fa e farà bene, e torno a ripeter1e che fino ad ora ne sono contento. Anche io opino che sarebbe bene che Angelo restasse qui fisso, e prego Lei a scriverlo a monsignore nostro, sebbene io già gliene abbia dato un cenno" (A/26/34/22). E il 14 ottobre, sempre a Sembianti: "Angelo, buonissimo, poco può fare ed ogni tanto cade malato. Con un da fare grandissimo che vi è qui, non so come potrò andare avanti" (A/26/34/29); e aggiungeva l' 11 novembre: "In ordine poi ai due buoni fratelli Angelo ed Egidio, non pare abbiano sanità, e perciò non atti ad andare in missione. Bisogna che vadino molto piano in fare le cose, perché diversamente si ammalano" (A/26/ 34/34) .
La poca salute di fr, Angelo continuò anche nel 1882, fino al suo rimpatrio a Verona in luglio, con tutti gli altri del Cairo. Però nel 1883 Giu1ianelli ne sentiva la mancanza e lo desiderava, scrivendo a Sembianti il 28 aprile 1883: "Non averlo fatto ritornare qui, mi ha fatto un gran danno, e quella che ci va di mezzo è la Missione, che deve spendere" (A/26/3S/29). Anche se il motivo è finanziario, si vede che la sua opera era apprezzata. Però fr. Prada non ritornò più al Cairo. P. Asperti, ne dava questa spiegazione a mons. Sogaro, che forse l'aveva richiesto: "Fr. Angelo, benché ottimo, ma fantastico e smemorato, qui può giovare nelle cose quiete e ordinate, ma costì, almeno fino ad aver una casa sistemata, sarebbe un imbarazzo" (A/41/S).
P. Antonio Vo1to1ina, S.J. ne comunicava la morte a mons. Sogaro in questi termini il 27 febbraio 1889: "Una dolorosa notizia devo darle questa volta, ed è che il nostro buon fr. Angelo Prada l'altro ieri alle 2.30 della notte ci ha lasciati per passare agli eterni riposi, nell'età freschissima di 31 anni. Era veramente un Angelo, e colla sua pietà e instancabilità di lavoro era di edificazione a tutti. Morì di anemia dopo due soli giorni di letto, però da qualche mese si vedeva che andava sempre più deperendo di forze e di salute" (A/41/26/6).
Era il primo fiore della nuova Congregazione, e Nigrizia, marzo 1889, ne tracciò un colorito profilo (87-89). Nella corrispondenza del tempo il suo nome è quasi sempre seguito dall'aggettivo "buono". Ricordo che quanti l'avevano conosciuto ripetevano unanimemente: "Era un Angelo" .
Da P. Leonzio Bano, Missionari del Comboni 4, p. 96-98