L’impegno dei Comboniani in Sudan: aiutare i minori rifugiati del Sud Sudan a tornare a scuola

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Venerdì 3 dicembre 2021
“L’instabilità politica e l’insicurezza sociale in Sud Sudan hanno provocato un massiccio spostamento di persone verso città e villaggi al confine con il Sudan: il nostro obiettivo è aiutare ragazzi e ragazze che provengono da famiglie senza lavoro, o con lavoro saltuario, a riprendere gli studi interrotti e, per i più piccoli, offrire l'accesso a un percorso scolastico”. (P. Franck Mandozi Tondi-ise)

L’impegno dei missionari Comboniani in Sudan:
aiutare i minori rifugiati del Sud Sudan a tornare a scuola

“L’instabilità politica e l’insicurezza sociale in Sud Sudan hanno provocato un massiccio spostamento di persone verso città e villaggi al confine con il Sudan: il nostro obiettivo è aiutare ragazzi e ragazze che provengono da famiglie senza lavoro, o con lavoro saltuario, a riprendere gli studi interrotti e, per i più piccoli, offrire l'accesso a un percorso scolastico”. Così riferisce all’Agenzia Fides padre Franck Mandozi Tondi, sacerdote comboniano, di origini congolesi, parlando del nuovo progetto scolastico che i missionari religiosi dell’Istituto fondato da san Daniele Comboni della comunità di Kosti, stanno realizzando a favore dei minori rifugiati provenienti dal Sud Sudan.

“Di solito – racconta padre Franck – durante il periodo della semina e del raccolto, molte di queste famiglie vanno a lavorare nei campi. I bambini che frequentano la scuola sono talvolta costretti dalla condizione economica disastrosa dei loro genitori a interrompere gli studi, per andare a lavorare insieme a loro. Durante questo periodo – prosegue – le lezioni continuano. A volte metà della classe non c'è più perché è andata nei campi. Come conseguenza, nelle nostre scuole abbiamo alunni di età avanzata che sono, per esempio, al primo anno della scuola primaria. Abbiamo studenti delle classi superiori che non sanno leggere né scrivere i loro nomi e non parlano arabo o inglese”.

Per far fronte a questa situazione, nella parrocchia di St. Paul’s, dove opera padre Franck, è stato avviato un programma educativo diviso in due sezioni: uno in lingua araba e l’altro in lingua inglese. “Mentre la sezione araba è presente da più tempo – riferisce il missionario – quella inglese è più recente poiché risente dell’influsso dei rifugiati provenienti dal Sud Sudan. Con il nostro progetto – continua – vogliamo consentire, ad esempio, anche agli studenti di famiglie povere di proseguire gli studi. In tal modo si riduce la cultura della violenza, poiché la maggior parte di loro ripete il tipo di violenza che ha subito in passato; si lotta contro le gravidanze premature. Si crea, in definitiva, un'atmosfera serena che promuove lo sviluppo integrale degli studenti”.

Nota il religioso a Fides: “Anche a causa della pandemia da Covid-19, il numero di studenti nelle nostre scuole è diminuito: nell'anno scolastico 2018/2019 i nostri studenti erano 2.240. Lo scorso anno erano 1.599. Quest'anno le nostre classi sono quasi vuote, tranne alcune. La maggior parte di queste famiglie proviene da villaggi del Sud Sudan dove raramente si trova una scuola ben avviata”. È molto importante quindi promuovere un dialogo e sensibilizzare queste famiglie sulla necessità dell'istruzione per i propri figli: "Cerchiamo di fare il possibile – conclude padre Franck – utilizzando anche le omelie durante le messe, per invitare i genitori a prendere sul serio l'educazione scolastica dei loro figli e anche per motivare gli alunni a collaborare per la loro crescita intellettuale, sia umana che sociale”.
[ES – Fides]
Guarda la video intervista sul canale Youtube dell'Agenzia Fides.