Padre comboniano Matthew Remijo ordinato vescovo di Wau in Sud Sudan

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Lunedì 1 febbraio 2021
Il missionario comboniano sudsudanese, P. Matthew Remijo Adam Gbitiku, è stato ordinato vescovo di Wau, nella spianata di Santa Maria Ausiliatrice, la cattedrale, domenica 24 gennaio 2021, tra una folla di fedeli cattolici accorsi per celebrare e acclamare il suo nuovo pastore. La nomina del vescovo di Wau arriva dopo oltre 3 anni dalla scomparsa del defunto vescovo Rudolf Deng Majack, nel marzo 2017. All'evento hanno partecipato più di 100 sacerdoti, tutti i Vescovi del Sud e del Nord Sudan e circa 10.000 persone.

Mons. Matthew Remijo Adam Gbitiku con i suoi confratelli comboniani in Sud Sudan.

Il vescovo Matthew Remijo, 48 anni, è nato il 5 maggio 1972 a Wau, ha fatto parte delle elementari a Mboro e il resto alla Wau Day Secondary School. I suoi genitori sono il compianto Remijo Adam Gbitiku e Asunta Juyee Longo. È stato battezzato il 20 giugno 1972 e cresimato nel 1984 a Bussere, Wau. Si è poi unito ai Missionari Comboniani ed è stato mandato a studiare la teologia a Lima, Perù, dove è stato ordinato diacono il 18 novembre 2003. Dopo essere tornato in Sud Sudan, è stato ordinato sacerdote a Wau, dal defunto vescovo Rudolf Deng, il 3 ottobre 2004. È diventato viceparroco e poi parroco della parrocchia di Masalma, a Omdurman, Khartoum, fino al 2008. Grazie alle sue eccezionali qualità di pastore, è stato inviato a Roma per ulteriori studi presso la Pontificia Università Gregoriana, dove, nel 2010, ha conseguito un master in Teologia Spirituale. Al suo ritorno è stato nominato Direttore delle Vocazioni dell'Arcidiocesi di Khartoum fino al 2012 e Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di San Paolo fino al 2013. Fino al 2017 è stato anche Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Khartum. Successivamente, è stato mandato a Nairobi, in Kenya, come vicerettore ed economo del Teologato Internazionale comboniano.

Professione Perpetua

La sera del 19 gennaio, l'Assemblea Provinciale dei Missionari Comboniani della Provincia del Sud Sudan, riunita presso il Centro per la Pace del Buon Pastore, a Juba, Kit, ha celebrato e condiviso i Voti Perpetui dello scolastico Matthews Kutsaile. È stata una celebrazione semplice ma memorabile, circa 30 missionari provenienti da tutto il Sud Sudan si sono uniti a Matthew in questa sua consacrazione definitiva. È stato presentato da P. Alfred Mawadri, parroco della parrocchia della Santissima Trinità, Old Fangak, e da P. Gregor Schmidt, superiore della stessa comunità. L'Eucaristia è stata presieduta da P. Jeremias dos Santos Martins, Vicario Generale, e dal Provinciale del Sud Sudan, P. Luis Okot. Lo scolastico Kutsaile è originario del Malawi-Zambia e sarà ordinato diacono il 14 febbraio a Old Fangak, Upper Nile orientale, Sud Sudan.

Situazione rispetto al covid-19

Il mondo sta sperimentando un'altra ondata di crisi sanitaria globale mentre risale il numero di nuovi casi. La pandemia ha causato crisi sociali, politiche, economiche e culturali incommensurabili. Ha messo in luce la debolezza dei sistemi sanitari e dei meccanismi di risposta alle catastrofi non solo nei paesi poveri, ma anche in paesi molto ricchi.

In Sud Sudan il primo caso di covid-19 è stato registrato il 5 aprile 2020 in un operatore umanitario straniero. Da allora, nonostante le misure preventive messe in atto dal Ministero della Salute e dall'OMS, il coronavirus ha raggiunto un livello comunitario di trasmissione. Ora, il governo ha revocato diverse restrizioni, tra cui l’obbligo di test sanitario nei viaggi interstatali, il divieto di raduni e c’è una ripresa della vita normale. Le chiese già da alcuni mesi hanno ripreso normalmente le loro funzioni liturgiche e le celebrazioni senza limiti di numeri.

Questi fatti hanno contribuito ad una certa imprecisione sul tasso di infezione e mortalità e persino all'aumento dello scetticismo sulla pandemia. Molte persone non credono che ci sia il Covid-19. La maggior parte dice che questa è una malattia dei bianchi, che non colpisce i neri, che non esiste in un ambiente caldo come il nostro, che è una malattia del freddo. Il tracciamento dei contatti, i test e i controlli sui contagi sono diminuiti. Per ora il paese continua a combattere con una limitata capacità di test e di personale medico. D'altra parte, le esigenze umanitarie del paese continuano ad aumentare al di là dell’impatto diretto della pandemia sulla salute. Qui, il contesto è complesso: la povertà cronica, i conflitti interni, le infrastrutture limitate, i sistemi sanitari deboli (nonostante l'aiuto che si riceve dalla Cina e da altri donatori) e gli investimenti limitati del governo nei servizi sociali di base sono un grande carico aggiuntivo per la nazione e soprattutto per le persone più vulnerabili. Quest'anno, l'alluvione ha colpito la maggior parte del paese e gli sfollati interni non hanno potuto tornare alle loro case.

All’apparire dell'epidemia, il governo aveva istituito una task force nazionale di alto livello per l’approvazione di diverse linee-guida sulla salute pubblica, sviluppate dal Ministero della Salute e dai partner per moderare la diffusione e l'impatto del virus. Nel maggio 2020 questa task force è stata sciolta per ragioni sconosciute ed è stata ricostituita in un Comitato Nazionale per le task force (NTC) con l'ennesimo comitato direttivo nazionale. Queste task force istituite dal Ministero della Salute hanno ricevuto molte donazioni dall'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, dall'Agenzia per la cooperazione internazionale del Giappone, dal Commonwealth e dall'Ufficio per lo sviluppo del Regno Unito, dalla Banca africana di sviluppo, dal Partenariato globale per l'istruzione e dall'Unione europea, e da altri donatori all'interno e all'esterno del paese. Nonostante la generosità di questi contributi, il governo lotta per gestire adeguatamente i casi di contagio in quanto c'è un solo centro a Juba. Sono stati pianificati altri centri ma sono inefficaci a causa di attrezzature inadeguate e mancanza di risorse umane. Attualmente, i dati statistici sono i seguenti: 3.670 contagi confermati, 3.181 guariti e 63 decessi. Tuttavia, se i test fossero eseguiti in modo efficace, la statistica potrebbe mostrare cifre diverse.

Questa situazione ha aperto la strada alla privatizzazione e commercializzazione dei test per chi viaggia in Sud Sudan: i cittadini sud-sudanesi pagano 75 USD mentre quelli di altre nazionalità 115 USD. Il Ministero della Salute nazionale continua a fare gratuitamente i test.

Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, ogni diocesi ha sviluppato una task force a livello diocesano, estendendone l'attuazione alle parrocchie. I vari responsabili diocesani continuano a ricordare alla gente che il Covid-19 è reale e chiedono a tutti di mantenere le misure preventive durante le messe, indossando le mascherine, mantenendo la distanza e igienizzando le mani. Continuiamo a pregare che tutto questo finisca presto.