Ospitalità, ascolto della Parola, libertà sono i tre grandi temi del vangelo di questa domenica. Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. L’ospitalità è una azione sacra per tutte le religioni e per tutte le culture. Oggi questa sacralità è a rischio perché molti aspetti della nostra vita, anche le relazioni tra le persone, sono regolate in gran parte dal denaro. [...]

Un villaggio ospitale, libero in ascolto della Parola

Ospitalità, ascolto della Parola, libertà sono i tre grandi temi del vangelo di questa domenica. Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. L’ospitalità è una azione sacra per tutte le religioni e per tutte le culture. Oggi questa sacralità è a rischio perché molti aspetti della nostra vita, anche le relazioni tra le persone, sono regolate in gran parte dal denaro.

Il “villaggio” rappresenta la tradizione eretta a divinità, come l’accampamento descritto nel libro del Levitico che escludeva i lebbrosi, luogo dove ogni realtà nuova è vista con paura, e ogni straniero è già nemico. Questo rapporto difficile tra il villaggio e lo straniero possiamo estenderlo lungo la storia. Il villaggio siamo noi, è a volte il nostro cuore; sono le nostre città, il nostro sistema economico, a volte anche la nostra Chiesa quando è clericalizzata, rigida, conformista. Il villaggio esclude.

Marta invece ospitò Gesù nella sua casa. Lo ospita tra gli affanni della giornata, tra le difficoltà di una vita semplice e povera, lo ospita tra mille preoccupazioni e rivendicazioni, forse anche malvolentieri, ma lo ospita. Siamo in tempi di grandi preoccupazioni circa l’ospitalità. Alcune sono cattive, violente, razziste, egoiste, borghesi. Marta ci testimonia la preoccupazione positiva, il desiderio di allargare il perimetro del villaggio, perché ci sia posto anche per quelli che sono fuori, esclusi, stranieri. Questa sana inquietudine di Marta, deve essere per noi, morale, giuridica, politica, religiosa, altrimenti il nostro villaggio muore.

«Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola». Maria ascolta la Parola. Dio si fa conoscere attraverso la Parola incarnata del Figlio dell’uomo, altrimenti rimane un bel concetto, o addirittura uno strumento ideologico, ma non dice niente al nostro cuore. Il popolo di Dio, come Maria ai piedi di Gesù, ha bisogno di pastori che scaldano il cuore con la Parola, non di istruzioni per l’uso, o di regolamenti.

Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta.

Maria, si ribella alla tradizione; è una donna e racconta il Talmud che: «Le parole della legge vengono distrutte dal fuoco piuttosto che essere insegnate alle donne». Maria trasgredisce la legge per scegliere di accogliere un dono di cui lei, ognuno di noi ha bisogno, la libertà. La parte migliore è la libertà. Sappiamo che si può togliere addirittura la vita a una persona e perfino a culture intere. Sappiamo pure che la libertà ti può essere concessa o revocata dall’imperatore di turno, un uomo, una elite, oggi anche un algoritmo.

Gesù invece ci dona la libertà dello Spirito che sovverte e spazza via i regolamenti del villaggio quando escludono e sviliscono la dignità dell’uomo, e questa libertà nessuno la può togliere. Gesù non ci chiama a scegliere tra una vita contemplativa o una più di azione, perché c’è solo una vita, ma ci dice di fare la scelta della libertà dello Spirito, concreta e solidale in un unico e grande villaggio che è il mondo, dove nessuno è padrone ma tutti siamo fratelli.

Chiediamo al Signore di saper ricominciare ogni giorno dalla Sua Parola, e di pronunciare nelle nostre case e nei nostri villaggi non parole che vincono, ma parole che salvano. Solo queste ultime producono molto frutto, perché sono quelle di Gesù.
[Francesco Pesce – L’Osservatore Romano]

Marta e Maria:
tra azione e contemplazione

Quell'ascolto interiore che ci immette in Dio

Gn 18, 1-10; Salmo 14; Col 1, 24-28; Lc 10, 38-42

Il tema di questa domenica sembra quello dell'ospitalità. Nella prima lettura Abramo accoglie tre misteriosi personaggi che egli identifica come esseri rappresentativi di Dio. Il racconto biblico dice espressamente che gli "apparve il Signore". In realtà Abramo li interpella come fossero una sola persona; "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo". Subito egli organizza l'ospitalità secondo le consuetudini della vita del deserto: l'acqua per lavarsi i piedi, la bevanda rinfrescante e l'invito a prendere cibo. Mentre essi mangiano, ricambiano l'ospitalità di Abramo annunciandogli la nascita di un figlio da Sara.

Solo perché Abramo si è aperto all'accoglienza, all'ospitalità che quell' incontro si trasforma in rivelazione di un Dio alleato, il cui volto è promessa e affidabilità. Siamo anche noi invitati ad accogliere e servire l'ospite nella persona dei nostri fratelli e prossimi, come lo consigliava la parabola del buon samaritano domenica scorsa.

Nel salmo responsoriale si parla invece dell'uomo credente che è ospite di Dio nella sua casa, il tempio di Gerusalemme. Si elencano allora le condizioni per entrare nel santuario di Dio. Queste qualità etiche richieste si ispirano sostanzialmente al decalogo e al codice dell'alleanza: "Chi non dice calunnia con la sua lingua. Chi presta denaro senza fare usura e non accetta doni contro l'innocente". In altri termini, può essere ospite di Dio chi rispetta clausole dell'alleanza, cioè ama Dio come unico Signore e il prossimo suo come se stesso.

II tema dell'ospitalità si prolunga nella scena evangelica mentre Gesù viene accolto come ospite da Marta nella sua casa. Essa aveva una sorella di nome Maria, come dice il testo, e si può capire che Marta è la sorella maggiore. In questo ruolo Marta si sente e si fa responsabile degli onori di casa. "E' tutta presa dai molti servizi". Si tratta proprio dei servizi della mensa. Da questa situazione prende lo spunto il breve dialogo tra Gesù e Marta "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille che mi aiuti", Gesù risponde: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno, Maria sì è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Non c'è qui un ovvio confronto tra Marta (vita attiva ) e Maria (vita contemplativa). La risposta di Gesù ha un duplice obiettivo. Prima mette in guardia Marta contro il rischio di essere sopraffatta dalle preoccupazioni, e poi prende le difese di Maria che ha scelto di ascoltare la sua parola. Non contesta quindi ne rifiuta l'attività di Marta che si dà da fare per accoglierlo come ospite. Egli invece la esorta a non lasciarsi irretire dalle preoccupazioni che creano tensione e turbamento.

Bisogna cercare piuttosto il regno di Dio e le altre cose saranno date in aggiunta. Si tratta di non distogliersi mai dalla ricerca prioritaria del regno di Dio. Nel vangelo di Luca, l'ascolto della parola è la condizione per essere veri discepoli di Gesù. Si tratta di un ascolto che porta all'impegno e al servizio. In questa prospettiva non avrebbe senso la contrapposizione tra ascoltare e servire, tra la vita contemplativa e la vita attiva. Sono due momenti e attitudini che si compenetrano a vicenda. L'ascolto della parola offre e offrirà sempre le motivazioni profonde per il servizio. La parte migliore non è quella di chi moltiplica le cose e le attività. La parte migliore è quella di chi si accorge della presenza del Signore, ascolta la sua parola e ci ottiene un aumento di coscienza e di saggezza per un servizio autentico dei prossimi.
Don Joseph Ndoum