Sabato 15 aprile 2023
Carissimi amici e benefattori, vi invio con grande ritardo i miei auguri per una Santa Pasqua. Spero mi scuserete. Abbiamo avuto la gioia di partecipare a Kinshasa alla visita, a lungo attesa, di Papa Francesco, finalmente realizzata. Tutti i fedeli e le migliaia di cittadini non cattolici presenti all’evento erano esultanti di gioia.
Il Papa ha toccato tanti argomenti cruciali per il nostro Paese. Ha detto, a più riprese, che nella Repubblica Democratica del Congo la pace manca a causa della corruzione, sia interna che esterna al paese (leggi “interessi multinazionali”). Le ricchezze della Rd Congo sono la disgrazia più grande della nazione: troppi avvoltoi si gettano in picchiata sulle sue ingenti risorse, senza curarsi minimamente delle conseguenze deleterie della loro famelica bramosia.
Papa Francesco ha incoraggiato tutti, soprattutto i giovani, a impegnarsi per assicurarsi un dignitoso futuro. Francesco ha anche voluto incontrare alcune vittime dei massacri che da oltre 15 anni continuano nella regione del Kivu. La stampa internazionale non sembra volerne parlare. In passato, c’è stata una vera e propria invasione da parte del Rwanda, per saccheggiare le risorse della Rd Congo – risorse che, invece, mancano nel sottosuolo rwandese.
Il Papa ha parlato di un giovane doganiere ucciso dalla mafia locale, perché non ha consentito che merce avariata venisse importata nel paese, rifiutando di intascarsi una generosa “mazzetta” che gli era stata offerta. Dopo la visita di Papa Francesco, noi comboniani abbiamo celebrato la nostra Assemblea Provinciale, proseguita poi con gli Esercizi spirituali annuali.
Il rientro in missione è stato un vero e proprio tormento. Non abbiamo potuto caricare sull’aereo per Buta varie cose necessarie per la casa e per l’apostolato. Trovato un passaggio su un volo per Kisangani, ho dovuto attendere qui 20 giorni un aereo per Buta, per non rientrare in sede a mani vuote. L’areo che avrei dovuto prendere aveva dovuto atterrare in un campo di mais a Lubumbashi, senza conseguenze per i viaggiatori, per fortuna.
Finalmente, è arrivato un aereo diretto a Buta, Anche se senza le spese fatte a Kinshasa, l’ho preso: avevo assoluto bisogno di arrivare a casa. La nostra vita qui non può mai essere legata a precisi programmi. Se li fai, sta’ pur certo che, in un modo o nell’altro, vanno a monte… Siamo nelle mani della Provvidenza!
Ho subito ripreso le attività che avevo interrotto. A dire il vero, mi sembra di essere appena arrivato. La zona è davvero problematica. Ci sono tantissime sette cristiane, che creano problemi. E poi la tanta attesa – e sperata – adesione di cattolici rimane ancora a livello di mere parole: invece di darsi da fare per partecipare ai lavori di cui loro stessi dovrebbero farsi carico, attendono ancora la “manna” dall’estero.
Siamo un po’ come il popolo di Israele durante i 40 anni di deserto del Sinai: non possiamo pretendere che si cammini a grande velocità; serve pazienza e dobbiamo rispettare il ritmo della gente locale. Dopo essere stati abbandonati del tutto per 20 anni, non possiamo aspettarci miracoli.
Intanto, continuiamo a fare quello che il Signore ci vuole da no: “seminare”. Saranno altri, che verranno dopo di noi, a raccogliere i frutti, che arriveranno senza dubbio. È questa la speranza che ci sostiene.
Ringrazio tutti per la solidarietà che mi state mostrando.
Accogliete i miei auguri pasquali: che il Signore Risorto colmi le nostre speranze e ci doni la pace.
Con affetto e riconoscenza,
P. Francesco Laudani, mccj
Buta, aprile 2023